Quest Primaria: Messaggeri verso Maj'krat

Fazione Regno

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    SQ Narratori
    Posts
    21,295
    Location
    Bari

    Status
    Anonymous
    LA STORIA FIN ORA
    Messaggeri verso Maj'krat
    Tichondrius Hellfalas, Rosalinda ed Älya Kane fanno parte della scorta di Elen Cross, una messaggera mandata dal re degli elfi a Maj'krat, con un importante messaggio per il re dei nani, del quale però nessuno di loro è a conoscenza.
    Il gruppo raggiunge i domini del castello di Hollet, dove giunge alla conlusione che l'arma recuperata da un golem di lava, contro il quale avevano combattuto in precedenza, ha influenze negative ed attira numerose creature mostruose.
    Durante la notte il gruppo soccorre Zack Tehnal, un ragazzino che è scappato di casa ed è aggredito da due grulf; solo dopo avere sconfitto le due bestie, Älya lo riconosce come il figlio dell'uomo che aveva ucciso tempo prima per errore, per questo decide di prendersi la responsabilità di badare a lui.
    Assieme ai compagni, decide di lasciare il ragazzo in un villaggio alle falde delle montagne, promettendogli di ritornare a recuperarlo a missione conclusa.
    I messaggeri, quindi, intraprendono l'ultima tappa del loro viaggio, raggiungendo finalmente la capitale di Honorth.

    CITAZIONE (evil-naraku @ 27/11/2014, 19:05) 
    roleElen_zps23b15369
    Elen;
    Prima di ripartire Tichondrius distribuì alcuni sacchetto con delle erbe spiegando al gruppo che dovevano darle ai cavalli.
    Questo avrebbe favorito le loro prestazioni fisiche ma avrebbero dovuto bere più del solito, specificò anche che era un modo per far sentire di meno al fatica a quei poveri animali il che era dovuto sicuramente alla discussione avuta all'inizio del viaggio sulle condizioni dei cavalli.
    Elen prese il sacchetto, che l'uoma gli aveva dato, e annuì spronando il cavallo a partire insieme agli altri con un gesto gentile ma deciso, cominciava a capire come cavalcare e gestire un lungo viaggio e quelle conoscenze sarebbero sicuramente tornate utili in futuro.
    Se questa era una notizia positiva c'era da aggiungere anche un gruppo di nuvole nere all'orizzonte che minacciavano una tempesta in piena regola con tano di fulmini ed era nella direzione in cui loro dovevano andare.
    Se richondrius l'aveva vista non sembrava preoccuparsene affatto visto l'atteggiamento calmo e concentrato che esibiva, Elen non poteva che sperare in un miracolo che facesse sparire quel fastidioso fenomeno meteorologico.
    Miracolo che non avvenne poichè ben presto si ritrovarono a viaggiare sotto la pioggia battente, fortunatamente niente fulmini, ed Elen giurò di aver visto Alya dire qualcosa ma le parole di lei furono divorate dal vento che le portò via con se.
    Per tale motivo Elen non provò nemmeno a parlare sapendo che la sua debole voce non avrebbe mai avuto la meglio su un nemico tanto potente, sperò soltanto di trovare presto un riparo o di vedere la loro meta all'orizzonte.

    A parte questo riusciva a gestire le razioni d'erba e d'acqua per il suo cavallo, che sembrava meno disturbato da quell'aquazzone, e procedeva con una velocità più alta rispetto a quella di inizio viaggio per merito delle erbe.
    Elen al contrario cominciava a risentire del tempo sentendosi stanca e combatteva col vento per non essere sbalzata via dal cavallo, era estremamente leggera e l'eventualità che una folata la facesse volare via non era da scartare a priori.
    L'unica cosa che le venne in mente era di posizionare una barriera davanti a lei così da non dover combattere il vento e la pioggia e fece lo stesso con i compagni di viaggio notando una certa stanchezza in Alya.
    Compiuta questa operazione avvertì comunque stanchezza poichè doveva mantenere attive la barriere ,a almeno gli altri avrebbero potuto riprendersi e combattere al meglio in caso di pericolo.
    Ho pensato che riparandoci dal vento e dalla pioggia potevamo recuperare energie, potrebbero tornarci utili in caso di pericolo
    Disse la mezz'elfa ora non più ostacolata dal vento ma la sua voce piccola e delicata sarebbe arrivata alle orecchie dei compagni di viaggio? anche se così non fosse stato avrebbero percepito la barriera e commentato la sua utilità o inutilità.
    In entrambi i casi sperava di non star sprecando delle energie poichè ciò, oltre all'imbarazzo di aver commesso un errore, avrebbe minato quella piccola dose di fiducia che l'uoma a capo della spedizione aveva inspirato in lei.

    In attesa di una risposta guardava davanti a lei ma non riusciva a vedere niente per colpa della pioggia che di fatto impediva di capire dove stessero andando e addirittura se stavano seguendo un percorso dritto o irregolare facendoli viaggiare, di fatto, alla cieca.
    Il rock in quella situazione sarebbe tornato estremamente utile ma era stato stabilito che i cavalli erano la scelta migliore quindi si poteva soltanto sperare in un miglioramento del tempo o qualche altro evento di natura positiva.
    A quel ritmo chiunque dei membri avrebbe potuto prendersi un malanno per colpa del tempo, tutti tranne Tichondrius che forte com'era non poteva certo venire influenzato da una cosa del genere.
    Nella mente della mezz'elfa l'uoma era un guerriero imbattibile e inattaccabile, quasi intoccabile e protetto contro ogni tipo di male ma sapeva che un immagine tanto perfetta e grandiosa non poteva essere veritiera.

    Älya
    Älya;
    La pioggia era stata un inconveniente molto fastidioso, ma non per questo il gruppo era stato rallentato: il miscuglio di erbe che Tichondrius aveva distribuito ai compagni aveva spinto i cavalli al galoppo per lunghissimo tempo, senza assolutamente sfiaccarli, tanto che quando la scorta arrivò ai piedi delle grosse porte di Maj'krat, gli unici stanchi erano proprio i cavalieri.
    Nel regno dei nani la neve era già caduta e si era posata candida sulle pendici dei monti, segnando l'imminente venuta dell'inverno.
    Faceva freddo ed i mantelli non erano abbastanza pesanti per coprirsi degnamente.

    Con i muscoli indolenziti e l'umidità pungente nelle ossa, Älya scese da cavallo ed alzò lo sguardo ammirando l'altissimo arco che contornava il portone incassato nella roccia viva.
    Sebbene i nani fossero creature di bassa statura, sapevano compensare benissimo con le loro costruzioni, sempre così maestose ed immense, tanto che anche un grosso uoma come Tichondrius non avrebbe potuto fare a meno di sentirsi minuscolo.
    La ragazza sapeva dell'architettura caratteristica dei nani, ma non si era mai trovata così vicina ad una loro costruzione e la sola vista del pesante portone di pietra la debilitò.
    Immenso Pensò, cercando di abbassare lo sguardo e contemporaneamente immaginando quali volte avrebbe ammirato, una volta dentro.

    Alla base del portone decorato di monumentali bassorilievi, due sentinelle di razza nanica sorvegliavano la via che portava alla capitale, con due lunghe lance alle mani.
    Entrambi portavano un elmo sulla testa, dal quale fuoriuscivano grosse trecce di capelli, così come le trecce che portavano ad adornare le lunghe barbe; stavano osservano i nuovi arrivati con aria ostile, rivolgendo all'uoma occhiate poco amichevoli.
    Se non sopportano gli elfi per la loro altezza, non oso immaginare cosa possa essere un uoma per loro.

