Nuovamente a Donnakadh

Quest secondaria

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  1. Ellyon
     
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    moun_zps0e83f1ad
    Moun;
    Moun lasciò sul ripiano di legno del bancone alcune monete, quanto pattuito la sera prima per la sua cena, il suo letto e la spartana colazione a base di pane e formaggio della mattina.
    Si era fermato a riposare nella locanda prima di intraprendere l'ultima parte del viaggio che lo avrebbe condotto al tempio dove decenni prima aveva trovato notizie sui suoi antenati.
    Guardò l'oste, in piedi dall'altra parte del bancone, un legno che aveva visto giorni migliori e che portava tracce ormai indelebili di vino e cibo, e fece un lieve cenno della testa.
    L'uomo, intento ad osservarlo di straforo mentre asciugava dei bicchieri di vetro al piombo ormai diventati lattiginosi, rispose al saluto con un cenno indentico, per poi guardare le monete e perdere interesse per lui.
    L'ourthugal controllò che il suo scudo, la sua ascia e il suo borsello fossero ben sistemati, si calò il mantello e il cappuccio sul corpo e sul volto per evitare di essere fissato dai pochi che avrebbe incrociato, quindi aprì la porta per uscire. il viaggio sarebbe durato alcuni giorni, ma non aveva fretta. Voleva cercare altre informazioni, come gli era stato richiesto dagli studiosi di Tenar, e ne avrebbe approfittato per deviare al ritorno alle Cascate Azzurre, di cui aveva tanto sentito parlare, ma che non aveva mai visto.
    Non aveva ancora finito di uscire che un ragazzino, non aveva più di dieci anni, il corpo magro e scattante, quasi perso nei larghi abiti da contadino probabilmente ereditati da qualche fratello maggiore, sgattaiolò tra le sue possenti gambe per fermarsi di fronte al proprietario della locanda.
    Ansimava, come se avesse corso per chilometri, i capelli castano chiaro in parte incollati alla testa dal sudore, ai piedi degli scarponcini di stoffa e cuoio che avevano visto giorni decisamente migliori.
    Goob, Goob, è successo di nuovo. disse ad alta voce inframmezzando le parole con lunghi sospiri. Il timbro era una via di mezzo tra la voce di un bambino e quella di un adolescente. Probabilmente Moun si era sbagliato sull'età, anche se di poco.
    Cosa è successo di nuovo? E tu non dovresti essere a curare le pecore? chiese l'uomo, senza nemmeno alzare lo sguardo.
    Al cimitero. Quello della vecchia città. Anche ieri il vecchio Bondor ha visto una figura uscire dalle tombe e aggirarsi nella notte per poi sparire quando lui si è avvicinato.
    L'uomo poggiò il bicchiere sul tavolo, osservandolo un istante, come a controllare la pulizia, quindi infilò lo straccio alla cintura e si sporse verso il ragazzo, appoggiando i gomiti sul bancone e avvicinando la faccia, rubiconda e decisamente pingue, senza traccia di barba al pari della testa, che aveva solo poche vestigia di capelli grigi e corti.
    Il vecchio Bondor non saprebbe riconoscere un demonio da una principessa anche se fosse sobrio, e lui non lo è mai, da che mi ricordi. Ora torna a badare alle pecore e io forse mi dimenticherò di averti visto qui se tua madre passa per andare al villaggio. gli rispose ironico.
    Ma...
    Vai! gli intimò lui con tono duro, portando il ragazzo a borbottare qualcosa di indistinto e caminare verso la porta, che era rimasta aperta grazie alla masiccia mano di Moun. Uscito il ragazzo, lui richiuse la porta e lo seguì per alcuni metri.
    Scusa se ti importuno, giovane uomo. esordì alle sue spalle, facendolo quasi sobbalzare.
    Cosa? esclamò l'altro, indetreggiando di un passo o due. Moun lo sovrastava del doppio della sua altezza circa. Chi?
    Non volevo spaventarti. Ho sentito ciò che hai detto, e volevo chiederti se a parte questo... Borgor, altri avevano visto lo spettro?
    Bondor e altri lo hanno visto. sono alcuni giorni che si vede. Non so se è uno spettro o altro, ma se si aggira nei cimiteri non è di sicuro una cosa buona.
    L'ourthugal annuì lentamente.
    E dove posso trovare questo cimitero, se non ti è di disturbo dirmelo?
    Il ragazzo stava osservando Moun indeciso se fidarsi o meno di lui, e dalla distanza che teneva era probabile che se avesse potuto sarebbe scappato a gambe levate. Senza levargli gli occhi di dosso, sebbene non vedesse nulla di lui se non la stazza enorme e parte dell'armatura, allungò il braccio destro e il dito alla sua sinistra.
    Il cimitero è a mezza giornata di cammino da qui. Segui la strada per il vecchio ponte, poi gira al sasso a forma di piramide. Vedrai delle case vecchie, è la città abbandonata quasi un secolo fa. Il cimitero è poco dopo, ma non andare verso la città direttamente. Ci sono trappole per i conigli e altri animali. Stai sulla strada.
    Senza aspettare altro il ragazzo corse via.
    Probabilmente è solo il risultato di troppo vino, ma se lui non è l'unico ad averlo visto, forse c'è qualcosa davvero. pensò il guerriero. Allungò una mano dietro la schiena per toccare il manico dell'impressionante ascia bipenne, come a tastarne l'esistenza, sebbene pesasse svariati chili e solo pochi erano in grado anche solo di sollevarla. E io e te rischiamo di arruginirci se non troviamo qualcosa da fare, eh? le disse sorridendo in tono amichevole, come se stesse parlando a una compagna di avventure.
    Era una cosa che aveva iniziato a fare da alcuni anni, un comportamento che in parte poteva pensare derivare dalla mania di suo padre di dare un nome proprio a tutti i suoi oggetti più cari, che avevano compreso alcune spade, l'armatura e uno scudo. Lui si era sempre domandato come mai e quando un giorno glielo aveva chiesto, ritenendolo alquanto bizzarro, aveva ricevuto come risposta che con il tempo avrebbe capito anche lui.
    Personificare gli oggetti, considerarli amici e in qualche modo dotati di un carattere. Assurdo. si era detto più volte, ma la realtà era che in lunghissime e solitarie giornate in giro per Eyridia, uno dei modi per non impazzire era quello di parlare, e farlo con la sua ascia o il suo scudo, vitali per la sua sopravvivenza, gli era sembrato un modo un po' meno folle che parlare al vento.
    Moun si incamminò con passo pesante nella direzione indicata dal ragazzo, considerando che avrebbe raggiunto la sua destinazione verso sera. Il sole era già alto in cielo, segno che era già metà mattina, poche nubi in un cielo terso, mosse da un vento debole che non faceva affatto presupporre di essere in autunno inoltrato.


