La tappa più vicina

Role Rilevante

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  1. Lilithan
     
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    LA STORIA FIN ORA
    Scherma la mente!
    Una volta partire dal porto, Lilithan guida Bitterblue ed Esther al Campo di addestramento del Regno, per chiedere un riparo per la notte e dei cavalli per il viaggio del giorno successivo.
    Durante il tragitto, la soldatessa introduce dei tarli nelle menti delle due allieve, invitandole ad esercitarsi nella difesa della mente: se fossero state brave abbastanza con le loro barriere, avrebbero evitato di riportare alla mente brutti ricordi, oppure l'immagine dell'oste dal quale avevano alloggiato.
    Le due si esercitano e cercano di costruire barriere stabili, entrambe con grosse difficoltà iniziali.
    Una volta arrivate al Campo di addestramento, le tre vengono accolte, con grande sorpresa dei soldati, che credevano Lilithan morta.
    Il capitano offre loro una tenda e dei cavalli per il giorno dopo e le tre vengono invitate a cena, assieme ai canti e all'allegria dei soldati di razza nanica.
    Durante la notte, Bitterblue riesce anche ad entrare nella mente di Esther, per scoprire cosa turbava l'elfa da giorni.
    Le tre partono presto il giorno dopo, dirette ad Aresmelle.


    CITAZIONE (Lilithan @ 3/8/2014, 21:43) 
    Bitterblue Fon Fabre
    Lilithan;
    Poco distante da loro, Lilithan sorrise fra sé, in silenzio, distesa sul fianco e dando loro le spalle.
    Non voleva essere un'intrusa fra le due e sapeva che entrambe sarebbero state capaci di superare le loro prove personali insieme. Il suo tarlo agiva, era vero, ma poi la coscienza di ognuno tendeva ad amplificarne gli effetti. Purtroppo era così e non solo nella magia: bisognava imparare a combattere qualunque cosa tentasse di ostacolare una manovra di battaglia.
    Forse era un duro allenamento, ma ne sarebbero state fortificate.

    L'alba arrivò presto, quando l'alzabandiera suonò l'inno del Regno per svegliare tutti i soldati.
    In realtà loro tre non erano tenute ad alzarsi insieme a tutti gli altri, ma se non volevano tardare sulla loro tabella di marcia, avrebbero fatto meglio a non perdere tempo.
    Lilithan le chiamò una volta sola e lasciò che Gatto Nero della Notte si assicurasse che si svegliassero.
    Lei si preparò abbastanza velocemente e raccolse le sue cose, per poi uscire. Voleva salutare il capitano e approfittarne per ricevere tutto ciò che aveva richiesto il giorno precedente.

    Aggirò il percorso che i soldati seguivano per la mezzora di allenamento e corsa mattuttina evitando di farsi investire da loro, e si diresse spedita nella tenda di Darinn.
    Non ebbe bisogno di chiedere perché il capitano la conducesse personalmente nella scuderia dove riposavano i cavalli.
    Le procurò bisacce piene per tre persone e le presentò i cavalli più veloci di cui disponevano.
    Duinn le presentò i tre destrieri. Lilithan stabilì subito con loro un contatto mentale e seppe che erano perfetti per il loro viaggio. Tranquilli, abituati a ricevere ed eseguire ordini, coraggiosi, resistenti. Non avrebbe potuto chiedere di meglio.

    Fate buon viaggio, Lilithan. aggiunse con voce calda il capitano. Non nascondo la mia preoccupazione, ma sono felice che tu sia viva. Aspetteremo vostre notizie da Aresmelle.
    Ma certo. confermò l'elfa, con un cenno del capo. Siate pronti.

    Poche ore dopo erano già al galoppo in direzione nord per aggirare le ultime montagne che accerchiavano il campo e procedere spedite verso la foresta Alisan. Lilithan aveva calcolato circa due tappe e poi sarebbe stato anche possibile accamparsi ad Hollet, dove era di certo più sicuro che gli altipiani o altri posti dove sarebbero state facilmente rintracciabili.

    Avanzarono lungo uno dei sentieri ella foresta che affiancava la strada principale, continuando a dirigersi verso nord, i volti coperti dai cappucci e i cavalli spronati al galoppo.

    Quando uscirono dalle foreste meridionali del regno dei Nani si ritrovarono circondate da dolci colline che più avanti lasciarono il posto a rilievi più alti. Fecero una sola sosta, a mezzogiorno, per cambiare i cavalli in una locanda isolata, spesso utilizzata dai sottoposti di Re Eledhwen.

    Grazie ai nuovi destrieri, più freschi e veloci, raggiunsero i domini del castello di Hollet al calar della notte: sarebbe stato sufficiente ripartire all'alba, per arrivare in tempo alla tappa successiva che Lilithan si era prefissata.


