Il braccio e la mente

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    Zack;
    La odio, la odio. Continuò a ripetersi nella mentre, mentre lacrime rabbiose scivolavano in silenzio sulle sue guance e il piccolo ultimo rimasto dei Tehnal correva via da quella di cui per molto tempo si era fidato.
    Le aveva mentito tutto il tempo e così facendo l'aveva solamente ferito: per colpa di Älya suo padre era morto e adesso anche sua madre ed il suo fratellino.
    Erano morti tutti e lui era rimasto solo con un pugnale appartenuto al colpevole degli omicidi.

    Non seppe nemmeno dove si stesse dirigendo, per quanto quelle strade le conoscesse a menadito: aveva lo sguardo appannato dalle lacrime e le gambe si muovevano praticamente da sole, guidate dal risentimento e la rabbia.
    Finì in un vicolo cieco, molto simile a quello dove c'era stata la sua casa e dove aveva lasciato Älya e il capitano a vedersela con le guardie. C'erano delle cassette di legno accatastate e molte erano anche distrutte e probabilmente da riutilizzare per qualcos'altro.

    AARRG! Urlò rabbioso, sferrando un calcio proprio ad una di quelle, per poi accanirsi su di loro a pugni. Proprio come se stesse vendicando la sua famiglia con quei pezzi di legno.
     
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    Rhees;
    Erano passate delle settimane da quando Rhees aveva organizzato la sua fuga in cerca di posti più grandi e avventurosi dove vivere.
    Peccato che non avesse nemmeno finito di riempire il suo zaino in piena notte che i suoi genitori erano venuti a fare i guastafeste.
    Contrariamente, però, a quello che Rhees aveva immaginato, i signori Lalaith avevano preso contatti con un certo Alfrin, amico di vecchia data di Bern Lalaith, e gli avevano proposto di prendere Rhees sotto la sua ala.
    Alfrin Ember era un mercante di Sintad che aveva aiutato i Lalaith a pagare i debiti quando le loro navi erano finite in fondo al mare.
    Aveva accettato di buon grado di prendersi cura del ragazzo e insegnargli un mestiere e perciò Rhees si era messo in viaggio con una lunga carovana in partenza da Tenar.
    Siamo arrivati, ragazzo! aveva esclamato il proprietario del carretto su cui era seduto e Rhees salutò tutti sorridendo e agitando vigorosamente il braccio.
    Sentiva la gioia scorrergli nelle vene e si diresse in fretta verso le porte della città.
    Sintad gli sembrò una grande metropoli, nulla a che vedere con il piccolo agglomerato di case a cui era abituato.
    Tanta gente andava e veniva con gran fretta, nessuno badava a lui e questo fece sentire Rhees libero.
    Nessuno gli avrebbe negato dove andare e cosa fare.
    Si guardò un po' intorno alla ricerca del signor Ember, ma non aveva ben chiaro chi cercare: lo aveva visto qualche volta, ma non era nemmeno sicuro che quell'uomo sarebbe riuscito a riconoscerlo.
    Quanti anni poteva avere quando lo aveva visto l'ultima volta? Cinque? Ora era un uomo!
    Mosse dei passi distratti, lo sguardo per aria attirato da qualsiasi cosa avesse attorno.
    Attendo a dove vai, campagnolo! esclamò un individuo che aveva tutta l'aria di essergli venuto addosso di proposito.
    Rhees aprì la bocca per protestare, ma non trovò nel suo archivio mentale nulla di convincente. Scusi disse allora, senza nemmeno accorgersene.
    Che tipo strano.
    Si piazzò le mani in tasca e si rese conto all'istante che qualcosa mancava.
    Hey, mi hanno derubato! esclamò mentre il cuore cominciava a battergli all'impazzata, ma a nessuno sembrò importare.
    Il ladro doveva essere quell'uomo che lo aveva urtato, ma non ne aveva alcuna prova. Corse fra la gente per un po', nella speranza di trovarlo, ma sembrava essersi volatilizzato.
    Per la miseria! esclamò arrabbiato, sferrando un pugno alla prima cosa che gli capitò a tiro, per poi sentire un dolore indescrivibile alla mano.
    La osservò prendendosela anche con lei, ma in quel momento fu attratto dall'urlo rabbioso di un ragazzino che doveva avere circa la sua età.
    Sembrava solo e tutt'altro che felice.
    Ehm, tutto bene? chiese avvicinandosi con circospezione, mentre cercava di non pensare alla mano che pulsava dolorante.
     
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    Zack sussultò voltandosi di scatto, mentre lasciava andare finalmente le cassette di legno e le liberava dalla sua furia. Dentro di lui però sapeva che aveva ancora rabbia da tirare fuori e chiunque fosse stato ad interromperlo abrebbe ricevuto un pugno.
    Già immaginava che fosse Castor, il secondo del capitano. Chissà se anche lui era in combutta con l'assassina della sua famiglia.
    CERTO CHE NO! Urlò in risposta, col fiatone, mentre metteva a fuoco chi era appena arrivato. Aveva già preparato un pugno, ma si trattenne dal sferrarlo: non era Castor.