    Edited by Draghoradrim - 23/9/2014, 12:52
     
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  2. Witchy
     
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    xyliarole_zpsfdc8e20c
    Xylia;
    Donnkadh è sempre bella, ma l'autunno è la mia stagione preferita. Mi ha sempre dato un senso di pace e di tranquillità che le altre stagioni non riescono a procurarmi. disse tra sè e sè la ninfa rilassandosi, seduta con la schiena contro il tronco di una quercia che probabilmente aveva una cinquantina di anni, massiccia, dritta e forte. Le dava un senso di protezione che solo il suo albero le sapeva dare, ma ormai lui era morto da molti anni, forse da più di un secolo. Eppure in lei erano ancora vivi e vividi i ricordi di come fossero cresciuti assieme, da deboli germogli a forti esseri, ognuno a suo modo.
    I ricordi si accavallarono nella sua mente, mentre osservava il sole tramontare alla sua destra, lanciando lunghe e scure ombre in un cielo dipinto di rosso e viola. Si stava rannuvolando, rispetto alla mattina e alla prima parte del pomeriggio, ma non sembravano nubi da pioggia, una sorta di istinto che aveva come ninfa, anche se dopo la morte del suo amato in parte lo aveva perso, nascosto, traviato dalla parte morta di lei.
    Si alzò, spazzolandosi con la mano il lungo mantello nero che indossava, e si diresse verso la tomba della moglie del mago che lei aveva imparato a conoscere e ad amare per così tanti anni. Era piacevole per lei perdersi nei ricordi, lasciare che la sua vita, apparentemente bloccata ad una età decisamente più giovane di quella che aveva in realtà e che era molto più vecchia di molte ninfe, lasciasse il posto ai ricordi senza tempo, probabilmente deformati a suo vantaggio, di quando seguiva quell'uomo nel cimitero e poi in giro. Ogni istante era qualcosa di magico e meraviglioso per lei, qualcosa che nessun altro avrebbe mai potuto ricreare. Lui era unico.
    Sei stata fortunata, lo sai. Lui era unico. disse davanti alla vecchia, sporca e, in alcuni punti, crepata tomba. Era una lastra una volta bianca, di marmo zuccherino, ma le piogge, il tempo e le erbe infestanti erano riuscite a renderne l'aspetto più simile a una superficie grigiastra e grezza, cancellando anche il nome e i simboli arcani che erano stati incisi sulla superficie come era abitudine oltre un secolo prima. Lo era davvero... mormorò chiudendo gli occhi e ricacciando una piccola lacrima che voleva scendere dall'occhio sinistro.
    Si inginocchiò sulla tomba, come faceva ormai da alcuni giorni mentre ricordava Askelon, i momenti belli e quelli brutti, raccontando degli aneddoti alla tomba, che lei considerava una sorta di amica.
    Quando poteva tornava alla sua città natale, ormai abbandonata, e si stabiliva nella sua vecchia dimora, il cimitero. Rimaneva qualche giorno, a volte anche una settimana, finchè quel senso di vuoto e di abbandono che la coglieva e che era il sintomo che doveva tornare là non la lasciava. L'ultima volta era capitato quasi dieci anni prima, e aveva soggiornato in una delle cripte, sfruttando il fatto che il portone di legno era ormai così marcio che le era bastato un piccolo sforzo per farlo crollare a terra. La cripta era ancora là, era solo diventata il rifugio di una piccola famiglia di pipistrelli, per nulla disturbati dalla sua presenza.
    Lei e loro erano in sintonia. L'essere stata, o probabilmente l'essere ancora una ninfa scusa le permetteva di capirli, di controllarli entro certi limiti, una sorta di richiesta di favore più che di ordini veri e propri; la natura è fatta di sinergie, non di dominio. Quello è proprio degli esseri umani.
    Il sole era da pochissimo tramontato, il cielo era viola e ancora si poteva vedere abbastanza bene, anche se tutto era come coperto da una coltre scura, silenziosa. tutto sembrava essersi fermato, o aver rallentato, anche gli uccellini del vicino boschetto non stavano più cinguettando come loro solito.
    Xylia si bloccò e si alzò in piedi, incurante delle foglie secche, le prime che si erano staccate alcuni giorni prima dagli alberi, che le rimasero attaccate alle ginocchia dei pantaloni.
    Era tutto troppo silenzioso. Non andava bene.
    Con circospezione si mosse dalla tomba verso una piccola cripta, una costruzione circolare di non più di cinque metri di diametro e alta circa quattro, dal tetto a cupola in alcuni punti sfondato. Entrò, spostandosi in una zona buia, che le permetteva però di vedere nei dintorni. Se c'era qualcuno, probabilmente lo avrebbe visto, o perlomeno sentito mentre rimaneva al sicuro lì dentro.
    Passarono alcuni minuti, durante i quali l'unico rumore che poteva percepire era il suo debole respiro e il vento che muoveva le foglie degli alberi.
    Forse mi sono sbagliata... pensò allungando il collo per vedere meglio fuori, quando improvvisamente sentì dei passi, lenti e pesanti, avvicinarsi dall'entrata principale.
    Attese paziente, nell'ombra, finchè non vide passare una massa gigantesca. Sembrava impugnare un'arma molto grossa e pesante, ma non capì che cosa poteva essere. L'essere era molto alto e massiccio, e dal rumore almeno gli scarponi erano corazzati. Probabilmente indossava una intera armatura.
    Lo vide superare il suo nascondiglio, dirigersi apparentemente verso la tomba su cui era inginocchiata fino a pochi minuti prima, e asua volta genuflettersi appoggiandosi al manico della sua arma. Era una enorme e pesante ascia bipenne. Nessun umano avrebbe potuto impugnarla. Doveva essere uno uoma sicuramente. Quello spiegava l'altezza e la stazza. Non poteva vederlo in volto, l'ampio cappuccio gli nascondeva totalmente il volto.
    Il guerriero si alzò, dando le spalle alla tomba.
    Non sei uno spettro, loro non lasciano impronte. Vieni fuori. disse con voce bassa e cavernosa, ma calma.
    Xylia lo osservò un istante prima di decidere, quindi si mosse, uscendo allo scoperto, le braccia nascoste dal mantello, le mani sulle else dei pugnali.
    Non lo sono, è vero. E perchè dovrei esserlo, uoma? gli disse, tenendosi a debita distanza. Erano a una decina di metri uno dall'altra.