    Edited by Lilithan - 19/9/2014, 19:26
     
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    Esther;
    Dopo aver viaggiato così a lungo sui cavalli, Esther fu grata della sosta che Lilithan invitò loro a fare: non era mai stata abituata a cavalcare e le gambe le facevano davvero male.
    Per questo motivo tirò un sospiro di sollievo, quando scese dal suo cavallo.
    Ricordò di quanto di fosse lamentata nel tragitto che le avrebbe portate fino al Campo di addestramento, ma ora che se ne rendeva conto, avrebbe preferito di gran lunga proseguire a piedi, sebbene i cavalli fossero molto più veloci.
    Dopotutto non abbiamo poi molto tempo da perdere. Rifletté, mentre legava le briglie del cavallo ad un tronco spezzato che se ne stava per terra, dove avevano deciso di accamparsi.

    L'episodio di qualche notte precedente, aveva infuso un po' di speranza nell'animo dell'elfa, che cercava di fare tutto il possibile per non pensare alla gente che la inseguiva.
    Elargiva più sorrisi possibili, un po' per convincere le compagne che fosse tutto a posto, un po' per convincere se stessa del fatto che stesse bene.
    Doveva cominciare con lei per prima, altrimenti non avrebbe convinto nessuno.

    Durante il viaggio, che spesso era silenzioso, anche per via del galoppare dei cavalli, che impediva di lasciarsi ascoltare, Esther ne approfittò per migliorare la propria barriera mentale: sapeva che aveva funzionato, perché era riuscita a bloccare Bitterblue, quando aveva provato ad entrare nella sua mente, ma la ragazza non era di certo un mago potentissimo, quindi un protezione migliore sarebbe stata l'ideale.
    Quando sarebbe stata sicura che anche Lilithan fosse incapace di eludere la sua sicurezza, allora avrebbe saputo che la sua barriera sarebbe stata stabile e forte abbastanza.

    Lasciò le proprie armi accantonate in un angolo e poi stiracchiò i muscoli, ancora intorpiditi.
    Quella sera avrebbero dormito nuovamente all'aperto e la comodità poteva anche scordarsela.
    Aveva voglia di fare qualcosa di interessante, dopo il faticoso silenzio a cui le tre erano state costrette lungo il viaggio.
    Le mancavano i tempi di Saudra: li ricordava come i più bei momenti vissuti fino a quel momento.

    Attese che anche le altre si mettessero a loro agio e poi si rivolse a Bitterblue, ricordandosi improvvisamente di una cosa.
    Ma tu non dovevi insegnarmi il dwyniano? Sorrise.
     
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    Avevano cavalcato giorni interi e sebbene cavalcare la rilassava sempre, Bitterblue non poteva fare a meno di sentirsi stanca.
    La sella del cavallo era scomoda ed inadatta alla sua forma: si ritrovò velocemente a sentire la mancanza di Angus e della sella che possedeva da così tanti anni da farle prendere una forma confortevole per il suo fondoschiena.

    Si stava lamentando mentalmente da molte ore, cavalcando dietro la coda del destriero di Lilithan senza prestare molta attenzione alla strada percorsa. Cominciava a riconoscere la vegetazione più familiare, ma il fastidio era tale da impegnarla completamente nel cambiare posizione ogni pochi secondi.
    La seccatura della cavalcata e la noia di non conoscere bene il cavallo cui stava in groppa si interruppe verso sera, quando avvistò finalmente il castello di Hollett in lontananza.
    Lo conosceva molto bene per quanto riguardava la sua posizione geografica e come punto di riferimento, ma non lo aveva mai visto dal vero. Sapeva che era una scuola molto rinomanta per i validi insegnanti e per il ruolo di luogo di addestramento che aveva ricoperto per molto tempo.

    Purtroppo però, le molteplici tensioni dei paesi, la guerra e la conseguente pace avevano fatto in modo che il maniero cadesse in disuso. Dopo essere diventato un centro di addestramento per i maghi che avrebbero combattuto in guerra, il suo ruolo di scuola non fu più recuperato.

    Sapeva che a volte insegnanti e saggi erranti si fermavano lì per seguire meglio i loro allievi quando il loro numero si infittiva, ma ricordava che non c'erano corsi né lezioni da molto tempo. In ogni caso, era venuta a sapere che i regni si stavano mobilitando per rimetterla in funzione.

    Si avvicinarono cavalcando, ma Bitterblue non poté fare a meno di tenere il naso puntato all'insù, mentre i pinnacoli e le torri svettavano ed incombevano sulle tre ragazze. Rallentarono quando si trovarono nei pressi del selciato antistante il portone principale, sul quale era ricresciuta erba a volontà.
    Il maniero parlava di di un'antichità austera, ma ripiena di mistero e magia. Vetera bellezza mai sfiorita, rimasta immobile in un tempo immortale.

    Decisero di fermarsi lì per passare la notte.
    Bitterblue scese finalmente dalla groppa del cavallo con sollievo, e liberò subito l'animale dalle briglie per lasciarlo a pascolare in santa pace.
    Mentre recuperava la sua bisaccia e le armi e le posava accanto a quelle delle altre, non poté fare a meno di fissare l'entratra principale in tutta la sua mastodontica facciata, che sembrava seguirla ed osservarla a sua volta ad ogni movimento.

