Scherma la mente!

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  1. Lilithan
     
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    LA STORIA FIN ORA
    Sulla strada di ritorno
    Lilithan, Bitterblue ed Esther attraccano ad un porto alle pendici delle montagne, guidate dalla soldatessa, che ha voluto fare scalo lì per cercare un amico, del quale le sue accompagnatrici non sono a conoscenza.
    Durante la loro permanenza nella piccola cittadella, l'elfa dai capelli rosa decide di impartire alcune lezioni alle due ragazze, nell'attesa di incontrare il compagno che è venuta a cercare; per questo riunisce il gruppo in una radura e lascia alle sue allieve una sfida: rubarle l'unica arma di cui sono a disposizione e batterla in un'incontro.
    Le due si alleano ed utilizzano la strategia di depistare Lilithan con i pensieri, riuscendo con l'incredulità di tutti a rubare il pugnale.
    Appena, però, cominciano il combattimento con l'elfa, vengono interrotte dalla persona, o meglio l'animale, che erano venute a cercare: Gatto Nero della Notte, un vecchio compagno di Lilithan, che comincia a parlare con lei e mette fine all'allenamento.
    La comitiva si riunisce in una locanda e progetta la tratta per i giorni successivi, direzione Aresmelle, la città nascosta degli elfi.
    La notte sembra passare tranquilla, ma Bitterblue sogna un altro ricordo di Esther, che le racconta il mattino seguente: dopo essere scappata da Knagwar, la giovane elfa si era rifugiata presso una famiglia di carovanieri, per sfuggire all'inseguitore che la pedinava. Putroppo, però, l'uomo riesce a raggiungerla e per ricatto stermina l'innocente famiglia.
    Esther ricorda l'avvenimento e se ne rattrista, quasi da non riuscire più a reagire: era talmente affezionata a quella famiglia, che l'amica decide di organizzare un piccolo funerale, lasciando come omaggio la propria ocarina.
    Il gruppo, però, non può rimanere ancora a lungo in quel paesino: è tempo di proseguire il viaggio.


    Bitterblue Fon Fabre
    Lilithan;
    Lilithan, Esther e Bitterblue ripresero dunque il loro viaggio dopo aver sostato per una notte in una locanda presso una piccola cittadina sulle montagne.
    Viaggiavano ormai da qualche giorno e Lilithan non si era ancora abituata ad avere compagni di viaggio invece di subordinati. Ogni tanto credeva che il suo inquadramento militare la condizionasse un po' troppo, eppure tornare ad essere una normale cittadina qualsiasi le costava uno sforzo che non sempre ricordava di fare.
    Aveva promesso un addestramento alle due, anche per alzare loro il morale, e così avrebbe fatto.
    Ironia della sorte, aveva deciso di passare per il campo di addestramento lì sulle montagne per dar nuovamente notizia di sé dopo molto tempo e magari riuscire ad avere tre cavalli perché il loro viaggio non si prolungasse eccessivamente.
    Sperava di non trovare nulla di cambiato dopo la sua lunga assenza, anche se in un secondo momento si ritrovò contraddetta dai suoi stessi pensieri: era davvero un bene che il Regno fosse ancora totalmente all'oscuro di qualunque piano intrapreso da Knog? Sperava infondatamente che in qualche modo qualche notizia fosse trapelata anche non per merito suo. Quello che interessava era il bene del regno.

    Camminarono per molte leghe quasi in silenzio, mentre ognuna di loro trascinava con crescente fatica le bisacce che avevano comprato insieme alle provviste per riempirle.
    Credo sia arrivato il momento di insegnarvi qualcosa. Lilithan interruppe il silenzio quando gli sbuffi e i respiri cominciavano a farsi più pesanti, in modo che dimenticassero parte dello sforzo che intraprendevano.
    L'ho scelto perché è un allenamento che si può fare anche camminando.
    Si avvicinò alle ragazze e senza spiegazioni posò una mano sulle loro fronti. Esternamente nulla accadde e Lilithan suppose che quando si allontanò le ragazze non avessero capito cosa fosse realmente successo.
    Mi dispiace sia l'unico modo per portare avanti l'allenamento: ho inserito come un piccolo "tarlo magico" nella vostra mente. Imparerete a contrastarlo, schermando la vostra mente. Saprete di aver fallito quando nella vostra mente riaffiorerà l'immagine dell'oste della locanda da cui siamo partite.E forse anche qualche momento buio che avete vissuto. Quindi se non volete essere tormentate dagli incubi stanotte, vi consiglio di impegnarvi.

