Quest Primaria: Messaggeri verso Maj'krat

Fazione Regno

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  1. Edgard Strolgher
     
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    Tichondrius;
    Nonostante il guerriero avesse fatto del suo meglio per sfuggire alla tempesta, tracciando con cura la rotta e dando fondo alle sue scorte per rendere il viaggio dei cavalli sufficiente e privo di stanchezza, oltre per consentire loro una velocità adeguata da poterla aggirare, il vento cambiò la sia traiettoria, probabilmente a causa dell'innalzarsi della temperatura della valle ad est che creava delle correnti ascensionali e una migrazione d'aria a partire dai monti, molto più freddi, per questo motivo furono investiti frontalmente dalla tempesta che li colpì duramente abbassando la possibilità di vedere a buona distanza dinanzi a loro mentre il vento sferzava nelle orecchie e rendeva impossibile comunicare.
    Ad un certo punto, le goccioline d'acqua battente cominciarono a fermarsi ad una certa distanza davanti al suo volto e a formare un percorso sferico davanti a Tichondrius fino a volare via nell'aria dietro a lui. Elen o Rosalinda dovevano aver creato una magia protettiva per ripararsi dalla tempesta. L'uoma si voltò guardando l'una, poi l'altra per comunicare tacitamente con lo sguardo gratitudine e approvazione per quel gesto, per quanto magico, e la sua indiscutibile utilità. La luce, tuttavia, era scarsa come se fosse notte fonda a causa dei densi e numerosi nembi temporaleschi che non lasciavano filtrare i raggi del soli. Così fu impossibile per l'imponente guerriero vedere adeguatamente i loro volti, ne distingueva le sagome ed era capace di riconoscere i cavalli o i vestiti ma non potendo vederli con maggiore precisione, dovette ammettere che sarebbe stato impossibile per loro vedere l'espressione di Tichondrius e comprendere il messaggio facciale che voleva dare. Non riteneva saggio gridare contro la tempesta la sua approvazione quindi fece scivolare via la cosa, esattamente come le gocce d'acqua stavano facendo su quella protezione invisibile.
    Man mano che il giorno si avviava verso la sua fine e cominciava a sopraggiungere la sera, la pioggia cominciò ad essere sempre più gelida sino a trasformarsi definitamente in neve, segno che erano giunti a destinazione. Il progresso del giorno non fu facilmente distinguibile, le nuvole non permettevano alla compagnia di distinguere lo stato di luce e nemmeno la posizione degli astri, quindi, determinare l'orario era impossibile. Sono Tichondrius ne serbava un approssimativo segno tenendo mentalmente conto dello scandire del tempo. Era un compito snervante e difficilissimo, soprattutto perché imponeva una concentrazione continua e costante, senza concedere il lusso di nessuna distrazione, oppure si mandava all'aria l'intero conteggio. Nonostante la tediosità del compito, era di vitale importanza per poter avere un idea dei tempi e degli spazi percorsi e per il tracciare un eventuale cambio di rotta, soprattutto perché le montagne avevano un solo ingresso all'interno di una gola e condotta poi all'immenso guardia cancello, la maestosa porta di Maj'Krat e non potevano lasciarsi andare ad errori troppo grossolani.
    Le fatiche mentali di Tichondrius erano sempre più pressanti, un presagio strano, poiché l'uoma non aveva mai avuto tanta difficoltà di concentrazione. Sentiva sempre che la sua mente era sfuggevole, distratta da qualcosa che incombeva su di lei. Forse era la stanchezza del viaggio o la fatica fisica che si provava a resistere ai venti della tempesta...tuttavia la tempra dell'uoma non aveva mai ceduto a questo, nemmeno a pressioni molto maggiori, per tanto non riusciva a capire cosa stesse pesando su di lui a quel modo. I suoi sforzi, tuttavia, non furono vani e la neve, che aveva lasciato un manto di tappeto bianco ad accoglierli, aveva lasciato due incombenze di grigia e nuda roccia su due alti versanti della gola, mostrando loro l'ingresso.