    Dopo che si furono messe a loro agio, Esther le ricordò di averle promesso di insegnarle un po' di dwyniano. Sorrise e sospirò di sollievo fra sé: non lo parlava da tanto e non si nascose che l'idea di tornare a parlare la propria lingua anche per poco non la sollevasse un po'.
    Certo. sorrise, e si sedette accanto al suo cavallo che si era seduto sull'erba accanto a loro, e batté una mano accanto a sé per invitare Esther a fare lo stesso.
    Le sarebbe piaciuto avere un rotolo di pergamena ed un pezzo di carboncino o inchiostro per poterle mostrare come scrivere le parole che voleva insegnarle, ma dato che non sapeva se la scrittura elfica e quella umana utilizzassero gli stessi simboli, non se ne dispiacque più di tanto.

    “Hlloa”. scandì lenamente per l'amica. È il nostro saluto principale, come “salve”.
    Le elencò altri parole che avrebbe potuto magri insegnarle facilmente e come presentarsi. I suoni del linguaggio umano erano più dolci dell'elfico, ma i suoni erano anche molto serrati e variabili a seconda delle sillabe. Bitterblue si rese conto in quel momento che non doveva essere esattamente facilissimo da imparare.


    Edited by X a riel` - 19/9/2014, 19:29
     
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    Esther;
    Quando Bitterblue la invitò a sedersi accanto a lei per insegnarle qualcosa della sua lingua madre, Esther non poté fare a meno di esserne contenta: le sarebbe davvero piaciuto capire un po' di più di quello che diceva la gente attorno a lei, dato che conoscendo solamente l'elfico, si sentiva completamente fuori dal mondo.

    Ripensò alla famiglia di Evanna e ricordò che non si trattasse di elfi, ma riusciva a capire bene quello che le dicevano: dovevano aver preferito parlare in elfico, per farla stare a proprio agio.
    Abbassò per un attimo lo sguardo, ripensando a quanto fossero stati dolci con lei, ma poi eliminò dalla testa quei ricordi: quello non era il momento di farsi venire in mente pensieri tristi.

    Ascoltò attentamente le parole che l'amica le diceva, riflettendo sulla loro pronuncia.
    Bitterblue le scandiva bene, ma era comunque una bella difficoltà pronunciare parole sconosciute, dai suoni diversi.
    Dovette comunque notare che alcune parole richiamavano altre in elfico: sicuramente le due lingue dovevano essersi fuse in qualche modo e influenzate nei vocaboli.

    Era difficile, non poteva negarlo, ma le piaceva sperimentare, soprattutto perché in quel modo avrebbe ampliato le sue conoscenze.
    Non si fece insegnare solamente delle parole, ma anche delle frasi idiomatiche, le più utili se avesse voluto rapportarsi alla gente, dato che comunicare con parole sconnesse non l'avrebbe aiutata più di tanto.

    La parte più divertente, comunque, era ripetere quello che aveva imparato: era decisa di voler continuare ad usare il dwyniano (o almeno quel poco che aveva imparato del dwyniano) quando poteva farlo, per salutare per esempio, oppure per ringraziare.
    Doveva migliorare l'accento però, quello era certo.

    Mi piace il dwyniano. Disse, annuendo convinta e ricordandosi di aver già pronunciato quelle parole, qualche tempo prima, quando Bitterblue le aveva canticchiato quella filastrocca.
    Voglio imparare a parlarlo per bene.

    Si sporse all'indietro con le braccia e poi guardò il cielo, che si stava scurendo pian piano.
    Non si era nemmeno accorta del calar del sole, tanto era stata stancante la cavalcata; se non avesse prestato abbastanza attenzione, si sarebbe ritrovata ad Aresmelle in un battito di ciglia e ciò non le andava molto a genio.
    Non voleva tornarci, anche se sapeva che quello era il posto dove avrebbe avuto più protezione e sarebbe stata più al sicuro, ma sapeva cosa c'era ad attenderla: completi estranei che le avrebbero fatto emergere altri brutti ricordi e la consapevolezza che avrebbe conosciuto il destino della sua famiglia.
    Non aveva mai avuto buoni presentimenti a riguardo.

    Come hai imparato a parlare in elfico? Chiese poi con un sorriso, voltandosi nuovamente verso Bitterblue e rendendosi conto di quanto fosse calata la luce.
    Magari avrebbero dovuto accendere il fuoco.
     
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    Bitterblue;
    Era divertente aiutare la sua amica ad imparare la sua lingua e sicuramente la cosa più emozionante era sentire pronunciare le parole con quell'accento esotico e differente. Emozionava sempre quando qualcuno tentava di imparare la lingua di qualcun altro, era come se ci si sentisse capiti un po' di più senza un motivo preciso.

