Quest Primaria: Messaggeri verso Maj'krat

Fazione Regno

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    LA STORIA FIN ORA
    Quest Primaria: Messaggeri verso Maj'krat
    Quando re Eledhwen viene a conoscenza degli strani movimenti dei Ribelli nella zona della palude, sorvegliata dall'Orthugal Yahr, decide di mobilitarsi ed avvisare gli altri regnanti di Eirydia del pericolo imminente: sembra che Knog stia riformando un esercito per scatenare una nuova guerra.
    La messaggera che assume tale responsabilità è la mezz'elfa Elen Cross, una giovane evocatrice, che viene accompagnata da una scorta, guidata dall'uoma Tichondrius Hellfalas e dalla maga Rosalinda.
    Dopo aver stipulato il Patto Magico, che impediva loro di aprire il messaggio e parlare della missione ad altri, il gruppo parte da Aresmelle, diretto a Maj'krat.
    Vengono attaccati più volte da aguzzini e mostri ed in uno di questi scontri sono costretti a combattere contro un golem evocato dalla magia nera, che causa non pochi problemi al gruppo, ma viene sconfitto.
    Intanto, a Dwyn, la regina Rori riceve un messaggio dalla corte di Maj'krat che la avverte del viaggio dei messaggeri e dell'assenza di un membro per la scorta, per questo decide di mandare lei stessa un membro in aggiunta: Älya Kane, che aveva intanto conquistato la fiducia della regina.
    La ragazza raggiunge il gruppo nei pressi del castello di Hollet e si unisce a loro, alla volta del regno dei nani.


    CITAZIONE (Edgard Strolgher @ 14/10/2014, 18:54) 
    uomadied_zpse6b1384a
    Tichondrius;
    Tichondrius lasciò i cavalli liberi di tornare ai loro legittimi proprietari, almeno per la durata della missione, il suo cavallo da guerra non reagiva come gli altri alla sua presenza e al suo tocco. Si avvicinava volentieri e portava spesso il muso in avanti per farsi accarezzare. Probabilmente, dato che la magia degli elfi lo avevano reso grande quanto un rinoceronte e quindi adeguato alle dimensione dell'uoma, si sentiva a suo agio in vicinanza del colossale guerriero, differentemente dagli altri che erano come poni in prossimità di un gigante. I suoi occhi lo scrutavano pieni di intelligenza e Tichondrius, che non aveva mai posseduto una cavalcatura a causa della sua stazza, provava un sempre crescente desiderio di domandare agli elfi di poter tenere quel cavallo una volta terminata la loro missione...in un certo senso stava nascendo una certa affinità tra i due, Tichondrius lo riusciva a sentire e a percepire.
    Non fu necessario dare l'ordine di rimettersi in marcia, vedendo l'uoma che si preparava per il viaggio, anche Elen e a seguire le altre si prepararono a partire. In meno di un giro di clessidra, la squadra era di nuovo in marcia.
    Il paesaggio cambiò di nuovo e le rocce che spuntavano sul terreno diventarono sempre più rade mentre la vegetazione cominciava a lasciarli completamente per una buona decina di miglia a nord-ovest. In compenso, nella tarda mattinata, cominciava a scorgersi all'orizzonte una barbuta coltre vegetale che si innalzava dalla linea in cui cielo e terra di confondevano creando una verdeggiante massa di barbigli. La foresta Alisan, che da secoli proteggeva il fianco della scuola di Hollet dagli attacchi che venivano al di la del fiume. La vista di quei punti di riferimento, conferivano alla compagnia la notizia di essere arrivati a metà del loro viaggio.
    Con ogni probabilità di marcia, avrebbero raggiunto il castello in serata e, a quel punto, sarebbe stato sciocco procedere oltre, ma sarebbe stato una buona idea di sostare nei loro meandri.
    Il sole splendeva focoso allo zenit rendendo afosa la loro cavalcata e, nel frattempo, le guglie svettanti del castello cominciavano a farsi vedere. Tichondrius cominciava a sentirsi strano, stava sudando anche se stava semplicemente cavalcando, la sua pelle era un po' pallida, molto probabilmente era opera del caldo e del fatto che le otri d'acqua cominciavano a svuotarsi. Il loro punto di ristoro sarebbe stato la scuola, oppure una brusca deviata ad est verso il fiume che scorre nella foresta, una mossa che avrebbe costretto la compagnia a marciare più del dovuto per raggiungere la meta del castello. Un'allungata inutile che rendeva necessario uno sforzo di volontà per mantenere quella traiettoria e proseguire verso Hollet.

    Älya
    Älya;
    Älya se ne stava in silenzio, a cavallo del proprio destriero in fila subito dietro il maestoso stallone dell'uoma, quando la voce sottile della mezz'elfa raggiunse le sue orecchie.
    Sentiva un accento dwyniano, sebbene fosse per metà di natura elfica, probabilmente perchè viveva tra gli umani.
    La ragazza lasciò uno sguardo alle armi che portava agli avambracci e pensò a Shikaku, che le aveva create per lei a Tenar, quando aveva perso il proprio pugnale in un'infelice missione a Sintad.
    Lo sono. si sforzò di mostrarle un'atteggiamento gentile: Elen sembrava davvero timida ed Älya fu sicura che quella frase che le aveva appena rivolto le era costata un certo sforzo.
    Non sono state forgiate dal metallo, sono speciali per questo: il ragazzo che me le ha regalate era capace di creare oggetti dalle ombre e queste lame celate sono il frutto del suo lavoro.

    Era surreale aprirsi a qualcuno che conosceva appena, sebbene quello che le avesse raccontato non fosse il peggio del suo passato: era riuscita a malapena a raccontare all'Orthugal qualcosa di sé e con riluttanza aveva dovuto raccontare delle sue origini alla regina Rori, ma per il resto si era ripromessa di non raccontare a nessuno quello che aveva fatto a Sintad.
    Parlare con Elen, comunque, non la rendeva irrequita: la mezz'elfa era talmente timida che probabilmente aveva bisogno di esercitarsi a parlare con gli altri.
    Per certi versi, le ricordava se stessa: lei non parlava mai a nessuno, nemmeno per motivi di buona educazione.

    E tu? Raccontami, com'è che ti sei dedicata allo studio della magia? Domandò.
    Voleva che la conversazione andasse avanti, sebbene non ne fosse abituata, dato che sapeva che viaggiare con compagni senza nemmeno avere fiducia reciproca non era esattamente corretto: prima o poi avrebbero dovuto aiutarsi a vicenda e per farlo avrebbero dovuto conoscersi meglio, che l'avrebbero voluto o meno.

    Rimase in attesa di una risposta, ma la vista che le si prospettò davanti poco dopo la distrasse a tal punto da ignorare la presenza dei compagni: l'immenso castello di Hollet, ormai caduto in rovina, troneggiava al centro del parco nel quale erano appena arrivati.
    Si riusciva ad immaginare il suo antico splendore, coperto purtroppo dall'edera, eppure buona parte della facciata che si riusciva a vedere era distrutta e rendeva l'intera struttura una vera e propria rovina.
    Älya sapeva che sarebbe stato meglio non metterci piede dentro, per quello si preparò ad un ulteriore accampamento all'aperto: era sicuramente meglio di correre il rischio di finire sotto qualche maceria.
    Per quanto ne sapeva, quel castello sarebbe potuto crollare da un momento all'altro.

    Il sole stava per tramontare, e la ragazza era sicura che Tichondrius avrebbe assegnato loro i compiti per la sistemazione notturna.
     
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    Elen;
    La ragazza rispose che erano il regalo di un ragazzo capace di creare oggetti dalle ombre, un abilità alquanto singolare quindi si trattava sicuramente di una rara forma di magia appartenente ad una famiglia sconosciuta.
    Questo e l'aspetto delle armi convinsero Elen che il ragazzo fosse un elfo e l'avrebbe chiesto se non fosse stato perla successiva domanda di Alya che si era, tuttavia, dimostrata gentile con lei.
    Elen cercò di pensare che ciò non avesse a che fare ocn il ruolo che ricopriva in quella missione ma soltanto alla bontà delle persone così rispose più che volentieri alla domanda
    é una cosa che mi è stata proposta dai miei genitori tuttavia è stato evidente da subito che non ero portata per incantesimi offensivi. Mi hanno insegnato la magia curativa e come evocare altri esseri così da potermi difendere da sola
    Spiegò la mezz'elfa ad Alya prima di rimanere annientata dalla presenza del castello di Hollet in macerie, come faceva a farti sentire così piccola quando stava per cadere a pezzi? era forse la sua fama che incuteva timore e rispetto nell'osservatore? oppure era un qualche incantesimo sopravvissuto alla decadenza della struttura?.
    Qualsiasi cosa fosse era davvero potente, chissà se anche Tichondrius si sentiva dominato da quell'edificio così maestoso? la mezz'elfa avrebbe presto osservato una sua reazione così da non dover fare una domanda tanto imbarazzante.