    Ci volle un'altro giro di clessidra buono prima di giungere all'ingresso della fortezza nella montagna. In sua prossimità, la compagnia scese ognuno dal proprio destriero procedendo a piedi. L'uoma era già stato al cospetto di quel cancello e, anche se non era facile per lui essere colpito dalle cose futili, la prima volta che lo vide ebbe una strana sensazione di impotenza verso quell'incredibile lavoro di maestria architettonica, come lo era anche creare un'intera città sotterranea in una montagna. Avendo già goduto delle meraviglie della maestria nanica, Tichondrius non degnò la sua attenzione all'ingresso ma si avviò lentamente verso i guardiani che la sorvegliavano. Come era consuetudine del loro ruolo, i due nani a guarda della porta sbarrarono le lance invitando la compagnia a rivelare identità ed intenzioni. Tichondrius mantenne il silenzio, sapeva che era consuetudine dei nani che i messaggeri parlassero per conto anche dei superiori, stava per parlare lo stesso, sapendo che Elen non era a conoscenza di queste usanze ma fu anticipato da Alya che presentò se stessa e il resto del gruppo. Il marchio elfico del re, poi, terminò il proprio ruolo spazzando via ogni ulteriore traccia di dubbio dai guardiani, convincendoli che avevano realmente di fronte la compagnia di guerrieri che stavano aspettando. Furono aperti così i battenti e ricevettero una scorta che li avrebbe accompagnati dentro la fortezza. Tichondrius, come tutti gli uoma, conosceva la lingua dei nani e fu accolto da una serie di apprezzamenti poco piacevoli sulla sua stazza, sulla diffidenza del popolo dagli esseri a cui avevano dato asilo, fino anche ad apprezzamenti strani verso la compagnia per intero, ritenevano che un messaggio urgente dagli elfi significasse pericolo assoluto e per tanto consideravano i guerrieri come portatori di sventura.
    Una delle cose più strane e particolari che segnarono il loro attraversamento delle sale verso le stanze che gli sarebbero state assegnate in attesa dell'udienza al re, oltre che le reazioni dei nani all'innaturale destriero che il guerriero conduceva per le redini era che sul collo dell'animale erano comparse dei segni, che i suoi occhi avevano un colore strano che non sapeva spiegarsi se era il suo solito colore, se era per via della luce delle lanterne delle immense sale o se gli stesse succedendo qualcosa, persino il suo manto sembrava diverso, più scuro e non più il bianco candido che aveva da quando erano partiti. Era anche vero che quando si alzava il vento dalle montagne, portava sempre polvere di roccia e terra con se e che la tempesta glielo aveva soffiato proprio addosso e, per tanto, credeva che fosse solo sporco. In fine, la pressione e il peso che sentiva nella sua testa era diventato improvvisamente più acuto nel momento in cui aveva varcato la porta della fortezza.
    Percepiva una sorta di presenza dentro di lui una presenza che stava facendo qualcosa di grosso. Anni di esperienza lo avevano reso capace di dissimulare conflitti interiori, quindi da fuori sembrava solo in solenne serietà, calma e rispetto reverenziale ma dentro di se era appena iniziata ad imperversare una battaglia cruenta e violentissima che stava scuotendo l'intero suo essere tanto che fu costretto a muoversi per inerzia, assente a tutto ciò che gli stava succedendo impegnato com'era a capire cosa stesse avvenendo.
    La sua esperienza servì davvero, poiché nessuno si accorse di nulla!
    Il gruppo venne condotto ai loro alloggi per la notte. Ad ognuno venne concessa una camera personale in modo che potevano stare tranquilli per conto proprio e avere ciascuno la propria privacy ed intimità, così ben presto l'uoma si ritrovò da solo nella sua stanza. Si chiuse la porta alle spalle e subito sentì la presa diventare ancora più stretta, quasi volesse ghermirlo e averlo in pugno. Non riusciva a pensare o a darsi nessuna spiegazione di ciò che stava succedendo, nemmeno una larga ipotesi, tutte le sue energie si stavano concentrando nel tentativo di resistergli. Quando la potenza di quella stretta riusciva a guadagnare abbastanza terreno dentro di lui si sentiva quasi annullare per finire sostituito da qualcos'altro, qualcosa di non suo, qualcosa di oscuro, di estraneo...di nemico. Tichondrius era un essere forte e quel sortilegio non riusciva a sconfiggerlo. La lotta interiore fu talmente lunga e intensa che non rispose e non andò ad aprire la porta quando gli fu servito il pranzo. Il rumore di passi lo aveva distratto per un tempo estremamente piccolo, ma diede al suo nemico interiore il tempo necessario a riuscire ad assestare un affondo dentro di lui guadagnando terreno.
    Il servitore che gli aveva portato il cibo, non avendo risposta e non sentendo il minimo rumore e la minima avvisaglia di ciò che stava succedendo, doveva aver interpretato la cosa come il segno che dimostrava che l'occupante della stanza si era addormentato per le fatiche del viaggio, quindi ben intento a non disturbare il suo riposo, si allontanò portando il cibo con se.
