Nella morsa degli A’hondr

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  1. Xerxessa
     
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    Arylleth;


    Avrai sentito parlare della storia di Eirydia, o giovane forestiero, non è vero? Questo luogo un tempo, segnato dalle lancette dell'infinito, veniva chiamato Narven. Oh, ma ciò rientra nelle tue conoscenze non è vero?

    Il ragazzo elfico, dal canto suo, rimase impassibile dinnanzi a quelle domande. Neanche aver nominato l'antico nome lo aveva scosso, il che, fece infuriare la giovane nereidiana che senza indugiare troppo e perdersi in inutili torture, con un taglio netto decapitò la sua ombra. Prima che il capo del giovane venisse mozzato, lui sorrise. Cercò di mormorare qualcosa, ma il suo capo colpì il terreno e si fermò dopo il tonfo.
    Cercare informazioni da quel elfo non era servito a nulla, anzi, era stata oggetto di scherno da parte sua. Si morse il labbro interrottamente mentre guardava l'abito bianco sporcato dalle chiazze del suo sangue. Disgustoso.

    Molte creature di queste terre vivono da tempo immemorabile. Ricordatelo.

    Dalle parole del suo signore, saggio consigliere, capì dell'errore che aveva commesso. Non solo aveva sprecato tempo prezioso ma aveva anche sporcato uno dei suoi abiti. Lacerò la veste gettandola sul corpo senza vita del giovane per poi lasciarlo alla deriva in balia delle onde. Con solo la sottoveste, con ampie arcate, si precipitò nel suo alloggio. Per la sua "esplorazione", decise di indossare un bliaut bianco con gonna asimmetrica. Si specchiò e passò le dita sul marchio di Alastyn per poi poggiare la mano sul freddo vetro abbassando il capo.
    Sospirò.
    Con occhi del colore dell'argento liquido, guardò il sole e si domandò che ore fossero. Oh, era una domanda molto sarcastica.

    << E' giunta ora della vittoria. >>
    Disse stiracchiandosi, allungando le braccia in alto mentre sul volto si disegnò un sorrisino compiaciuto. Uscì dalla dimora, una capanna nei pressi della spiaggia lontana molti giorni a cavallo dalla capitale, correndo.
    Le lunghe maniche del vestito, presero a ondeggiare come le onde mentre il suo corpo si scagliava contro l'aria circostante. La sabbia si alzava sotto i suoi piedi e i capelli si scompigliavano tuttavia non davano l'impressione di essere in disordine.
    Il cammino verso la Landa, fu lungo ed impiegò svariati giorni grazie anche alle diverse soste lungo il percorso.

    Poggiò il piede spoglio su una roccia scheggiata, poi l'altro. Era giunta su una
    delle montagne rocciose che costeggiavano la landa, quasi come se fungessero da raccoglitore per quella discarica a cielo aperto. Era stupita dal fatto che molti si ostinassero ancora a chiamare quel fetore e agglomerato di scarti, ancora "Landa". Aggraziatamente e con passo lento, prese a scendere giù dal pendio della montagna addentrandosi in quel luogo ripugnante privo di vita. O , per lo meno, per chi non avesse la vista acuta.
    Nessun animale grazioso e benigno potrebbe mai trovare rifugio in tal posto, non a caso, ciò di cui la Landa pullulava, non erano animali graziosi ma esseri disgustosi e mostriciattoli anch'essi ripugnanti. Per non parlare poi delle "piante" non molto amichevoli verso il prossimo e sopratutto non molto amichevoli con chi definirebbero "cibo" se avessero l'uso della parola.

    Roteò gli occhi, seccata dal quel vano tentativo di cattura. Muovendosi silenziosamente tra i vari detriti di ogni genere e carcasse impossibili da identificare o catalogare, un tentacolo viscido e verde stava tentando di attorcigliarsi attorno alle sue caviglie sfiorando i sonagli. Non sapeva il loro nome, ma di sicuro non se ne facevano niente di un nome quegli esseri.Fiori giganteschi senza petali, assomiglianti a piante carnivore, avevano sviluppato ciò che lei chiamava "tentacoli". Viscidi e appiccicosi, ricoperti da veleno, questi tentacoli si contorcevano e allungavano a piacimento del "fiore" stesso, captando sia il movimento che la temperatura. Grazie a questi sensori posizionati sulla sottile peluria di cui erano ricoperti i tentacoli, il fiore riusciva a capire chi o cosa era commestibile o no.