    Schermare la mente è semplice: pensate di voler chiudere una porta, al materiale più resistente che conoscete e immaginate di circondare i vostri pensieri e i vostri ricordi. Questo contrasterà chiunque voglia infiltrarsi nella vostra mente. È una delle abilità più importanti che dovrete acquisire, prima di poter iniziare a fare qualunque altra cosa. E forse una delle più ardue.


    Edited by Fextis :] - 21/2/2014, 18:36
     
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    Esther
    Esther;
    Ormai camminavano da così tanto tempo, che Esther aveva finito i pensieri con cui distrarsi.
    Non che fosse un male, almeno evitava di pensare a tutto quello che era passato.
    Avrebbe desiderato tanto un cavallo, ma quello di cui era a disposizione erano solamente le sue gambe, che, lamentandosi ad ogni passo, sembravano contrastare la sua volontà di proseguire.

    Si erano allontanate dal mare già da un pezzo, tanto che se l'elfa si fosse voltata verso l'orizzonte, non sarebbe riuscita più a distinguerne la linea azzurrina dell'acqua, rischiarata da sole; tutto ciò che aveva intorno erano sterminati campi coltivati e non, che in un'infinito mescolarsi di giallo e verde si stendevano oltre ogni direzione.
    Proprio davanti al gruppo, però, la catena montuosa alla quale si avvicinavano sembrava ancora più alta ed imponente di quanto Esther non si fosse accorta prima.

    La stava analizzando, partendo dalle cime innevate che vedeva nascondersi tra le nuvole, quando qualcuno le si mise davanti e le posò una mano sulla fronte.
    All'inizio si spostò all'indietro, del tutto impreparata a quel gesto (dato che ancorano non aveva capito chi le stesse toccando la fronte) ma poi, quando si accorse che quella era Lilithan, la lasciò fare, chiedendosi il perché delle sue azioni.

    Non appena quella si allontanò ed Esther sentì che nulla era cambiato (almeno così le sembrava) guardò la soldatessa con l'aria confusa.
    Cosa...? fece per chiederle, non riuscendo a capire cosa avesse fatto ad entrambe, mentre l'elfa dai capelli rosa cominciava la spiegazione, interrompendo la sua domanda.

    Schermare la mente è semplice: pensate di voler chiudere una porta, al materiale più resistente che conoscete e immaginate di circondare i vostri pensieri e i vostri ricordi. spiegò la soldatessa, mentre tutto cominciava ad avere senso nella testa dell'elfa.
    Era quello che volevo chiederle. pensò, una volta che ebbe finito e si fu allontanata, ritornando al silenzio che aveva accompagnato il cammino in precedenza.

    Schermare la mente.
    Lilithan diceva che era un lavoro semplice, che sarebbe bastato immaginarsi una barriera attorno ai propri pensieri, ma questo non sembrava risultare affatto semplice, per Esther.
    Lasciò stare, quindi, la sua analisi della montagna per concentrarsi sulla propria mente, un luogo che, da quando si era risvegliata senza ricordi, era un ammasso di pensieri e memorie in completa confusione.
    Se la immaginava come il mercato di Ferrins.
    Mi sto distraendo. si rimproverò, cercando nuovamente di concentrarsi: non era un lavoro semplice quello.
    Prese a fissare lo sterrato che scorreva sotto i piedi, in modo che non le venisse qualche pensiero in mente che potesse distrarla e cominciò a pensare ad una barriera che circondasse quel caos che aveva dentro la testa, una barriera del materiale più resistente che conoscesse.
    Le venne in mente il vetro che la rinchiudeva in quella capsula a Knagwar e si decise che, aumentando il suo spessore, avrebbe potuto essere un buon muro.

    Cominciò, quindi, ad immaginare quel muro di vetro prendere forma nella sua testa.
     
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    Bitterblue Fon Fabre
    Bitterblue;
    Bitterblue sentì palpitare il proprio cuore quando Lilithan annunciò che le avrebbbe insegnato qualcosa.
    Era sempre un'emozione quando stava per imparare qualcosa, un'emozione per certi versi contrastante perché composta di voglia di fare e allo stesso tempo di una sorta di astio per qualcosa di difficile in cui, già lo sapeva, si sarebbe dovuta allenare fino allo sfinimento. Cercò emozionata lo sguardo dell'amica, ma lei era rimasta assorta nei propri pensieri.
    Lasciò che Lilithan le posasse una mano sulla fronte chiedendosi cosa significasse: la spiegazione arrivò suibito, animandola e inquietandola allo stesso tempo.
    Le sfide erano sicuramente il miglior modo per spronare gli studenti a migliorare ed impegnarsi, ma il fatto che potessero affiorare ricordi bui non la entusiasmava per niente.
    Un motivo in più per non fare cose stupide. Si disse la ragazza, mentre la sua tipica espressione corrucciata si impadroniva del suo viso concentrato.