    La lotta ardua tra Tichondrius e il sortilegio durò per ore e non sembrò cessare o perdere colpi da nessuna delle due parti. L'uoma era estremamente temprato e resisteva alla grande. Il burattinaio che muoveva i fili di quella cosa sembrò percepirlo e quindi si riscosse arretrando sempre di più sino a scomparire del tutto.
    Quando Tichondrius fu libero dalla stretta mentale era talmente esausto e provato che cadde a terra li dov'era, poco più avanti della porta d'ingresso, cadendo in un sonno profondo che reclamava a gran voce di riprendere un po' delle forze perdute, non dal viaggio naturalmente, ma da ciò che aveva appena passato.
    Il mattino arrivò presto. Tichondrius balzò in piedi terrorizzato, forse per la prima volta nella sua vita! Sapeva di essere stato attaccato mentalmente da una qualche sorta di magia, sapeva di aver lottato con tutte le sue forze un nemico invisibile che non aveva avuto modo di affrontare ma solo di arginare, controllare e resistergli. Non si era accorto neppure di aver ceduto a sonno e stanchezza e non poteva sapere se nel sonno aveva portato a termine l'attacco fallito durante l'assalto diretto.
    Riusciva a muoversi e a pensare lucidamente, non avvertiva nessun influsso dentro di se, ogni pensiero ogni convinzione ogni sensazione gli sembrava plausibile e reale, oltre che a riconoscerle come fondamentalmente proprie.
    L'esame di se stesso durò quasi due giri di clessidra, reso possibile solo dalla sua abitudine di alzarsi molto presto. Tutto sembrava normale e regolare. Probabilmente l'attacco era fallito del tutto e lui ne era emerso vincitore. Comunque, il suo profondo addestramento e la sua disciplina, gli imponevano un'attenzione ferrea ed estrema. Non sapeva se l'incantesimo aveva avuto il suo effetto e lui non riusciva a percepirlo oppure se era ancora del tutto e per tutto se stesso.
    Le sue riflessioni furono rotte dal sopraggiungere dei servi che il re era pronto a riceverli. L'uoma quindi uscì e incontrò il resto della compagnia. Il sonno aveva contribuito alla ritempra del suo fisico e sembrava aver giovato anche agli altri, sembravano tutti freschi e riposati oltre che rimessi a nuovo per essere presentabili all'udienza con il re. L'uoma non badava a queste cose, ma dopotutto era presentabile anche lui. La sua corazza era ben tenuta e non presentava sporco o elementi che avrebbero potuto tradire una scarsa cura dell'aspetto necessario ad un udienza reale. La compagnia si diresse dunque verso il cospetto del re con una scorta armata. Sentiva che gli altri non erano a loro agio da quel tipo di accompagnamento ma era la loro usanza per un colloquio formale con un membro della casata reale.
    L'uoma si rivolse alla piccola mezz'elfa. Il suo fu un consiglio, come gliene aveva dati tanti durante la missione, sia a lei che al resto del gruppo.
    Tra i nani è consuetudine che il portatore del messaggio parli personalmente, la scorta dovrebbe restare in silenzio. Quando ti presenterai al re dovrai inchinarti per pochi secondi e tornare subito dritta, porta una mano stretta a pugno sul petto ed enuncia 'Thorak sinduin Re Duinhir'. Ti guadagnerai il suo favore e il permesso di parlare. Lui è pur sempre un elemento di punta della politica del regno, quindi sa parlare molte lingue e potrai proseguire nella lingua che preferisci. Cerca di assumere un tono autoritario, i nani credono di essere i figli della roccia e oltre che alla gente alta hanno scarsa simpatia per le persone che non dimostrano la stessa durezza della pietra. Ricordati che sono alleati e non avere paura e vedrai che andrà tutto liscio. Se può darti maggior coraggio ricordati che ci siamo anche noi con te.
    Tichondrius sapeva che un sorriso rassicurante era ciò che maggiormente ci voleva in una situazione come quella ma non era il tipo e non era certo neppure di riuscirci, era più ovvio pensare che ne sarebbe uscita una smorfia quindi terminò il discorso annuendo con determinazione per farle sapere e sentire emotivamente tutto il suo sostegno. Quindi proseguirono in silenzio sino alla sala magna dove re Duinhir sedeva sul suo trono con il martello cerimoniale stretto tra le mani e posato dinanzi a lui.


    Vi chiedo scusa dal profondo del cuore per la mia assenza prolungata! Sto curando un progetto molto importante per la ristrutturazione del palazzo del volontariato, mi sta portando via molto tempo!
     
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20 replies since 9/12/2014, 18:52   238 views
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