    Questi pensieri vennero interrotti dalla luce del sole che sembrava farsi sempre più debole dando al castello un aspetto triste come di un anziano sul letto di morte che ripensa alla sua vita ripercorrendo ogni suo attimo.
    La mezz'elfa poteva immaginare quel luogo pieno di perosne di ogni razza studiare magia insieme così da costruire un futuro migliore, un futuro che purtroppo ancora non poteva dirsi pacifico anzi il contrario.
    Spero che questo messaggio aiuti a costruire un futuro di pace e speranza
    Pensò la piccola mezz'elfa per poi ritornare in se e cercare con lo sguardo un luogo adatto a ospitare il loro campo, per la cena avrebbe seguito il solito procedimento sperando di non trovare altri animali morti così da non dover affrontare nuovamente lo sguardo accusatorio di Rosalinda.


    Edited by » Naminé • - 15/10/2014, 08:21
     
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    Tichondrius;
    In prossimità del castello, quando ormai indugiare era diventato particolarmente inutile, Tichondrius alzò il braccio per indicare un punto nelle mura di cinta esterne del castello.
    Ci accamperemo nel punto in cui si incontrano i due maschi delle mura in modo da avere un riparo dagli elementi atmosferici ed evitare rischi di cedimenti nella struttura!
    Il suo cavallo mastodontico non era minimamente affaticato, mentre le altre bestie sentivano i postumi della fatica. L'uoma non ci aveva ancora pensato, ma la forza dello stallone era rimasta la stessa nonostante le sue falcate fossero aumentate di circa il doppio, quindi quello che per il suo cavallo dalle dimensioni soprannaturali era un galoppo relativamente tranquillo, per gli altri era una marcia forzata. La sua disciplina e la sua esperienza non avevano a che fare con l'uso delle cavalcatura ed era stato un vero sciocco a non accorgersene prima. Il mutamento radicale del paesaggio sconvolse nuovamente il gruppo, un tempo quel castello viveva nello splendore e per tanto era stato opportunamente spianato il terreno per accogliere la sua magnificenza. Il tempo del declino non era stato sufficiente a permettere alla vegetazione di riprendere piede in quelle lande, ma di sicuro, le rampicanti e l'edere più tenaci avevano già dichiarato la loro avanzata sui resti morenti dei tempi ormai andati.
    A sud-est della loro posizione, si stagliava nitida dinanzi a loro la foresta Alisan. Le creature che vi dimoravano non erano mai state un problema per la scuola nel fiore dei suoi anni, ma non sarebbe stato lo stesso in quel frangente. La posizione delle mura consentiva loro di dormire serenamente senza montare turni di guardia pur prendendo qualche accorgimento, come quello di legare i cavalli nella parte più interna dell'angolo ottenuto dall'incontro delle mura e facendo in modo che ciascuno della compagnia dormisse con le proprie armi addosso. In quello spazio non potevano essere accerchiati, quindi potevano reagire prontamente, specialmente considerando l'udito sensibile dell'uoma.
    L'orizzonte aveva già inghiottito gli ultimi raggi disperati del sole quando la compagnia raggiunse il punto dell'accampamento.
    Quando furono arrivati e l'uoma smontò dal suo destriero gigante tutto il peso della sua strana sensazione gli piombò addosso. Eppure non c'era più il caldo torrido che aveva segnato la loro cavalcata. Nonostante questo il sudore freddo continuava ad imperlare la sua fronte e, ad alcuni tratti, si sentiva montare dentro una strana rabbia. La cosa strana era che anche il suo cavallo reagiva pressappoco nella stessa maniera ogni volta che accadeva nitrendo e scalciando. Tuttavia bastava una affettuosa pacca sul collo robusto, degno di un cavallo da guerra, per tenerlo tranquillo.
    Tichondrius non era uno stupido, sapeva che c'erano troppe strane coincidenze.
    Da quando aveva imbracciato la spada sottratta al golem, essa aveva avuto effetti benefici su di lui. Lo aveva curato velocemente delle sue ferite, lo aveva reso ancora più forte e veloce, eppure stava facendo anche qualcos'altro. Aveva avuto strani fenomeni legati all'elemento fuoco accanto a lui durante il viaggio, e ora sudava...forse il golem di lava prendeva il suo elemento dalla spada e ora quel calore regnava dentro di lui, pronto ad essere sprigionato non appena avrebbe imparato a controllarlo.
    Comunque, cancello dal suo viso, per quanto possibile, gli strani segni di quella eredità magica. Avrebbe dovuto interpellare una qualche esperienza in fatto di magia per saggiarne gli effetti non appena il campo fosse messo al sicuro.
    Sapeva che non poteva più occuparsi dei cavalli, a parte il suo frisone, gli altri avevano cominciato a temerlo in maniera alquanto strana e Elen sembrava dotata di un'innata capacità di legare con gli animali.
    Le si avvicinò consegnandole le erbe con cui si prendeva cura dei cavalli e, nel farlo, il suo cavallo si ritirò allontanandosi da lui per quanto possibile. Stizzito, Tichondrius, gli lanciò il sacchetto e disse poi al gruppo.
    Prepariamo... - aveva accuratamente evitato di usare l'imperativo per dimostrarsi un buon leader anche nei confronti di Alya - ...un campo per la notte. Elen, con te i cavalli dovrebbero essere più collaborativi... - ancora aveva espressamente evitato un ordine diretto - ...io andrò a procurarmi la cena. La nostra posizione non è favorevole...quindi niente fuoco, ne bivacchi! Per una questione puramente strategica bisognerà sistemare i cavalli della parte più interna del muro in modo da dover difendere un solo fronte!
    Senza aggiungere altro e, correndo a buona velocità, tenendo testa ad un cavallo comune grazie alle ampie falcate, Tichondrius sparì nella foresta. Gli uoma non erano creature che usavano i cavalli e la loro stazza gli permetteva di resistere a lunghe ore di sosta, ma non poteva certo dire di non aver apprezzato il fatto di conservare le energie durante il viaggio e usarle in pieno durante gli scontri. Per lo stesso motivo, un contingente di uoma faceva circa il triplo della pause e delle fermate, in ciascuna delle quali doveva mangiare pasti consistenti e ricchi di energia.
    Fu la sua natura a consentirgli di tornare al campo con una quantità di funghi, tuberi e erbe aromatiche adatte a sfamare un piccolo battaglione e con una famigliola intera di cervi dopo appena un giro di clessidra. Al suo ritorno il campo era pronto e sistemato e ogni riguardo strategico era stato preso a sufficienza. Per mangiare carne, a meno che non fosse secca e salata avrebbero dovuto cuocerla. Probabilmente la compagnia avrebbe visto un controsenso nella presenza dei cervi a tal proposito. Ma gli uoma avevano i loto metodi.
    Tichondrius scavò una buca nel terreno alta circa cinque piedi e larga tre. Vi infilò dentro una delle bisacce d'acqua e prese una pietra di dimensioni adeguate. La spaccò in quattro parti colpendola con un unico pugno vigoroso e tratto ciascuna di esse con uno sfregamento circolare con un po di terra sotto il primo strato superficiale. Durante una giornata torrida come quella passata, i granelli di terra, sabbia e silicati, conservavano energia che disperdevano durante la notte, sfregandole in modo circolare su una pietra piatta di roccia metamorfica, l'energia veniva ceduta alla pietra diventando sufficientemente calda da permettere uno stufato freddo per mangiare in maniera adeguata i cervi.
    In quel modo la carne era insapore e l'uoma sapeva che umani ed elfi non erano temprati come l'uoma e che si lasciavano condizionare da roba inutile come il gusto di un pasto. Per questo aveva recuperato le erbe aromatiche.
    Con il suo coltello da caccia, scuoiò e pulì la carne con la stessa maestria e precisione di un macellaio esperto e lasciò affogare la carne nell'acqua resa calda dalle pietre, gettandovi dentro le erbe aromatiche.
    Intanto servì a tutti i funghi e i tuberi per ingannare l'attesa, tagliandoli a fette, cubetti o striscioline per ogni esigenza alimentare. Per quelli non poté fare molto e avrebbero dovuto mangiarli freddi. Una precauzione scomoda ma necessaria visto che il castello poteva essere un covo alquanto comodo per qualsiasi forza che poteva rivelarsi ostile e, accendere un fuoco, equivarrebbe a rivelare la loro posizione e chiedere loro di essere attaccati.
    L'uoma mangiò in silenzio e trangugiò la maggior parte delle provviste prese, calcolando accuratamente, comunque, ciò che sarebbe dovuto bastare agli altri sulla base delle informazione acquisite nei pasti precedenti, quindi tutti avrebbero avuto la loro razione.
    Quando anche la carne fu pronta, vi spruzzò sopra altre erbe e poi le servì al centro, non sapendo chi avrebbe voluto mangiarla e chi no. Così facendo, avrebbero potuto servirsi autonomamente qualora avessero gradito la portata.
    Quando tutti ebbero finito di pranzare, Tichondrius si allontanò di circa tre battute e sfoderò la spada sottratta al golem richiudendosi in se stesso e su una profonda analisi dell'arma e dei segreti che celava.
    Era un'arma magica, lo sapeva...ma gli sembrava molto strano che il suo credo accettasse quella spada, possibile che il marchio, che agiva magicamente su di lui per anteporre il bene della missione avanti a qualunque cosa, potesse zittire così tanto i suoi insegnamenti? Forse avrebbe dovuto accettarne il potere e quella strana sensazione che dava. Una doppia presenza dentro di lui, una che non gli apparteneva, la presenza della magia? Del potere della lama? I circoli di evocazione del golem era magia nera, e se lui stesso e quella spada fossero vittime di una stregoneria? Allora come mai il marchio sul suo braccio gli permetteva di tenerla e di non scagliarla via?
    E' per questo che noi uoma ripudiamo la magia e tutto ciò che è legato ad essa, è una serpe in senso che agisce di propria iniziativa e solo le creature magiche dovrebbero averci a che fare, chi non è parte della magia stessa non può sperare di averne il controllo. E' una scienza caotica e che con gode dell'ordine dell'uo. Al termine di questa missione mi separerò da questo artefatto degli abissi oscuri!
    E intanto continuò a restare fermo, assorto nei suoi pensieri...
     