    Su consiglio del maritino, avverto che ho mosso il suo personaggio con il suo consenso. Vedrò di limitarmi le prossime volte e non farlo del tutto.


    Edited by Witchy - 26/9/2014, 23:34
     
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  3. Ellyon
     
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    moun_zps0e83f1ad
    Moun;
    Moun si era attardato più del previsto osservando il cielo che cambiava lentamente colore perdendo il tono dell'azzurro per assumemere i toni scuri eppure caldi e quasi pomposi del viola e dell'arancione, con lunghe striature di rosso spento dove le nubi sembravano sfilacciarsi come schiuma nel mare. Si stava coprendo, ma non sembravano nubi da pioggia, erano bianche e morbide, non cariche di tempesta, nè del colore del piombo ossidato. Allungando il già poderoso passo recuperò i minuti trascorsi ad osservare il cielo e giunse poco prima del tramonto al cimitero, avendo superato una decina di casupole di legno e pietra dal tetto ormai sfondato nella maggior parte dei casi, una o due bruciate fino alle fondamenta.
    Si era avvicinato guardingo a una di quelle, per poi rilassarsi notando che il legno era stato bruciato da molto, troppo tempo e che ormai solo da vicino si poteva ancora sentire l'odore di carbone.
    Forse un fulmine. pensò riposizionando l'ascia sulla schiena, il manico quasi del tutto coperto dal massiccio scudo. Chissà come mai hanno abbandonato tale villaggio. quello nuovo non mi sembra molto diverso, e oltretutto è in una posizione meno favorevole, in quanto deve prendere acqua da un fiume, mentre qui vedo un pozzo, anche abbastanza grosso nonostante sia in disuso.
    Rimuginò sui possibili motivi dell'abbandono, ma non venne a capo di nulla, e quindi ci rinunciò, preferendo concentrarsi sul luogo dove era arrivato.
    L'ourthugal si era fermato appena dopo un piccolo gruppo di alberi che rimanevano alla destra della strada che aveva seguito. Come era ovvio, il suo arrivo aveva spaventato, o perlomeno messo in allarme gli abitanti della macchia che aveva iniziato ad assumere i toni del giallo, del marrone e dell'arancione spento che l'autunno portava a tutti gli alberi di latifoglie. Dalla sua posizione, a una cinquantina di metri si ergeva il cimitero. Era imponente, più della città, non certo per dimensioni, ma per fastosità delle tombe visibili. Vedeva vari mausolei, alcuni così alti da essere considerati quasi a due piani, molti in materiali nobili, come marmi bianchi o verdi venati di nero. Certo il tempo era stato con alcuni di loro impietoso, e lo stesso si poteva dire della cancellata e dell'inferriata in ferro battuto che correva lungo il perimetro, in alcuni punti crollata al suolo o così pendente che era ovvia la sua imminente caduta.
    Il guerriero estrasse per sicurezza l'ascia, imbracciandola a due mani davanti a sè, il suo copro massiccio leggermente piegato in avanti per controbilanciare il peso dell'arma, pronto a colpire, ma non in tensione. Sapeva per insegnamento, addestramento e pratica che fino all'ultimo istante l'arma e lo scudo dovevano essere imbraciati, non strozzati, altrimenti al momento dell'impatto i muscoli sarebbero stati già stanchi. Avanzò fino al cancello di ingresso, alto un po' più di lui, in ferro una volta probabilmente brunito ma ora completamente arruginito, in alcuni punti fiorito tanto da essere di per sè uno spettacolo anche se di decadimento e incuria. Era aperto, il tempo e forse il vento avevano spaccato la serratura e una delle due ante aveva ruotato sui cardini, così che non dovette nemmeno muoverlo per entrare.
    Attorno a lui era solo silenzio, il vento tra i pochi alberi che erano cresciuti, alcuni spaccando con le radici delle tombe ormai abbandonate, sa muovere le foglie producendo un tenue fruscio. Osservò di sfuggita da sotto il cappuccio del mantello alcune lapidi che spuntavano dal terreno, le lettere e i numeri quasi del tutto corroso, mentre altre erano cadute a terra, rompendosi in due parti o più. Si fermò un istante, notando che la terra sembrava riportare delle tracce che andavano ad una quercia, e le seguì. Ebbe conferma che qualcuno di recente era stato lì, l'erba e alcuni piccoli fiori di campo erano schiacciati, sengo che qualcuno si era seduto e poi si era alzato non tanto tempo prima. Altre tracce nell'erba e nella terra dei vialetti portarono il guerriero ad una tomba ancora intatta, una lastra di marmo zuccherino corrosa dal tempo. Appoggiando il manico della sua arma al terreno, lo usò come appiglio per genuflettersi leggermente, la mano sinistra ad allungarsi sulla pietra, a sfiorarla.
    Qualcuno era stato lì, e forse era ancora lì. Come poteva portarlo allo scoperto? Non era uno spettro, probabilmente un predatore di tombe, se non più di uno. Normalmente quei topi rognosi giravano in gruppo. Probabilmente erano nascosti nei vari mausolei, forse uno o più di loro lo stavano osservando. Era la cosa più probabile. Un piccolo gurppo, probabilmentre tre, quattro persone, umani sicuramente. Doveva evitare che capissero che lui sapeva.
    Si voltò, dando le spalle alla pietra.
    Non sei uno spettro, loro non lasciano impronte. Vieni fuori. esclamò con voce priva di emozioni. Non aveva paura di loro, nè di qualunque altra cosa.
    La sua frase sembrò quasi riverberare tra le pareti di pietra del cimitero, per poi perdersi nell'aria.
    Che avesse sbagliato, che il suo intuito in quel frangente non fosse stato all'altezza, come invece si era mostrato altre volte?
    Alla sua sinistra un'ombra si mosse, come se fuoriuscisse direttamente dal freddo nero del mausoleo. Era una figura ammantata di nero, della pellccia grigia attorno all'ampio cappuccio che nascondeva il volto e anche attorno all'orlo inferiore del mantello. Si mosse di alcuni passi, ma senza avvicinarsi a lui, rimanendo ad una distanza che Moun giudicò di sicurezza. Per entrambi.
    Non lo sono, è vero. E perchè dovrei esserlo, uoma?" disse la figura. La voce era femminile, pacata, come la sua senza alcuna emozione. Dalle dimensioni poteva essere un'umana, o un'elfa. Probabilmente anche una banshee, ma non ne aveva mai incontrata una, quindi non poteva esserne sicuro.
    Lui non si mosse, muovendo lentamente l'arma in modo da tornare ad imbracciarla a due mani senza però apparire minaccioso più di quello che era.
    Non sono uno uoma, e tu non sei uno spettro. Ora sappiamo cosa non siamo. Gli abitanti del villaggio vicino ti hanno vista, e ti hanno creduto un fantasma. Non è normale aggirarsi di sera o di notte tra le tombe. Qualcuno potrebbe pensare male... le disse senza ironia, per poi spostare il mantello dalla testa e mostrare il suo volto. Sono un ourthugal, mi chiamo Moun. tu chi sei?


