Quest Primaria: Messaggeri verso Maj'krat

Fazione Regno

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Edgard Strolgher
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Players
    Posts
    5,612
    Location
    Impero delle tenebre

    Status
    Offline
    uomadied_zpse6b1384a
    Tichondrius;
    In prossimità del castello, quando ormai indugiare era diventato particolarmente inutile, Tichondrius alzò il braccio per indicare un punto nelle mura di cinta esterne del castello.
    Ci accamperemo nel punto in cui si incontrano i due maschi delle mura in modo da avere un riparo dagli elementi atmosferici ed evitare rischi di cedimenti nella struttura!
    Il suo cavallo mastodontico non era minimamente affaticato, mentre le altre bestie sentivano i postumi della fatica. L'uoma non ci aveva ancora pensato, ma la forza dello stallone era rimasta la stessa nonostante le sue falcate fossero aumentate di circa il doppio, quindi quello che per il suo cavallo dalle dimensioni soprannaturali era un galoppo relativamente tranquillo, per gli altri era una marcia forzata. La sua disciplina e la sua esperienza non avevano a che fare con l'uso delle cavalcatura ed era stato un vero sciocco a non accorgersene prima. Il mutamento radicale del paesaggio sconvolse nuovamente il gruppo, un tempo quel castello viveva nello splendore e per tanto era stato opportunamente spianato il terreno per accogliere la sua magnificenza. Il tempo del declino non era stato sufficiente a permettere alla vegetazione di riprendere piede in quelle lande, ma di sicuro, le rampicanti e l'edere più tenaci avevano già dichiarato la loro avanzata sui resti morenti dei tempi ormai andati.
    A sud-est della loro posizione, si stagliava nitida dinanzi a loro la foresta Alisan. Le creature che vi dimoravano non erano mai state un problema per la scuola nel fiore dei suoi anni, ma non sarebbe stato lo stesso in quel frangente. La posizione delle mura consentiva loro di dormire serenamente senza montare turni di guardia pur prendendo qualche accorgimento, come quello di legare i cavalli nella parte più interna dell'angolo ottenuto dall'incontro delle mura e facendo in modo che ciascuno della compagnia dormisse con le proprie armi addosso. In quello spazio non potevano essere accerchiati, quindi potevano reagire prontamente, specialmente considerando l'udito sensibile dell'uoma.
    L'orizzonte aveva già inghiottito gli ultimi raggi disperati del sole quando la compagnia raggiunse il punto dell'accampamento.
    Quando furono arrivati e l'uoma smontò dal suo destriero gigante tutto il peso della sua strana sensazione gli piombò addosso. Eppure non c'era più il caldo torrido che aveva segnato la loro cavalcata. Nonostante questo il sudore freddo continuava ad imperlare la sua fronte e, ad alcuni tratti, si sentiva montare dentro una strana rabbia. La cosa strana era che anche il suo cavallo reagiva pressappoco nella stessa maniera ogni volta che accadeva nitrendo e scalciando. Tuttavia bastava una affettuosa pacca sul collo robusto, degno di un cavallo da guerra, per tenerlo tranquillo.
    Tichondrius non era uno stupido, sapeva che c'erano troppe strane coincidenze.
    Da quando aveva imbracciato la spada sottratta al golem, essa aveva avuto effetti benefici su di lui. Lo aveva curato velocemente delle sue ferite, lo aveva reso ancora più forte e veloce, eppure stava facendo anche qualcos'altro. Aveva avuto strani fenomeni legati all'elemento fuoco accanto a lui durante il viaggio, e ora sudava...forse il golem di lava prendeva il suo elemento dalla spada e ora quel calore regnava dentro di lui, pronto ad essere sprigionato non appena avrebbe imparato a controllarlo.
    Comunque, cancello dal suo viso, per quanto possibile, gli strani segni di quella eredità magica. Avrebbe dovuto interpellare una qualche esperienza in fatto di magia per saggiarne gli effetti non appena il campo fosse messo al sicuro.
    Sapeva che non poteva più occuparsi dei cavalli, a parte il suo frisone, gli altri avevano cominciato a temerlo in maniera alquanto strana e Elen sembrava dotata di un'innata capacità di legare con gli animali.
    Le si avvicinò consegnandole le erbe con cui si prendeva cura dei cavalli e, nel farlo, il suo cavallo si ritirò allontanandosi da lui per quanto possibile. Stizzito, Tichondrius, gli lanciò il sacchetto e disse poi al gruppo.
    Prepariamo... - aveva accuratamente evitato di usare l'imperativo per dimostrarsi un buon leader anche nei confronti di Alya - ...un campo per la notte. Elen, con te i cavalli dovrebbero essere più collaborativi... - ancora aveva espressamente evitato un ordine diretto - ...io andrò a procurarmi la cena. La nostra posizione non è favorevole...quindi niente fuoco, ne bivacchi! Per una questione puramente strategica bisognerà sistemare i cavalli della parte più interna del muro in modo da dover difendere un solo fronte!