    Come prima cosa ricordò la spiacevole sensazione di apertura che le aveva provocato il breve dialogo con il drago, a Saudra. Riusciva in quel momento a capire meglio cosa fosse successo: per parlare con loro, il drago aveva dovuto raggiungere la loro mente con il pensiero e comunicare. Ecco perché le era sembrato di sentire la mente così aperta e leggera. Semplicemente aveva accolto un pezzo di mente altrui.
    In quel momento doveva fare la cosa completamente opposta, constrastare qualunque intrusione, qualunque attacco provenisse dall'esterno. Anche se Lilithan aveva consigliato di immaginarsi i pensieri, i ricordi e la mente circondati e protetti da qualcosa di molto resistente, non riusciva a togliersi dai pensieri l'atteggiamento di difesa in combattimento. Anche in quel caso si doveva contrastare la lama nemica senza permetterle di entrare, pena il dolore di una ferita. O forse la morte. Era l'adrenalina il direttore che orchestrava il complesso dialogo fra spade.

    Ma duellare con un'intrusione esterna non doveva evidentemente essere il modo migliore per contrastare qualcuno malintenzionato che voleva scrutare la mente di qualcuno, perché dopo poco il volto baffuto dell'oste le saltò in mente.
    Accidenti, si rimproverò mentalmente la ragazza, meditando nuove strategie per un nuovo tentativo.
     
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    Esther
    Esther;
    Anche se l'idea della lastra di vetro come barriera mentale le era sembrata un'idea efficace, non poteva che farle riaffiorare nella testa altri ricordi spiacevoli, che solo poco prima aveva tanto tentato di contrastare.
    Non poteva, però, lasciarsi andare alle sensazioni, altrimenti non sarebbe mai riuscita a terminare con successo quella prova e l'insuccesso le sarebbe costato caro: imparare a schermare la mente (oppure ricordarsi come farlo) era qualcosa che doveva necessariamente saper padroneggiare.
    Se qualcuno fosse entrato nella sua mente piena di segreti (di cui nemmeno lei era a conoscenza) chissà cosa avrebbe mai potuto combinarci.
    Per non parlare poi del fatto che sentirsi invasa non faceva altro che far sentire l'elfa una debole.

    Doveva essere quasi mezzogiorno, dall'afa che si poteva avvertire e dalla potenza dei raggi perpendicolari del sole.
    Sospirò, continuando a guardare lo sterrato rossiccio che scorreva sotto i suoi piedi, illuminato dalla forte luce del sole.
    Ora che prestava attenzione, però, quel rossiccio era così simile a qualcosa che aveva già visto: due baffi, per esempio.
    I baffi rossicci dell'oste che avevano incontrato nella locanda, poco tempo prima.

    Oh no! esclamò in tono lamentoso nel silenzio generale, senza realmente rendersene conto ed alzando gli occhi al cielo Mi sono distratta!
    Quello di cui non doveva ricordarsi era proprio quell'oste e lei non aveva combattuto in alcun modo per contrastare quella pulce nella sua testa.
    Si decise, quindi, a guardarsi intorno senza concentrarsi su niente, per evitare che un oggetto troppo monotono potesse stimolare la sua mente a pensare, proprio come era appena successo.

    Barriera di vetro. ripeté nella testa, immaginando la spessa lastra racchiudere lo spazio infinito della sua mente, inarcarsi verso l'alto e ricoprire anche da sopra tutti i pensieri, in modo da essere davvero impenetrabile.
    Barriera di vetro.

    Per quasi un secondo sentì come se la confusione nella sua testa, una volta racchiusa, avesse smesso di essere tanto caotica e dispersiva.
    Quasi come se la barriera di vetro sbarrasse la strada alle menti esterne e al tempo stesso bloccasse il flusso confuso dei suoi pensieri all'interno.
    non seppe mai, comunque, se quella era solo suggestione, perchè si distrasse quel poco da riuscire a spezzare la barriera non ancora solida, facendole ricordare nuovamente l'oste.