    << Alla sua persona aggradano le pietanze calde. Scherzi con il fuoco, essere immondo. >> Disse la ragazza divertita.
    Senza neanche il bisogno di voltarsi a guardare la sua sfidatrice, un ombra nera come la pece si mescolò all'ombra flebile della pianta. Piano piano, iniziò a bruciare. Dapprima i tentacoli, poi il gambo e infine quell'orribile "bocca" da cui uscivano solo lamenti incomprensibili. Ora, quella specie, doveva fare a meno di un esemplare.
    Si passò una mano tra i capelli, sorridendo lievemente alla piacevole brezza che le rinfrescava le membra. Socchiuse gli occhi quando un fetore diverso dal solito che la Landa emanava, si fece strada tra le sue narici.

    << Ti ho trovato. >>
    Ghignò e con un balzo, fu sopra un ammazzo di detriti e corpi in putrefazione. Lo sapeva, ecco dove si erano nascosti per lungo tempo.

    << Il re degli elfi e il re dei nani hanno attuato una vera e propria campagna di sterminio, contro questi esseri, riducendoli a pochi esemplari che si ritiene si siano nascosti nell'Isola di Knog per non essere più rintracciati.>>

    Ammiccò, e inarcando un sopracciglio annuì. Li aveva trovati. Coloro che ben mascherati possono ricordare la forma umana, coloro che emergono dal terreno, coloro che sono diventati gli acerrimi nemici dei draghi vivendo parecchie centinaia d'anni. Forse loro, sapevano qualcosa.
    In breve tempo emersero dal miscuglio di fango e sangue, probabilmente delle loro prede, e uno a uno si posizionarono intorno a lei. Via a via, le diverse uscite divennero nessuna e Arylleth fu completamente circondata dagli A'hondr. Il sapere che quegli esseri erano abili e scaltri, e per di più in maggioranza contro di lei, la divertiva. Quattro A'hondr contro una nereide, era certa che anche qualcun'altro l'avrebbe trovato uno spasso. Non estrasse subito la sua falce, sapeva che la sua magia per quanto potente era, non sarebbe durata abbastanza per eliminarli completamente tutti quanti.

    << Bene, le mie conoscenze in campo della lingua si basano solo sull'elfico e féridio. Se qualcuno di voi mi comprende sarà una grande scoperta, in ogni caso, comunicherò tramite gesti e simboli che, senza ogni minimo dubbio, conoscete. Perché, per quanto molti vi temono solo per le vostre abilità, io so che tramandate la storia di queste terre. >>

    Disse guardando l' A'hndr che aveva dinnanzi, il primo ad essersi alzato e emerso dalla terra.
    Molti non si fermavano a pensare a quelle "creature", li vedevano solo come esseri terrificanti e disgustosi che seminavano terrore e panico. Certo era anche così, ma era "anche". Così come i draghi, lei pensava, anche gli A'hondr dovevano tramandare la loro storia di generazione in generazione, così come facevano per il loro stile di combattimento che nessuno era capace di imitare. Durante il periodo in cui venivano comandati da Knog, quest'ultimo impartiva loro degli ordini comunicandogli in base a dei gesti. Gesti che Arylleth imparò dal suo salvatore e che in questa occasione ritornavano utili.

    << Orsù, narratemi le vicende di Eirydia, al tempo in cui era conosciuta come Narven. >>


    << Arylleth, tu cerchi i cristalli dei portali? >>
    << Mio Signore, io non li cerco, io voglio conoscerli.>>

     
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    Scusami l'intrusione ma questo topic mi ha ispirato una possibile evoluzione della storia e per questo sono qui a risponderti come narratore.

