Quest Primaria: Messaggeri verso Maj'krat

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    LA STORIA FIN ORA
    Messaggeri verso Maj'krat
    Tichondrius Hellfalas, Rosalinda ed Älya Kane fanno parte della scorta di Elen Cross, una messaggera mandata dal re degli elfi a Maj'krat, con un importante messaggio per il re dei nani, del quale però nessuno di loro è a conoscenza.
    Il gruppo raggiunge i domini del castello di Hollet, dove giunge alla conlusione che l'arma recuperata da un golem di lava, contro il quale avevano combattuto in precedenza, ha influenze negative ed attira numerose creature mostruose.
    Durante la notte il gruppo soccorre Zack Tehnal, un ragazzino che è scappato di casa ed è aggredito da due grulf; solo dopo avere sconfitto le due bestie, Älya lo riconosce come il figlio dell'uomo che aveva ucciso tempo prima per errore, per questo decide di prendersi la responsabilità di badare a lui.
    Assieme ai compagni, decide di lasciare il ragazzo in un villaggio alle falde delle montagne, promettendogli di ritornare a recuperarlo a missione conclusa.
    I messaggeri, quindi, intraprendono l'ultima tappa del loro viaggio, raggiungendo finalmente la capitale di Honorth.

    CITAZIONE (evil-naraku @ 27/11/2014, 19:05) 
    roleElen_zps23b15369
    Elen;
    Prima di ripartire Tichondrius distribuì alcuni sacchetto con delle erbe spiegando al gruppo che dovevano darle ai cavalli.
    Questo avrebbe favorito le loro prestazioni fisiche ma avrebbero dovuto bere più del solito, specificò anche che era un modo per far sentire di meno al fatica a quei poveri animali il che era dovuto sicuramente alla discussione avuta all'inizio del viaggio sulle condizioni dei cavalli.
    Elen prese il sacchetto, che l'uoma gli aveva dato, e annuì spronando il cavallo a partire insieme agli altri con un gesto gentile ma deciso, cominciava a capire come cavalcare e gestire un lungo viaggio e quelle conoscenze sarebbero sicuramente tornate utili in futuro.
    Se questa era una notizia positiva c'era da aggiungere anche un gruppo di nuvole nere all'orizzonte che minacciavano una tempesta in piena regola con tano di fulmini ed era nella direzione in cui loro dovevano andare.
    Se richondrius l'aveva vista non sembrava preoccuparsene affatto visto l'atteggiamento calmo e concentrato che esibiva, Elen non poteva che sperare in un miracolo che facesse sparire quel fastidioso fenomeno meteorologico.
    Miracolo che non avvenne poichè ben presto si ritrovarono a viaggiare sotto la pioggia battente, fortunatamente niente fulmini, ed Elen giurò di aver visto Alya dire qualcosa ma le parole di lei furono divorate dal vento che le portò via con se.
    Per tale motivo Elen non provò nemmeno a parlare sapendo che la sua debole voce non avrebbe mai avuto la meglio su un nemico tanto potente, sperò soltanto di trovare presto un riparo o di vedere la loro meta all'orizzonte.

    A parte questo riusciva a gestire le razioni d'erba e d'acqua per il suo cavallo, che sembrava meno disturbato da quell'aquazzone, e procedeva con una velocità più alta rispetto a quella di inizio viaggio per merito delle erbe.
    Elen al contrario cominciava a risentire del tempo sentendosi stanca e combatteva col vento per non essere sbalzata via dal cavallo, era estremamente leggera e l'eventualità che una folata la facesse volare via non era da scartare a priori.
    L'unica cosa che le venne in mente era di posizionare una barriera davanti a lei così da non dover combattere il vento e la pioggia e fece lo stesso con i compagni di viaggio notando una certa stanchezza in Alya.
    Compiuta questa operazione avvertì comunque stanchezza poichè doveva mantenere attive la barriere ,a almeno gli altri avrebbero potuto riprendersi e combattere al meglio in caso di pericolo.
    Ho pensato che riparandoci dal vento e dalla pioggia potevamo recuperare energie, potrebbero tornarci utili in caso di pericolo
    Disse la mezz'elfa ora non più ostacolata dal vento ma la sua voce piccola e delicata sarebbe arrivata alle orecchie dei compagni di viaggio? anche se così non fosse stato avrebbero percepito la barriera e commentato la sua utilità o inutilità.
    In entrambi i casi sperava di non star sprecando delle energie poichè ciò, oltre all'imbarazzo di aver commesso un errore, avrebbe minato quella piccola dose di fiducia che l'uoma a capo della spedizione aveva inspirato in lei.