    Edited by Draghoradrim - 23/9/2014, 12:52
     
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  4. Witchy
     
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    Xylia;
    L'essere, che la sovrastava abbondantemente, avrebbe potuto schiacciarla in un attimo se avesse voluto e se lei fosse stata a tiro. Lo osservò mentre si calava il cappuccio sul collo per mostrare il volto, un volto umano se si evitava di menzionare le corna da bovino sulla testa.
    Si presentò come un ourthugal. Ne aveva conosciuti alcuni nella sua vita, ma erano quasi sempre umani con alcune sembianze da gatto, o da coniglio, a volte da volpe. Lui era il primo ad essere così massiccio e di una razza così particolare.
    Era un guerriero, non vi erano dubbi in proposito, e aveva avuto contatti con gli uoma, quell'ascia riportava alcuni particolari costruttivi che solo loro usavano. Un regalo? O forse un cimelio di uno scontro?
    Io sono Xylia, e sono una ninfa. gli rispose senza togliersi dalla posizione di attesa, leggermente difensiva, in cui si trovava. Non si mosse in avanti, nè arretrò. Lo stava squadrando, e sapeva benissimo che se non era cieco se ne sarebbe accorto. tutto stava a come avrebbe reagito. Il villaggio è lontano, quello nuovo. Qui ci viene solo chi vuole cacciare e chi vuole ricordare.
    Si rilassò un istante, arretrando dolcemente di un passo, per poi spostarsi sulla sinistra, così da non avere alle spalle la via da cui era arrivato Moun. Poteva non essere solo. Gli uccellini non avevano ancora ricominciato a cantare, ma forse era per via del tramonto che stava ormai incombendo su di loro, lunghe e scure ombre che disegnavano strane forme sulle tombe ormai abbandonate e sulle cripte in rovina.
    Non mi dire che sei venuto qui solo per una gentilezza verso gli abitanti del villaggio? gli chiese, non riuscendo a nascondere una sottile vena ironica nella sua voce. Saresti davvero un cavaliere di altri tempi. Comunque... continuò tornando seria e allargando le braccia come a mostrare quello che avevano attorno io non sono uno spettro e non sto facendo nulla di male, quindi se vuoi scusarmi, tornerei ad occuparmi degli affari miei come tu scommetto che hai altro a cui pensare. Non si arriva da Aluan fin qui per aiutare una decina di umani.
    Poteva essere ciò che diceva lui, ma poteva anche essere che lui fosse il classico avventuriero in cerca di fama e fortuna, e lei una preda che lui considerava facile. Nel secondo caso, avrebbe scoperto che non era una tenera e dolce ninfa da laghetto.
    Al momento voleva solo poter ritornare ai suoi pensieri davanti alla tomba del suo amato.