    Chi siete? Cosa vi porta nella capitale di Honorth? Chiese uno di loro, quando i viaggiatori si furono avvicinati.
    Älya notò i loro muscoli in tensione, come se fossero pronti a combattere, minacciati da un'imminente pericolo.
    Sapeva che i nani erano talmente determinati da accettare anche la battaglia contro un colosso come Tichondrius.
    Älya Kane. Cominciò la ragazza, toccandosi il petto con una mano e poi allontanandola per indicare il resto del gruppo. Tichondrius Hellfalas, Rosalinda ed Elen Cross. Veniamo da Aresmelle, abbiamo un messaggio da parte di re Eledhwen da consegnare a sua maestà re Duinhir. Disse in tono piatto, cercando di accentuare il rispetto verso il loro sovrano: sapeva quanto avrebbe fatto loro piacere.

    Il nano la squadrò, senza cambiare espressione e poi, quando ebbe notato l'effigie del re degli elfi, capì che i viaggiatori dovevano essere sinceri.
    Vi stavamo aspettando. Disse, voltandosi poi verso un soldato dietro di lui e facendogli un cenno con la testa.
    Ben presto l'immenso portone venne aperto, lasciando uscire fuori una luce calda ed accogliente, verso la quale la scorta fu condotta.
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Players
    Posts
    20,382
    Location
    qualiano

    Status
    Offline
    roleElen_zps23b15369
    Elen;
    Elen non seppe mai se l'idea della barriera fu buona poichè nessuno le rispose o nessuno l'aveva sentita poichè coperta dal rumore del vento e della pioggia. Quale che fosse la risposta arrivarono tutti e 4 sfiniti davanti ad un a montagna quindi quella barriera non era servita a molto.
    L'uoma non avev parlato per tutto il viaggio, cosa normale per lui, e nemmeno gli altri avevano spiccicato una parola ma considerando il tempo era stata una decisione saggia.
    Dialogando avrebbero soltanto sprecato energie per combattere un nemico che, alla fine dei conti, non esisteva.
    Messe da parte queste riflessioni sul tempaccio che avevano subito notò che i cavalli non erano affatto stanchi, quell'erba aveva fatto miracoli e sicuramente gli unici ad aver risentito del tempo erano soltanto i 4 viandanti.
    Mi chiedo se si possa riprodurre qualcosa di simile per umani e elfi, aiuterebbe molto i viaggiatori avere una simile forza
    Pensò Elen prima divenire completamente dominata da un'imponente cancello scavato nella roccia con una maestria tale da sembrare il risultato di un dio. Quel cancello era tanto perfetto da dubitare che fosse opera di un mortale.
    Elen, mentre fissava quel cancello così imponente, si disse che i nani dovevano essere persone davvero capaci e testarde se erano stati in grado di creare qualcosa di quelle dimenzioni, chissà perchè gli elfi disprezzavano tanto quella civiltà?.
    Meritavano un enorme rispetto visto e considerato di cosa erano capaci, tutte le scene erano state scolpite con un dettaglio incredibile e la perfezione della curva di quella porta dava armonia e stabilità all'intera struttura.

    Elen venne riportata con i piedi per terra dall'interruzione delle guardie naniche, non sapevano della missione? per un attimo la mezz'elfa si aspettò di vedere Tichondrius prendere il comando e spiegare tutto ai due nani ma non lo fece.
    Sembrava assolto come se qualcosa lo stesse preoccupando a licvelli tali da ignorare il mondo esterno.
    Fu alya a parlare e spiegare tutto alle guardie e a garantire l'ingresso del gruppo nella fortezza dei nani: un luogo pieno di luce e voci di nani intenti ad ogni tipo di attività.
    Elen riuscì anche a intravedere qualche donna nanica pensando che molte persone credevano alla totale assenza di donne in questa razza. Si reano fatti l'idea che i nani spuntassero dalla terra come se nulla fosse.
    L'idea era piuttosto stupida eppure aveva preso piede fra i più ignoranti ma non erano li per cercare di correggere un malinteso nato dalla stupiditàdella gente, erano li per consegnare un messaggio al re.
    Il soffitto, come l'entrata, era altissimo e scavato anch'esso nella roccia creando un vero e proprio riparo naturale contro le precipitazioni e gli attacchi nemici. Questo doveva dare molta sicurezza ai nani che erano comunque sempre pronti a combattere.
    Le guardie erano sembrate nervose, come se temessero qualcosa, ma forse quello che temevano erano i venti di guerra e le voci che si sentivano in giro.
    La possibilità di una guerra, si diceva, erano altissime poichè nessuna delle due parti stava cedendo e le tensioni aumentavano di giorno in giorno.
    Elen si riscosse anche da questi pensieri e notò che alcuni nani la stavano guardando ma non riuscì a capire se era una cosa positiva o negativa, intercetto ancheb sguardi preoccupati che però non seppe decifrare.


    mi scuso per il post penoso, sono riuscito soltanto a inserire una battuta su come nascono in nani xd
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    SQ Narratori
    Posts
    21,295
    Location
    Bari

    Status
    Anonymous
    Signore degli anelli rules xD
    Allora, data l'assenza di Ed, continuiamo come se Tichondrius ci fosse. Se e quando Ed vorrà rientrare potrà farlo tranquillamente.

    Älya
    Älya;
    Ai nani la loro presenza non piacque affatto.
    Älya li vedeva allontanarsi da loro, volgendo sguardi innervositi e carichi di tensione; sentiva i loro commenti spazientiti, ma non riusciva a capire altro che suoni duri, non avendo mai imparato il nanico.
    La causa di tale tensione, era molto probabilmente la figura imponente dell'uoma, accompagnata dall'altrettanto imponente destriero: alla popolazione di Maj'krat non doveva andare a genio che un individuo tanto alto camminasse liberamente e fieramente per le strade.
    Nemmeno il soldato che era stato incaricato di guidare i messaggeri sembrava a proprio agio, ma questo ad Älya non importava affatto.

    Era stremata dalla cavalcata, dalle notti passate in bianco e da quel freddo glaciale dal quale non poteva ripararsi se non col mantello, per nulla paragonabile alle pellicce che indossavano i nani attorno a lei.
    Desiderava riposarsi e scaldarsi accanto ad un bel focolare: sapeva bene che il disagio che provava si esternava in atteggiamenti poco cortesi.
    Sarebbe stata intrattabile, se la stanchezza non l'avesse avvolta così pesantemente.
    Fortuna che siamo arrivati.

    Il soldato dalla barba bruna, che li precedeva, guidò la scorta tra le strette strade della Città sotto la Montagna, ignorando i commenti dei propri concittadini, che si fermavano ad osservare i così alti nuovi arrivati.
    Sarete condotti a palazzo, stasera, dove alloggerete in stanze separate. Domattina potrete avere udienza da sua maestà re Duinhir. Comunicò in elfico, con un forte accento della propria lingua, voltandosi appena per guardare Elen.
    Probabilmente si sentiva minacciato dall'imponenza dell'uoma e l'unica a rassicurarlo era la piccola mezz'elfa.
    Älya non rispose, continuando a camminare, tirandosi dietro il proprio cavallo.

    Quando la scorta raggiunse il magnifico palazzo reale, completamente realizzato in pietra e dall'architettura monumentale, la ragazza ebbe solamente il tempo di alzare lo sguardo sulle altissime statue ai fianchi dell'entrata, raffiguranti probabilmente regnanti passati.
    Si sentiva un po' a disagio ai piedi di quelle grosse sculture, ma quando un nano si avvicinò per recuperare i cavalli e portarli nelle stalle reali, la sua espressione era tornata quella neutra che era solita dipingersi in faccia.