    Dai non è difficile, Esther. disse a se stessa Sei un elfo, tutti gli elfi imparano a schermare la mente. Devi solo ricordare come si fa.
     
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    Bitterblue Fon Fabre
    Bitterblue;
    Oh no! Mi sono distratta!
    La voce di Esther riportò Bitterblue alla realtà che ancora una volta, e senza successo, riemergeva dalle spire della sua mente che le impediva di creare una barriera efficace.

    Sorrise alla lamentela un po' esasperata della comapagna: impegnarla in qualcosa era stata la mossa giusta. Le evitava di pensare troppo ai ricordi spiacevoli riaffiorati attraverso i suoi sogni. Non voglio ricordare altro orrore. si disse, guardando fisso verso il basso, mentre continuava la marcia. Le sue gambe seguivano infatti i piedi di Lilithan senza ormai chiedersi da quanto si stessero muovendo o dove stesse andando.
    Vorrei ricordare solo cose belle. continuò a parlare con sé stessa. Non voglio che soffra. Pensò, ma si accorse subito della nota egoistica di quel pensiero.

    Ogni volta che qualcuno le diceva di non volerla vedere soffrire, di volerla vedere felice e sorridente le sembrava una grande ipocrisia. Chiedere a qualcuno di essere felici incondizionatamente le sembrava un'alternativa di dire che a nessuno importava niente dei suoi problemi.
    Non era quello che lei intendeva quando lo diceva, ma quando invece le era detto da altri non poteva far a meno di pensare quanto chi lo dicesse fosse insofferente ai sentimenti altrui.

    Per quello non si azzardava mai a dire frasi di quel tipo. Preferiva consolare le persone con i gesti, piccoli sorrisi o atti. Nella sua visione delle cose le parole non risolvevano niente.

    Con un sospiro ritornò a concentrarsi su se stessa e la sua mente, figurando davanti a sé un muro di tufo enorme che la circondasse. Pensò al senso di protezione dato da quattro mura intorno a lei.
     
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    Comunque solo ora comprendo il tempismo perfetto della prof con la sua spiegazione di Garcia Lorca e le stragi di gitani xD


    Esther
    Esther;
    Il tempo successivo ai suoi primi due fallimenti, Esther lo passò a perfezionare e dare spessore alla sua ideale barriera della mente: era del tutto convinta di voler imparare (oppure ricordarsi come fare) a schermarla, non tanto perché fosse qualcosa di realmente utile, ma perché aveva voglia di una buona notizia dopo quei ricordi che le erano saliti a galla.
    E poi, se non altro, avrebbe passato il lungo tempo di marcia facendo qualcosa di costruttivo.
    Chissà dove siamo. si chiese ad un certo punto, guardandosi intorno: l'unico punto di riferimento che aveva erano le montagne, ma più di campi sterminati e di qualche alberello che spuntava ai lati del sentiero, l'elfa non riusciva a vedere niente.

    In ogni caso, rimandò le domande solo a quando sarebbe riuscita a terminare il suo allenamento e una volta, quindi, che fosse stata in grado di chiudere la mente in modo corretto.
    Era un motivo in più per velocizzare le cose, anche perchè da un po' le era venuta voglia di imparare ad espandere la propria mente per raggiungere le altre, come sapeva fare Lilithan.

    Dato che in precedenza le era sembrato che la barriera di vetro potesse funzionare, continuò a figurarsi la stessa cupola come barriera, non senza ulteriori fallimenti.
    Il maggior problema che non le permetteva il successo era che si distraeva troppo presto, senza aver dato una struttura solida e resistente alla propria cupola di vetro.
    Quando si rese conto che doveva utilizzare maggiormente il suo tempo alla costruzione più che a non distrarsi (anche perché altrimenti non avrebbe mai potuto più pensare ad altro che a reggere la barriera) capì come porre fine al suo allenamento.

    Passò un bel po' di tempo, del quale nemmeno si rese conto, a perfezionare la sua barriera immaginaria, radicandola ben bene nei suoi pensieri e finalmente sentì di aver isolato al mondo ciò che conteneva nella testa.
    Non doveva dimenticarsi completamente della barriera, perché altrimenti l'avrebbe fatta crollare, ma doveva solamente essere consapevole della sua presenza.

    Si sentiva protetta, come se la chiusura della mente fosse una vera e propria barriera, che la facesse sentire non più così vulnerabile.
    Si tolse dal viso l'espressione concentrata e, molto lentamente, tornò a rilassarsi.