    In attesa di una risposta guardava davanti a lei ma non riusciva a vedere niente per colpa della pioggia che di fatto impediva di capire dove stessero andando e addirittura se stavano seguendo un percorso dritto o irregolare facendoli viaggiare, di fatto, alla cieca.
    Il rock in quella situazione sarebbe tornato estremamente utile ma era stato stabilito che i cavalli erano la scelta migliore quindi si poteva soltanto sperare in un miglioramento del tempo o qualche altro evento di natura positiva.
    A quel ritmo chiunque dei membri avrebbe potuto prendersi un malanno per colpa del tempo, tutti tranne Tichondrius che forte com'era non poteva certo venire influenzato da una cosa del genere.
    Nella mente della mezz'elfa l'uoma era un guerriero imbattibile e inattaccabile, quasi intoccabile e protetto contro ogni tipo di male ma sapeva che un immagine tanto perfetta e grandiosa non poteva essere veritiera.

    Älya
    Älya;
    La pioggia era stata un inconveniente molto fastidioso, ma non per questo il gruppo era stato rallentato: il miscuglio di erbe che Tichondrius aveva distribuito ai compagni aveva spinto i cavalli al galoppo per lunghissimo tempo, senza assolutamente sfiaccarli, tanto che quando la scorta arrivò ai piedi delle grosse porte di Maj'krat, gli unici stanchi erano proprio i cavalieri.
    Nel regno dei nani la neve era già caduta e si era posata candida sulle pendici dei monti, segnando l'imminente venuta dell'inverno.
    Faceva freddo ed i mantelli non erano abbastanza pesanti per coprirsi degnamente.

    Con i muscoli indolenziti e l'umidità pungente nelle ossa, Älya scese da cavallo ed alzò lo sguardo ammirando l'altissimo arco che contornava il portone incassato nella roccia viva.
    Sebbene i nani fossero creature di bassa statura, sapevano compensare benissimo con le loro costruzioni, sempre così maestose ed immense, tanto che anche un grosso uoma come Tichondrius non avrebbe potuto fare a meno di sentirsi minuscolo.
    La ragazza sapeva dell'architettura caratteristica dei nani, ma non si era mai trovata così vicina ad una loro costruzione e la sola vista del pesante portone di pietra la debilitò.
    Immenso Pensò, cercando di abbassare lo sguardo e contemporaneamente immaginando quali volte avrebbe ammirato, una volta dentro.

    Alla base del portone decorato di monumentali bassorilievi, due sentinelle di razza nanica sorvegliavano la via che portava alla capitale, con due lunghe lance alle mani.
    Entrambi portavano un elmo sulla testa, dal quale fuoriuscivano grosse trecce di capelli, così come le trecce che portavano ad adornare le lunghe barbe; stavano osservano i nuovi arrivati con aria ostile, rivolgendo all'uoma occhiate poco amichevoli.
    Se non sopportano gli elfi per la loro altezza, non oso immaginare cosa possa essere un uoma per loro.

    Chi siete? Cosa vi porta nella capitale di Honorth? Chiese uno di loro, quando i viaggiatori si furono avvicinati.
    Älya notò i loro muscoli in tensione, come se fossero pronti a combattere, minacciati da un'imminente pericolo.
    Sapeva che i nani erano talmente determinati da accettare anche la battaglia contro un colosso come Tichondrius.
    Älya Kane. Cominciò la ragazza, toccandosi il petto con una mano e poi allontanandola per indicare il resto del gruppo. Tichondrius Hellfalas, Rosalinda ed Elen Cross. Veniamo da Aresmelle, abbiamo un messaggio da parte di re Eledhwen da consegnare a sua maestà re Duinhir. Disse in tono piatto, cercando di accentuare il rispetto verso il loro sovrano: sapeva quanto avrebbe fatto loro piacere.

    Il nano la squadrò, senza cambiare espressione e poi, quando ebbe notato l'effigie del re degli elfi, capì che i viaggiatori dovevano essere sinceri.
    Vi stavamo aspettando. Disse, voltandosi poi verso un soldato dietro di lui e facendogli un cenno con la testa.
    Ben presto l'immenso portone venne aperto, lasciando uscire fuori una luce calda ed accogliente, verso la quale la scorta fu condotta.
     
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