    Sentiti libera di dirmi se la mia risposta ti mette i bastoni fra le ruote, cercherò di modificarla ^^


    Narratore;
    Gli A’hondr restarono immobili per qualche secondo, mentre dei sibili sempre più forti cominciavano ad invadere l’aria.
    Di certo stavano comunicando, senza che però alcuna parola uscisse dalle loro bocche aguzze.
    Lentamente avevano posso un passo, poi un altro: di certo una ragazza sola, senza alcuna protezione apparente, poteva essere considerata un ottimo spuntino in una zona desolata come quella.
    L’A’hondr alla destra di Arylleth schiuse il becco e quel gesto sembrò un segnale, perché gli altri fecero lo stesso, pronti a colpire.
    Fermi! intimò una voce profonda in feridio. Era chiaro che chiunque avesse parlato, avesse tutta l’intenzione a che la nereide comprendesse le sue parole.
    I quattro esseri si fermarono all’istante e, mentre si facevano da parte, ne emerse un altro, più alto, più robusto che restò a fissare la ragazza a lungo.
    Non nominare mai più gli elfi in nostra presenza, straniera. rispose con disprezzo. Chiedi qualcosa che non interessa più a nessuno, oramai.
    Da quando l’essere aveva proferito parola, l’aria si era riempita di un odore ancora più ripugnante di quello che già pervadeva la Landa.
    Chissà cosa ci fa una come te da queste parti pensò mentre si soffermava ad osservare ogni dettaglio della sua interlocutrice. Non sembrava una di quelle parti, l'A'hondr era certo che avesse raggiunto la Landa appositamente in cerca di informazioni.
    Informazioni su cosa, poi? Tutti i bambini sapevano del passato di Eirydia, credevano si trattasse di favole, ma di certo ne avevano sentito parlare almeno una volta nella vita.
    Se quella nereide veniva a chiedere qualcosa alla sua razza significava che di certo non aveva avuto un'infanzia felice.
    Dici bene, tramandiamo la storia di queste terre, una storia scomoda a chi ci ha privati di ciò che erano nostro di diritto.
    Continuava a fissarla con sguardo truce, come se lei rappresentasse gli artefici dello scempio della sua razza.
    Tu cerchi la verità sui cristalli, non è vero, ragazza?
     
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  3. Xerxessa
     
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    Arylleth;
    In risposta alla sua richiesta, ci furono solamente dei sibili che andavano crescendo. Ciò iniziò ad irritarla. Stavano comunicando, forse qualcuno di quei esseri non si cibava da molto e aveva visto in lei una facile preda e forse, se qualcuno si fosse azzardato a muoversi verso di lei, avrebbe perso il capo in una frazione di secondi.
    Ben presto i sibili vennero schiacciati da un colpo secchio che echeggiò nell'aria nauseabonda, seguito da altri. Chiudevano il becco. Le venne da ridere.

    Oh, vi farò chiudere il becco una volta per sempre. E per sempre, è davvero tanto tempo, più degli anni in cui avete contaminato questa terra con il vostro fetore.

    Mentre stava per evocare la sua "dolce metà", sentì una parola nella sua lingua madre. Si fermò.

    Che ci sia qualcun'altro? pensò per poi osservare meglio. Una figura, la cui presenza prima era celata e di cui nessuno sospettava l'esistenza o per lo meno lei, stava emergendo dal terreno. Rimase a guardare mentre gli altri A'hondr si facevano da parte come solitamente fanno i sudditi all'arrivo del Re.

    Oh, e così ho l'onore della presenza di sua eccellenza.

    Non proferì verbo, lasciando che quell'essere la esaminasse. Di certo, doveva essere uno dei più anziani.

    << Ammetto che mi sorprendi, non pensavo che la conoscenza del feridio rientrasse nelle vostre capacità. Forse solo nelle tue. >>
    disse l'ultima frase quasi fra se e se mentre osservava l'individuo. Si tirò sù le maniche del vestito, temendo che si potessero sporcare, per poi con passi lenti ma decisi, indirizzarsi verso un cumulo di detriti sedendosi e mettendosi al suo agio.

    << A molti interessa, sopratutto a coloro che non devono essere nominati. Se interessa a loro, a me interessa ancora di più.>> Prese un respiro, cercando di non vomitare, per poi proferire verbo.