    Ogni membro fu condotto in una stanza diversa del palazzo, accompagnato da una nana dalle grosse trecce bionde.
    La cena sarà portata in stanza tra un'ora. Recitò ad ognuno di loro Domattina un paggio sarà mandato a chiamarvi per l'udienza con sua maestà.

    Al congedarsi con la nana, Älya annuì silenziosamente, lieta di poter finalmente passare un po' di tempo da sola.
    Si chiuse la porta alle spalle e si disarmò, senza nemmeno prestare troppo attenzione all'arredamento della lussuosa stanza.
    Con un sospiro, si stese sul letto, i palmi delle mani a coprire gli occhi.
    Aveva ben altri pensieri per la testa.
     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Players
    Posts
    20,382
    Location
    qualiano

    Status
    Offline
    roleElen_zps23b15369
    Elen;
    Elen avrebbe voluto alleviare l'aria, carica di tensione, che percepiva intorno al gruppo, ma si rendeva conto che la presenza dell'uoma e del suo destriero rendeva la cosa impossibile.
    Era risaputo che i nani si trovavano a disagio con individui di alta statura e l'uoma poteva essere ocnsiderato un gigante anche fra gli umani che erano ben più alti dei nani.
    INtorno a lei percepiva voci bisbigliare qualcosa ma on aveva mai studiato la lingua dei nani quindi non potè cpaire se erano voci benevole,malevole o semplici lamentele sul loro gigantesco ospite.
    Seguìla guida nanica in silenzio cercando quantomeno di apparire rilassata, magari vedendo il membro del gruppo più debole tranquillo i nani si sarebbero calmati un poco.
    La qual cosa non era semplice:Elen era stanca morta a causa della pioggia e del vento quindi sicuramente sarebbe crollata appena si fosse stessa su qualcosa simile ad un letto.

    La loro guida li accompagni, evidentemente impressioanto e intimorito dalla stazza dell'uoma, finchè non comunicò al gruppo che l'indomani avrebbero visto il re in elfico.
    Elen ebbe l'impressione che, seppur per un attimo, il nano l'avesse guardata anche se non ne capiva il motivo, sorrise alla loro guida per non sembrare scortese e per ringraziarla di tutto il lavoro svolto.
    Elen si ritrovò a chiedersi ancora cosa potesse spingere nani ed elfi a collaborare, cosa poteva esserci nella lettera per il re? la tentazione di aprirla nacque e morì altrettanto velocemente cancellata dal patto magico. Quella magia ricordò alla mezz'elfa che soltanto il re poteva leggere la lettera con una bruciante sensazione ormai familiare alla piccola Elen, l'aveva percepita fin troppe volte durante la permenza di quel bambino.
    Comunicò in seguito che la cena sarebbe stata servita fra un'ora:un tempo troppo breve per permettere al fisico di riprendersi o alla mente di rilassarsi. Elen avrebbe tentato per poi riposare al meglio quella notte stessa.
    L'indomani avrebbero compiuto il loro dovere e compiuto un altro passo verso la pace, questa era la speranza di Elen e sperava vivamente di non sbagliarsi.

    La mezz'elfa seguì la nana, dalle trecce dorate, fino alla stanza in cui avrebbe riposato. Non vedeva l'ora di rilassarsi anche se soltanto per poco.
    Si trattava di una stanza il cui unico mobilio era foramto da un letto con della paglia, dall'aspetto morbido, e una sedia con un tavolo dove poter appoggiare gli averi degli ospiti.
    Vi era anche un armadio ma sembrava fatto su misura per un nano quindi sicuramente ospiti non naneschi avrebbero avuto difficolta ad usarlo.
    Si stese sul letto di paglia e sentì il corpo rilassarsi, la paglia era più comoda del previsto o lei era troppo stanca per fare caso a piccoli o grandi dettagli circa l'intera stanza. Il semplice fatto che avessero conservato quelle stanze per loro era un grande onore.
    Elen, per la prima volta da molto tempo, si sentiva importante o, per meglio dire, necessaria ad uno scopo. Era una bella sensazione che le faceva sperare di poter diventare qualcuno di necessario anche una volta finita quella missione.
    Tichondrius le aveva insegnato che con il dovuto impegno si poteva raggiungere la maggioranza degli obiettivi e questo non lo avrebbe mai dimenticato anche se dubitava che avrebbe fatto un incontro fortunato come quello tanto presto.
    Questo e tanti altri pensieri turbinavano nella mente della mezz'elfa, pensieri a cui diede una risposta anche se molto lentamente finchè non rimase soltanto il vuoto dato dalla sicurezza che non c'erano più faccende in sospeso.
     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    SQ Narratori
    Posts
    21,295
    Location
    Bari

    Status
    Anonymous
    Älya
    Älya;
    Il rumore del bussare pesantemente alla sua porta svegliò Älya dal sonno agitato in cui era caduta durante l'ora di pausa che le era stata fornita dalla nana dalle trecce bionde.
    Mi sono addormentata. Borbottò innervosita, mentre si alzava in fretta dal letto e raggiungeva la porta della stanza.

    Fuori, una nana molto giovane, la stava attendendo con un vassoio pieno di pietanze tra le mani.
    La ragazza la guardò, ricordandosi improvvisamente della cena che le era stata promessa solamente un'ora prima.
    Sì, grazie. Puoi dare a me. Disse, senza sforzarsi di essere cortese, tendendo le mani in avanti per prendere il vassoio.
    Senza rendersene conto, aveva parlato nella sua lingua madre, il dwyniano, facendo assumere alla nana un'espressione confusa sul volto: era troppo giovane e probabilmente nemmeno conosceva l'elfico.
    Älya sospirò e prese il vassoio da sé, accennando un sorriso stanco, l'unico modo per comunicare con la cameriera.
    Senza attendere altre reazioni, la ragazza entrò nella stanza, appoggiando il vassoio su di un tavolo, mentre la nana si congedava nella propria lingua.

    Nuovamente sola, Älya ebbe il tempo di rifocillarsi come non faceva da qualche settimana, da quando aveva avuto l'onore di mangiare alla corte della regina Rori.
    Non fece molto caso a quello che metteva sotto ai denti, lieta solamente di poter mangiare, perché in mente aveva ancora il sogno che aveva appena fatto.
    Non sognava spesso, ma da quando aveva ucciso Marcus Tehnal a Sintad, continuava a fare lo stesso incubo: si trovava sempre nella casa povera in cui era stata soccorsa, aveva sempre le mani sporche di sangue e subiva lo sguardo determinato di Zack, che giurava vendetta.
    Era uno sguardo che ancora la terrorizzava.

    Finì di mangiare in silenzio e per istinto volse lo sguardo alle pareti, cercando una finestra.
    Era solita rendersi conto del passare del tempo osservando il cielo, ma Maj'krat si trovava dentro una montagna e di finestre nella sua stanza non vi era nemmeno l'ombra.
    Sospirò e, conscia di quanto tardi fosse, si avviò a letto, sperando di non sognare ancora i suoi errori.
     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Players
    Posts
    20,382
    Location
    qualiano

    Status
    Offline
    roleElen_zps23b15369
    Elen;
    Elen, non si sa come, riuscì a rimanere sveglia anche se si era rirpomessa di dormire una volta consumato il pranzo offerto dai nani.
    Sentì bussare alla porta, doveva essere la nana con il vassoio del pranzo, così sialzò e aprì la porta accogliendo la sua ospite con un sorriso. Prese il vassoio e le disse con una voce stanca ma pur sempre gentile
    Grazie, se lo desidera può rimanere qui e consumare il pranzo insieme a me
    La nana sorrise e fece un piccolo inchino, senza pronunciare una parola, per poi andarsene facendo intendere che Elen doveva essergli simpatica.
    Il fatto che quella donna non disse nemmeno una parola fece pensare alla mezz'elfa che non conoscesse l'elfico ma avesse vagamente intuito il senso della frase e percepito la gentilezza che la mezz'elfa aveva cercato di trasmettere con le sue parole e i suoi gesti.

