Progetto Chimera - 2° parte

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  1. Edgard Strolgher
     
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    Alistair;
    La donna, come praticamente tutti quelli che avevano saputo della sua peculiarità, era rimasta attonita e stupida a sentir parlare del mutaforma. Praticamente nessuno di loro ne aveva mai sentito parlare, e come potevano? Lui era praticamente l'unico, ed era talmente discostante da un essere umano che ogni volta che pensava o pronunciava "l'unico mutaforma" non sapeva se aggiungere della mia specie, della mia razza, poiché non sapeva il suo essere un mutaforma quanto lo rendeva diverso da un normale essere umano. Probabilmente considerando che aveva passato tutta la vita assieme alla comunità elfica poteva dire con sicurezza che non aveva nulla in comune nemmeno con loro. Persino con una razza adita alle scienze e alle arti come loro era stato reso necessario di doversi nascondere, di doversi guardare intorno ogni volta che si trasformava, di doversi spacciare per un mago ogni volta che rifiutava un'arma poiché poteva contare su armi che poteva uscire dal suo stesso corpo. Comunque ebbe almeno la singolarità di non mostrare nessun segno che suggerisse che quella donna voleva usare i poteri del mutaforma per scopi personali, anche se si percepiva che desiderava tantissimo sapere.
    Comunque rispose anche alla domanda di Alistair sul perché si trovasse li asseverando che era li per caso. Era venuta per vedere il posto dove era cresciuta e sarebbe ripartita all'indomani. Dette quelle parole si sedette sull'erba volgendo lo sguardo verso il cielo. Anche il mago lo alzò vedendo il firmamento costellato di quelle lontanissime fonti luminose. Diede un ulteriore sguardo alla donna notandone l'intensità con cui le guardava. Disse allora con un tono particolarmente sereno:
    Sono dei corpi di fuoco, come il sole. Bruciano a distanze molto superiori al sole oppure sono molto più piccole. L'albero millenario della sapienza che si trova sul suolo di Aresmelle sostiene che sono fatti di gas che prendono fuoco ad un ciclo infinito e sostiene anche che le distanze che ci separano dalle stelle sono talmente elevate che molte di esse potrebbero essere già estinte ma noi continuiamo a vederne la luce
    Quando Alistair terminò di parlare, Adara attese alcuni secondi in cui si permeava di quella magnifica vista cercando di apprenderne il profondo significato. Dopo che lo spettacolo fu ben assaporato dal suo desiderio, si rivolse nuovamente al mutaforma. Chiedeva la stessa cosa del mago, cioè cosa ci facesse nella foresta, aveva lanciato supposizioni su conti in sospeso con la scuola o se era di passaggio. Alistair allora rispose:
    Sono solo di passaggio, ho intrapreso un viaggio per portare a termine una missione personale. Mi sono fermato solo per riposare e sicuramente anche io sarò in viaggio domattina. In realtà la mia missione non prevede nemmeno una meta precisa per tanto sono divorato dal dubbio di quale sia la mia prossima tappa
    Naturalmente non erano parole dette solo per fare due chiacchiere. Alistair non sapeva davvero dove sarebbe andato, in realtà tutto girava attorno alla decisione di quale sarebbe stata la prossima mutazione da cercare e su quale tipo di specie concentrarsi. Sapeva che doveva cercare una specie adatta al volo prolungato, correre come lupo mannaro era estremamente facile e l'insetto era anche in grado di combattere nel volo anche se sapeva che se avesse avuto al suo seguito la mutazione in kerottero durante lo scontro con il corvo non sapeva se sarebbe riuscito a tenere testa al suo volo. Nonostante l'imbrunire della sera, i suoi sensi erano riusciti perfettamente ad analizzare i dettagli del suo moto aviario, ed era molto più veloce di quanto non fosse l'insetto. Volare avrebbe certamente aiutato a prenderlo, ma doveva anche aggiungere che la sua magia naturale aveva anche difficoltà a germogliare in pura aria senza il supporto della terra o di altre piante. Quindi non era proprio quello che si suggerirebbe come il top in ambito di combattimenti aerei.
    Sapeva anche di avere una certa debolezza al fuoco, non che fosse l'unica debolezza che aveva al momento, ne aveva sicuramente molte altre, ma quella era in grado di mettere in difficoltà tre mutazioni su tre, e per uno che aspirava all'invincibilità della chimera questo non era concepibile. Aveva anche portato il suo pensiero a chiedersi se doveva spingersi verso una specie che aveva un qualche nesso folcloristico o mitologico, o se aveva una qualche affinità magica, fisica, leggendaria o fantasiosa con il fuoco oppure se doveva scegliere semplicemente una specie che aveva delle caratteristiche che interessavano a lui e fornirgli semplicemente l'elemento del fuoco.