    Il calar della sera gettava strane ombre sulle ragazze a causa del castello e delle sue torri e Bitterblue si chiese per la prima volta come fosse dall'interno. Non nascondeva che l'idea di andare ad esplorarlo un po' non la intrigasse.

    Come hai imparato a parlare l'elfico? Le chiese Esther e la domanda la fece sorridere. Ricordava quel giorno come se fosse stato ieri e l'idea di ricordarlo glielo faceva rivivere.
    La prima volta che conobbi un elfo avevo dodici anni e non sapevo assolutamente niente di elfico. raccontò. Si rese conto che la sera autunnale non era poi così piacevole da sopportare sulla pelle e si alzò per aiutare Lilithan a raccogliere della legna per il fuoco.
    Fu una comunicazione davvero difficile la nostra, ma voi elfi siete in grado di inviare immagini mentali. Anche lei non conosceva la lingua umana, ma è riuscita ad insegnarmi alcuni vocaboli attraverso le immagini. Ci siamo viste spesso per un periodo e così anche lei ha imparato un po' di dwyniano. Poi ho approfondito con altri studi.

    La faceva un po' ridere il raccontarlo. Ricordare il modo in cui parlava all'inizio le ricordava un po' quello di uomini della pietra che tentavano di comunicare, sebbene fosse stata forse la comunicazione più interessante che avesse intrapreso, per quanto difficile.
    All'epoca era troppo giovane per viaggiare e non aveva mai avuto contatto con gli altri popoli, se non occasionali incontri con i mercanti erranti di ogni razza che passavano da Tenar.
    Non era comunque la stessa cosa.

    Una pausa di silenzio corse fra le due mentre lasciavano la legna al centro del loro piccolo accampamento e tornavano a recuperare altra legna. Lavorando in tre erano quasi riuscite a raccogliere in poco tempo tutta la legna necessaria.
    Bitterblue si raddrizzò asciugandosi la fronte con la manica.
    Non ti andrebbe di andare a vedere?
    Domandò all'amica, fissando il castello. Le sembrava quasi di sentire un richiamo verso di lui. Doveva esplorarlo, scoprire i magici segreti che poteva contenere.


    Edited by X a riel` - 19/9/2014, 19:30
     
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    Esther
    Esther;
    Esther ascoltò il racconto dell'amica, cercando di immaginarsela più piccola e alle prese con una conversazione muta, di sole immagini.
    Quell'elfa che le aveva insegnato la sua lingua doveva aver usato la stessa tecnica che la rossa aveva usato con lei, quando le era entrata nella mente, solo che l'aveva completata, inviando immagini.
    Doveva essere la maniera più veloce per imparare una lingua, magari avrebbe dovuto imparare ad usarla anche lei.

    Non ti andrebbe di andare a vedere? Sentì dire poi, mente metteva al loro posto la legna che aveva raccolto per il fuoco.
    Alzò lo sguardo, per cercare di capire a cosa si riferisse Bitterblue e poi seguì il suo sguardo, ammirando il grande castello che troneggiava dietro di loro.
    Non sarebbe stato possibile non notarlo, con tutte quelle guglie a decorarlo e quelle immense finestre sulle pareti.
    Sì che mi va. Sorrise e la tirò per un polso, avvicinandosi al grosso portone di legno che faceva da entrata.

    Camminò con la testa piegata all'indietro, per osservare meglio quell'immenso castello che ingrandiva ad ogni suo passo.
    Era un castello davvero maestoso, ma c'era qualcosa che non permetteva di capire il suo reale splendore.
    L'erba era cresciuta un po' troppo nel giardino e l'edera stava cominciando ad invadere una parete, fino quasi ad arrivare a coprire una delle lunghe finestre.
    Com'è possibile che chi ci viva lo tenga in così cattive condizioni? Pensò, una volta davanti al pesante portone.
    Dovette notare di sentirsi davvero minuscola sotto di esso.

    Poggiò una mano sul legno, sentendo sotto le dita le venature ed alcune piccole schegge di legno che fuoriuscivano.
    Non ci vive nessuno qui? Chiese a Bitterblue, voltandosi leggermente verso di lei, con le sopracciglia corrugate.
    Temeva che intrufolarsi in un'abitazione altrui senza permesso fosse poco rispettoso, ma se l'amica aveva voluto entrarci, allora probabilmente non c'era nessuno ad attenderle, dentro.
     
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    Bitterblue Fon Fabre
    Bitterblue;
    Bitterblue sorrise e si lasciò trascinare dall'entusiasmo dell'amica fin sotto il legno del portone decorato ma decisamente invecchiato.
    Ammirare la sua fattura era qualcosa che avrebbe potuto farle impiegare interi giorni ma decise di lasciar perdere prima di affondare nelle profondità delle decorazioni senza più proseguire.
    Probabilmente ancora più impaziente di lei, Esther le chiese se ci vivesse qualcuno.
    Che io sappia no, è solo una vecchia accademia. rispose, arcuando le sopracciglia. Il massimo che possiamo trovare credo sia qualche mago errante, niente di più.