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    Älya;
    Non lo conosceva da molto e nemmeno aveva avuto opportunità di farlo nel poco tempo che aveva condiviso con lui, ma Älya era sicura che ci fosse qualcosa di strano nel comportamento di Tichondrius.
    Non era tanto il suo fare silenzioso, sapeva come erano fatti gli uoma: sempre pronti a non sprecarsi in futili discorsi, ma era sicura di averlo visto sudare e ciò era molto strano, dato che si trovavano in pieno autunno ed il caldo era solamente un bel ricordo dell'estate.

    Decise di non disturbarlo, comunque, ed eseguire i compiti che le erano stati assegnati per la notte.
    Accarezzò il suo cavallo e consegnò le redini ad Elen, alla quale era stato affidato il compito di prendersi cura dei destrieri.

    Fortuna che abbiamo trovato riparo nei pressi delle mura. Pensò, lanciando uno sguardo al parco che si estendeva fino ai boschi Accamparci nel bel mezzo della radura non è sicuro.
    Sapeva che sarebbero stati troppo in vista ed un qualsiasi animale feroce avrebbe potuto attaccarli per un motivo qualsiasi: non si poteva mai sapere quale creatura avrebbe potuto nascondersi da quelle parti, dato che lei stessa aveva sconfitto un mannaro nei pressi della città di Dwyn.
    Sta cambiando qualcosa ad Eirydia e dubito che il messaggio che consegneremo porti buone notizie.

    Quando l'uoma tornò con la cena, la comitiva mangiò scambiandosi poche parole, ma subito dopo il soldato si allontanò in silenzio e lasciò le ragazze da sole.
    C'è qualcosa che non va.
    Ad Älya sembrava preoccupato, o meglio, turbato e quell'arma che teneva in pugno pareva la causa di tale atteggiamento.
    Va tutto bene Tichondrius? Azzardò a chiedere, fissando anch'essa la spada.


    Edited by • Fextis • - 16/10/2014, 19:55
     
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    Elen;
    Fermatisi davanti al castello Elen osservò l'uoma che glisembrava diverso rispetto all'inizio del viaggio anche se non avrebbe saputo dire come, forse più stanco o semplicemente stressato dall'importanza legata al viaggio?.
    Qualunque fosse la ragione la mezz'elfa cominciava a preoccuparsi per le condizioni dell'uoma e anche per Rosalinda che insisteva nel suo silenzio che sembrava non avere un vero motivo.
    Stava per offrirsi di controllare il suo stato di salute ma non potè dal momento che in quel preciso istante Tichondrius diede i compiti al gruppo:Elen si sarebbe occupata dei cavalli e li avrebbe sistemati vicino un angolo delle due torri e l'uoma avrebbe rimediato la cena.
    Alya e Rosalinda probabilmente non avevano compiti poichè erano destinate a fare i primi turni di guardia e quindi dovevano risparmiare le loro energie.
    Mi chiedo da cosa dipenda questo cambiamento
    Pensò la mezz'elfa che avrebbe davvero voluto aiutare l'uoma visto e considerato che aveva salvato il gruppo due volte.

    Elen prese le erbe rinvigorenti da Ticohndrius e cominciò a portare e legare i cavalli nel luogo indicato dall'hellfalas e, sorprendentemente, fu estremamente semplice poichè i cavalli erano davvero mansueti al contrario del giorno prima.
    La mezz'elfa considerò che forse la stazza dell'uoma spaventava quei poveri animali poichè solo il condottiero potenziato dalla magia sembrava a suo agio con lui anche se intimoriva non poco la piccola Elen con le sue dimensioni e una strana aggressività mostrata poco prima.

    Una buona notizia era che fino a quel momento non aveva causato problemi a nessuno e si era dimostrata abbastanza utile svolgendo bene i compiti a lei assegnati, le sarebbe piaciuto continuare così fino alla fine del viaggio in modo da poter dire di aver aiutato il regno a raggiungere nuovamente la pace.
    Finito di svolgere il suo compito Elen osservò la foresta, gli sembrava un luogo di pace e calma incapace di ospitare crature ostili ma se la loro guida, molto più capace di lei e Alya, diceva il contrario allora doveva essere vero.
    Un altra cosa che notò fu il cambio di tono dell'uoma, dagli ordini era passato a suggerimenti molto forti come se stesse ancora cercando di dimostrare di essere un capo flessibile nonostante questo non fosse più necessario.
    Aveva ampiamente dimostrato che dietro ogni suo ordine vi era una logica inattaccabile ma forse lo faceva per Alya che era nuova e ancora non aveva avuto modo di capirlo.
    In fondo non mi dispiace questo nuovo tono, è sicuramente più amichevole rispetto all'inizio del viaggio
    Pensò Elen che trovava molto più facile parlargli se doveva confrontarsi con frasi più rilassate e meno rigide così come imponeva la disciplina dell'uo.

    Al suo ritorno l'uoma portò diverse erbe,funghi, pietre e una famiglia di cerbiatti.
    La mezz'elfa avrebbe evitato i cerbiatti, se avesse potuto, anche se stavolta probabilmente sarebbe stata costretta mangiare almeno un pò di carne dal momento che i funghi andavano divisi in 4 persone anche se una cosa era strana:come cucinare la carne senza un fuoco?.
    La piccola mezz'elfa osservò con attenzione ogni mossa dell'uoma riuscendo ad apprendere un trucco utile in situazioni limite come quella, le selci potevano essere usate per surriscaldare la roccia e cucinare cibi caldi anche se prima andava frantumata in più pezzi.
    Finiti i preparativi per la cena il gruppo consumò il suo pasto serale in silenzio e, come previsto, dopo la razione di funghi Elen dovette mangiare un pò di carne per soddisfare ilsuo stomaco.
    Quei cerbiatti avevano un sapore ottimo e lei quasi si sentiva in colpa sapendo di star mangiando animali che fino a poco fa erano liberi di girare per il bosco senza preoccupazione alcuna.

    A cena finita Tichondrius si ritirò in disparte con quella inquietante lama, cosa che fece preocucpare ancora di più Elen che era proprensa a liberarsi di quella che sembrava essere la fonte della preoccupazione dell'uoma.
    Seguì Alya quando quest'ultima si avvicinò all'uoma chiedendo se andava tutto bene e aggiunse cercando di non usare un tono di voce troppo basso anche se sisentiva che era preoccupata per la salute dell'uoma
    Posso provare a farti stare meglio usando un pò di magia, non sarà un rimedio definitivo ma dovrebbe risolvere temporaneamente qualsiasi problema
    Se era qualcosa di grave nemmeno la magia di Elen poteva risolvere del tutto il problema ma considerando che fra pochi giorni sarebbero arrivati dai nani il discorso cambiava:potevano farlo vedere da un medico nella loro città sotterranea e durante il viaggio Elen poteva rallentare qualsiasi cosa turbasse la loro guida.
     