    Una volta sola nella stanza, cosa che aveva cercato di evitare, la mezz'elfa chiuse la porta e poggiò il vassoio sul tavolo pensando a come stavano impiegando il tempo gli altri.
    Alya stava riposando o controllando le sue armi o almeno queste erano le due opzioni più credibili, Rosalinda stava riposando e studiando qualche nuovo incantesimo e Tichondrius stava lucidando le sue armi.
    L'uoma era la persona per cui era più preoccupata poichè si trovava in una stanza da solo con quella spada malefica dalle proprietà sconosciute, Elen aveva la continua tentazione di chiedere dove fosse la sua stanza e raggiungerlo così da avere quantomeno l'illusione di poerlo aiutare in qualche modo.

    Assorbita da questi pensieri la mezz'elfa consumò il pranzo sperando che nelle altre stanze tutti i membri del gruppo si stessero riposando come si deve. Dovevano essere perfetti per l'udienza con il re dei nani e lei in special modo non doveva commettere alcun errore nel consegnare la lettera.
    Guardando la cosa da un punto di vista puramente logico il marchio le avrebbe lanciato un segnale nel caso ci fosse stato qualche comportamento errato o deleterio per la missione ma Elen era preoccupata lo stesso.
    Finito il pranzo Elen venne assalita con maggiore vigore dai suoi dubbi e insicurezze tanto che, in cerca di un pò di pace, si stese sul letto di paglia e siaddormentò stringendo a se l'asta magica.
    Avere vicino a se quell'oggetto le dava un senso di sicurezza oltre a ricordarle la madre deceduta, magari l'avrebbe sognata e rassicurata su tutte le cose che la spaventavano ma sicuramente al suo risveglio non l'avrebbe ricordato.
    L'unica cosa che avrebbe avvertito era, forse, il senso di calore materno e sicurezza che il sogno le aveva donato.
    Con questi pensieri la mezz'elfa si addormentò sprofondando lentamente nel mondo dei sogni mentre il mondo reale diventava sempre più sfocato e lontano un pò come un miraggio che spariva fra le sabbie del deserto.
     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    SQ Narratori
    Posts
    21,295
    Location
    Bari

    Status
    Anonymous
    Älya
    Älya;
    Quando Älya si svegliò dalla meritata notte di riposo, ebbe la sensazione di aver fatto il suo solito incubo, sebbene non lo ricordasse pienamente.
    Si mise a sedere sul bordo del letto, lanciando un'occhiata di sfuggita ai palmi delle proprie mani: sentiva di averle sporche di sangue, ma quella era solamente la sua immaginazione.
    Eppure, non era solamente quella la sua unica preoccupazione: aveva anche Zack in testa.
    Temeva che, per colpa della sua indole, si fosse allontanato da Yel, cacciandosi in qualche pericolo.
    Smettila. Ha promesso che mi avrebbe aspettato.

    Si alzò dal letto, avvicinandosi allo specchio appeso alla parete, un elemento di lusso che non si era mai potuta permettere.
    Non era abituata, infatti, a guardare il proprio riflesso, se non nelle pozze d'acqua, dato che non le interessava granché di apparire presentabile agli altri.
    Guardò gli occhi scurissimi che la fissavano e le leggere occhiaie che le si erano disegnate sotto agli occhi; i capelli, sebbene ancora stretti nelle due lunghe trecce scure fino alla vita, erano leggermente spettinati sulla fronte.
    Doveva presenziare ad un'udienza con il re dei nani e quello non era esattamente l'aspetto adatto.
    Con un sospiro, rifece le trecce e sistemò i vestiti stropicciati, solamente poco prima che qualcuno bussasse alla sua porta.
    Era un paggio con un'ispida barba bruna e delle treccine tra i capelli.

    Sua maestà re Duinhir è pronto a ricevervi. Annunciò in elfico, con le mani dietro alla schiena; aveva un buon accento.
    Sono pronta. Rispose lei, finendo di preparare i bagagli e raggiungendo il nano fuori dalla sua stanza.

    Fu condotta attraverso lunghi corrioi, coperti da pesanti tappeti rosso scuro, finché non fu riunita ai suoi compagni, che attendevano davanti ad maestoso portale decorato, sorvegliato da due soldati.
    Da questa parte. Annunciò la guida, spingendo le ante del portale ed aprendo la via verso la sala del trono.
    Älya procedette all'interno della lunga sala, decorata di sculture ed arazzi alle pareti, con un regale tappeto che portava direttamente al trono, dove il re dei nani sedeva silenzioso.
    Sebbene la ragazza dovesse sentirsi onorata di essere davanti a tale presenza, non sentì nulla, quando silenziosamente si inchinò al suo cospetto.
     
    Top
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Players
    Posts
    20,382
    Location
    qualiano

    Status
    Offline
    roleElen_zps23b15369
    Elen;
    Elen, come previsto, si risvegliò il mattino dopo piena di energie e del tutto incapace di ricordare se e cosa avesse sognato quella notte.
    Si sentiva tuttavia tranquilla e aveva la precisa sensazione che sarebbe andato tutto per il verso giusto, il suo intuito glielo assicurava e le dava la forza di esorcizzare ogni paura presente nella sua mente la sera prima.
    Sapeva che presto o tardi una guardia l'avrebbe chiamata per consegnare la lettera al re così decise di rendersi più presentabile possibile:sistemò i capelli cercando di farli apparire più ordinati del solito e tolse un pò di polvere e paglia dai vestiti.
    Era inevitabile visto dove aveva dormito ma adesso era tutto a posto e la mezz'elfa poteva dire di avere un aspetto passabile per apparire di fronte ad un re.
    La guardia non tardò ad arrivare comunicando in elfico che il re era pronto a ricevere l'intera compagnia, a breve la missione sarebbe stata completata e il patto magico sarebbe sparito nel momento stesso in cui Elen avesse consegnato la lettera.
    La mezz'elfa seguì il nano, fornito di armatura scintillante e un ascia dall'aspetto pericoloso, e dopo un pò vide il resto del gruppo accompagnato da altri 3 nani armati di tutto punto. Elen non capì il motivo di tanta prudenza.
    Erano alleati e non avrebbero mai commesso atti ostili nei loro confronti.
    A parte questo trovò Rosalinda silenziosa come sempre, Tichondrius in uno stato di meditazione ches embrva averlo isolato dal mondo esterno e Alya più cosciente degli altri due anche se silente.
    Il gruppò si riunì presto finchè non giunsero in una sala enorme decorata con arazzi, decorazioni varie e alcune pietre preziose.
    La cosa che più attirava l'attenzione era un'enorme cristallo sul soffitto che sembrava brillare di luce naturale e illuminata tutta la sala con la sua luce azzurrognola, era stupendo ma lei non potev lasciarsi rapire da quello spettacolo di luci e colori.
    Si inchinò al cospetto del re dei nani, sentendo il suo sguardo su di lei e sull'intera compagnia, sperando che dopo la lettura della lettera avrebbe condiviso con loro il suo contenuto. A missione compiuta avevano il diritto di sapere per cosa avevano rischiato la vita e cosa fosse tanto importante da richiedere quella segretezza.
     