    Provò con disillusa speranza a spingere il portone, sospettando fosse chiuso o bloccato per qualcosa di crollato all'interno. A dispetto dei suoi timori, l'unica resistenza che trovò fu l'enorme peso della porta, che però si aprì lentametne con un cigolio profondo.
    Si bloccò in un solco del pavimento che la porta stessa aveva provocato negli anni, ma tanto bastò a bloccare l'anta per lasciarla aperta e permettere ad entrambe le ragazze di passare.

    Bitterblue guardò negli occhi di Esther con luce nuova, animata dal desiderio di esplorare e scoprire i segreti del maniero. Era pur sempre una piccola avventura e lei le amava.

    All'interno, l'odore di umido e muffa regnava incontrastato, insieme al tanfo di polvere. La pietra spessa delle pareti separava dall'aria autunnale dell'esterno rendendo l'ambiente ancora più umido e gelido. Era completamente buio e Bitterblue faticava persino a vedere dove mettesse i piedi. Nonostante non vedesse nulla, fu sicura che il pavimento dell'entrata fosse cosparso di macerie.

    Un tempo ci allenavano i maghi per la guerra, qui. raccontò, ricordando che Esther non poteva saperlo. È impossibile pensare che sia caduta così in rovina.
    Alcuni quadri rovinati dal tempo erano ancora fissati alle pareti, ma la scarsa luce non consentiva di osservare cosa vi fosse rappresentato.


    Edited by X a riel` - 19/9/2014, 19:31
     
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  8. Lilithan
     
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    Bitterblue Fon Fabre
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    Come le ragazze, anche Lilithan si era sistemata nel piccolo campo che avevano piazzato in un angolo dell'atrio antistante il castello di Hollet.
    Lilithan ricordava molto bene il periodo in cui era stata insegnante lì, senza nascondere un certo piacere. Sebbene potesse non sembrare, insegnare le era sempre piaciuto. Era stata insegnante di Storia della Magia e Combattimento. Aiutare gli alunni era un piacere che non avrebbe mai dimenticato.

    Si chiese che fine avessero fatto il rettore ed il resto degli insegnanti. Era stata via per così tanto tempo che non sapeva che la scuola avesse fatto quella fine e, anzi, se ne sorprese amaramente.

    Raccolse qualche altro ramo caduto accompagnata da Gatto, che si rendeva utile precedendola e segnalandole i rami migliori.
    Riflettendoci, si sarebbe voluta fermare di più, magari abbandonandosi anche a nostalgiche rimembranze, ma sapeva bene che non l'avrebbe fatto. Doveva prima di tutto tornare indietro ad Aresmelle avvertire la corona dei problemi di Knagwar e occuparsi del caso di Esther.

    In un futuro tranquillo non avrebbe esistato a ritornare da quelle parti anche solo per occuparsi della scuola e anche dirigere i lavori per rimetterla a posto. Reputava molto importante l'istruzione dei giovani eirydiani, di qualunqe razza fecessero parte, soprattutto per quanto riguarda la magia. Non tutti riescono a svilupparla da soli e molti invece hanno bisogno di imparare a controllarla.

    Mentre tornava al campo, si accorse di essere completamente sola. Che fine avevano fatto le ragazze? Non le vedeva più da nessuna parte e neanche sentiva i loro passi sull'erba. Lasciò cadere la legna, allarmata, e subito dopo si accorse del portone aperto dell'accademia.
    Era sicura di averlo visto chiuso quando erano arrivate, quindi Esther e Bitterblue non potevano che essere dentro.

    Core immediatamente in direzione dell'entrata e rallentò solamente per intrufolarsi fra le ante della pesante porta di legno. L'orario non aiutava di certo a vedere nel buio della stanza. Sebbene le sue qualità elfiche le permettessero di vedere meglio di chiunque altro in condizioni di scarsa luminosità, era come chiunque altro quando era buio completo.
    L'udito però non la tradì: sentì i passi fra le macerie e pietre e la loro presenza si disegnò chiaramente nella sua testa.

    Ragazze, tornate subito qui. È pericoloso addentrarsi in un castello pericolante come questo e non vi verrò a recuperare da sotto un masso.


    Edited by Lilithan - 19/9/2014, 19:26
     
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    Non appena le due misero piede nel castello, Esther si rese conto di quanto fosse antico ed ancor più in cattive condizioni: i suoi piedi non facevano altro che calpestare polvere e non c'era alcuna luce a rischiarare l'ambiente.
    Il silenzio surreale faceva intendere che non ci fosse anima viva nel castello, tanto che loro due con i loro passi sembravano dare vita all'ambiente.