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    Tichondrius;
    Tichondrius era chiuso nel suo silenzio già da un po' quando fu raggiunto da Alya, era chiaro che il suo comportamento aveva attirato anche troppo la sua attenzione anche se era sicuro che non fosse poi così diverso da quello che un uoma farebbe in presenza di altri uoma. Non c'erano contatti per chiacchiere o per starsene attorno al fuoco a cincischiare e per tanto ognuno restava da solo a coltivare le proprie priorità. Il fatto che Tichondrius si comportava diversamente con loro era solo per cercare di assottigliare il divario con la loro concezione di compagnia. Quindi era più probabile che il suo sudore e le sue preoccupazioni avessero sfondato le linee della sua difesa e si fosse manifestate attraverso il suo volto e alcuni dei più semplici atteggiamenti, di sicuro c'era lo zampino di quel fastidioso sudore freddo che continuava ad imperlargli la fronte. La domanda arrivò alla mente dell'uoma prima ancora che Alya aprisse bocca, avrebbe voluto sapere se l'uoma stava bene e voleva conoscere la ragione del suo disagio. Anche quando la domanda fu posta ad alta voce l'uoma non rispose subito, ma comunque rispose prima che anche Elen giungesse a lui.
    La risposta alla tua domanda implicherebbe che io sappia se ciò che sta avvenendo è un bene o un male. Il mio corpo non conosce la magia ne le conseguenze di un flusso magico. Una persona che ha avuto la magia nel suo corpo troverebbe il suo stato normale e anormale il mio, una persona che non ha mai avuto dentro di se un flusso magico non saprebbe nemmeno di cosa sto parlando, per tanto la risposta è celata nelle sabbie della grande clessidra!
    Le parole dell'uoma erano complicate e risuonavano in maniera molto più marcata del modo di parlare dettato dalla conoscenza e dalla disciplina dell'uo, per tanto non sarebbe stato facile capire. Tuttavia il messaggio era chiaro, percepiva la magia dentro al suo corpo, benché non sapesse controllarla, e a causa del suo credo non era in grado di dire se era un bene o un male.
    Quando anche Elen gli fu vicino, si offrì di dargli sollievo con la magia, il problema sostanziale era che la magia rappresentava proprio ciò che stava impensierendo così tanto Tichondrius, non sapeva se era mosso dal marchio del patto magico o dalla magia oscura, ma stava accogliendo e coltivando la magia della spada all'interno del suo corpo. Ne sentiva il flusso, sempre più presente, sempre più forte.
    Normalmente, un qualsiasi cultore dell'uo lo avesse sorpreso ad usare la magia lo avrebbe bollato come Saarebas, un uoma mago disertore che non si è consegnato ai suoi superiore e che ha tenuto in segreto i suoi poteri. Gli uoma invece che si denunciavano o costituivano come portatori della magia venivano chiamati Lotav, esseri pericolosi. Essi venivano sempre associati ad un Eeme, colui che respinge il male. Per gli Eeme, i Lotav erano solo strumenti, non avevano una libertà propria e venivano tenuti prigionieri tramite verghe di controllo, capaci di ucciderli se avessero disobbedito ai loro Eeme. L'uo condannava i portatori del seme malvagio della magia, e ancor di più di coloro che la nascondevano nella loro stessa comunità, gli avrebbero spezzato le corna, e lo avrebbero incatenato e drogato per impedirgli l'uso delle arti magiche, nel peggiore dei casi avrebbero anche potuto cucirgli la bocca...cucirgliela fisicamente e non un semplice modo di dire per indurlo al silenzio. Le labbra superiori e quelle inferiori sarebbero state perforate da ago e filo in più punti e strette tanto da provocare grande dolore in ogni tentativo di proferir parola. Avrebbe portato tatuato in fronte il simbolo del tradimento e perso il suo onore di guerriero leggendario che ha ottenuto l'indipendenza e la libertà dalla tribù.
    Non poteva accettare di mantenere dentro di se la magia, eppure qualcosa interferiva. Che fosse la magia nera che avevano visto con l'evocazione del golem di lava o che il patto magico sapeva che quella magia serviva per il successo della missione non lo sapeva, ed era proprio quello che voleva scoprire. Ma la cosa che lo tormentava di più era questo:
    Sarebbe stato in grado di abbandonare la spada appena la magia che gli imponeva di tenerla con se lo avrebbe lasciato libero?
    E se avesse lasciato la spada, sarebbe tornato il nobile e rispettato guerriero senza la magia?
    O sarebbe diventato il Saarebas, il mago disertore?
    Non poteva sopportare di essere trattato come un abominio dalla sua gente e nemmeno voleva passare la sua vita da esiliato per partire e allontanarsi dalla sua gente senza mai più tornarvi. Doveva sapere...
    Non sono nemmeno sicuro di star male. Non so se è così che si sente ogni mago. Ad ogni modo, se sentirò gravare su di me oltremodo questo peso e avrò bisogno di un sollievo sarò lieto di accettare cure mediche, non magiche! E' la magia che mi rende nervoso!
    Tichondrius era stato molto distillato nel dire ciò che lo preoccupava, già non era di per se il tipo, poi anche il suo addestramento verteva per dire solo lo stretto necessario. Forse per far capire bene cosa lo tormentava avrebbe dovuto dire dei suoi sospetti sulla possibilità di essere stato colpito dalla magia nera, visto anche il comportamento dei cavalli, avrebbe dovuto dire che non sapeva se il suo attaccamento alla spada e alla magia che stava facendo scorrere dentro di lui fossero dettate dal patto magico e dall'importanza della missione o se il suo contatto era necessario per continuare a trasmettergli una sorta di veleno magico che lo avrebbe consumato del tutto, avrebbe dovuto dire di come veniva trattati i maghi tra gli uoma e della sua preoccupazione di fare la stessa fine. Ma restò in silenzio e per non destare altri sospetti sulle sue preoccupazioni rinfoderò la spada e si rivolse verso i suoi compagni si missione a braccia conserte mentre torreggiava su di loro con la sua mole. Si avvicinò al fuoco e si mise seduto con la schiena contro il muro di cinta, avrebbe dormito così, in quella posizione, con la sua spada fedele al suo fianco, nascosta da un lembo di coperta, per il momento era meglio limitare al minimo i contatti con la spada del golem. Forse se la toccava solo in casi di necessità i suoi influssi sarebbero stati interrotti, l'indomani mattina era meglio avvolgerla in qualche bisaccia e tenerla addosso al cavallo, sempre ammesso che non avrebbe corrotto lui facendolo diventare una sorta di destriero malvagio fiammeggiante. Mentre scivolava nel sonno, non sapeva neanche perché, sognò di diventare una sorta di cavaliere nero dotato di immensi poteri magici in sella ad un mastodontico destriero da guerra con zoccoli simili a roccia lavica con crepacci di magma incandescente pulsante, le narici che emettevano fumo mentre dentro le loro fessure sembrava ribollire fuoco liquido, la criniera e la coda erano di pure fiamme, ma il suo cavaliere le poteva afferrare come i più normali e setosi crini di stallone, una visione sontuosa, pervasa e dominata dal potere con occhi rossi fiammeggianti che brillavano dagli anfratti di un elmo nero, benché non vi fossero iridi ne pupille, qualcosa suggeriva che quello sguardo stava guardando proprio Tichondrius, era uno strano sguardo...era come se lo chiamava, ma non sarebbe stata l'interpretazione più esatta. Aspettava! Paziente! Voleva...diventare...
     
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    Älya
    Älya;
    Era la magia che lo turbava e sicuramente l'arma che teneva in pugno doveva avere un qualche effetto magico o provenire da qualche essere magico.
    L'uoma non era nemmeno sicuro di quali fossero le sue condizioni ed Älya non era in grado di aiutarlo: in quanto umana, non aveva mai avuto a che fare con la magia e tanto meno aveva avuto modo di studiarla.
    Essa non era insita in lei, come lo era per Elen e per ogni altra creatura delle foreste, per questo non aveva nemmeno la più pallida idea di come funzionasse o come un mago potesse sentirsi.

    Una volta che l'uoma si fu allontanato, la ragazza si avvicinò ad Elen: aveva visto dal suo sguardo e dalle sue parole la sua preoccupazione, quindi molto probabilmente Tichondrius non si era comportato in quella maniera sempre.
    Elen, è successo qualcosa prima del mio arrivo che possa aver cambiato il suo comportamento? Le sussurrò, per evitare di svegliare lui e Rosalinda, che si era appena coricata anch'essa.

    Doveva essere sicura delle condizioni dell'uoma, ne andava del conseguimento positivo della missione e della sicurezza della messaggera: poteva anche essere aver subito un incantesimo che gli manipolava la mente e che lo costringeva, quindi, ad agire contro la sua volontà.
    Älya non poteva permettere che ciò accadesse: il suo compito era preciso e non aveva alcuna intenzione di portare cattive notizie alla corte di Dwyn, dopo aver tanto faticato per ottenere l'approvazione della regina.

    Restava anche da scoprire l'origine dell'arma: non sembrava di fattezze alla ragazza conosciute.
    E quell'arma l'ha sempre avuta con sé?
     
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    Elen;
    Tichondrius mise bene in chiaro di non avere alcuna simpatia per la magia, qualsiasi essa fosse benevola o malevola rifiutando in tal modo l'aiuto della piccola maga.
    Elen un pò se lo aspettava visto e considerato ciò che la discpilina dell'uo insegnava, nel piccolo di quanto conosceva, ma rimase comunque ferita poichè l'uoma avrebbe dovuto sapere a quel punto che lei non era capace di usare alcun tipo di magia offensiva o che potesse arrecargli danno in alcun modo.
    Se non voleva il suo aiuto c'era poco che lei potesse fare per convincerlo ma non le piaceva come quella situazione poichè in tali condizioni l'uoma avrebbe facilmente commesso qualche errore prima o poi, se era la magia la causa non solo il corpo ma anche la mente dell'uoma erano in pericolo.