    Rimase un po' in silenzio ad ascoltare il suono dei passi delle tre, per paura di essersi illusa di esserci riuscita e di dover ricominciare tutto un'altra volta, mentre rivolgeva uno sguardo alla compagna, concentrata come lo era stata lei poco prima.
    Non le aveva più rivolto parola dal piccolo rito funebre e un po' si sentiva in colpa: si era isolata nei suoi ricordi e non aveva relazionato con nessuno se non con se stessa.
    Ma non voleva che l'altra stesse sola, anche perché a lei stessa non faceva piacere.
    Non voleva che sembrasse che ce l'avesse con Bitterblue.
     
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  7. Lilithan
     
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    <a href="?t=39290472"> Bitterblue Fon Fabre
    Lilithan;
    Lilithan e Gatto Nero della Notte marciarono per ore seguiti dalle due ragazze intente a creare barriere mentali. L'elfa lambiva di tanto in tanto la mente delle dure giovani per seguire i progressi del loro allenamento senza distrarle. Poteva essere molto discreta nell'insinuanrsi nella mente altrui senza povocare dolore.

    Il paesaggio rimase lo stesso per ore, mentre il sole sopra di loro si spostava lentamente da est a ovest, indicando loro la via.
    Persino Gatto e Lilithan non poterono parlare a lungo, come invece l'elfa avrebbe voluto: non volevano disturbare il difficile allenamento che le ragazze stavano affrontando. Ci volevano mesi per apprendere alla perfezione una tecnica del genere, ma l'elfa soldato sperava di velocizzare i tempi facendole allenare più tempo possibile senza interruzioni.

    Poco prima di mezzogiorno il cielo si tinse di qualche nuvola grave, pronta a coprire il sole autunnale. E finalmente Lilithan scorse in fondo al passo della montagna un luogo recintato da solide mura. Il campo di addestramento era finalmente alla loro portata.
    Siamo quasi arrivati. annunciò quindi. Come va il vostro allenamento?
    Era felice di poter tornare finalmente a parlare dopo tutte quelle ore di mutismo. Il campo di addestramento era sempre più vicino man mano che scendevano il versante scosceso ed erboso della montagna.
     
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    Esther
    Esther;
    Esther puntò lo sguardo verso la soldatessa, della quale aveva finito per dimenticarsi lungo tutto l'arco di tempo che aveva passato nel silenzio, in concentrazione.
    Oh. le rivolse un mezzo sorriso Credo bene.
    In effetti, ci aveva messo un bel po' di tempo, ma credeva di aver fatto un grosso passo avanti rispetto alla completa apertura con la quale era partita, adesso doveva solo ricordarsi di tenere a mente la barriera, almeno finché non si fosse abituata alla sua presenza, quasi fosse parte integrante del suo corpo.

    Siamo quasi arrivati.
    L'elfa spostò lo sguardo dagli occhi azzurri di Lilithan per guardare davanti a sé, in modo da poter scorgere la loro destinazione: dove troneggiava la grande montagna, scorse ai suoi piedi una specie di muraglia e si chiese che cosa recintasse.
    Arrivati dove? osò chiedere, mentre aguzzava di più la vista per capire cosa aspettasse al gruppo più avanti, senza ottenere grossi risultati: poteva contare sul'udito sviluppato ma non aveva di certo la vista di un drago.

    Esther non fu sicura che Lilithan avesse informato le ragazze sulla loro destinazione, ma probabilmente era stata così presa dai pensieri da non essersi accorta minimamente di quello che aveva intorno.
    Da quel mattino stava solo seguendo passivamente il gruppo, sicura che stessero intraprendendo la via per Sintad ma inconsapevole delle tappe sul percorso.
    Non possiamo essere già a Sintad. pensò, attendendo una risposta da Lilithan.
     
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    Bitterblue Fon Fabre
    Bitterblue;
    Bitterblue alzò lo sguardo riemergendo dal mondo di pareti che teneava di creare da ormai qualche ora, senza ottenere alcun risultato. La voce di Lilithan la salvò da un nuovo tentativo e alzò immediatamente lo sguardo.
    Per quanto ne sapeva lei erano dirette a Sintad, ma dubitava fossero già arrivate.
    Guardare nel passo le fece illuminare gli occhi: Il campo di addestramento del regno! esclamò estasiata.

    Desiderava da molto tempo trovarlo e visitarlo, nella infondata speranza di farsi arruolare. Sapeva che le donne non erano ben accette fra le fila militari, ma non riteneva l'impresa completamente impossibile.