    Ad Esther dispiacque che un castello del genere fosse in rovina e cercò di immaginare quel grande ingresso in cui si trovavano pieno della luce ballerina del fuoco di un camino ed ancora la gente che camminava per dirigersi verso le aule per le lezioni, o ancor più semplicemente a leggere sedute ad una poltrona.
    Sì, avrebbe desiderato davvero visitare Hollet nei suoi tempi migliori.
    Ed anche con un po' più di luce.

    Si avvicinò ad una parete, dove era riuscita a vedere la cornice di un quadro, grazie ad un raggio chiaro di luna che entrava dallo spiraglio della porta che avevano lasciato aperto.
    Sembrava un quadro molto grande, ma non riusciva a vedere nulla se non quell'angolo di cornice dorata.
    Stava per alzare una mano, carica della sua magia verdina, quando il suono di una persona che correva arrivò alle sue orecchie.
    Non poteva essere Bitterblue, dato che era lì con lei.

    Lilithan non sa che siamo qui. Rifletté, voltandosi verso il portone, dal quale poi vide entrare la soldatessa.
    Sembrava preoccupata, anche se riusciva a nasconderlo bene, come sempre.

    Esther alzò la mano e rischiarò l'ingresso con la sua magia, sentendo fin da subito una leggera debolezza salirle addosso: non la usava da tanto di quel tempo che aveva perso l'abitudine.
    Vide Bitterblue poco lontana da lei e Lilithan davanti a loro, che le invitava ad uscire dal palazzo che secondo lei era pericolante.
    Noi stiamo bene. Provò a farle cambiare idea: voleva davvero andare più a fondo con le sue osservazioni.
    Lanciò un'occhiata a Bitterblue: avrebbe davvero lasciato che Lilithan le facesse tornare indietro?
     
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  10. Lilithan
     
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    Bitterblue Fon Fabre
    Lilithan;
    Alla risposta di Esther, Lilithan alzò le sopracciglia, contraddetta.
    Niente da fare, signorine. E ora andiamo.
    Si fece strada tra le macerie e si avvicinò alle ragazze per farsi seguire. Per la precisione si spostò dietro di loro, in modo che non potessero sfuggire al suo controllo finché non fossero uscite dal portone principale.

    Non poté far a meno di rivedere in loro la giovane Lys, spericolata e sempre in cerca di avventure. “Guai” li avrebbe definiti Lilithan, ma si trattava di punti di vista.
    Non avevano percorso moltra strada nell'entrata del castello e ci volle poco perché raggiungessero di nuovo l'uscita.

    Lilithan si guardò indietro prima di uscire: nella sua mente tutte quelle macerie non c'erano e la sala risplendeva della luce dell'enorme candelabro che pendeva dal soffitto ma in quel momento era crollato ed abbandonato al centro della sala. Alla scena disastrata sovrapponeva una pellicola di colori e ragazzi che si dirigevano a lezione, chiacchieravano e studiavano.
    Forse non è rimato proprio nessuno di loro. La vita eterna di un elfo poteva essere una maledizione talvolta.

    Raggiunse intanto le ragazze che erano di nuovo al campo, accanto ai cavalli.
    Non fatemi più preoccupare così. Adesso sbrighiamoci per la cena: se domani vogliamo ripartire ad un orario decente, dovremo andare a dormire ad un orario consono.


    Edited by Lilithan - 19/9/2014, 19:25
     
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    Il tono di voce autoritario della soldatessa fece capire all'elfa di non avere alte possibilità se non quella di seguirla fuori dal castello, verso il loro accampamento.
    Era certa che il maniero fosse in condizioni talmente disastrate che sarebbe potuto crollare da un momento all'altro e non poteva avere tutti i torti, dato che l'elfa aveva visto il pavimento dell'androne disseminato di macerie, ma Esther avrebbe tanto voluto andare a visitare qualche altra stanza.

    Si avviò sospirando verso il giardino ricco di erbacce troppo cresciute, mentre abbassava la mano carica di magia, che non le sarebbe più servita.
    La luna illuminava quel poco che poteva servire loro a vedere dove mettessero i piedi e di lì a poco avrebbero acceso un fuoco.
    Cominciava anche ad abbassarsi la temperatura.

    Si sedette sull'erba stringendosi nel mantello che aveva sulle spalle e guardò i cavalli che brucavano l'erba mentre aspettava direttive da parte di Lilithan.

    Al Campo di addestramento avevano fornito loro alcune provviste, prima che partissero, e queste stavano già quasi per terminare: avrebbero avuto cibo per al massimo un altro giorno.
    Esther si chiese quanto ancora ci sarebbe voluto per arrivare alla capitale degli elfi, cercando di ricordare l'immagine della mappa di Aluan, l'isola dove si trovavano.

    Se non vado errata Hollet si trova quasi al centro dell'isola, ma non ricordo proprio la posizione di Aresmelle.
    Improvvisamente le venne in mente la voce di qualcuno, che le diceva che Aresmelle sarebbe stata introvabile se non si fosse conosciuta la sua posizione.
    Era una fortuna che Lilithan sapesse dove fosse, altrimenti avrebbero passato il resto dei loro giorni a vagare nei boschi.
     