    Una volta che le due si allontanarono dall'uoma per lasciarlo riposare Alya chiese ad Elen se l'uoma aveva avuto qualche brutta esperienza prima del suo arrivo
    L'unico avvenimento degno di nota è stato un golem di magma comparso dal nulla all'inizio del viaggio, è stata una battaglia molto dura ma non vedo come questo possa aver influito sul suo umore o sul suo giudizio
    Rispose la mezz'elfa cercando a sua volta qualcosa che possa aver provocato quell'atteggiamento che Tichondrius stava avendo in quel momento, il viaggio era stato tranquillo e anche quei briganti sul ponte erano stati neutralizzati abbastanza facilmente.
    Che fosse colpa di quell'attacco subito dal capo dei banditi? forse dietro il fuoco nascondeva un qualche tipo di maledizione o veleno che agiva dopo un certo periodo di tempo per non destare sospetti.
    IN tal caso non era poi molto difficile liberarsi di un veleno o di una maledizione a meno hce non fosse particolarmente potente o insidiosa ma non poteva avere nessuna certezza fintanto che Tichondrius non le permetteva di studiare il problema.

    Alya chiese anche dell'arma impugnata dall'uoma e nel fare ciò sembrava alquanto preoccupata, Elen condivideva quella preoccupazione ma fino a quel momento aveva pensato solo che fosse un arma dalla fattezze inquietanti e nulla di più.
    é un arma che ha preso al golem di cui ti parlavo prima, dopo averlo sconfitto la spada non è sparita e Tichondrius ha deciso di prenderla con se.
    Durante lo scontro con i briganti ha anche assorbito una grande quantità di fiamme quindi potrebbe trattarsi di una spada magica ma non ho mai visto nulla di simile

    Spiegò la mezz'elfa che, sorprendentemente, stava riuscendo ad avere una discussione con qualcuno senza sentirsi a disagio, forse era la presenza di Alya a darle un pò di coraggio oppure stava riuscendo a combattere la sua natura timida poichè si parlava di un argomento in cui era abbastanza ferrata.
    Ritornando alle riflessioni sulla spada er adavvero strano come le condizioni dell'uoma fossero gradualemente peggiorate dal suo ritrovamento, Tichondrius doveva aver avvertito qualcosa di simile poichè la mezz'elfa notò che aveva allontanato e coperto la spada dalla sua colossale figura.
    Che pensasse di liberarsi di quell'arma? Elen avrebbe sicuramente accolto con gioia una tale decisione poichè, come già detto numerose volte, le armi, le spade in generale, le incutevano un certo timore sopratutto quelle gtandi come gli spadoni di Tichondrius.

    é un idea azzardata ma se proponessimo a Tichondrius di liberarsi di quella spada per un pò? così potremmo capire se è veramente colpa della magia oppure è un problema di salute
    Chiese la mezz'elfa ad Alya non trovando altre idee per analizzare lo stato di salute della loro guida, l'unico problema sarebbe stato trovare la persona che avrebbe fatto quella richiesta.
    Tichondrius sembrava tranquillo ma poteva benissimo nascondere un lato aggressivo se stuzzicato troppo senza per questo dover far uso alla violenza, le sue dimensioni da sole sarebbero bastate ad intimorire chiunque e la sua mente razionale non avrebbe fatto altro che rendere ancora più arduo il compito.
     
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    Älya;
    Un golem di magma.
    Incrociò le braccia e si poggiò con la schiena alla parte più stabile di muro dietro di lei.
    Non ne aveva mai visti e non aveva nessuna intenzione di farlo: sentiva dentro di sé che erano essere magici e di certo non erano creati dalla normale magia elfica.
    Si parlava di magia oscura e quella branca non piaceva a nessuno che fosse sano di mente.

    Deve separarsi da quell'arma. Commentò, lanciando un'occhiata alla suddetta: se quella proveniva dal golem, era fonte di magia oscura anch'essa e non sarebbe stato saggio continuare a portarsela dietro fino a Maj'krat.
    Nessuno poteva sapere cosa sarebbe stata capace quell'arma così pericolosa.
    La questione è molto più importante di quanto pensassi. Continuò, guardando Elen Non mi stupisco che i cavalli abbiano timore di Tichondrius.

    Con un sospiro si allontanò dal muro e si avvicinò al fuoco, annunciando alla mezz'elfa che avrebbe cominciato lei con il primo turno di guardia e sarebbe potuta andare a riposarsi come gli altri.

    Portandoci quell'arma insieme probabilmente ci stiamo danneggiando da soli. Rifletté, guardando il limitare del bosco e concentrandosi sui rumori presenti , oltre al sibilare del vento tra la vegetazione.
    Molti più mostri ci verranno incontro se quella spada contiene davvero magia oscura.
    Non le piaceva affatto quella sensazione di imminente pericolo: probabilmente se non avesse saputo nulla del golem non si sarebbe preoccupata a tal punto, eppure se l'uoma, grande e grosso com'era, si sentiva a disagio, la situazione non era di certo delle più piacevoli.

    Rifletteva nervosa, giocherellando ancora una volta col meccanismo delle lame celate, quando un ululato la fece voltare di scatto verso il castello: sembrava provenire dall'altra parte delle mura.
    Si alzò in piedi, coi sensi all'allerta, senza fare alcun rumore: se la creatura era solo di passaggio sarebbe stato meglio non disturbarla e passare inosservati.
    Ma la creatura non era sola ed Älya se ne accorse da un ulteriore rumore: un grido.

    Ah! Aiuto! Una voce giovane provenne dalla stessa direzione dell'ululato, non era troppo acuta: doveva essere un ragazzino.
    Tichondrius! Elen! Svegliatevi! Chiamò, poco prima di correre in direzione della voce: sapeva che l'avrebbero seguita.

    Sorpassò le mura di cinta in corsa e notò subito la figura minuta del ragazzino sovrastata da quella enorme di due Grulf.
    La ragazza non ebbe tempo di chiedersi perché i due mostri fossero lì o perché il ragazzino fosse da solo nel bel mezzo della campagna, perchè sfoderò in fretta entrambe le lame e si preparò a combattere.
     
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    Elen;
    Alya constatò che l'uoma doveva separarsi da quell'arma infernale dandole la colpa anche del comportamento dei cavalli nei confronti di Tichondrius.
    La mezz'elfa era propensa a credere che nel caso dei cavalli fosse soltanto colpa della sua enorme stazza ma forse la ragazza aveva ragione e quella spada intimoriva quei poveri animali così come lei ma se così fosse stato perchè non avevano timore anche dell'altro suo spadone?.
    LA mezz'elfa arrivò alla conclusione che Tichondrius conoscesse un qualche trucco per calmare i cavalli se diventavano nervosi non potendosi spiegare altrimenti come aveva fatto ad occuparsene fino a quel momento.
    Elen rispose ad Alya con un tono di voce un pò più sicuro
    Quando verrà il momento di parlargiene è meglio che sia tu a farlo, a me potrebbe non dare ascolto ma forse tu avresti qualche possibilità in più
    Elen era troppo legata alla magia perchè le sue parole arrivassero all'uoma che aveva chiaramente detto di non voler aver a che fare con essa, un controsenso considerando che stava tenendo con se quella spada ma era meglio sforzarsi di non pensarci poichè ciò avrebbe portato a spiacevoli conclusioni.

    Finità la discussione sulla spada, in apparenza, magica Alya disse ad Elen che il primo turno di guardia sarebbe stato suo tuttavia Elen era preoccupata per l'uoma e questo le impedì di dormire come si deve tanto che quando fu svegliata dalla ragazza era già completamente sveglia.
    La scena alla quale i suoi grandi occhi rossi assistettero era davvero spaventosa poichè le creature che stavano inseguendo il ragazzo erano incredibilmente inquietanti, un incrocio fra un uomo e una iena e sembrava che si trattasse di un gruppo anche se loro avevano visto soltanto due esemplari.
    Il ragazzino sembrava spaventato a morte da quelle creature coperte di pelo e incurvate da quella che sembrava essere una maledizione in modo analogo, ma diverso, ai lupi mannari.

    La mezz'elfa evocò immediatamente Gaia che sembròcomparire da sotto al terreno con la spada già sguainata, stavolta avevano a che fare ocn creature la cui esistenza era un pericolo per la pace di quella foresta, pronto a confrontarsi con le presenze davanti a lui.
    I suoi occhi dorati osservavano i due grulf in attesa che quelle besteie facessero qualcosa di stupido così da avere un pretesto per rompergli almeno un paio di ossa mentre i tessuti che penzolavano dalla sua aureola venivano mossi dal vento nascondendo occasionalmente il suo sguardo fisso sui nemici.
    Elen nel frattempo aveva evocato una barriera intorno al suo corpo così da essere certa di non venire ferita da quella due bestie o altre che potevano nascondersi nelle vicinanze, lo scopo di quella missione era portare il messaggio al re dei nani ma se lei ci rimetteva la pelle allora si poteva dire che quel viaggio era stato inutile.
    Una volta pensata alla protezione della sua persona Elen provvise a potenziare la velocità e la forza di Alya sapendo bene che quegli uomini, anche se solo per metà, avevano gli istinti e le capacità fisiche di animali feroci e non andavano sottovalutati.

