Progetto Chimera - 2° parte

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  1. Edgard Strolgher
     
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    LA STORIA FIN ORA
    Progetto Chimera - 1° parte
    Alistair aveva scelto di partire per diventare una chimera, un mutaforma in grado di assumere le capacità di diverse creature in modo da essere all'altezza di qualsiasi ostacolo e di qualsiasi difficoltà, ma non prima di aver salutato i luoghi che significavano qualcosa per lui. Come prima cosa era andato a visitare la palude dove, baciato dalla fortuna, aveva trovato un esemplare di scarabeo raro, forse sconosciuto che sopravviveva con determinazione all'attacco di un predatore naturale. Il piccolo insetto aveva colpito in modo particolare Alistair, che aveva deciso di assimilare la sua essenza arcana e legarla all'elemento della natura e del controllo delle piante. L'assimilazione era avvenuta con successo dando vita ad un insetto gigante dotato di chele e corno pericolosissimi e dotato di un esoscheletro molto resistente. Alistair non avendo termini di riferimento adeguati in mitologia e letteratura aveva conferito a quella mutazione il nome di kerottero.


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    Alistair;
    Alistair aveva salutato la sua città e i luoghi a lui cari. Aveva salutato la palude dove andava ad allenarsi dopo aver assunto la sua prima mutazione in forma di licantropo. Era stata forse la tappa più importante, dopo quella che lo aveva portato a salutare Amras, il suo maestro, era stato lui a presentargli la proposta e l'idea che lo avevano spinto a mettersi in viaggio. Infatti, il suo maestro, aveva pensato a lungo, durante la sua assenza, a come potenziare le abilità del mutaforma. Si era dato estremamente da fare. Aveva progettato due nuove ricette alchemiche per le sue mutazioni e aveva pensato ad una strategia per legare una mutazione all'altra e creare un essere perfetto come il mitologico mostro noto come chimera, da cui deriva il nome del progetto. Per questo si sarebbe messo in viaggio, per questo doveva salutare i suoi luoghi preferiti vicino la sua dimora, poiché non li avrebbe rivisti per un lungo tempo, e fu questo a portarlo alla scoperta della sua terza mutazione.
    Aveva già testato, ogni volta che si accampava per la notte o quando si fermava per riposare, i poteri del kerottero. Le sue chele erano in grado di tagliare un albero e il corno era in grado di demolire le rocce e di creare seri danni alle montagne. Non osava pensare a cosa potesse fare contro delle ossa comuni. Il potere della natura, inoltre, aveva facoltà incredibili. La conoscenza della botanica da parte di Alistair non faceva altro che rendere ancora più tremendo quel potere. Poteva evocare pollini di ogni tipo, paralizzanti, velenosi, orticanti, allucinogeni, soporiferi... Poteva evocare piante con pericolosi sistemi di autodifesa topo piante carnivore, piante velenose, stritolanti, intrappolanti, che lanciano aculei velenosi, che rilasciano pollini dannosi... Aveva inoltre scoperto con sua somma sorpresa che nella forma kerottero, esattamente come per il mannaro, prevaleva in modo fortissimo l'olfatto ma che non sapeva per quale motivo, forse per la naturale esposizione degli insetti a piante e pollini di ogni tipo ma ne era completamente immune. La cosa più utile era quella di poter evocare piante con scopi benefici per se stesso o per gli alleati. C'erano alcuni tipi di erbe, radici e pianti che si utilizzavano per estrarre il veleno, per curare e disinfettare le ferite, per le ustioni, per i morsi o per cose simili. Tra i poteri del kerottero rientravano anche queste capacità ed era un gran bene visto che era la prima mutazione che gli consentiva di curare oltre che di attaccare e in un tentativo di diventare una chimera virtualmente imbattibile era un'abilità utile.