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    Bitterblue apprezzò il tentativo di Esther di far desistere Lilithan, ma non appena Bitterblue aveva sentito la voce dell'elfa aveva sentito l'adrenalina scemare e qualcosa dentro di lei rompersi. Come un disco musicale interrotto bruscamente, l'incanto dell'avventura che stava per iniziare si spense con il suono della voce di Lilithan.

    Si lasciò condurre all'esterno, non potendo fare altro, ma non si lasciò l'occasione di un'ultima occhiata prima di uscire.
    Presto. Molto presto. Disse nella sua mente come una sorta di minaccia. Ci sarebbe tornata di certo.

    Ritornò al campo assieme alle altre per preparare la cena, iniziando a malsopportare l'autorità dell'elfa. La stimava profondamente per ciò che sapeva di lei e non nascondeva che lei l'avesse parzialmente ispirata a diventare una guerriera, ma la sua mancanza del senso d'avventura le stava stretto.

    Non aveva comunque senso protestare: sapeva che da lei non avrebbe ottenuto proprio niente, così decise di assecondarla per rimandare i suoi piani. Non aveva comunque nessuna intenzione di rinunciare.

    Prepararono la cena in pochi minuti grazie alle provviste che avevano loro fornito quelli del campo di addestramento. Intorno al fuoco, il caldo bruciante delle fiamme le riscaldava, rendendole l'unico punto luminoso nella landa notturna ed oscura. Il canto dei grilli si era ormai fatto padrone della scena insieme alle astelle infuocate nel cielo. Non c'era luna quella notte, e le costellazioni erano chiaramente visibili in tutta la loro bellezza.

    In un giorno ed una notte di cavallo dovremmo raggiungere Aresmelle, giusto? Domandò a Lilithan, mentre cenavano.
    Nonostante la soldatessa avesse detto che la città elfica si trovasse nei boschi Withirfield, questi erano estesi. Dipendeva da quale fosse la sua ubicazione precisa.
    Recuperò dalla sella la sua mappa di Eirydia, che sembrava fosse stata calpesatata da una mandria di cavalli. La pergamena era così lacera che a stento si distinguevano i disegni.
    Dove si trova la città di preciso?


    Edited by X a riel` - 19/9/2014, 19:32
     
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    Esther;
    Esther si rese conto di quanto freddo sentisse sulla pelle, solamente una volta acceso il fuoco: era autunno e di sera la temperatura si abbassava notevolmente, probabilmente l'inverno sarebbe arrivato presto.

    Quando le tre terminarono il loro pasto, mettendosi finalmente a proprio agio, dopo tutto quel tempo a cavallo, Bitterblue estrasse una mappa consunta da una delle borse che portava il suo cavallo e poi la aprì davanti alle altre due.
    Voleva sapere la posizione di Aresmelle ed Esther fu grata che fosse lei a chiederlo, dato che nemmeno lei era a conoscenza dell'ubicazione della città.
    Non riusciva proprio a ricordarsela, per non parlare del percorso da seguire per raggiungerla.
    Gli elfi sanno difendersi bene. Dovette notare, mentre studiava la mappa e constatava la grandezza dei boschi di Withirfield.

    Stava rimirando le chiome disegnate approssimativamente sulla cartina, quando Lilithan puntò il dito su uno di quei disegni, rispondendo alla domanda della rossa.
    Ricordava che nella mappa che aveva mostrato loro nella locanda, qualche giorno prima, la città, lì sopra, era disegnata, per questo si chiese come facesse a conoscerne il punto esatto, quando sulla mappa di Bitterblue sembrava tutto uguale.
    Non manca molto, allora. Commentò, guardando la posizione del castello di Hollet: come aveva detto Bitterblue poco prima, sarebbero arrivate in un giorno intero di viaggio.

    L'elfa sospirò e poi si allontanò dalla conversazione, distendendosi sulla schiena e guardando la volta stellata sopra di lei.
    Continuava a pensare agli elfi che le avrebbero letto la mente di lì a qualche giorno: ora che aveva imparato a chiudere la mente, le dava fastidio che qualcuno la violasse, soprattutto se era lei a doverne dare il consenso.
    Non riusciva proprio a trovarne il lato positivo.
    Se non altro, Bitterblue e Lilithan sarebbero state con lei.
     