    Cosa sono quegli esseri?
    Chiese la mezz'elfa, leggermente intimorita, essendo nuova a quel tipo di creature mentre la sfera in cima alla sua asta magica brillava in conseguenza del fatto che stava mantenendo attiva la barriera intorno a se e aveva potenziato le capacità fisiche di Alya così da non dover temere per l'incolumità della ragazza.
     
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    Tichondrius;
    Quando la voce alta di Alya strappò bruscamente l'uoma dal suo sonno, Tichondrius si alzò di scatto estraendo il suo spadone da sotto le coperte, era ancora a metà tra l'uoma di tutti i giorni che tornava in se da un sonno maldestro e il cavaliere nero sul destriero gigante che era stato nel suo sonno. Si alzò di scatto e, grazie alla sua mole, balzò al di là delle mura come un giovanotto salta una siepe mettendosi accanto all'umana, ultimo acquisto del gruppo. Dinanzi a se, a circa duecento iarde di distanza c'era un ragazzino inseguito da due grulf. Una delle lezioni più grandi che si insegnava agli uoma era di agire d'istinto assecondando le forze di ogni cosa attorno a se quando la mente è scarsamente lucida a causa del sonno, di droghe, di liquori, di effetti sorpresa, di ferite e di stanchezza. Fu esattamente questo a muovere l'uoma in quel preciso istante dove essendosi svegliato di soprassalto aveva ancora la testa che gli ronzava non potendosi separare così velocemente dal torpore. La disciplina ferrea del loro addestramento, tuttavia, lo rendevano molto più preparato di qualsiasi essere che non accettava di aprire il suo cuore alla suprema saggezza dell'uo. Fu così che, seguendo gli insegnamenti di tutta una vita, e che lui stesso aveva tramandato ai suoi guerrieri dal giorno che fu messo per la prima volta a capo di un battaglione di uoma, estrasse la spada del golem di magra dal suo fodero dietro la schiena e la scaglio come se fosse una lancia lasciandola conficcare al suolo a metà tra i grulf, che tentavano minacciosi di raggiungere la loro preda, e il ragazzo che tentava disperatamente di distanziarli. Dal momento che la spada passò davanti alle belve, arrestarono la loro carica e, con una corsa impetuosa, l'uoma approfittò di quegli istanti per frapporsi tra loro e il ragazzo permettendogli di raggiungere la salvezza dietro le mura dove si erano accampati.
    In questo modo il gruppo avrebbe potuto occuparsi dei due mostri in tranquillità sapendo che il ragazzino era al sicuro. Tichondrius decise di non servirsi della spada dai poteri magici, ma sperava che quelle bestiacce non fossero in grado di brandirla. Il golem, che era lentissimo, quando aveva afferrato la spada, riusciva a pareggiare in forza e velocità con l'uoma ed era anche teoricamente imbattibile, cosa sarebbe successo a creature pericolose come i grulf se avessero avuto tra le zampe quella spada?
    Per evitare di scoprirlo, Tichondrius si lanciò in una carica forsennata nel tentativo di braccare uno dei due con una spallata, il suo spadone naturale era stretto nella mano destra ed era pronto a gestire efficacemente l'altra bestia, se il resto del gruppo ricordava bene lo schema di combattimento avrebbe saputo che Elen e Rosalinda dovevano restare indietro a curare ed usare magie. Alya avrebbe dovuto cercare di approfittare del baccano e del combattimento corpo a corpo di Tichondrius per cercare di aggirare i loro nemici e colpire con le sue lame in modo da creare l'apertura per un colpo mortale, il loro numero, con l'evocazione di Elen, era salito virtualmente a cinque, che comunque era un modesto vantaggio, due avversari e mezzo per ogni grulf, un bel risultato se non si considerava che l'uoma ne poteva valere cinque se accettava di usare la spada del golem. Il fatto che l'uoma non abusasse di quella lama e la sua riluttanza verso la magia, senza considerare che la disciplina, la strategia e la saggezza di Tichondrius lo spingevano a tenere conto di ogni minima implicazione e compromesso in qualsiasi cosa faceva. Per tanto gli altri membri del gruppo dovevano come minimo intuire che doveva esserci come un motivo validissimo per permettere a se stesso di tenere quell'arma e rischiare di diventare un Saarebas tra la sua gente.
    Il gruppo si trovava ad affrontare una missione tanto delicata ed importante da fare si che il re degli elfi o la regina degli umani mettessero in dubbio il loro valore e la loro lealtà imprimendo sulla loro pelle il patto magico che, non solo impediva loro di aprire il messaggio che stavano portando, ma li obbligava anche ciascuno di loro a fare qualunque cosa per portare a termine la missione. Quello che probabilmente dovevano chiedere a se stesse, allo stesso modo come Tichondrius se lo stava saggiamente chiedendo da un bel po' ormai, era questo: nonostante ci siano molte ragioni più che valide per gettare via la spada, come mai Tichondrius che era preoccupato dalla magia che gli scorreva dentro, che poteva costargli il suo onore e la sua libertà, che temeva della natura del potere della spada non riusciva a liberarsene? E nel mentre brandiva la spada, come mai il patto magico che agiva al solo scopo di garantire il pieno successo della missione, glielo permetteva?
    La domanda era arguta e la risposta possibile era una sopra, la spada aveva un ruolo determinante per la riuscita della missione.
    Benché la certezza e la sua conseguente pace interiore non erano state ancora raggiunte da Tichondrius, lui a questa possibile eventualità era già arrivato.
    Mentre questi pensieri imperversavano nella mente dell'uoma, la sua furia battagliera, dimostrava a pieno la sua ferocia e la natura del suo nome.
    Dopo aver colpito con una spallata il primo grulf, senza fargli tuttavia un danno degno di nota, aveva sovrastato gli artigli e le zanne lanciati in attacchi rapidi e ripetuti da entrambe le belve con grande maestria. Benché i movimenti dei loro assalitori fossero ferali e privi di qualsivoglia tecnica e disciplina marziale, l'Hellfalas dimostrava tutto il suo talento e la sua preparazione militare tenendo a bada entrambi e una tale dimostrazioni di complessi schemi di scherma e arte di spada a due mani da sembrare coinvolto in una danza micidiale al ritmo di clangori metallici che si abbattevano su zanne di duro osso stregato dalla medesima maledizione che colpiva gli esseri mannari, sebbene insita di un percorso evolutivo differente.
    La sola arte della spada non riusciva ad avere la meglio su quaranta artigli e sessantaquattro zanne. Per tanto la danza cambiò il suo motivo nel momento in cui il braccio sinistro terminò di brandire il suo spadone a due mani e colpì uno dei due mostri con un pugno nel punto esatto in cui l'osso della mascella si incontra con la placca latero-temporale. Nelle creature dalla calotta cranica allungata, quali i canidi, compresi i grulf che seguono l'aspetto basilare delle iene, quell'esatto punto viene attraversato da una compatta fascia di nervi che se colpiti con forza, e Tichondrius ne aveva da vendere, era capace di stordire un mannaro e di ridurre le loro capacità orientative per diverse ore, come un cane ubriaco. La pellaccia dura dei grulf faceva discorso a parte, ma comunque un simile colpo avrebbe avuto effetti malevoli anche su di loro, in questo modo, la danza della spada, rimaneva su soli venti artigli e trentadue zanne, un numero sufficiente da permettere all'uoma lo spazio necessario a provare un fendente portato a segno rotolando di lato e colpendo orizzontalmente il fianco della belva cercando di recidere il muscolo crucibolare responsabile del corretto funzionamento dell'arto inferiore destro del suo avversario. Dopo quella serie di colpi, doveva aver creato abbastanza spazio per permettere un'azione rilevante all'evocazione di Elen e ad Alya con il supporto di Rosalinda, in modo da segnare la massima efficienza della tattica da lui studiata.
     
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    Sono Grulf ed il fatto che siano qui non è per niente rassicurante. Commentò nervosa, mentre guardava Tichondrius mettere fuorigioco uno dei due mostri con un potentissimo pugno.

    Sentiva che Elen aveva esercitato su di lei un qualche incantesimo: sapeva di essere agile, ma non così tanto da emulare le caratteristiche di un elfo, in quanto velocità e forza.
    Era concia del fatto di non essere abbastanza forte nei combattimenti corpo a corpo, dato che dopo tutto era un'assassina e il suo compito si limitava ad essere il più veloce e discreta possibile nel uccidere un nemico, eppure a Dwyn aveva sconfitto un mannaro e con le abilità rinforzate dalla magia poteva avere qualche opportunità.