    Il suo entusiasmo si spense un secondo per rivolgersi a Lilithan. Perché siamo venuti qui? chiese.
    Ma non riuscì a trattenere oltre l'ammirazione per quel luogo e per le persone che immaginava avrebbe incontrato.

    Se ricordava bene le mappe, dovevano trovarsi dal versante nordorientale delle montagne, il che significava che le aspettavano le pianure e i boschi. Fremette all'idea di rivedere i luoghi che l'avevano vista crescere, ma allo stesso tempo sentiva come la fine dell'avventura avvicinarsi.

    Scesero il versante della montagna, giungendo alle porte sorvegliate del campo di addestramento.


    Edited by Fextis :] - 22/3/2014, 11:11
     
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    Esther
    Esther;
    IL campo di addestramento del regno!
    Esther spostò lo sguardo sui ricci rossi dell'amica, che aveva appena risposto alla domanda che aveva fatto a Lilithan: sembrava contenta di essere lì.
    Probabilmente la soldatessa aveva intenzione di proseguire l'addestramento delle sue allieve nel luogo più adatto a farlo, il che sarebbe servito soprattutto all'elfa, che di combattimento sapeva ben poco.
    Fortuna che Bitterblue le avesse insegnato almeno qualcosa a Saudra, altrimenti avrebbe dovuto partire da zero ed avrebbero perso troppo tempo.
    Siamo ancora inseguite.

    Mentre pian piano il gruppo si avvicinava a quella muraglia che da lontano sembrava piccina, Esther cercò di immaginare come potesse essere un campo di addestramento all'interno: non ricordava di esserci mai stata.
    Le venivano in mente gruppi di persone che lottavano tra loro in un campo vuoto e, senza sapere il perché, si immaginava un gran baccano.

    Quello che pensava si rivelò non completamente esatto: una volta nelle prossimità del grosso muro di cinta, per quanto si sforzasse, non riuscì a sentire alcun baccano ma quasi solo rumori metallici di spade che cozzano.
    Due sentinelle sorvegliavano l'entrata di pietra e ne se stavano immobili a fissare i nuovi arrivati, che inesorabilmente si avvicinavano a loro.
    Esther cercò di guardare oltre le due sentinelle, in modo da poter vedere da dove provenissero tutti quei rumori che sentiva.

    Per quanto trovasse difficile combattere, trovava davvero interessante osservare gli altri farlo, sembrava quasi che fosse una coreografia, dove ogni movimento era programmato.
    Sperò di poter imparare anche lei a fare lo stesso, mentre sbirciava oltre le mura e attendeva di poter entrare.
     
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  11. Lilithan
     
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    Bitterblue Fon Fabre
    Lilithan;

    Lilithan ammirò davanti a sé il portone in legno vecchio che le separava dall'interno del campo di addestramento. Se solo ricordava quanto tempo aveva passato ad allenarsi all'interno di quelle mura le veniva la nostalgia.
    Le domande di Esther e Bitterblue la riportarono alla realtà prima che scendessero per il pendio verdeggiante.
    Ci troviamo qui per varie ragioni. In primo luogo è un posto sicuro dove potremo passare la notte, in più posso dare notizia di me, con la speranza che le notizie viaggino più velocemente di noi: spero di potermi annunciare ad Aresmelle con un certo anticipo. Immagino che laggiù mi considerino morta.

    Una volta giù, le sentinelle le squadrarono tutte e tre da capo a piedi. Si trattavano di un nano e un elfo.
    Identificatevi. disse il nano con voce burbera, cambiando di mano l'imponente ascia.

    Lilithan Farron e Esther Lemin da Aresmelle e Bitterblue da Tenar. proclamò l'elfa mostrando a gesti ognuno che aveva nominato.

    I due si scambiarono uno sguardo che sarebbe stato complice se non fosse stato per l'evidente competizione l'uno contro l'altro, probabilmente data dalla millenaria diatriba che incorreva fra le due razze.
    Generale Farron? la voce dell'elfo limpida e soave. Pensavamo foste caduta in missione.

    Non ho ancora appurato la presenza di fantasmi su Eirydia, devo perciò dedurre di essere viva.

    E il vostro drago, signore? insistette l'elfo, una nota di represso entusiasmo traspirava dalla sua voce.

    Il volto di Lilithan non mutò di una virgola. E' rimasto indietro. Ora facci passare, cadetto.