    Top
    .
  9.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Players
    Posts
    5,612
    Location
    Impero delle tenebre

    Status
    Offline
    uomadied_zpse6b1384a
    Tichondrius;
    Nonostante il guerriero avesse fatto del suo meglio per sfuggire alla tempesta, tracciando con cura la rotta e dando fondo alle sue scorte per rendere il viaggio dei cavalli sufficiente e privo di stanchezza, oltre per consentire loro una velocità adeguata da poterla aggirare, il vento cambiò la sia traiettoria, probabilmente a causa dell'innalzarsi della temperatura della valle ad est che creava delle correnti ascensionali e una migrazione d'aria a partire dai monti, molto più freddi, per questo motivo furono investiti frontalmente dalla tempesta che li colpì duramente abbassando la possibilità di vedere a buona distanza dinanzi a loro mentre il vento sferzava nelle orecchie e rendeva impossibile comunicare.
    Ad un certo punto, le goccioline d'acqua battente cominciarono a fermarsi ad una certa distanza davanti al suo volto e a formare un percorso sferico davanti a Tichondrius fino a volare via nell'aria dietro a lui. Elen o Rosalinda dovevano aver creato una magia protettiva per ripararsi dalla tempesta. L'uoma si voltò guardando l'una, poi l'altra per comunicare tacitamente con lo sguardo gratitudine e approvazione per quel gesto, per quanto magico, e la sua indiscutibile utilità. La luce, tuttavia, era scarsa come se fosse notte fonda a causa dei densi e numerosi nembi temporaleschi che non lasciavano filtrare i raggi del soli. Così fu impossibile per l'imponente guerriero vedere adeguatamente i loro volti, ne distingueva le sagome ed era capace di riconoscere i cavalli o i vestiti ma non potendo vederli con maggiore precisione, dovette ammettere che sarebbe stato impossibile per loro vedere l'espressione di Tichondrius e comprendere il messaggio facciale che voleva dare. Non riteneva saggio gridare contro la tempesta la sua approvazione quindi fece scivolare via la cosa, esattamente come le gocce d'acqua stavano facendo su quella protezione invisibile.
    Man mano che il giorno si avviava verso la sua fine e cominciava a sopraggiungere la sera, la pioggia cominciò ad essere sempre più gelida sino a trasformarsi definitamente in neve, segno che erano giunti a destinazione. Il progresso del giorno non fu facilmente distinguibile, le nuvole non permettevano alla compagnia di distinguere lo stato di luce e nemmeno la posizione degli astri, quindi, determinare l'orario era impossibile. Sono Tichondrius ne serbava un approssimativo segno tenendo mentalmente conto dello scandire del tempo. Era un compito snervante e difficilissimo, soprattutto perché imponeva una concentrazione continua e costante, senza concedere il lusso di nessuna distrazione, oppure si mandava all'aria l'intero conteggio. Nonostante la tediosità del compito, era di vitale importanza per poter avere un idea dei tempi e degli spazi percorsi e per il tracciare un eventuale cambio di rotta, soprattutto perché le montagne avevano un solo ingresso all'interno di una gola e condotta poi all'immenso guardia cancello, la maestosa porta di Maj'Krat e non potevano lasciarsi andare ad errori troppo grossolani.
    Le fatiche mentali di Tichondrius erano sempre più pressanti, un presagio strano, poiché l'uoma non aveva mai avuto tanta difficoltà di concentrazione. Sentiva sempre che la sua mente era sfuggevole, distratta da qualcosa che incombeva su di lei. Forse era la stanchezza del viaggio o la fatica fisica che si provava a resistere ai venti della tempesta...tuttavia la tempra dell'uoma non aveva mai ceduto a questo, nemmeno a pressioni molto maggiori, per tanto non riusciva a capire cosa stesse pesando su di lui a quel modo. I suoi sforzi, tuttavia, non furono vani e la neve, che aveva lasciato un manto di tappeto bianco ad accoglierli, aveva lasciato due incombenze di grigia e nuda roccia su due alti versanti della gola, mostrando loro l'ingresso.
    Ci volle un'altro giro di clessidra buono prima di giungere all'ingresso della fortezza nella montagna. In sua prossimità, la compagnia scese ognuno dal proprio destriero procedendo a piedi. L'uoma era già stato al cospetto di quel cancello e, anche se non era facile per lui essere colpito dalle cose futili, la prima volta che lo vide ebbe una strana sensazione di impotenza verso quell'incredibile lavoro di maestria architettonica, come lo era anche creare un'intera città sotterranea in una montagna. Avendo già goduto delle meraviglie della maestria nanica, Tichondrius non degnò la sua attenzione all'ingresso ma si avviò lentamente verso i guardiani che la sorvegliavano. Come era consuetudine del loro ruolo, i due nani a guarda della porta sbarrarono le lance invitando la compagnia a rivelare identità ed intenzioni. Tichondrius mantenne il silenzio, sapeva che era consuetudine dei nani che i messaggeri parlassero per conto anche dei superiori, stava per parlare lo stesso, sapendo che Elen non era a conoscenza di queste usanze ma fu anticipato da Alya che presentò se stessa e il resto del gruppo. Il marchio elfico del re, poi, terminò il proprio ruolo spazzando via ogni ulteriore traccia di dubbio dai guardiani, convincendoli che avevano realmente di fronte la compagnia di guerrieri che stavano aspettando. Furono aperti così i battenti e ricevettero una scorta che li avrebbe accompagnati dentro la fortezza. Tichondrius, come tutti gli uoma, conosceva la lingua dei nani e fu accolto da una serie di apprezzamenti poco piacevoli sulla sua stazza, sulla diffidenza del popolo dagli esseri a cui avevano dato asilo, fino anche ad apprezzamenti strani verso la compagnia per intero, ritenevano che un messaggio urgente dagli elfi significasse pericolo assoluto e per tanto consideravano i guerrieri come portatori di sventura.
    Una delle cose più strane e particolari che segnarono il loro attraversamento delle sale verso le stanze che gli sarebbero state assegnate in attesa dell'udienza al re, oltre che le reazioni dei nani all'innaturale destriero che il guerriero conduceva per le redini era che sul collo dell'animale erano comparse dei segni, che i suoi occhi avevano un colore strano che non sapeva spiegarsi se era il suo solito colore, se era per via della luce delle lanterne delle immense sale o se gli stesse succedendo qualcosa, persino il suo manto sembrava diverso, più scuro e non più il bianco candido che aveva da quando erano partiti. Era anche vero che quando si alzava il vento dalle montagne, portava sempre polvere di roccia e terra con se e che la tempesta glielo aveva soffiato proprio addosso e, per tanto, credeva che fosse solo sporco. In fine, la pressione e il peso che sentiva nella sua testa era diventato improvvisamente più acuto nel momento in cui aveva varcato la porta della fortezza.
    Percepiva una sorta di presenza dentro di lui una presenza che stava facendo qualcosa di grosso. Anni di esperienza lo avevano reso capace di dissimulare conflitti interiori, quindi da fuori sembrava solo in solenne serietà, calma e rispetto reverenziale ma dentro di se era appena iniziata ad imperversare una battaglia cruenta e violentissima che stava scuotendo l'intero suo essere tanto che fu costretto a muoversi per inerzia, assente a tutto ciò che gli stava succedendo impegnato com'era a capire cosa stesse avvenendo.
    La sua esperienza servì davvero, poiché nessuno si accorse di nulla!
    Il gruppo venne condotto ai loro alloggi per la notte. Ad ognuno venne concessa una camera personale in modo che potevano stare tranquilli per conto proprio e avere ciascuno la propria privacy ed intimità, così ben presto l'uoma si ritrovò da solo nella sua stanza. Si chiuse la porta alle spalle e subito sentì la presa diventare ancora più stretta, quasi volesse ghermirlo e averlo in pugno. Non riusciva a pensare o a darsi nessuna spiegazione di ciò che stava succedendo, nemmeno una larga ipotesi, tutte le sue energie si stavano concentrando nel tentativo di resistergli. Quando la potenza di quella stretta riusciva a guadagnare abbastanza terreno dentro di lui si sentiva quasi annullare per finire sostituito da qualcos'altro, qualcosa di non suo, qualcosa di oscuro, di estraneo...di nemico. Tichondrius era un essere forte e quel sortilegio non riusciva a sconfiggerlo. La lotta interiore fu talmente lunga e intensa che non rispose e non andò ad aprire la porta quando gli fu servito il pranzo. Il rumore di passi lo aveva distratto per un tempo estremamente piccolo, ma diede al suo nemico interiore il tempo necessario a riuscire ad assestare un affondo dentro di lui guadagnando terreno.
    Il servitore che gli aveva portato il cibo, non avendo risposta e non sentendo il minimo rumore e la minima avvisaglia di ciò che stava succedendo, doveva aver interpretato la cosa come il segno che dimostrava che l'occupante della stanza si era addormentato per le fatiche del viaggio, quindi ben intento a non disturbare il suo riposo, si allontanò portando il cibo con se.
    La lotta ardua tra Tichondrius e il sortilegio durò per ore e non sembrò cessare o perdere colpi da nessuna delle due parti. L'uoma era estremamente temprato e resisteva alla grande. Il burattinaio che muoveva i fili di quella cosa sembrò percepirlo e quindi si riscosse arretrando sempre di più sino a scomparire del tutto.
    Quando Tichondrius fu libero dalla stretta mentale era talmente esausto e provato che cadde a terra li dov'era, poco più avanti della porta d'ingresso, cadendo in un sonno profondo che reclamava a gran voce di riprendere un po' delle forze perdute, non dal viaggio naturalmente, ma da ciò che aveva appena passato.
    Il mattino arrivò presto. Tichondrius balzò in piedi terrorizzato, forse per la prima volta nella sua vita! Sapeva di essere stato attaccato mentalmente da una qualche sorta di magia, sapeva di aver lottato con tutte le sue forze un nemico invisibile che non aveva avuto modo di affrontare ma solo di arginare, controllare e resistergli. Non si era accorto neppure di aver ceduto a sonno e stanchezza e non poteva sapere se nel sonno aveva portato a termine l'attacco fallito durante l'assalto diretto.
    Riusciva a muoversi e a pensare lucidamente, non avvertiva nessun influsso dentro di se, ogni pensiero ogni convinzione ogni sensazione gli sembrava plausibile e reale, oltre che a riconoscerle come fondamentalmente proprie.
    L'esame di se stesso durò quasi due giri di clessidra, reso possibile solo dalla sua abitudine di alzarsi molto presto. Tutto sembrava normale e regolare. Probabilmente l'attacco era fallito del tutto e lui ne era emerso vincitore. Comunque, il suo profondo addestramento e la sua disciplina, gli imponevano un'attenzione ferrea ed estrema. Non sapeva se l'incantesimo aveva avuto il suo effetto e lui non riusciva a percepirlo oppure se era ancora del tutto e per tutto se stesso.
    Le sue riflessioni furono rotte dal sopraggiungere dei servi che il re era pronto a riceverli. L'uoma quindi uscì e incontrò il resto della compagnia. Il sonno aveva contribuito alla ritempra del suo fisico e sembrava aver giovato anche agli altri, sembravano tutti freschi e riposati oltre che rimessi a nuovo per essere presentabili all'udienza con il re. L'uoma non badava a queste cose, ma dopotutto era presentabile anche lui. La sua corazza era ben tenuta e non presentava sporco o elementi che avrebbero potuto tradire una scarsa cura dell'aspetto necessario ad un udienza reale. La compagnia si diresse dunque verso il cospetto del re con una scorta armata. Sentiva che gli altri non erano a loro agio da quel tipo di accompagnamento ma era la loro usanza per un colloquio formale con un membro della casata reale.
    L'uoma si rivolse alla piccola mezz'elfa. Il suo fu un consiglio, come gliene aveva dati tanti durante la missione, sia a lei che al resto del gruppo.
    Tra i nani è consuetudine che il portatore del messaggio parli personalmente, la scorta dovrebbe restare in silenzio. Quando ti presenterai al re dovrai inchinarti per pochi secondi e tornare subito dritta, porta una mano stretta a pugno sul petto ed enuncia 'Thorak sinduin Re Duinhir'. Ti guadagnerai il suo favore e il permesso di parlare. Lui è pur sempre un elemento di punta della politica del regno, quindi sa parlare molte lingue e potrai proseguire nella lingua che preferisci. Cerca di assumere un tono autoritario, i nani credono di essere i figli della roccia e oltre che alla gente alta hanno scarsa simpatia per le persone che non dimostrano la stessa durezza della pietra. Ricordati che sono alleati e non avere paura e vedrai che andrà tutto liscio. Se può darti maggior coraggio ricordati che ci siamo anche noi con te.
    Tichondrius sapeva che un sorriso rassicurante era ciò che maggiormente ci voleva in una situazione come quella ma non era il tipo e non era certo neppure di riuscirci, era più ovvio pensare che ne sarebbe uscita una smorfia quindi terminò il discorso annuendo con determinazione per farle sapere e sentire emotivamente tutto il suo sostegno. Quindi proseguirono in silenzio sino alla sala magna dove re Duinhir sedeva sul suo trono con il martello cerimoniale stretto tra le mani e posato dinanzi a lui.