    << La verità in tutte le sue sfumature. Non dirò a nessuno del vostro covo, e voi mi direte quella storia scomoda a chi vi ha privati di ciò che è vostro di diritto.>>

     
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    Narratore;
    La ragazza è sveglia pensò il capo A'hondr e restò in silenzio qualche secondo per raccogliere le idee.
    Molto tempo prima che gli umani e i loro simili creassero il mondo che oggi conosci, prima che i draghi li assoldassero per stanarci, la nostra razza regnava, custode dell'antico potere del pianeta esordì.
    Li chiamavamo "Portali", ci permettevano di spostarci indisturbati da un punto all'altro di Narven senza che nessuno potesse impedirci di dileguarci al momento opportuno.
    Chiunque poteva usarli, non li avevamo certo vietati a chi viveva al nostro fianco! I draghi erano il solo ostacolo alla nostra prosperità.


    Si voltò a guardare il paesaggio che avevano intorno: morte, solo morte ispiravano quelle lande desolate.
    L'isola di Kong non era mai stata un posto florido e per questo a nessuno era venuto in mente di mandar via delle creature ripugnanti come gli A'hondr da un posto come quello. A ben pensarci, forse non c'era proprio anima viva a cui potesse venire in mente.

    Erano grandi cacciatori e dominatori incontrastati dei cieli e non ammettevano che potesse esserci qualcun'altro altrettanto scaltro da potersi muovere così agilmente nei quattro angoli dei regni. Così convinsero gli elfi e i nani ad intraprendere una campagna di distruzione nei nostri confronti. I draghi ci accusarono di rubare le loro uova, di attaccare i loro nidi, quando erano loro a distruggere i portali per impedirci la fuga.

    Il tono della voce dell'A'hondr si era lentamente alzato fino a diventare un'accusa contro il cielo e la landa che restavano ad ascoltare impassibili.
    Hanno fatto razzia nei nostri nidi, ucciso i nostri figli, tutto per portarci via i cristalli che conservavamo gelosamente per poter continuare ad usare i Portali. L'invidia per il nostro potere li ha consumati finché non ci hanno spinto qui, dove nessuno può trovarci.

    Dopo il lungo discordo il capo A'hondr restò in silenzio mentre aspettava che la nereide metabolizzasse la storia che aveva appena finito di ascoltare.
    Perché cerchi questo potere, ragazza? chiese poi voltandosi a guardarla e puntandole gli occhi dritti in volto. Una visione orribile per chiunque.
     
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  5. Xerxessa
     
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    Arylleth;

    Prese a far scorrere l'ombra nelle sue vene che dievennero di un colore simile alla notte più nera, la pece o forse simile al colore della morte. Del perché il nero venisse associato a quella sfortunata, che era perseguitata dagli umani e non, non lo sapeva. Tutti credono che sia lei a cercarti, ma non sanno che invece sono loro a correrle dietro.
    Scosse leggermente il capo, chiudendo la mano a mo di pugno e lasciando che la sua gemella ritornasse nella forma che gli umani definirebbero "normale": si prolungava da sotto i suoi piedi scalzi. Volse lo sguardo verso la manta dell'A'Hondr che imprecava il cielo, forse volendo far sentire la sua ira fino alle orecchie di uno di quei dominatori del cielo.
    "Siamo vivi e siamo ancora qui! E non ci sconfiggerete"
    Ecco ciò che le sue parole le facevano pensare. Pochi esemplari, vero, ma era anche vero che non erano estinti.
    Per fortuna.
    Nel silenzio che gli fu concesso, socchiuse lentamente le palpebre lasciando che le lunghe cinglia nere, le solleticassero il volto. Doveva costruirsi il suo palazzo mentale, ovvero, doveva racchiudere tutte le informazioni in suo possesso e posizionarle in livelli. Piano dopo piano, sarebbe arrivata alla porta della stanza finale e l'avrebbe aperta, oh se non l'avrebe fatto. La stanza blindata. La verità a lungo celata sotto quell'ammasso di destriti di falsità misti al sangue.
    Il potere.