    Dopo il colpo che l'uoma inflisse al fianco del secondo Grulf, Älya si affiancò all'evocazione che Elen aveva mandato a combattere con loro ed approfittò per testare le magie della mezz'elfa: provava una certa soddisfazione nel notare la propria agilità migliorata.
    Il mostro si era distratto con un ululato di dolore e la ragazza poteva cogliere l'occasione per rallentarlo ancora di più, in modo da garantire il colpo di grazia.

    Gli fu prontamente di lato, evitando per un soffio una zampata che quello stava menando alla cieca, infuriato ed impaurito al tempo stesso: il suo compagno era stato sconfitto in un colpo solo e lui, ferito e solo, non aveva poi molte possibilità di cavarsela, se non con la furia cieca con cui stava cercando di colpire i propri avversari.
    Al contrario, Älya era lucida e riusciva a schivare facilmente ogni colpo piazzato male del mostro, arrivando infine a pugnalarlo con la lama destra all'addome, da dove subito dopo il sangue colò copiosamente.

    La ragazza si allontanò con un balzo all'indietro, per evitare ulteriori attacchi, ma già sapeva che il mostro si sarebbe presto accasciato accanto al suo compagno.
    L'evocazione di Elen avrebbe potuto tranquillamente finire il lavoro, per questo Älya si allontanò dalla battaglia, per cercare l'incosciente ragazzino che il gruppo aveva appena salvato.
    Avevano anche lasciato l'accampamento senza sorveglianza.

    Ritrasse le armi e si avvicinò alla figura tremolante, gli ululati del Grulf ancora in sottofondo, soltanto per constatare la terribile verità che si sarebbe parata davanti ai suoi occhi.
    Le si raggelò il sangue quando riconobbe il ragazzino di Sintad, a cui aveva ucciso brutalmente il padre qualche mese prima.
     
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    Elen;
    L'uoma dimostrò, appena essersi svegliato, di essere un capo estremamente valido riuscendo a mettere al sicuro il ragazzo e bloccando i due grulf con la spada del golem di magma.
    Elen osservò abbastanza ansiosa il combattimento sperando che l'uoma non si ferisse poichè ormai cominciava ad affezionarsi ai propri compagni di viaggio e il solo pensiero che potessero ferirsi era per la piccola mezz'elfa qualcosa di estremamente grave.
    Fortuna voleva che lunghi anni di addestramento militare avevano forgiato un corpo capace di tenere testa a quei due mostri tanto che dopo un intenso scambiarsi di colpi, simile ad una danza, l'uoma riuscì a stordire quei due esseri.
    Il primo dei due venne ferito da Alya all'addome anche se la mezz'elfa non era certa che l'aver potenziato il fisico della ragazza fosse stato davvero necessario visto e considerato che sembrava non aver avuto difficoltà con il grulf.
    Nell'esatto istante in cui Alya ritirò la lama Gaia caricò il grulf ferito dalla ragazza e lo colpì con un violentissimo fendente sulla testa che gli spaccò il cranio.
    Si sentì perfettamente il rumore di ossa rotte proveniente dall'essere che si accasciò a terra subito dopo ormai privo di vita mente Gaia si preparava al secondo attacco verso il secondo grulf.
    Il guerriero marrone dagli occhi dorati si mosse veloce come il vento verso il grulf intontito dal pugno di Tichondrius colpendolo con un veloce quanto violento fendente al collo spezzandogli tutte le ossa, con conseguente rumore che il colpo provocò, che incontrò sul suo cammino.
    I due mostri giacevano ora a terra con il cranio e il collo frantumati dall'evocazione della piccola elfa che tuttavia non era soddisfatta di aver portato soltato i colpi finali e non aver sperimentato un vero e proprio combattimento.

    Finiti i due grulf l'evocazione non sparì ritenendo, come la sua padrona, che ci fossero altre minacce in quella zona che potevano essersi avvicinate attirate dai rumori della battaglia appena conclusa.
    Elen si avvicinò ad Alya trovandola alquanto sorpresa, che conoscesse quela ragazzino? la mezz'elfa decise di provare a chiederglielo così da capire anche con chi avevano a che fare e come mai si trovava in quella zona così pericolosa
    Conosci questo ragazzo?
    Per motivi di sicurezza non aveva acnora abbassato la barriera intorno al suo corpo o i potenziamenti fisici di Alya ma era abbastanza sicura che quel piccolo e spaventato ragazzino non rappresentasse una minaccia, almeno secondo il suo intuito.
    In un secondo momento la piccola mezz'elfa chiese nuovamente al loro ospite con una voce leggermente più bassa e timida rispetto a pochi istanti prima dell'attacco
    Come mai ti trovi in questa zona? è estremamente pericloso girare di notte in queste foreste e anche la scuola è probabilmente il nido di creature poco raccomandabili
    Osservò Elen rendendosi conto che loro stessi si trovavano in una zona ad alto rischio e che senza Tichondrius avrebbero sicuramente fatto una brutta fine, dovevano la vita a lui e non soltanto a causa delle sue elevate doti di combattente.

    Gaia continuava a osservare la foresta con i suoi brillanti occhi dorati, di fianco all'uoma, poichè percepiva intorno a se molte altre forme di vita anche se non tutte pericolose o minacciose, era fra le più caute delle evocazioni di Elen e, per questo motivo, una delle più fidate al contrario di Ruin che era fin troppo avventato e indisciplinato.
    Se fossero comparsi altri esseri simili avrebbero avuto a che fare con lui e questa era una sorte che la mezz'elfa non augurava a nessuno che non fosse almeno forte quanto Tichondrius considerando che era riuscito a tenere testa al golem di magma senza alcun aiuto magico.
     