    Edited by Witchy - 26/9/2014, 23:33
     
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  5. Ellyon
     
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    moun_zps0e83f1ad
    Moun;
    Moun rimase interdetto dalle risposte della sconosciuta, che disse chiamarsi Xylia.
    Era la prima volta che vedeva una ninfa scura. Certo, nella sua lunga vita aveva visto alcuni appartenenti alla sua razza, ma erano sempre delicate e spesso quasi piccole ninfe chiare, dalla pelle candida, a prima vista delle normali umane, forse al più delle elfe se abitavano alberi dove c'erano o c'erano stati elfi per lungo tempo, ma era la prima volta che vedeva un essere del genere.
    La pelle scura, adesso che il sole stava tramontando un po' meno luminescente di prima, tanto che per un istante alla sua vista aveva davvero pensato che lei fosse uno spettro, la voce forte, non cinquettante come normalmente le aveva sentite.
    Era una persona forte, si vedeva. chissà da che albero proveniva. Non ve ne erano molti in quel punto, e sicuramente nessuno era di tipo notturno. forse qualche pianta, ma nei cimiteri che lui sapesse crescevano solo le belle di notte, e solo se piantate.
    Da cosa presupponi che io venga da Aluan? le chiese, incuriosito, ma la voce risultò più dura di quello che avesse voluto. Lui poteva venire da dove voleva, ma il fatto che lei avesse indovinato lo rendeva leggermente timoroso. Sapeva che le ninfe erano esseri la cui magia poteva fare molte cose, e sapeva che alcune di esse erano molto brave in campi che rasentavano il proibito. Quelle scure soprattutto. Cosa comunque vera. E no, non sono venuto qui solo per dare una mano a degli umani. ho deviato dalla mia vera destinazione, e quanto prima tornerò sui miei passi. Semplicemente ti chiedo di lasciare questo posto. E' un posto per il riposo dei morti, e credo che le persone qui prenderebbero decisamente male la tua presenza in questo luogo. Potresti farti del male.
    Moun si voltò verso sinistra, sentendo un rumore in lontananza. Sembravano grida, e prima ancora di riconoscere le parole esatte, vide alcune torce muoversi poco lontano dal cimitero, e dei riflessi di armi metalliche e fuoco.
    A quanto pare non hanno aspettato che io li avvertissi che non c'era pericolo. grugnì lui spostando il peso dell'arma da una mano all'altra, muovendo alcuni passi verso di loro, per poi voltarsi verso la donna. Ti conviene andare, nasconditi in qualche albero, sparisci in un filo di fumo, fai quello che sei abituata a fare. Vedrò di calmarli, di spiegare loro la situazione con le buone. Strinse meglio l'impugnatura con entrambe le pesanti mani. Ma ho come l'idea che saranno necessarie le cattive.
    Beata e maledetta ignoranza dei contadini.
    Si voltò di nuovo verso Xylia.
    Ripeto, vattene se non vuoi guai. Da loro o da me se quando torno sei ancora qui. I morti vanno lasciati in pace.
    Senza attendere risposta, il guerriero si mosse deciso verso l'entrata, diretto verso i contadini e chi era con loro. Probabilmente cacciatori e altra gente del posto.
    Speriamo di non dover placare la tua sete, piccola mia....


    Edited by Draghoradrim - 23/9/2014, 12:53
     
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  6. Witchy
     
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    xyliarole_zpsfdc8e20c
    Xylia;
    Il guerriero non si mostrò affatto cordiale con lei, apostrofandola in malo modo, anche se probabilmente era solo troppo abituato a dare ordini a dei soldatucoli, e in modo non troppo velato le fece notare che secondo lui doveva andarsene, oltre a confermare la sua provenienza.
    Non lo presuppongo, ora lo so. E l'ascia che hai in mano grida uoma lontano chilometri. Per un istante prima che ti mostrassi credevo che tu fossi uno di loro. Non che abbia contro di loro nulla, almeno non al momento. gli rispose, senza muoversi dalla sua posizione. Abbozzò una smorfia che avrebbe dovuto essere un sorriso. "Già, il riposo dei morti. Un riposo che molti di loro non potranno mai avere, morti decenni fa, sotterrati da mani che nemmeno li conoscevano e benedetti da sacerdoti che non erano meglio dei loro carnefici. Qui non giace nessuno che non sia così vecchio da aver già trovato il riposo eterno, o così lontano dalla sua tomba da non poterlo mai più trovare. mormorò, ripensando alle lacrime versate sul cadavere del suo amato, dalla rabbia che l'aveva pervasa per giorni, il dolore della sua trasformazione in qualcosa che odiava, ma che era ormai parte di lei, e il suo desiderio quasi carnale di creare una tomba per lui, sebbene vuota, vicino a quella della moglie, un modo per ricordarlo e in qualche modo crederlo in pace e felice, come lei non sarebbe mai più stata.
    Sentì anche lei i rumori, e si ritrovò a guardare nella stessa direzione del guerriero, che le consigliò di andarsene, di sparire, o si sarebbe arrabbiato.
    Moun, della tua rabbia non so che farmene, ho diritto io di rimanere forse più di te di dirmi di andarmene, e se vorrò esserci al tuo ritorno, se ritornerai, sappi fin da subito che non sarò io quella ad avere guai. Lasciami in pace. Lo hai detto tu stesso. quasi digrignò i denti mentre lo avvertiva che tra i due probabilmente la più pericolosa era lei, e quindi gli si affiancò mentre si dirigeva all'entrata.
    Ragazzini... sorrise cattiva superando il massiccio guerriero di alcuni metri, fermandosi esattamente al cancello divelto e voltandosi. Stanne fuori, Moun. Il cimitero è mio, lo è sempre stato fin da quando ero un alberello con due foglie, figurarsi se quattro bifolchi mi spaventano. Metti via la tua arma, stasera non berrà, non mentre ci sono io, non su questo suolo sacro.
    Si voltò di nuovo verso il gruppo di persone, che nel frattempo si era fatto più vicino e e si potevano distinguere una decina di persone, armate di forconi, roncole e altre armi di fortuna. Dalle grida che si susseguivano e si accavallavano sembrava aver distinto parole come "strega", "spettro", "demone" e "mostro cornuto".
    Quelli ce l'hanno con te, amico. ironizzò verso il guerriero, per poi concentrarsi e nella sua mente evocare un'immagine dall'alto del cimitero, una sorta di mappa mentale che il suo essere ninfa le permetteva di avere del suo terreno, di ciò che era una volta il suo regno, la piccola fetta di mondo che era suo compito guardare e proteggere. Alcune cripte sapeva essere più fonde di altre, così vecchie e profonde da essere precedenti di molto la sua nascita, e sapeva chi vi nascondeva. A loro chiese aiuto, a loro chiese di muoversi dal loro sonno e di difendere il loro territorio, vigili e ciechi guardiani di tombe che non li riguardavano.
    Sorrise, mentre le porte di alcune cripte, già divelte o quasi dai loro cardini, sembrarono tremare e da ognuna di loro uno stormo compatto e nero di pipistrelli uscì avvicinandosi a lei con mute o acute grida, rimanendo sospesi sopra la sua testa, aura oscura, nuvola di tempesta ai suoi comandi. Le torce si fermarono, si udirono alcune grida di terrore. Una delle torce cadde a terra, ma fu quasi subito raccolta.
    Andate amici miei, andate e grazie per aver risposto alla mia chiamata. Non fatevi male, mi siete cari come le più preziose delle gemme, e non voglio che vi accada nulla di male, o loro ne subiranno le conseguenze.
    I chirotteri si mossero all'unisono, assumendo l'aspetto di una punta di freccia mentre volavano verso i contadini, che iniziarono a mulinare le loro armi e a gettare sassi, mentre le grida si facevano più acute e terrorizzate. L'arrivo dei pipistrelli su di loro fu come una bomba, e gli uomini si dispersero, urlando, in ogni direzione.
    Bravi, piccoli miei...
    Due dei contadini, di cui uno armato di spada e meglio protetto, probabilmente uno della guardia del paese, assieme a un ragazzo alto e magro dai capelli relativamente corti e rossi si diressero verso di loro, ma nel loro modo di arrivare e dal loro silenzio non stavano fuggendo, stavano attaccando. Alcuni pipistrelli si staccarono e andarono a dar loro fastidio, ma in un attimo si vide un lampo nel buio che stava arrivando, uno stridiio e uno di essi cadde al suolo fumante, ucciso da qualcosa che assomigliava o era fuoco.
    Cosa? mormorò allibita Xylia Un mago?
    Una lacrima le scese lungo la guancia mentre il labbro le tremò dal dolore e dalla rabbia, mentre gli occhi si fecero piccoli e un sottile fumo violaceo iniziò a sollevarsi dalle sue mani.
    Si avviò a grandi passi verso i due, che non distavano più di una ventina di metri in quel momento.
    Siete morti, siete morti e ancora non lo sapete! gridò.