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  14. Lilithan
     
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    Lilithan;
    Rivelare la posizione della sua città dopo che le era stato insegnato tanto duramente a mantenere il segreto, risultava per Lilithan un piccolo tradimento del suo popolo. Nonostante sapesse per certo che la sua compagnia non era pericolosa e che, anzi, le stava conducendo proprio nella sua patria, non poteva far a meno di sentire nella sua mente gli echi dei divieti tramandati di generazione in generazione elfica.
    Smise di pensarci, notando che l'oscurità era calata su di loro e che sicuramente se non si fosse sforzata per dormire, il giorno dopo sarebbe stata davvero troppo stanca per cavalcare tutte le ore che si erano prefissate.
    Penso sia ora di coricarci. comunicò perciò alle ragazze.
    Sembravano avere reazioni diverse nei confronti della città dove erano dirette. Bitterblue sembrava curiosa ed entusiasta di conoscere la capitale elfica e Lilithan immaginava fosse perché pochi umani conoscevano la sua ubicazione; Esther invece, sebbene lo mostrasse di rado, non sembrava molto felice di andarci. La cosa incuriosiva l'elfa: di solito tutti gli elfi erano sempre emozionati all'idea di raggiungere Aresmelle, se non ci erano mai stati.

    Mise via le provviste e le bisacce, distese i muscoli e si avvicinò al cavallo che aveva cavalcato sin dal campo di addestramento. Appoggiò la schiena al fianco del destriero, assaporando il suo tepore e il respiro regolare.
    Avevano le coperte e il fuoco per passare la notte senza soffrire il freddo, ma la presenza confortante dell'animale la faceva sentire più al sicuro, un po' come se Nalen ci fosse ancora.
    Nalen. aprì gli occhi di scatto non appena il ricordo del suo drago attaccato dalle guardie di Knagwar le affiorò nella mente. Ricordava perfettamente il dolore e la paura miste al coraggio che il suo drago stava dimostrando pur di proteggerla. Ogni suo sentimento era stato completamente suo, e li ricordava ancora come un'incisione sulla pietra.

    Regolarizzò il suo respiro rendendosi conto che le immagini che aveva visto non erano altro che un grumo di sentimenti e sensazioni che non volevano ancora saperne di abbandonarla.
    Si girò sul lato, infastidita, e ritornò ad immergersi nel sonno.
     
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    Bitterblue Fon Fabre
    Bitterblue;
    Questa è l'ala nord, vero? La chiamano “del prescelto”. Hah, è ironico che stia accadendo proprio qui.
    Due paia di passi camminavano per i corridoi. Quindi questo la farà combattere per noi?
    No, signore, questo la renderà
    utilizzabile. Quindi potrà anche combattere per noi.

    Bitterblue si girò bruscamente su un fianco, fra le braccia di un sonno irrequieto.

    Nel suo sogno due uomini la guardavano. O forse erano due elfi... non era in grado di riconoscerli nitidamente. Era immobilizzata con delle catene ad una parete, ma non riusciva ad identificare il luogo dove si trovasse.
    Sapeva già in quel momento di essere Esther.
    Compiere un qualunque movimento le sembrava spaventosamente faticoso, come se fosse perennemente in uno stato di pesante dormiveglia.
    Riusciva a sentire le voci, ma le sue reazioni erano vacue e rallentate.
    Sul pavimento accanto a lei, un tozzo di pane raffermo ed una ciotola d'acqua.

    Dopotutto è la cosa migliore da fare per una come lei. Commentò colui che era stato chiamato “signore”. È troppo debole per far parte di un esercito e avevamo bisogno di qualcuno che ci mostrasse la via.
    Un rumore metallico fece capire a Bitterblue che l'uomo che aveva parlato, si era piegato verso di lei e aveva chiuso una mano intorno alle sbarre della prigione che li separavano.
    Ciao, ragazzina. Nonostante la tua inutilità fisica sarai probabilmente il pezzo fondamentale della nostra conquista. sghignazzò fra sé, ma quasi subito si interruppe per rivolgersi bruscamente all'altro uomo. Non ricorderà ciò che dico, vero?
    In realtà... il compagno spiegò qualcosa che Esther non riuscì a comprendere. “Nuova memoria” riuscì a distinguere Bitterblue di tutta la frase che si perdeva in sussurri per il corridoio. Si erano allontanati troppo per poter sperare di capire qualcosa.

    Ancora una volta si era lasciata sfuggire l'occasione di dirottare il sogno come meglio credesse. Impreparata, aveva lasciato che l'occasione di avere qualche informazione le sfuggisse sotto gli occhi.
    Sospirò e abbassò lo sguardo, avvertendo un dolore sulle spalle come se tutto fosse reale e fisico.
    Si specchiò nell'acqua della ciotola vedendo ancora una volta l'immagine riflessa di Esther.
    Perché nei sogni sono te? si ritrovò a chiedersi sottovoce.

    Forse perché io e te siamo uguali? Entrambe, non siamo nessuno.



    Bitterblue aprì gli occhi all'improvviso, con respiro affannato, e la prima cosa che fece fu alzare lo sguardo verso il castello di Hollet che la guardava dormire.
    Il riflesso mi ha parlato...?
    Si mise a sedere e subito si alzò in piedi senza far rumore. Guardò Esther sdraiata lì accanto come se non l'avesse mai vista prima, poi di nuovo tornò a guardare il castello.
    Ala nord... “del prescelto”. Dev'esserci qualcosa lì...

    Esther! sussurrò scuotendo piano la compagna.
     
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