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    Tichondrius;
    Tichondrius, che aveva a cuore solo la salvezza del ragazzino e non gli interessava altro sull'argomento, tipo: chi fosse, come mai Alya sembrava conoscerlo, come si fosse messo in quella situazione e robe simili, fu semplicemente lieto di avergli salvato la vita e, una volta terminato il pericolo, rinfoderò la sua spada personale e si mise in piedi a braccia conserte accanto alla spada del golem di magma senza toccarla con un solo dito.
    Non sapeva quanto tempo avrebbe sottratto al gruppo la questione del ragazzino e lui voleva permettere loro di occuparsene pienamente, ma c'erano questioni più urgenti di cui aveva necessità di parlare con l'intero gruppo. Così disse:
    Squadra! Vorrei... - Condizionale non imperativo, Tichondrius stava ancora cercando di dimostrarsi un leader diplomatico, pronto a mettere il bene della missione e la collaborazione e la stima del gruppo nei suoi confronti sopra ogni cosa, persino sopra il suo stesso credo e la sua disciplina, certo l'avrebbe ripresa a salde mani non appena sarebbe rientrato nei ranghi degli uoma, ma fra creature diverse da lui, avrebbe anche potuto continuare in quel modo - ...indire una consulta della massima urgenza. Quindi vi chiedo di riunirvi tutti in cerchio attorno questa spada! Tichondrius, CHIEDEVA, alla sua squadra la loro collaborazione per quello che intendeva fare. Non era espertissimo di cultura umana ed elfica, ma non sapeva se sarebbe in grado di rendersi più malleabile di così, per l'uoma era arrivato veramente al massimo del massimo, e sperava in cuor suo di non doversi sforzare ulteriormente. Sapeva per sua esperienza che un capo troppo morbido non otteneva l'obbedienza da parte dei suoi uomini e spesso, una decisione autonoma contravvenendo agli ordini, specialmente se erano ordini dettati da un abile stratega poteva costare perdite di valorosi guerrieri, uno sbaglio che il guerriero non intendeva lasciarsi addosso. La missione non era delle solite a cui lui era abituato. Non c'erano i nani o gli uoma a beneficiarne, ma l'intera fazione del regno e, benché gli uoma partecipassero per il regno come debito rispetto ai nani che offrivano loro ospitalità sulle loro montagne, era un loro personale interesse.
    L'Hellfalas attese pazientemente che tutto il gruppo fosse attorno all'arma, incurante di quanto tempo ci sarebbe voluto per scollarsi momentaneamente del ragazzo e metterlo comunque in sicurezza, poteva essere una buona idea usare l'evocazione per proteggerlo, oppure averlo accanto durante la consulta.
    Quando tutti gli furono accanto e ottenne da loro la piena attenzione cominciò a parlare:
    Un buon capo deve valutare pienamente ogni implicazione di una missione guardando ben oltre il muro delle successive mosse, prevedendo gli effetti delle sue decisioni a lunga andata, ma ascolta sempre il parere del consiglio!
    Attese qualche altro secondo per far capire a tutti che non intendeva continuare la sua linea di azione, specialmente per una cosa tanto delicata senza l'adesione, se non unanime, almeno della maggioranza della squadra.
    Innanzitutto, vi ho chiesto di riunirvi attorno alla spada perché vorrei che l'analizzaste con ogni mezzo fisico o magico abbiate a vostra disposizione e mi diciate le vostre impressioni su questo artefatto!
    Attese nuovamente che tutti analizzassero l'arma e che a turno esponessero le loro impressioni sulla spada. Benché essa fosse sicuramente magica, cosa che capiva persino l'uoma, che non ne sapeva niente di magia, ogni altro effetto secondario, a parte che conferiva enorme forza e velocità e che conferisse il controllo sull'elemento magma, era completamente celato o assente.
    Quando tutti l'ebbero analizzata e detto ciò che avevano da proferire sulla questione, Tichondrius proseguì:
    Comincerò col confessarvi che l'uo condanna a pieno la magia e chi ne porta il seme. Dal conferimento del grado di guerriero leggendario secondo i canoni della nostra tribù, sono stato in grado di comprendere la posizione delle altre razze verso la magia e per tanto la mia avversione non è totale, tuttavia, se dovessi essere scoperto in possesso di abilità magiche, visto che non sono registrato tra la mia gente come mago, verrei condannato con gravi conseguenze. Non è a cuor leggero che affronto le mie decisioni! Tenere o no questa spada lo è ancora di più visto che mette in pericolo addirittura me stesso oltre che la nostra missione e il futuro di Eirydia.
    Fece un'ulteriore pausa affinché tutti potessero acquisire pienamente quelle informazioni e comprendere il personale pericolo che correva nel lasciar fiorire dentro di se il seme della magia, sempre se esso sarebbe perdurato anche con l'allontanamento dalla spada. Era essenziale che l'intero gruppo comprendesse quanto saggio e oculato fosse l'uo, una saggezza che ogni arshaad, cioè ogni leader, ogni capitano, ogni comandante, doveva avere per condurre i propri uomini alla vittoria e alla salvezza anche nelle battaglie più pericolose.
    Quando il messaggio fu assimilato a dovere continuò:
    Un'altro particolare, questa volta non personale che vorrei porre all'attenzione di questo consiglio è che come ben sapete, il marchio magico ha la duplice funzione di impedirci di aprire il messaggio, in quanto contenente informazioni confidenziali e sensibili per il futuro di Eirydia, e che spinge ciascuno di noi a perseguire il bene della missione con ogni mezzo possibile e al di la delle nostre volontà. Ho letto le vostre preoccupazioni, come voi avete letto le mie, segno che la compattezza della squadra si fortifica in modo incoraggiante, ma a parte questo vi invito a considerare la questione ponendovi queste domande: Credete che il patto magico avrebbe permesso di portare con noi quest'arma se fosse realmente pericolosa per la missione? A causa della mia avversione alla magia e dell'alto rischio che corro verso la mia gente nel portare in me il seme della magia, non riesco a liberarmi della lama, quindi non potrebbe essere che la sua presenza nelle mie mani potrebbe essere determinante per il successo? Al patto magico non importa del mio credo e di cosa succederà a me dopo questa missione, importa solo della missione!
    Lasciò riflette per qualche minuto la sua squadra restando in attonito silenzio, ognuno di loro doveva ponderare bene la cosa. L'uoma aveva avuto tutto il tempo dall'istante in cui aveva preso con se la spada per giungere alle sue conclusioni ed era più che giusto che gli altri avessero lo stesso tempo. Tuttavia, in una missione come quella che si trovavano ad affrontare, la tempistica era un fattore fondamentale e non avevano nessuna possibilità e nemmeno potevano permettersi di indugiare in simili riflessioni per due giorni, prima di prendere una decisione...sebbene fosse esattamente il tempo che aveva impiegato l'uoma. Quando riprese la parola, il tono della sua voce venne marcato da una nota solenne ostentando una certa autorità.
    Vorrei che uno ad uno, ora, mi diciate se ritenete che sia saggio o meno che io porti questa spada con noi!
    E tacque, attendendo il parere del consiglio da lui indetto. Non sapeva se il patto gli avrebbe lasciato la possibilità di abbandonare quell'arma se il consiglio si sarebbe rifiutato, ma in fondo il patto agiva sinergicamente per la stessa causa, quindi alla luce di tutte le implicazioni avrebbero dovuto accettare tutti. Tichondrius ovviamente, come aveva confessato, non voleva la magia e aveva il timore di perdere tutto a causa di ciò che sarebbe potuto accadere se in lui la magia, avrebbe continuato a scorrere per sempre e per tanto, desiderava liberarsi di quella spada più di tutti, ma per il bene della loro terra, anche se non apparteneva agli uoma, avrebbe affrontato il destino dei Sareebas se sarebbe servito a garantire per la loro impresa.
     
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    Älya;
    Solo l'aver lanciato un'occhiata veloce a quel ragazzino raggomitolato dalla paura, era bastato alla ragazza a riportare nel suo animo tutto il risentimento che aveva tanto faticato a sotterrare.
    La sua vita avrebbe dovuto continuare tranquilla: un'impiego alla corte di Dwyn era stata l'occasione della sua vita e soprattutto un onore immenso; non avrebbe più rivisto la donna in lacrime e i suoi due figli, orfani di padre, che aveva lasciato a Sintad con così poco coraggio.
    Che diavolo ci fai qui? Pensò, chiedendolo più a se stessa, che al piccolo incriminato.

    Era rimasta a fissarlo, in tensione, e non aveva proferito parola, perché incapace di reagire: ricordava il suo sguardo determinato quando le aveva chiesto se anche lei avrebbe voluto vendicarsi dell'assalitore.
    Non sapeva nemmeno che era stata lei ad uccidere suo padre.
    Solamente alla domanda di Elen si riscossero entrambi.
    Il piccolo Tehnal alzò lo sguardo e si ritrovò difronte alla ragazza con le lunghe trecce che la sua famiglia era riuscita a salvare, a differenza degli altri due uomini e, come il suo sguardo, si alzò in piedi e le si avvicinò, come se nulla fosse mai successo negli ultimi minuti.
    Sei tu! Quella che abbiamo salvato! esclamò, lanciando uno sguardo al fianco della ragazza, dove ancora rimaneva una cicatrice sottile, testimonianza di quello che diceva.

    Älya, d'altra parte, lo fissò innervosita e, ignorata la domanda della mezz'elfa, si rivolse direttamente al ragazzino, con un'aria di rimprovero.
    Che ci fai qui, nel bel mezzo del nulla e da solo?
    Il buon senso del rimproverato non si fece notare nemmeno un po', anzi, sembrò rinnovarsi di determinazione e coraggio: sembrava fiero delle sue azioni, cosa che ad Älya non piacque affatto.
    Sto cercando l'assassino di mio padre e quando lo avrò trovato, mi vendicherò uccidendolo. Vuoi venire con me?

    Non verrò con te da nessuna parte, devi tornare a casa. Adesso.
    La risposta assunse un tono glaciale, che la ragazza non usava più da tempo, ormai.
    Qui è pericoloso e noi non possiamo allungare a Sintad, quindi ti accompagneremo in un villaggio vicino alle montagne. Concluse, ignorando le proteste e le domande del bambino.
    Non poteva permettere anche a lui di fare la stessa fine del padre, aveva già abbastanza rimorso da cancellare.


    Una volta che Tichondrius li ebbe raggiunti, Älya rimase in silenzio e con le braccia incrociate ad ascoltarlo, sebbene per la testa avesse ben altri pensieri.
    Avrebbe dovuto spiegare a tutti la presenza del ragazzino, una volta terminato il discorso sulla questione della spada del golem.
    L'uoma elencava argomentazioni sensate e la ragazza ebbe tempo di ascoltarne solo alcune, distratta dalla presenza del figlio di Marcus Tehnal.
    Non so nemmeno il suo nome.

    Quando Tichondrius chiese loro pareri, sospirò e si schiarì la voce, prima di parlare.
    Bene, mi fido di te, Tichondrius. Se ritieni che non sia un problema potrai portare la spada fino a Maj'krat.
    Il sigillo ci fermerà non appena saranno compiute azioni controproducenti.
    Adesso ritengo di doverci mettere in cammino, non sappiamo quanti altri Grulf possano esserci nei dintorni e sarebbe meglio non rischiare.
    Inoltre ritengo sia opportuno accompagnare il ragazzino a Yel, un villaggio sulla strada: non voglio lasciarlo qui da solo.


    Fece una pausa e lanciò un'occhiata al nuovo arrivato, che le teneva il broncio da un po': non lo conosceva affatto, ma sapeva che avrebbe cominciato a fare domande a cui il gruppo non avrebbe potuto fornire risposte.
    Alzò gli occhi al cielo, soprattutto per la sua cocciutaggine, dato che sembrava ancora convinto della sua missione.
    Non ne hai idea, ma l'assassino di tuo padre l'hai già trovato.

    Vi spiegherò di lui lungo il cammino.


    Dato che adesso c'è anche il ragazzino nel gruppo, se non avete problemi lo ruolerò io nelle mie risposte (:
     
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