    Senza aggiungere altro e, correndo a buona velocità, tenendo testa ad un cavallo comune grazie alle ampie falcate, Tichondrius sparì nella foresta. Gli uoma non erano creature che usavano i cavalli e la loro stazza gli permetteva di resistere a lunghe ore di sosta, ma non poteva certo dire di non aver apprezzato il fatto di conservare le energie durante il viaggio e usarle in pieno durante gli scontri. Per lo stesso motivo, un contingente di uoma faceva circa il triplo della pause e delle fermate, in ciascuna delle quali doveva mangiare pasti consistenti e ricchi di energia.
    Fu la sua natura a consentirgli di tornare al campo con una quantità di funghi, tuberi e erbe aromatiche adatte a sfamare un piccolo battaglione e con una famigliola intera di cervi dopo appena un giro di clessidra. Al suo ritorno il campo era pronto e sistemato e ogni riguardo strategico era stato preso a sufficienza. Per mangiare carne, a meno che non fosse secca e salata avrebbero dovuto cuocerla. Probabilmente la compagnia avrebbe visto un controsenso nella presenza dei cervi a tal proposito. Ma gli uoma avevano i loto metodi.
    Tichondrius scavò una buca nel terreno alta circa cinque piedi e larga tre. Vi infilò dentro una delle bisacce d'acqua e prese una pietra di dimensioni adeguate. La spaccò in quattro parti colpendola con un unico pugno vigoroso e tratto ciascuna di esse con uno sfregamento circolare con un po di terra sotto il primo strato superficiale. Durante una giornata torrida come quella passata, i granelli di terra, sabbia e silicati, conservavano energia che disperdevano durante la notte, sfregandole in modo circolare su una pietra piatta di roccia metamorfica, l'energia veniva ceduta alla pietra diventando sufficientemente calda da permettere uno stufato freddo per mangiare in maniera adeguata i cervi.
    In quel modo la carne era insapore e l'uoma sapeva che umani ed elfi non erano temprati come l'uoma e che si lasciavano condizionare da roba inutile come il gusto di un pasto. Per questo aveva recuperato le erbe aromatiche.
    Con il suo coltello da caccia, scuoiò e pulì la carne con la stessa maestria e precisione di un macellaio esperto e lasciò affogare la carne nell'acqua resa calda dalle pietre, gettandovi dentro le erbe aromatiche.
    Intanto servì a tutti i funghi e i tuberi per ingannare l'attesa, tagliandoli a fette, cubetti o striscioline per ogni esigenza alimentare. Per quelli non poté fare molto e avrebbero dovuto mangiarli freddi. Una precauzione scomoda ma necessaria visto che il castello poteva essere un covo alquanto comodo per qualsiasi forza che poteva rivelarsi ostile e, accendere un fuoco, equivarrebbe a rivelare la loro posizione e chiedere loro di essere attaccati.
    L'uoma mangiò in silenzio e trangugiò la maggior parte delle provviste prese, calcolando accuratamente, comunque, ciò che sarebbe dovuto bastare agli altri sulla base delle informazione acquisite nei pasti precedenti, quindi tutti avrebbero avuto la loro razione.
    Quando anche la carne fu pronta, vi spruzzò sopra altre erbe e poi le servì al centro, non sapendo chi avrebbe voluto mangiarla e chi no. Così facendo, avrebbero potuto servirsi autonomamente qualora avessero gradito la portata.
    Quando tutti ebbero finito di pranzare, Tichondrius si allontanò di circa tre battute e sfoderò la spada sottratta al golem richiudendosi in se stesso e su una profonda analisi dell'arma e dei segreti che celava.
    Era un'arma magica, lo sapeva...ma gli sembrava molto strano che il suo credo accettasse quella spada, possibile che il marchio, che agiva magicamente su di lui per anteporre il bene della missione avanti a qualunque cosa, potesse zittire così tanto i suoi insegnamenti? Forse avrebbe dovuto accettarne il potere e quella strana sensazione che dava. Una doppia presenza dentro di lui, una che non gli apparteneva, la presenza della magia? Del potere della lama? I circoli di evocazione del golem era magia nera, e se lui stesso e quella spada fossero vittime di una stregoneria? Allora come mai il marchio sul suo braccio gli permetteva di tenerla e di non scagliarla via?
    E' per questo che noi uoma ripudiamo la magia e tutto ciò che è legato ad essa, è una serpe in senso che agisce di propria iniziativa e solo le creature magiche dovrebbero averci a che fare, chi non è parte della magia stessa non può sperare di averne il controllo. E' una scienza caotica e che con gode dell'ordine dell'uo. Al termine di questa missione mi separerò da questo artefatto degli abissi oscuri!
    E intanto continuò a restare fermo, assorto nei suoi pensieri...
     
    Top
    .
43 replies since 14/10/2014, 19:57   391 views
  Share  
.