    Aveva testato anche per pura curiosità, gli effetti del volo. Riusciva a reggere perfettamente il suo peso con le ali e ad usarle per il volo, riusciva a volare discretamente veloce, ma non era agilissimo, specialmente nei bruschi cambi di direzione. Un combattimento il volo era possibile, ma non era la mutazione più adatta a questo scopo. Tuttavia, agitare le ali mentre si combatteva al suolo consentiva di fare salti più alti, movimenti più agili, spostamenti più veloci...era sicuramente utile e poi almeno adesso aveva la facoltà di andare in aria. Un'altro test aveva fatto era il suo esoscheletro. Aveva colpito una montagna con il suo corno ottenendo una frana, molti massi anche di grandi dimensioni gli erano crollati addosso e lui si era protetto solo contando sull'esoscheletro. Ne era uscito praticamente illeso. La corazza che lo rivestiva era resistente ai tagli, agli impatti e agli urti, praticamente per sfondare la sua difesa ci volevano pressioni e forze elevatissime e se anche sarebbero arrivate quelle, avrebbe potuto proteggersi con evocazioni di piante con cortecce e legno molto resistenti. Naturalmente, anche se non aveva provato, sapeva di essere vulnerabile al gelo e anche al fuoco. In quel caso sarebbe dovuto stare attento o passare ad un'altra mutazione. Il wendigo era perfettamente immune al gelo ma al fuoco era vulnerabile anche lui. Avrebbe potuto mettere in gioco il mannaro ma non aveva una vera resistenza al fuoco, semplicemente non ne era debole. In pratica aveva bisogno anche di qualcosa che fosse resistente al fuoco. Così arrivavamo a due: mutazione adatta al combattimento aereo, mutazione resistente al fuoco.
    Almeno si faceva un'idea di quali potevano essere le scelte più adatte per la selezione delle sue prossime trasformazioni. In realtà Alistair credeva che per poter essere una chimera in grado di poter servire ad ogni situazione, servissero moltissime mutazioni, ma stava notando, già durante le analisi del kerottero, che aveva già forza (wendigo), agilità (licantropo) e resistenza (kerottero), quindi dal punto fisico potevano rimanere poche altre mancanze alla sua collezione, ciò che invece urgeva era il fatto che ogni elemento primordiale era forte contro alcuni e debole contro altri e doveva avere una gamma abbastanza varia per poter reggere a qualunque situazione. In definitiva non aveva idea di quante mutazioni gli sarebbero volute per poter essere all'altezza di ogni difficoltà.
    Per questo la ricerca richiedeva di non perdere tempo, prima finiva e meglio era. Con questo concetto ben scolpito nella mente, Alistair viaggiava in forma di licantropo lungo le pianure poste a sud dei boschi di Aresmelle. La forma del lupo mannaro restava ancora la più adatta per gli spostamenti, come aveva appositamente testato, il volo era abbastanza veloce, poteva essere molto utile in molte situazioni, ma non era il vanto principale del kerottero. Sicuramente esistevano creature con una capacità di volo più adatta e certamente la spessa e pesante corazza non era di aiuto per favorire velocità, agilità e movimento in aria. Forse un aquila o un falco sarebbero stati punti di partenza ottimi per generare una mutazione adatta al volo. Sicuramente ora, con il Kerottero, era in grado di acciuffarli ma non si potevano trovare in quei luoghi, erano più che altro tipici di zone in prossimità di montagne entro qualche miglio. E nella valle in cui si trovava aveva le montagne a distanze molto molto maggiori, per tanto non guardava neanche il cielo.
    La giornata era molto soleggiata ma l'autunno si lasciava sentire in modo particolare, del resto a nord di Eirydia, di quei tempi non si potevano avere alte temperature in quella stagione, neanche con un sole libero da ogni nuvola e in giornate prive di vento. Comunque almeno contribuiva a rendere la temperatura piacevole. Non si sentiva freddo e ne caldo, ciò aiutava visto che il mutaforma si presentava in forma di licantropo, con la pelliccia che tendeva a sviluppare molto più calore del dovuto quando si mettevano in modo i muscoli per la corsa.
    Stava seguendo il fiume orientale della valle e si stava inoltrando tra le prime sporadiche presenze alberate della Foresta Alisan. Con le fronde che coprivano dal sole proiettando le loro ombre sul terreno, la temperatura bassa stagionale si percepiva di nuovo anche se col il pelo del mannaro non rappresentava ancora un problema.