    Edited by Witchy - 26/9/2014, 23:18
     
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  7. Ellyon
     
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    moun_zps0e83f1ad
    Moun;
    Vederla partire quasi di corsa verso le due figure poco lontane, lasciando dietro di sè una sottile striscia di fumo che proveniva dalle mani non era di certo una scena che si sarebbe aspettato di vedere da una ninfa che apparentemente non voleva mischiarsi nel clamore della battaglia e usava degli animaletti repellenti certo, ma relativamente innocui come i pipistrelli.
    Era rimasto scioccato anche lui nel vederne uno ucciso, carbonizzato da un colpo che sicuramente proveniva da un piromante, ma Moun non sapeva se essere più meravigliato dalla presenza di un mago nelle fila degli aggressori o del fatto che in quel momento la scaramuccia, che era certo poter fermare con un paio di urla e una dimostrazione di forza, era diventata una vera e propria, anche se piccola, battaglia.
    Reagì istintivamente, avanzando anche lui verso i due umani, notando però con la coda dell'occhio che i pipistrelli non erano più mossi da una sorta di mente, ma iniziavano a comportarsi come dei normali animali, alcuni ritornando verso il cimitero, altri fuggendo o comunque più interessati agli insetti nell'aria che a far fuggire i villici, che si stavano anche loro accorgendo della cosa, tanto da iniziare a convergere nuovamente verso il punto da cui si erano sparpagliati.
    Sarebbe stato davvero un problema far volgere a loro favore la situazione evitando vittime o feriti.
    Mentre si affiancava alla ninfa, il guerriero sbuffò.
    Cosa hai intenzione di fare? le chiese, voltando la testa sul pesante collo taurino. Lo sguardo e il silenzio di lei, fissi sul mago, gli fecero capire che on aveva bisogno di una risposta verbale. Sai anche tu che non è giusto, immagino. Tenta di spiegare la situazione, e per il pipistrello, vedremo di dargli una degna sepoltura o qualcosa del genere. Senti...
    La frase si bloccò a mezz'aria, mentre una piccola sfera di fuoco passava tra i due così vicino che il guerriero sentì distintamente il calore sulla sua pelle.
    Voltò nuovamente la testa verso i due avversari, notando come quello che si poteva definire un guerriero stava correndo verso di loro con la spada sguainata.
    Quelle palline di fuoco, che continuavano ad arrivare apparentemente senza precisione alcuna, erano solo fuoco di copertura, servivano a distrarli, e ci erano riuscite, o quasi, visto che il colpo, un fendente ben piazzato, fu parato con la lama di piatto della sua ascia senza eccessivi problemi, mentre una sfera di fuoco impattava sulla sua armatura senza lasciare apparenti danni.
    E' un malinteso, è un equivoco. Non vuole farvi del male, e non è uno spettro! gridò, mentre altri uomini si stavano dirigendo verso di loro. Se fossero stati circondati sarebbe stato un problema.
    Ci ha attaccati, e tu con lei. rispose il mago poco lontano, piazzando il palmo che si stava nuovamente infuocando verso il suo volto. La mano fu deviata, assieme ad un urlo di dolore, da un colpo di energia scura, mentre il braccio destro vicino al gomito si faceva scuro e gonfio, come a seguito di una forte botta, o di una leggera cancrena.Brutta...
    Xylia aveva estratto dei pugnali, e sembrava cavarsela abbastanza bene, tanto da permettere a Moun di tornare a concentrarsi sul suo avversario, mentre il mago era troppo impegnato a schivare i colpi per poter contrattaccare.
    Con pochi colpi ben piazzati gli fece volare via l'arma, per poi assestargli un calcio nell'inguine e farlo cadere a terra, ansimante e indifeso, ma con solo alcuni lividi come risultato.
    Sperò che questo facesse desistere gli altri, ma al contrario li aveva spronati ad essere ancora più battaglieri, tanto da far loro rimanere a distanza e lanciar loro addosso delle pietre o avvicinarsi e poi ritirarsi con le loro armi di fortuna. Un grido femminile gli fece volgere l'attenzione alla ninfa, che era stata colpita alla testa, sulla sinistra della fronte, da una pietra, poco prima che potesse colpire a morte il mago ormai a terra svenuto, apparentemente.
    Decisamente non la situazione migliore del mondo... analizzò il guerriero, guardandosi velocemente in giro. Non poteva continuare la battaglia, anche se, via il mago e il guerriero a terra rantolante, nessuno degli avversari era davvero degno di quel nome, ma era sicuro che se attaccavano in gruppo non avrebbe potuto essere sicuro di non far loro del male. Male serio. e non poteva permetterselo. Ritirata strategica.
    Sbuffando come il toro che in parte ricordava, Moun si spostò verso la ninfa scura, che presentava una leggera ferita alla testa, un bozzo per la verità, senza alcun taglio o lacerazione. Sistemò lo scudo sulle spalle e la sollevò di peso come se fosse un sacco di patate, caricandosela sulla massiccia spalla sinistra, la mano destra occupata a sostenere il peso dell'arma per risultare comunque minaccioso. Lanciò un urlo decisamente forte e spaventoso, che bloccò per un istante gli uomini che si stavano avvicinando, alcuni sassi a rimbalzare sulla sua armatura, per poi voltarsi e, ricorrendo ad ogni oncia di forza, mettersi a correre verso il cimitero, con destinazione finale una delle cripte in cui vedeva fuggire i pipistrelli, ormai non più sotto l'influsso della sua quasi inerme compagna.
    Dimmi che c'è una via di fuga in questo tuo amato cimitero, Xylia! le disse oltrepassando il cancello divelto.