    Quando i due finalmente si fecero da parte per aprire le porte, il chiarore del campo le investì. Tutto il luogo sembrava illuminato dal riflesso incessante di armature e spade, che vibravano nell'aria ovunque lasciando dietro di loro un suono affilato.
    Davanti ad ogni tenda c'era qualche guerriero di ogni razza affaccendato nel pulire le armi o nell'affilarle, un gruppo rumoroso più in là scommetteva sulle abilità di un combattente o l'altro mentre due si sfidavano, mentre uno squadrone passava in corsa capeggiato da un uomo che regolava il ritmo di marcia con uno zufolo.
     
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    Esther
    Esther;
    Esther rimase in silenzio ad assistere alla conversazione tra Lilithan e le due sentinelle, che a quanto pareva, sembravano conoscere Lilithan e che, come poco prima aveva annunciato la stessa soldatessa, credevano morta.
    L'elfa pensò a Knagwar e alla prima volta in cui aveva conosciuto LIlithan: quella doveva essere stata la missione in cui si erano perse le sue tracce.
    Da quello che si ricordava, l'elfa dai capelli rosa le sembrava una persona completamente diversa da quella che aveva davanti e che era appena riuscita a farle sfuggire un sorriso per la risposta ironica che diede ai due soldati, non tanto per quello che diceva ma per il tono completamente serio con cui lo faceva.
    Quella che adesso le sembrava un soldato impassibile, nei suoi ricordi appariva molto più fragile, sicuramente per la situazione critica in cui si trovava.

    In ogni caso, le sue riflessioni sulla presunta morte della soldatessa furono interrotte da una domanda che la sentinella elfo fece subito dopo.
    E il vostro drago, signore?
    Esther si voltò di scatto, notando che l'espressione dell'elfa non era cambiata minimamente.
    Non le era mai stato accennato ad un drago, era sicura che Lilithan fosse sola e poi avrebbe almeno dovuto rendersi conto di una tale presenza, anche se era rimasta indietro.
    Eppure era un drago non poteva essere così lontano.
    A meno che...
    Non l'abbiano ucciso a Knagwar. rifletté: per quello le era sembrato che la quella stessa mattina comprendesse il suo dolore.

    Decise di non chiedere niente riguardo al suo drago, per non sembrare scortese e anche perché sapeva che parlarne non faceva altro che portare a galla brutti ricordi, per questo distolse lo sguardo e finalmente entrò all'interno del capo di addestramento.

    Appena entrata, rimase senza fiato a guardarsi intorno senza riuscire a fermarsi: ogni angolo era occupato da gruppetti di soldati; umani, elfi e nani si scontravano oppure facevano conversazione occupandosi delle armi.
    Erano comunque tutti uomini, per questo si chiese se ci fosse mai qualche soldatessa, a parte Lilithan e cosa avessero pensato i soldati presenti delle nuove arrivate.
     
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    Bitterblue Fon Fabre
    Bitterblue;
    Finalmente riuscirono a mettere piede all'interno del campo di addestramento, mentre l'entusiasmo di Bitterblue saliva velocemente, impedendole di rimanere calma. Per quanto tentasse di mascherare l'eccitazione, non riusciva a fare altro che soffocare esclamazioni per qualunque cosa vedesse.
    I manichini dove gli spadaccini si allenavano nella precisione dei fendenti la facero ridere fra sé, mentre analizzava ancor più estasiata i bersagli di tiro con l'arco. Non ne aveva mai visti di così enormi.
    Qui e là si accorgeva delle occhiate che alcuni soldati mandavano loro, incuriositi dalla loro presenza. Un soldato interruppe immediatamente il suo compagno che parlava, colpendolo leggermente con il braccio.

    La reazione infastidì Bitterblue per un motivo impreciso, anche se suppose che si trattasse della presenza dell'elfa dai capelli rosa. Persino lei che era una comune e giovane umana conosceva il suo nome, perciò poteva immaginare che effetto potesse fare su commilitoni e cadetti che la vedevano come una sorta di modello.
    Ma certo, come ho potuto dimenticare che la salvatrice della regina Rori era un Cavaliere di Drago? guardò di sottecchi la soldatessa che camminava con la sua solita aria fiera, e si chiese dove fosse stato per tutto quel tempo. Se c'era un drago "rimasto in dietro", perché non avevano risparmiato il tempo del viaggio, sorvolando i mari sul suo dorso?
    O forse "rimasto indietro" è inteso come diceva padre... si disse. I militari usavano dire "è rimasto indietro" per dire che era morto sul campo di battaglia.

    Abbassò lo sguardo e non seppe mai se fosse per la tristezza di quella scoperta o il ricordo di suo padre.
    Cercò Esther con lo sguardo, ma la trovò immersa nei suoi pensieri.
    Non mi interessa. si disse dunque.