    Gli alberi li erano molto più radi rispetto a quelli che circondavano Aresmelle, del resto era pur sempre un tipo di bosco tipico degli elfi. Loro basavano quasi tutto il loro potere e persino la loro cultura sulla natura, senza considerare che molti di loro, quelli che legavano la loro vita ai boschi, li utilizzavano anche come case e come rifugi. Ciò aveva creato molti attriti con gli umani in passato poiché, non essendo creature magiche, ma solo capaci di usare la magia in rarissimi casi, avevano cercato più volte di tagliare gli alberi per ottenere la legna necessaria per le loro costruzioni. Gli elfi, invece usavano la magia per estrarre il legno necessario senza uccidere o danneggiare la pianta. Il lavoro degli uomini invece non aveva rispetto, e lasciati fare senza controllo erano capaci di arrecare seri danni alla natura che li circondava. Il re degli elfi, infatti aveva creato disposizioni precise agli uomini che vivevano sotto la protezione degli elfi, in cambio di produzioni e forniture regolari di legno, anche se per la loro mania di crescita e di sviluppo era sempre troppo poco. Ma del resto gli umani non erano immortali come gli elfi quindi si riproducevano in numero molto maggiore e frequente e nuove vite richiedevano anche nuovi alloggi. Il sistema comunque, per quanto poco gradito ad elfi e uomini aveva creato un certo equilibrio tra l'immobilità e la stazionarietà degli elfi e la fretta e l'ingordigia degli uomini e i confini si allargavano a ritmi accettabili per entrambi.
    La foresta di Alisan invece, non aveva la protezione degli elfi, era a pieno regime territoriale del castello di Hollet, soli uomini quindi. La botanica antica, asseverava che la foresta fosse molto più estesa anni or sono ma, lasciati sotto la libera responsabilità degli umani era stata attaccata senza criterio per case, legna da ardere e per le armi. Ora probabilmente era troppo lontana dal castello e dai confini della città di Hollet. Servivano viaggi lunghi, carri robusti e anche una certa propensione al rischio per compiere una simile traversata, poi solo per avere della legna che concerne pochissime monete d'oro sul mercato attuale. Ciò ha finalmente scoraggiato i taglialegna, permettendo alla foresta un lungo periodo di pace e tranquillità.
    Erano ormai ore che correva in qualità di licantropo e si sentiva ormai stanco e desideroso di riposarsi un po'. Stava ancora seguendo il fiume, quindi continuò semplicemente sino a trovare un'area di suo gradimento, particolarmente adatta per riposare le membra. Era una piccola radura, compattata dagli alberi circostanti. Il fiume vi scorreva in mezzo e le fronde degli alberi rendeva il luogo un santuario di pace. L'era era alta e fresca, lasciata vergine dal tocco delle razze senzienti, o almeno quelle di tipo distruttivo. Perché non era impossibile trovare driadi, folletti e altre creature dei boschi che optavano maggiormente per la crescita e lo sviluppo della foresta che per lo sviluppo della civiltà. Gli alberi qui erano alti, probabilmente perché il fiume stava deviando verso la parte interna della foresta, quella più antica e inviolata.
    Alistair abbandonò la sua mutazione per riposare anche la mente da ogni pensiero ricoprendosi con dei vestiti. Si andò a sdraiare quindi sotto un albero appoggiando la schiena contro il tronco godendo la pace e la serenità che solo la natura poteva infondere in contrasto con il caos dei centri abitati e delle città.
    Fasci di luci penetravano morbidamente tra i rami degli alberi andandosi a tuffare nelle acque del fiume e andando a dipingere la superficie liquida di riflessi brillanti e di tutto un'arcobaleno di colori e sfumature. Guardando nell'acqua si potevano vedere pesciolini di acqua dolce sfrecciare o saltare fuori dall'acqua. Il silenzio era il sovrano assoluto da quelle parti rotto solo dal piacevole scroscio del fiume e dei rumori delle piccole forme di vita che abitavano la foresta. Era facile rilassarsi e riposarsi in un luogo così. Di questo passo sarebbe potuto ripartire presto.
     
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