    Chi sei tu? Gli fece aggressivo, mentre si puliva con malagrazia le lacrime dalle guance. Gli occhi azzurri erano sempre più arrossati e solo ora che si era fermato sentiva quanto le mani gli facessero male.
    Abbassò per un solo istante lo sguardo verso le nocche e le vide completamente insaguinate. Nemmeno si era accorto di quanto avesse fracassato quelle casse di legno.
     
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    Rhees
    Rhees;
    La reazione così irruenta del ragazzino che fino ad un momento prima sembrava voler diventare campione di pugilato fece sentire a Rhees un brivido lungo la schiena.
    Scusa, non... farfugliò, ma non ebbe tempo di completare il suo pensiero che il ragazzino lo interruppe con un'altra domanda.
    Chi sei tu?

    Il tono non gli risultò amichevole e vista la cattiva esperienza con il ladro, Rhees rimase un po' sulla difensiva.
    Mi chiamo Rhees rispose però, non intenzionato ad attaccare briga. Devo andare da un certo Alfrin Ember, ma mi hanno derubato.

    Si vergognò molto di quelle parole, ma in cuor suo sperava di poter ricavare un aiuto da quello sconosciuto.


    Edited by » Naminé • - 19/9/2016, 18:24
     
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    Il ragazzino dagli occhi azzurri rimase per qualche momento ad ansimare con lo sguardo fisso verso quel forestiero di nome Rhees. Decisamente, lì a Sintad non l'aveva mai visto in tutta la sua vita e francamente non gli importava granché che fosse stato derubato. È praticamente consuetudine che nelle grandi città i forestieri siano vittime di furto e Zack lo sapeva bene, gliel'aveva sempre raccomandato sua madre.
    Già, sua madre. Lui aveva di molto più importante a cui pensare che ad una refurtiva probabilmente nemmeno così importante di quel Rhees. Aveva appena scoperto che sua madre era morta per causa sua. Perché mesi prima era scappato di casa per cercare l'assassino di suo padre.

    Sospirò di dolore, senza dire al nuovo arrivato nemmeno una parola, poi si lasciò cadere seduto su una di quelle casse fracassate che aveva preso a pugni.
    Guardò ancora le mani insanguinate ma pensò bene di ignorarle, come stava ignorando il loro dolore. Si era creduto grande fino a quel momento, ma nessuno sarebbe corso a medicare le sue ferite. Adesso sì che era solo, che era l'uomo della famiglia.
    Il signor Ember vive nella zona più ad ovest. Commentò, con lo sguardo puntato a terra.
     
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    Rhees rimase in silenzio ad osservare l'unica persona che gli aveva rivolto la parola fino a quel momento e non poté fare a meno di pensare che anche a Tenar non si era mai sentito disperato come lo sembrava quel ragazzo.
    Gli aveva anche detto dove trovare il signor Ember, ma quello era l'ultimo dei pensieri di Rhees.
    In quel bambino rivide sua sorella Selene, che tanto aveva invidiato in quei mesi, e si sentì in dovere di aiutarlo almeno nell'immediato.
    Si ricordò di avere delle bende nello zaino che aveva a tracolla, perciò si avvicinò al bambino senza dire una parola.
    Aveva pensato di dirgli qualcosa come Fai vedere quelle mani, ma non ci riuscì e preferì procedere a sguardo basso pronto a farsi mostrare quelle mani anche a forza.
    Alla fine era come con quelle mucche cocciute quando cadevano o venivano attaccate dai lupi.
     
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    Zack;
    Anche se per un solo momento Zack aveva sperato che quel ragazzino lo lasciasse da solo al suo dolore, seppe fin da subito che Rhees sarebbe rimasto lì: non si era mosso di un passo quando gli aveva detto la direzione per la casa del signor Ember.
    Quando lui gli afferrò le mani per medicarle, quasi fece per ritrarle, ma con un sussulto decide di lasciarlo fare. Facevano troppo male quelle ferite per lasciarle così a sanguinare.

    Lo lasciò finire in silenzio, chiedendosi come mai stesse facendo quella cosa per lui, se aveva ben altro da fare, poi si alzò in piedi, guardandolo fisso.
    Zack. Disse finalmente, presentandosi. Perché mi stai aiutando?
     
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    Rhees;
    Allora ce l'aveva un nome!
    Visto l'attegiamento che Zack aveva tenuto fino a quel momento, Rhees aveva supposto che non gli avrebbe comunque rivolto la parole e si sarebbero separati subito dopo la medicazione.
    Eri in difficoltà rispose Rhees. Dalle mie parti si fa così.
    Gli sembrò strano che a Sintad il suo gesto fosse ritenuto strano: a lui sembrava la cosa più naturale del mondo.
    Forse anche per questo aveva pensato che a qualcuno sarebbe interessato che l'avevessero derubato, ma concluse che non doveva aspettarsi aiuto gratuito.
    Ripensò a casa sua e al fatto che ora doveva vedersela da solo: il senso di libertà fu indescrivibile anche se un'angoletto del suo animo si sentiva profondamente a disagio.
     