    Doveva anche aggiungere, e ricordare a se stesso, che acquisire il potere del fuoco non era nemmeno una reale soluzione, perché diventare immune al fuoco non lo rendeva capace di battere con facilità un nemico che possedeva quell'elemento perché in quel caso doveva puntare maggiormente su qualcosa tipo acqua o terra o sabbia. Erano tutti e tre validissimi elementi che spegnevano facilmente il fuoco e che, associati ad una mutazione, gli avessero conferito la possibilità di affrontare un abile e pericoloso utilizzatore delle arti piromantiche. Tuttavia non aveva ancora la più pallida idea di cosa cercare. Poteva forse concentrarsi sull'elemento acqua e cercare una qualche specie di pesce, la sua unica paura è che l'acqua legata ad una specie ittica sarebbe stata perfetta e forse imbattibile contro nemici acquatici ma inutile sulla terra ferma. Forse, a questo proposito, doveva cercare di selezionare una specie anfibia ma il tarlo del dubbio continuava a martellargli in testa. Con l'elemento della terra invece, poteva forse creare una sorta di casa fatta con la roccia quando andava in giro e poter dormire al sicuro senza dover fare turni di guardia, o forse potevano esserci ottimi modi per viaggiare sfruttando la terra...forse creando uno scivolo gigante usando la manipolazione terreste, o forse c'erano particolari specie animali che potevano viaggiare benissimo sulla terra, ma venivano in mente solo corridori e scattisti nati che, analizzandogli, chissà perché gli davano tutti l'idea dell'elemento fuoco: giaguari, ghepardi, puma...i puma forse potevano anche avere elementi primordiali diversi, ma quali???
    Il suo cervello stava macchinando troppo e si stava anche bloccando in un veicolo cieco. Man mano che stava pensando alle specie trovava sempre idee più assurde. Forse era il momento di staccare un po' la spina da quei pensieri, probabilmente pensare alle stelle per la serata e per la notte avrebbe aiutato la sua mente a lavare via le idee inadeguate e obsolete. Intanto era il caso di accendere un fuoco.
    Alistair si era già esposto dicendo cos'era, quindi non aveva voglia di mantenere uno stato di segretezza ed evitare la comodità di creare un fuoco di campo agitando solo qualche mano. Innanzitutto usò la magia arcana per spostare qualche pietra disponendole in cerchio per domare ed impedire la diffusione di fiamme libere.
    Poi accadde la magia, era probabilmente il caso che la donna di nome Adara guardasse verso di lui anziché verso il cielo. Le stelle dipingono il firmamento tutte le sere e tutte le notti ma era un evento unico di vedere un uomo diventare un kerottero. Cominciò ad emettere i versi che si fanno solitamente in seguito ad uno sforzo, come se dovesse alzare qualcosa di pesante ma il suono della sua voce cambio in fretta di pari velocità al procedimento della trasformazione diventando simile ad una percussione vibrante ad altissima frequenza dovuta all'apparato comunicativo degli scarabei, dal quale proveniva la forma del kerottero. Era formato dalle chele interne dell'apparato digerente. Sfregando tra di loro creavano un rumore stridulo. Dalla schiena, riducendo a brandelli i vestiti si alzarono due placche ossee che andarono a formare le elitre e sotto di loro le ali. Dalla faccia oltre alle chele interne che facevano quel suono ne spuntarono altre due, molto più grandi a partire dalla mandibola e un corno a partire dal naso, grosso e potente. Il resto del corpo divenne varie placche di esoscheletro e mani e piedi erano flagellati da artigli possenti. Completata la trasformazione, il kerottero usò i suoi poteri per far crescere il tronco di una pianta adattissima per il fuoco, una corteccia vegetale resistente che brucia molto più a lungo della legna normale. Lo fece crescere per circa due metri per poi tagliarlo con chele ed artigli creando accanto all'area destinata al fuoco una piccola catasta di questo legno pregiato. Ne afferrò due lembi scorticando la corteccia esterna con gli artigli e sfregando con forza e decisione presero subito fuoco, aiutati anche dalla forza amplificata della mutazione che generò un attrito notevole per dare subito vita alla fiamma. Gettò quindi i due tronchetti nel circolo di pietre curando il fuoco fino a che la fiammata fu stabile.
    Fatto ciò aprì le elitre e spiccò il volo.
    Tornò circa dieci minuti dopo, forse anche di meno, con un cervo tra le mani. Atterrò accanto al fuoco e creò facendo crescere degli arbusti direttamente dal terreno una tripletta di fusti, due per tenere un terzo che avrebbe trafitto il cervo per cucinarlo. Il kerottero, con le lame affilatissime dei suoi artigli, scuoiò la bestia togliendo la pelliccia e tutto ciò che non serviva. Fu particolarmente attento a togliere la pelliccia senza rovinarla. Difatti, poco dopo, la trattò con la terra lavandola più volte nell'acqua per farla usare in seguito ad Adara come coperta. Lui avrebbe dormito in forma di mannaro coprendosi del suo stesso folto pelo da mannaro.
    Quando la preda fu scuoiata completamente la infilzò e la mise a girare sullo stabile appena creato. Fu allora che non avendo più bisogno della forma di insetto, tornò lentamente alla sua forma originale. Prima che si vedesse nudo perdendo la copertura animale, evocò dal nulla i vestiti, facendoli materializzare a partire da una nube di denso fumo.
    Tornato Alistair e completata la ritrasformazione in umano, si mise a curare la cena arrostendo il cervo sulle fiamme e attizzando il fuoco con un'altro pezzo di legno...come se nulla fosse, come se quello che aveva appena fatto fosse la cosa più normale e naturale del mondo.
     
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