    Azioni avvenute su Xylia sono state concordate preventivamente con l'utente Witchy


    Edited by Draghoradrim - 23/9/2014, 12:54
     
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  8. Witchy
     
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    xyliarole_zpsfdc8e20c
    Xylia;
    Era raro che la ninfa scusa si abbandonasse alla rabbia più cieca, non era nel suo carattere, ma la vista di uno di quegli animaletti che ai più faceva ribrezzo, mentre al contrario erano innocui e sicuramente utili, mangiando animali fastidiosi come zanzare e altro, le aveva fatto salire il sangue al cervello, se ancora ne aveva di sangue, vista la sua natura parzialmente askei'viel. Forse era proprio stata quella a farla impazzire di rabbia. Sentiva un rumore sordo alla base del cervello, come un temporale perennemente scatenato nei suoi sensi e nella sua mente, togliendole la capacità di ragionare razionalmente o quasi, e si era avventata sull'origine del fuoco, il mago, colpendolo con uno dei suoi potenti, ma per lei alla lunga estenuanti, incantesimi. Aveva continuato per un paio di volte, per poi passare alle lame, letali e veloci, estremamente adatte ad un combattimento ravvicinato come quello che stava ingaggiando con l'uomo, preso alla sprovvista e apparentemente incapace di gestire una lotta corpo a corpo. Anche lei preferiva ricorrere alle armi ravvicinate solo se costretta, ma in quel caso gli anni, i decenni di esperienza che aveva la mettevano in una posizione di vantaggio, giocando con lui come il gatto fa con il topo.
    Xylia si rese conto che facilmente, fin troppo facilmente avrebbe potuto ucciderlo, le sue lame varie volte aveva visto angoli scoperti o errori di movimento nel mago, ma finita l'eccitazione iniziale, forse anche dovuta alla stanchezza di aver usato gli incantesimi alla loro massima potenza anche se in maniera molto poco precisa, tanto che vari erano finiti persi nell'aria avendo mancato il bersaglio, la ragione stava nuovamente prendendo il sopravvento, tanto che parte di lei stava valutando come disingaggiarsi dalla lotta, probabilmente se poteva facendo in modo che se ne andasse anche il suo estemporaneo compagno di battaglia, il bestione taurino che sembrava quasi a suo agio in quel marasma.
    Fu mentre valutava come andarsene , tenendo a distanza e impaurito il mago muovendo in maniera quasi ipnotica i coltelli, come a dirgli che se si avvicinava era morto, se tentava un incantesimo anche, che sentì un dolore lancinante sulla sinistra, vicino alla tempia, e il mondo si fece nero, di quelli senza sogni e dal sapore metallico in fondo alla gola.
    Quando riaprì gli occhi non sapeva quanto tempo era passato, ma si sentiva come se fosse stata sua una nave in tempesta, una nave che sapeva di sudore e metallo.
    Si rese conto solo quando la nave che era Moun le gridò qualcosa, capendo solo il suo nome all'inizio, per impiegarci poi alcuni secondi a ricostruire il resto della frase e capire che probabilmente il suo svenimento era durato pochissimo.
    Io... mormorò, per poi schiarirsi la gola. Io credo di sì. Se mi ricordo bene alcune delle cripte sono scavate in profondità e collegate a delle catacombe antiche che si diramano per centinaia di metri. Vai a quella di destra, ha una grande colomba sull'entrata.
    Non potè capire se il guerriero aveva capito o meno, in quanto sembrò emettere solo un grugnito.
    E mettimi giù! gli intimò, ormai con la testa lucida anche se dolorante. Con la mano si toccò la testa, trovando la bozza dolorante.
    Farà male per un bel po', maledizione agli umani... sbuffò mentre lui la posava a terra e assieme iniziavano a correre, sentendo dietro di loro gli uomini inseguirli.
    Seguita dall'ourthugal si infilò nella grande costruzione di pietra invecchiata, crepata e corrosa dal tempo, un cadavere di ciò che era quando lei non era altro che una giovane ninfa innamorata di un giovane mago. Le porte di legno erano ormai sparite, chissà se consumate dal tempo o se rubate dai predatori anche solo per farci legna da ardere. Osservò l'interno, una pianta quadrata, abbastanza grande da ospitare tre tombe rettangolari una vicino all'altra su due delle pareti e una la centro con il coperchio scolpito a rappresentare un anziano con una lunga tunica apparentemente a riposare con gli occhi chiusi e il volto sereno. Quello il tempo e l'incuria non lo avevano toccato, era ancora perfetto. Ripescando dalla memoria ciò che aveva visto fare alcune volte, cercò, chinandosi, mentre una fitta alla testa le fece sfigurare il volto per un secondo in una smorfia di dolore, un particolare fregio nei quattro lati della tomba, e finalmente trovò quello che le interessava, dalla forma simile a una testa di rapace. Lo schiacciò, e quasi senza rumore l'intera tomba si mosse di lato mostrando un ampio passaggio con delle scale in discesa.
    Ora o affrontiamo quei pazzi furiosi! gli disse scendendo velocemente nel buio.
    Fuori si sentivano le grida dei contadini e degli altri uomini avvicinarsi.
     