    Improvvisamente del campo e delle sue bellezze belliche le importava molto meno, tanto che alla fine ritornò ad allenarsi nello schermare la mente.
    D'improvviso aveva in mente quale fosse la protezione più grande per lei.
     
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  14. Lilithan
     
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    Bitterblue Fon Fabre
    Lilithan;
    Il trio proseguì per i sentieri del campo di addestramento, rimasto quasi immutato nella mente della soldatessa dall'ultima ovlta in cui ci era stata.
    All'inizio era stata tentata di congedare Esther e Bitterblue per trovare il capitano del campo per conto suo, ma realizzò che sarebbe stato solo un modo per perdere tempo. Avrebbero in ogni caso avuto tutta la sera per parlare.

    Sebbene conoscesse il campo molto bene, fu costretta a chiedere ad un cadetto di passaggio dove si trovasse la tenda del capitano: avevano cambiato la disposizione delle tende durante la sua assenza.
    In fondo al viale, vi sono due guardie all'entrata. rispose cordialmente il giovane.

    Lilithan lo ringraziò e proseguì nella direzione indicata. Tutto nel campo di addestramento si ripeteva, rendendo difficile la collocazione di punti di riferimento.
    Gatto seguiva le ragazze facendosi attirare da erbe profumate e pietroline, quasi come fosse stato un normale gatto senza cervello. Lilithan si chiese se fosse un'impressione voluta, ma non ebbe il tmepo di chiederlo perché riuscì finalmente a vedere la tenda di pelle appena più grande delle altre. Sulla cima e ai lati dell'entrata un vessillo con l'emblema dell'alleanza del Regno ondeggiava al leggero vento che spirava.

    Lasciate le armi. Comunicò Lilithan alle due ragazze, prima di farlo lei stessa. Piantò la sua spada doppia nel terreno accanto a sé in segno di resa e dichiarò alle due guardie: Siamo qui per conferire con il capitano.
    I due uomini a guardia della tenda si scambiarono una fugace occhiata, simile a quella che si erano scambiati il nano e l'elfo sulla porta principale.
    Attendete. Uno dei due entrò nella tenda, mentre l'altro rimase in attesa, come Lilithan, Bitterblue ed Esther.
     
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    Esther
    Esther;
    Esther seguiva silenziosamente la soldatessa, senza avere la minima idea di dove si stessero dirigendo: aveva l'impressione che Lilithan non dicesse mai apertamente i loro obiettivi, lasciando che si deducessero dalle circostanze.
    La nuova esperienza in un simile luogo, comunque, fece sì che la giovane elfa perdesse tempo ad analizzare tutto quello che aveva intorno: a parte il cortile principale, da cui erano entrate, la zona delle tende era abbastanza dispersiva.
    File di tende tutte uguali si susseguivano in un intricato labirinto, dove di tanto in tanto, sbucava la testa di qualche soldato, intento a lucidare le proprie armi, oppure a perdere tempo.

    In tutto ciò, Esther aveva messo in secondo piano il suo allenamento sulla difesa della mente, anche se a partire dall'innumerevole presenza di gente (e di elfi soprattutto) avrebbe dovuto continuare a reggere la sua barriera.
    Aveva passato fin troppo tempo senza curarsi di proteggere la mente, da quando si era svegliata nel bosco, senza ricordi.

    La loro marcia verso la tenda del capitano, perchè era il luogo dove stavano andando e che aveva capito dalle informazioni che Lilithan aveva chiesto ad un soldato di passaggio, fu breve, ma nonostante ciò, Esther ebbe non più di un'occasione per notare le innumerevoli teste che si giravano verso di loro.
    Non devono essere abituati agli ospiti. pensò, guardando i compagni.
    In effetti, una soldatessa che tutti credevano morta, due ragazze ed un gatto non erano proprio i tipi di persone che ci si sarebbe aspettati di incontrare in un campo di addestramento.

    Fu sicura di essere arrivata alla sua meta, quando vide una tenda più grande delle altre e quando Lilithan, a confermare il raggiungimento dell'obiettivo, comandò loro di lasciare le armi.
    Tolse arco e faretra dalle spalle, senza esitare, e poi slacciò il fioretto di Bitterblue dal fianco, lasciando le armi per terra, ai propri piedi.

    Diede loro un'ultima occhiata, mentre attendeva, come il soldato di guardia aveva comunicato loro.
     
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