    Vi chiedo scusa dal profondo del cuore per la mia assenza prolungata! Sto curando un progetto molto importante per la ristrutturazione del palazzo del volontariato, mi sta portando via molto tempo!
     
    Top
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    SQ Narratori
    Posts
    21,295
    Location
    Bari

    Status
    Anonymous
    Nessun problema Ed :3
    Dato che siamo arrivati a destinazione, aspettiamo che un narratore ruoli il re dei nani; ho già provveduto ad avvisare ^^
     
    Top
    .
  11. Eirydia
     
    .

    User deleted


    Narratore;
    Il Re Duinhir era un nano di età avanzata, ma ancora forte, fiero e saggio.
    Sebbene in passato fosse ricordato come un regnante avventato, la sua lunga vita gli aveva insegnato ormai come avere rapporti con le altre razze.
    Si sa, i nani non vedono esattamente di buon occhio nessuno, ma da quando ormai l'alleanza fra i due regni di Eolinir e Honorth era consolidata, Re Duinhir non temeva più nulla dal suo alleato.
    Se solo pensava ai dissapori che c'erano stati fra di loro e il rapporto di alleanza che adesso li legava... eccome se ne avevano fatta di strade.

    Un inserviente annunciò l'arrivo dei messaggeri, che furono condotti da un paggio nella sala delle udienze, al suo cospetto.
    I quattro messaggeri si inchinarono davanti a lui, mentre il paggio presentava il sovrano con i suoi numerosi nomi.
    Il re si schiarì la voce, ordinandogli mutamente di tagliar corto.

    Re Duinhir si protese leggermente dal suo trono e con un gesto, parò.
    Siete i benvenuti, qui a Maj'krat. Avrete affrontato un lungo viaggio per giunger sin qui. Spero che quella trascorsa sia stata una notte ristoratrice per tutti voi. li accolse, in elfico. Nonostante non fosse un estimatore delle culture straniere conosceva molto bene la lingua degli elfi. Era pur sempre un re.
    Guardò di nuovo lo stemma sul vessillo che portavano con loro, e ricalcò con gli occhi il simbolo della famiglia reale elfica che conosceva tanto bene. Ebbene, cosa vi porta qui nel mio regno?
    Infine, il suo sguardo ricadde su Elen.
     