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  9. Ellyon
     
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    moun_zps0e83f1ad
    Moun;
    Moun seguì la ninfa scura che sembrava muoversi con certezza, a dimostrare che conosceva quel posto perfettamente. Si infilarono in una cripta grande e che sapeva di muffa, ma era un vicolo cieco, nessuna uscita se non da dove erano arrivati.
    Non ci sono altre uscite... disse, la sua voce, per quanto bassa, a rimbombare nella cavità di pietra della cripta.
    Stava per parlare di nuovo, ma dopo essersi voltato verso l'entrata pronto a reggere, se poteva, la prima ondata di umani che sentiva avvicinarsi, sentì un rumore sommesso, come della pietra che struscia su altra pietra, per poi udire la voce di Xylia.
    Si voltò, vedendo la testa della femmina sparire in quelloc he era a tutti gli effetti un passaggio segreto apertosi dive c'era una tomba.
    Non se lo fece dire due volte, e la seguì, notando appena che lei sfiorava un determinato sasso nella parete, un sasso dalla forma fin troppo regolare e in rilievo di alcuni centimetri. il sasso sembrò rientrare tremando nel muro, e la pietra, la tomba tornò a chiudere il passaggio.
    Siamo in trappola! gridò, la sua voce coperta dalle grida in parte attuttite dalla pietra dei vari umani giunti come uno sciame di cavallette inferocite nella cripta, gridando alla magia per la loro sparizione.
    Iniziarono a muoversi, il loro cammino, verso il basso prima e verso corridoi che si diramavano ogni decina di metri dopo, illuminato solo da una sfera di luce azzurrina che la ninfa aveva evocato, simile a un fuoco fatuo, e aveva mandato poco avanti a loro per permettere loro di vedere la strada.
    Sai dove stiamo andando? chiese lui dopo che gli parve per la terza volta che attraversassero lo stesso incrocio. forse era così, forse erano diretti da qualche parte davvero. Per Moun tutte le tombe, tutti quei buchi oblunghi nel terreno riempiti di resti umani che riposavano da secoli lì gli parevano identici. Li guardava e si muoveva con rispetto, dopotutto erano solo ossa, ma erano state anche uomini e donne, ognuno con la sua storia, ognuno nel suo piccolo in grado di cambiare il corso della storia, e magari alcuni di loro anche senza volerlo lo avevano fatto.
    La direzione sembrava certa ormai per la ninfa, il suo passo più sicuro, non sembrava più guardarsi in giro ad ogni incrocio o diramazione.
    Probabilmente riesce a sentire cose che io non sento... pensò. Deve esserci qualcosa nei suoi sensi, o nella sua magia. Forse ha percorso questi corridoi già così tante volte che...
    Il suo pensiero fu interrotto da un sinistro rumore, come di ossa che si spezzavano, ma fu il terreno ai loro piedi che si aprì, creando prima profonde crepe simili al terreno troppo secco, per poi formare una buca abbastanza grossa da trascinare lui e la ninfa nella caverna, nello spazio sottostante.
    Il tutto avvenne in meno di due secondi. Nessuno dei due ebbe il tempo di reagire, e mentre cadevano si fissarono un secondo prima che il guerriero allungasse la sua mano guantata afferrandole il braccio sinistro e trascinadola verso di sè. Con un mormorio che sapeva di antico attivò le ali che aveva sulla schiena, mero disegno che divenne reale, due enormi ali nere che sembrarono allungarsi dalle sue scapole verso l'esterno, rallentando la caduta.
    Rilassati e ci salveremo. le disse mentre alcuni pezzi del pavimento li superavano cadendo più veloci di loro in quello che sembrava un fiume sotterraneo che si avvicinava con velocità non pericolosa ma comunque preoccupante.
    Moun sentì un colpo fortissimo alla base del collo, un dolore lancinante e la testa gli girò improvvisamente, un'ondata di nausea che lo colse rubandogli la concentrazione prima e la coscienza dopo.
    L'ultima cosa che sentì fu l'impatto violento del suo corpo nell'acqua gelida e nelle pietre del fiume, poi nulla.
     
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8 replies since 29/7/2014, 13:40   126 views
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