    Dapprima il bianco che costeggiava la pupilla, poi, il grigio dei mari in tormeta. Aprì lentamente gli occhi e quando lo fece, si ritrovò lo sguardo dell'A'hondr su di se. Rabbrividì. Strinse la veste verso l'orlo della gonna di impulso. Lo sapeva, non doveva distogliere lo sguardo o mostrarsi irrequieta. Calma e sopratutto non doveva lasciarsi inondare le narici da quell'odore putrido e nauseabondo.
    Si alzò in piedi. L'ombra le fece da isolante contro il terreno e ad ogni passo che compieva, degli schizzi neri come se qualche scrittore facesse gocciolare l'inchiostro dalla sua penna, si dileguavano nell'aria.
    << Quindi, il Cristallo Pulsante esiste veramente. >>
    Sul suo volto di porcellana, si crearono delle fossette e le estremità delle labbra, vennero tirate all'insù. Sorrise soddisfatta, aveva compiaciuto se stessa.
    << I draghi adorano essere lodati e venereggiati come dei, ma non lo sono... - Rimase brevemente in silenzio, era una di quelle frasi che venivano dette sul momento, prima che il pensiero si concretasse del tutto - ...Uhm, voi dominate la terra, o almeno lo facevate, quindi siete gli unici a conoscere le terre meglio dei nani. Quegli avidi mezzuomi che profanano il suolo sacro, oh sono davvero un'accoppiata vincente con gli uomini dei mari. >>
    Inarcò un sopracciglio, il suo tono aveva un leggero sarcasmo che celava la sua rabbia per quelle forme di vita che avevano giocato un ruolo fondamentale nella sua vita. Fermandosi nella traiettoria di fronte all'A'hondr, stoppandosi dal camminare avanti e indietro, decise che avrebbe risposto alla sua domanda,d'altronde lui aveva risposto esaustivamente alle sue.

    << Il ciondolo, il ciondolo di Lys proviene dal Cristallo pulsante me ne avete dato la conferma voi. Inoltre sono sicura, anche se non ho le prove, che il cristallo abbia...delle "radici". Il suo potere è fonte di ogni magia in questo mondo e i cristalli sono una sua forma, sono parte di lui. Di certo, il Grande Albero Sacro degli innominati, ha a che fare con lui.>>
    Tutto inizò a prendere una connessione nella sua mente. Vedeva le immagini dei portali, dell'albero e del cristallo che aveva letto sui libri, li vedeva scorrere e volteggiare caoticamente intorno a lei. Muoveva confusamente le dita delle mani mentre teneva lo sguardo fisso su quello dell'essere dal becco affilato.Le maniche lunghe del vestito, oscillavano da una parte all'altra quasi come se stessero schiaffeggiando l'aria.

    << Ricostruire i portali. Questa è la mia motivazione. Chi possiede le chiavi, ha un potere immenso e una di loro, è nelle mani di "coloro che non devono essere nominati". Credono di essere il bene più assoluto e con nessun diritto, hanno esiliato forme di vita su quest'isola abbandonata. Beh, io voglio essere libera di viaggiare. >>

    Rivolse un fugace sguardo alla distesa celeste. Poi vide la terra. Si chinò lievemente, alzando l'orlo della gonna alle estremità e chinando anche il capo. Erano creature orripilanti, ma pur sempre forme di vita con regole e capacità intellettuali. Essere civile.

    << Grazie per aver risposto in maniera esaustiva alle mie domande. Per quanto poco possa valere, hai la mia gratitudine.>>







     
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    Sembri molto informata sull'argomento ribatté il capo A'hondr quando la ragazza concluse il suo discorso.
    Ricostruire i portali: che ambizione nobile...

    Gli altri A'hondr, che fino a quel momento erano rimasti in disparte, si avvicinarono alla nereide come se il loro capo avesse dato loro un qualche tipo di ordine; tuttavia non sembrava essersi mosso.

    Hai nominato un ciondolo in possesso della principessa della feccia-elfica, un Cristallo e un Albero, tutto che riguarda i nostri nemici riprese. Io ho risposto alle tue domande e non ho lasciato che i miei sudditi ti aggredissero, perciò ora ti pongo io una domanda: come conosci tutte queste cose e cos'altro sai?Rendi partecipe anche me della tua conoscenza

    Il tono dell'A'hondr sembrava farsi minaccioso, probabilmente per il solo fatto di aver richiamato alla sua memoria l'immagine degli elfi e degli altri popoli dei Regni.
     
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5 replies since 20/7/2014, 18:59   135 views
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