    Top
    .
  12.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Players
    Posts
    20,382
    Location
    qualiano

    Status
    Offline
    roleElen_zps23b15369
    Elen;
    IL re cominciò dunque a parlare in elfico con frasi di circostanza, in fondo era un re e, come aveva detto l'uoma, conosceva molte lingue compreso l'elfico.
    Elen sentì lo sguardo del re su di se e ricordò le parole di Tichondrius:la messagera o il messaggero aveva l'onere di parlare per l'intero gruppo. Ricordò anche gli altri suggerimenti per guadagnare la stima del re.
    Pochi secondi erano già passati quindi la mezz'elfa si alzò e pronunciò le parole, con tutto il coraggio che aveva raccolto e la mano stretta in un pugno posizionata sul petto
    Thorak sinduin Re Duinhir il viaggio è stato pieno di difficoltà ma nulla che potesse fermarci dal consegnare questo messaggio
    Estrasse quindi la lettera e la consegnò al re dei nani cercando di non apparire goffa, timida o fragile per quanto ciò fosse possibile.
    Nel cammianre verso il re sentiva su dise molti, troppi, sguardi, ma non poteva mollare proprio mentre compiva il dovere per cui era stata protetta per tutto quel tempo:doveva essere perfetta e consegnare la lettera.
    Consegnata la lettera al re tornò al suo posto inginocchiandosi di nuovo, non era familiare con quel tipo di procedura e si trovava fortemente a disagio poichè non sapeva se aveva commesso qualche errore.
    Nel caso avesse sbagliato qualcosa?non voleva essere lei la causa per il fallimento della missione stessa o un incrinatura in un'alleanza che aveva impiegato tanto tempo a realizzarsi.


    Mi scuso se ho sbagliato qualcosa xd non ho mai ruolato una scena simile quindi non conosco i procedimenti adeguati xd
     
    Top
    .
  13.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    SQ Narratori
    Posts
    21,295
    Location
    Bari

    Status
    Anonymous
    Älya
    Älya;
    La voce del re era profonda ed il salone maestoso: chiunque avrebbe potuto sentirsi in soggezione in tale situazione.
    Tutti eccetto Älya.
    Rimase in ginocchio ed in silenzio, non solo perché non avrebbe potuto parlare se non interpellata, ma perché sentiva di essere totalmente estranea alla questione del messaggio, sebbene si trattasse probabilmente del destino di tutti i regni, per via dell'urgenza con la quale era stato consegnato.

    Elen le sembrava tesa, probabilmente curiosa di sapere cosa contenesse il messaggio, ed Älya non poté che biasimarla: all'inizio, quando era stata chiamata alla corte di Dwyn, anche lei si era chiesta cosa avrebbero dovuto comunicare a ne Duinhir, con così tanta urgenza.
    Ma quello era il suo stato d'animo solamente all'inizio del viaggio.
    In quel momento, inginocchiata sul pesante tappeto rosso, accanto a Tichondrius e Rosalinda, sentiva solamente di essere nel posto sbagliato.
    Non riusciva ad attendere ancora, senza fare nulla: Zack era da solo in un villaggio a lui sconosciuto e sua madre non sapeva nemmeno se stesse bene.
    Non posso pensare cosa potrebbe fare, dopo che anche suo figlio è scomparso.

    In effetti, non aveva idea di come fosse l'amore materno, non avendone mai avuto a che fare, ma le era bastato sapere che la madre di Zack era caduta in depressione dopo la morte del marito, per temere il peggio.
    Ed è soltanto colpa mia.
    Aveva una certa urgenza anche lei, nel riportare il ragazzino a Sintad ed era una fortuna che il re non si perdesse in inutili chiacchiere.
     
    Top
    .
  14.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Players
    Posts
    5,612
    Location
    Impero delle tenebre