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    Zack rimase un silenzio e con l'espressione rabbuiata sul viso, osservandosi finalmente le mani bendate. Già cominciavano a colorarsi di rosso: quanto forte aveva colpito quelle casse?
    Alzò gli occhi azzurri verso Rhees e poi borbottò qualcosa. Di sicuro sua madre l'avrebbe rimproverato di non aver ringraziato quel passante così gentile. Non gli aveva nemmeno chiesto niente.
    Mh. Esitò, spostando lo sguardo e ficcandosi le mani in tasca. Dove sono le tue parti?
     
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    Rhees;
    Rhees considerò quel borbottiò come un grazie e stava per muovere il primo passo con un 'non c'è di che' che Zack parlò di nuovo, suggerendogli di restare.
    Le mie parti sono Tenar e Bosco Ombroso rispose. Ma non so se lo conosci, è un paese minuscolo in confronto a Sintad.
    Si domandò cosa avesse fatto cambiare idea al ragazzino, visto che fino ad un attimo prima non sembrava intenzionato a rivolgergli la parola.
    Rimase poi in silenzio, non sapendo se andarsene oppure no.
     
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    Sì, so che è qui vicino. Rispose il ragazzino, camminando insieme a Rhees verso la zona ovest di Sintad, senza che lui nemmeno lo sapesse. Zack aveva semplicemente deciso che avrebbe dovuto ricambiare il favore e poi più si sarebbe allontanato da lì, più difficoltà avrebbero avuto nel trovarlo.
    Perché sei venuto a Sintad? Fece poi, ancora rabbuiato. Gli occhi erano ancora rossi e le tracce delle lacrime erano ancora ben visibili sulle guance, le mani gli facevano male da impazzire e lui faceva fin troppa fatica a nasconderlo.
    Cioè, ce l'hai una famiglia?
     
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    Rhees;
    I due avevano preso a camminare uno al fianco dell'altro senza che nemmeno Rhees se ne fosse accorto.
    rispose quando Zack gli domandò se aveva un famiglia.
    Qualche settimana fa ho cercato di scappare di casa e alla fine i miei genitori mi hanno mandato qui a Sintad per imparare un mestiere. Per questo dovevo andare dal signor Ember.
    Fece una pausa convinto che ci fosse qualcosa di essenziale che aveva dimenticato.
    La lettera!
    Solo in quel momento realizzò che oltre a non avere un soldo, il ladro si era portato via anche la lettera che suo padre aveva scritto per il suo amico Alfrin.

    Oh, no! esclamò bloccandosi all'instante come se gli si fosse esaurita la carica.
     
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    Zack;
    Per un breve momento Zack pensò di tirare un pugno in faccia al ragazzino: insomma, non era proprio nella sua indole picchiare le persone, ma dato che aveva ancora l'animo in subbuglio per il dolore, sapere che Rhees aveva deciso di scappare di casa senza nessun motivo la faceva imbestialire.
    Certo, anche lui era scappato di casa, ma solo per rendere sua madre felice. Aveva sbagliato infatti: era morta anche lei.

    Strinse i pugni nelle tasche fissando il suolo: stava per chiedere a quel Rhees se avesse dei fratelli o avesse pensato bene di abbandonare i suoi genitori da soli, quando quello si fermò improvvisamente.
    Alzò gli occhi azzurri verso di lui, ancora rabbuiato.
    Che hai?
     
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    Rhees;
    Che hai?
    Rhees si ridestò dopo essere rimasto in silenzio un secondo di troppo, mentre pensava allo sfacelo provocato da quel furto.
    Quel furfante mi ha rubato la lettera che mio padre aveva scritto per il signor Ember! esclamò frustrato.
    Si portò una mano alla fronte, come se quella posizione dovesse servire a farlo ragionare meglio.
    Purtroppo, però, la sua mente era vuota, non aveva idea di come cavarsela. Lentamente si stava solo riempiendo delle voci dei suoi fratelli che lo canzonavano.
    Non era grande, non era intelligente, non sapeva cavarsela da solo, tutto si era avverato mezz'ora dopo il suo arrivo a Sintad.

    Dopo essere rimasto a pensare per diversi secondi concluse che doveva arrivare dal signor Ember il prima possibile. Dove hai detto che abita? chiese allora d'impulso.
     
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    Eirydia
    Zack;
    Ti ci sto portando. Rispose il ragazzino, fermandosi insieme al nuovo arrivato, invece di continuare la sua marcia verso il quartiere ovest della città.
    Lo sapeva fin troppo bene che Rhees non avrebbe mai più avuto indietro ciò che gli era stato rubato: i ladri di Sintad erano tanti ed anche bravi a nascondersi. Della refurtiva ciò che era utile probabilmente era già stato usato, mentre il resto era stato gettato da qualche parte.
    Che cos'altro ti hanno rubato oltre la lettera? Conosco il signor Ember, era un amico di mio padre posso parlare io per conto tuo, se ricordi cosa c'era scritto in quella lettera.
     
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