    Status
    Offline
    uomadied_zpse6b1384a
    Tichondrius;
    Quando furono davanti a Re Duinhir, Elen fu impeccabile nel tipo di procedura e di circostanze che avrebbe dovuto seguire al cospetto regale. Sebbene si percepisse ancora distintamente un elevato senso di nervosismo nella giovane elfa, le parole, il tono, la postura e la dizione erano corrette. Se fosse stata anche un po' più tranquilla sarebbe stata perfetta.
    Il prezioso carico era quindi finalmente nelle mani del re e la loro missione era completa. Era chiaro che non potevano voltarsi e andarsene almeno fino a che il re non avrebbe concesso loro di essere liberi di andare e ciò probabilmente stava a significare che la compagnia avrebbe dovuto aspettare che la lettera venisse aperta e magari anche letta. Non sapevano il contenuto, ne tanto meno l'entità del messaggio benché comprendessero che aveva un'importanza di ripercussioni globali, visto ciò che era significato per tutti loro. Da questo però non si riusciva ad evincere se sarebbero stati messi al corrente del suo contenuto, questo era una faccenda che dipendeva, non solo dal messaggio contenuto nel pacchetto, ma anche alle personali discrezioni del re.
    Tichondrius poteva riuscire a scorgere nei volti delle tre donne che lo avevano accompagnato sino a li, l'enorme curiosità che avevano. Era chiaro che dopo tanti pericoli e peripezie, uno volesse sapere per cosa si aveva rischiato la pelle.
    L'uoma, naturalmente, era fatto di un'altra pasta e non aveva la ben che minima curiosità di sapere cosa ci fosse nella lettera. Per lui la cosa più importante era che la sua missione era conclusa con il migliore dei risultati. Nessun morto e nessun ferito sotto il suo comando, nessun oggetto smarrito, rubato o andato distrutto, obbiettivo principale portato a termine, insubordinazioni e mancanze di rispetto assenti... era stato un pieno successo. L'uniche cose che premevano sul suo senso di soddisfazione erano domande a cui non aveva e a cui non riusciva a trovare alcuna risposta.
    Chi era esattamente il golem di lava?
    I golem di lava sono creature artificiali che non si trovano in natura nel nostro mondo. Sono esseri generati dalla magia, dalla magia oscura e spesso evocati da un mago di enorme potere. Tichondrius non credeva affatto che qualcuno sapesse della lettera che trasportavano ne tanto meno il suo contenuto, visto che non lo sapevano nemmeno loro. Quindi come poteva il nemico, chiunque esso sia, ad avere interesse ad ostacolare il cammino della compagnia e la consegna della lettera? Tutte le difficoltà che aveva incontrato avevano perfettamente senso: gli aguzzini al ponte, i grulf che attaccano un bambino indifeso, una preda facile insomma...tutto appariva regolare, tranne il golem.
    Inoltre non convinceva neanche la spada. Benché il marchio che era stato applicato loro spingeva magicamente ogni componente a portare a termine la loro missione con qualunque mezzo, la spada non pareva essere comune. In qualche modo il marchio non vedeva in quell'arma un pericolo, o almeno, non lo vedeva ai fini della missione. In realtà poteva essere pericolosissima fuori dallo scopo per cui il marchio era stato applicato.
    Un'altro dilemma era la strana sensazione avvertita dall'uoma, il cambio del suo destriero, la reazione insolita degli altri cavalli e per ultimo, ma forse più importante di tutti, come mai l'uoma che avversava tanto la magia non fosse riuscito a liberarsi di un oggetto dai poteri magici enormi quanto sconosciuti e misteriosi.
    Chi c'era dietro a tutto questo rimaneva un mistero, anche perché la mente acuta dell'Hellfalas non riusciva a credere che fosse tutto avvenuto per caso. Secondo lui ogni singolo tassello di quel puzzle era un pezzo di qualcosa più grande...solo che ancora non riuscivano a decifrarne i pezzi e ancora non capivano come andavano ad incastrarsi tra di loro.
    La cosa, comunque, che maggiormente impensieriva il guerriero era cosa o chi aveva provato ad attaccarlo mentalmente da quando erano arrivati li. E per quale motivo lo aveva fatto. Era sicuramente un attacco potentissimo, di una magia portentosa e nessun nano aveva poteri magici tanto grandi, specialmente per una razza che da sempre ha sviluppato una naturale resistenza, oltre che repulsione per gli interventi magici.
    L'uoma si sentiva ancora perfettamente se stesso anche se c'era il dubbio. Quando un nemico smette di lottare, è per due motivi: o ha vinto; o si è arreso. Ma nel suo caso, quale delle due?
    In ogni caso non aveva importanza per il momento. Il messaggio era nelle mani del re, in una sala ghermita di gente e di guardie armate. Le sue compagne non aveva una forza tanto elevata da resistere ad un attacco come quello senza mostrare nessun segno. Quindi doveva essere un attacco singolo mirato esclusivamente a lui. Avrebbero dovuto uccidere Elen se volevano evitare che il messaggio giungesse a destinazione, non lui. Forse qualcuno aveva seguito il gruppo da lontano, o magari celato dalla magia, e avevano pensato che un membro potente come Tichondrius fosse il candidato perfetto per custodire la lettera. In tal caso avevano fatto male i conti. La lettera ce l'aveva Elen per tutto il viaggio, nonostante questo l'attacco contro l'uoma per ucciderlo era fallito e il messaggio era nelle mani del re. Anche la morte del guerriero non avrebbe cambiato nulla.
    Ad un tratto, nella sua mente proruppe una risata chiassosa.
    Tichondrius si guardò in giro...le orecchie non avevano percepito la vibrazione acustica nonostante fossero estremamente sviluppate. Quindi il suono non era venuto da fuori. Inoltre nessuno pareva turbato o che avesse mosso ciglio. L'aveva sentita solo lui!
    "Davvero sei così sciocco da pensare che era un attacco mosso a toglierti la vita? No! Per prenderla!"
    Di nuovo ci fu un attacco mentale ma questa volta non fu una stretta che cercava di assumerne il controllo. Sembrava qualcosa di molto diverso. Sentiva che qualcosa era messo in dubbio e cominciò a domandarsi che cosa ci fosse di così poco sicuro. L'insicurezza non era qualcosa che faceva parte di lui ne del credo che serbava nel suo cuore. Ognuno era nato per un motivo e per tracciare una linea nel mondo sulla guida di un disegno più grande e l'uoma stava seguendo quella linea in modo impeccabile. Il dubbio cominciò ad essere palpabile.
    Che disegno c'era davanti a ciò a cui non riusciva a dare un senso?
    Il golem, la spada, il suo cavallo, il fatto che la spada sembrava destinata a lui in un modo che nemmeno lui stesso riusciva a contrastare o allontanare. Che fosse il disegno dell'uo? Ma allora qual'era lo scopo di quella spada. Anzi, no...qual'era lo scopo di Tichondrius, cosa doveva compiere con quella spada?
    Fu allora che dentro di lui qualcosa cambiò...superata quella soglia una potente energia cominciò a crescere. Gli occhi dell'uoma si tinsero di un rosso acceso e dentro la sua mente, riusciva a sentire un contatto doppio con una mente estranea. Non era ostile ed era anche semplice. Era beatamente ferma a riposare, conscia del contatto che si stava creando. Quando fu completo, l'Hellfalas lo vide, era il destriero che gli era stato donato. Era nelle stalle, attendeva il suo padrone...Tichondrius. L'energia stava montando dentro di lui e, quasi come se lo avesse sempre saputo fare, tracciò con il dito dei segni sul terreno. Un cerchio con una stella a dodici punte concentrica e una runa diversa dentro ciascuno degli spazi presenti tra una punta e l'altra. Nessuno si era accorto di nulla, dato che nulla era ancora successo e l'uoma era perfettamente capace e addestrato in moltissimi anni di disciplina a non dare nell'occhio. Prima che poté terminare quel marchio magico, e prima che qualsiasi cosa avesse in mente poté palesarsi, il patto che gli era stato impresso sul braccio dal re degli elfi cominciò a bruciare con un vigore incommensurabile. Qualcosa che non aveva nulla a che vedere con ciò che avevano visto fare nel corso della missione. Da verde smeraldo, il marchio era diventato color cremisi e dall'inchiostro magico usato per tracciarlo uscivano fiamme altissime che gli stavano ustionando il braccio e lo stavano anche facendo urlare di dolore, visto il violento impatto che avevano avuto nell'infrangere la più tenace delle sue barriere, quella che impediva a chiunque di mostrare vulnerabilità o debolezza. Eppure, quel bruciore era talmente forte da vincere persino Tichondrius. Non riuscì a premersi una mano sul braccio per cercare di tamponare il bruciore perché, non appena la posò, si scottò anche quella. Al culmine della sofferenza, i sensi dell'uoma collassarono svenendo sul posto e sotto lo sguardo incredulo dei presenti. Nessuno avrebbe mai potuto capire cosa fosse successo, solo che era passato.
    Per impedire che l'incidente e la presenza del colosso, che giaceva a terra svenuto, ostacolavano le fasi conclusive e il decreto da parte del re di missione compiuta, oltre che un brutto spettacolo da vedere. Un gruppo di inservienti nani, senza aspettare nessun ordine e mossi direttamente dal buon senso, trasportarono l'uoma sino alle sue stanze. Sarebbe ripartito insieme alla squadra alla conclusione della vicenda.


    Da questo momento non rispondo fino a quando la transazione con il re non sarà terminata e tornerete anche voi nelle vostre stanze, ma questo non per impossibilità a rispondere ma solo perché, essendo svenuto, il mio personaggio non può interagire in alcun modo
     
    Top
    .
  15. Eirydia
     
    .

    User deleted


    Narratore;
    Duinhir alzò una mano mentre Elen si faceva avanti per consegnare la lettera. Al suo gesto, il paggio nanico la raggiunse e con gentilezza si fece consegnare il messaggio. Nessuno straniero, alleato o no, aveva il permesso di avvicinarsi al re seduto sul suo trono.
    Il nano porse con ossequio la lettera a Duinhir che cominciò ad aprirla silenziosamente.
    Una missiva di Eledhwen? Quello spilungone vorrà chiedermi di nuovo di inviargli i miei nani per esplorare le gallerie... Ah, questa volta se lo scorda!

    Stava giusto estraendo la pergamena dove già riconosceva la calligrafia elegante del re elfico, quando alzò lo sguardo improvvisamente: uno dei messaggeri urlava di dolore e il suo braccio era in fiamme.
    Cosa diamine succede?!
    Senza aspettare un comando del re, diverse guardie erano intervenute, accerchiando l'Uoma. Egli però collassò quasi subito, probabilmente in seguito ad insostenibili dolori.

    Le guardie stavano già cominciando a portare via il corpo incosciente del colosso, ed il re aguzzò lo sguardo, capendo che era stato il patto magico a procurare quella reazione.
    Duinhir lasciò dunque perdere la lettera, ed adirato esclamò: Cosa significa tutto questo?! Traditori nel mio castello e nella mia città? Cos'ha in mente Eledhwen?
    Sembrava quasi riflettere ad alta voce, ma senza dar loro tempo per ribattere chiamò altre guardie che sopraggiunsero immediatamente.
    Imprigionate quello sporco Uoma! sbraitò.

    Ordinò al nuovo drappello di accerchiare i rimanenti messaggeri, rimasti ad assistere alla scena.
    Impostori. Mostratemi il sigillo del patto magico, se ne avete uno.


    Edited by X a riel` - 30/12/2014, 02:21
     
    Top
    .
20 replies since 9/12/2014, 18:52   237 views
  Share  
.