La falce e l'ascia-martello

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    Malin;
    Akechi ammise la singolarità del suo stato fisico e quella strana sensazione che incuteva terrore in chi gli stava accanto. Per Malin, che era fatto di una tempra particolare che accomunava tutti i membri della sua razza, quella pressione non era particolarmente forte e riusciva a mantenere un certo controllo, senza considerare che entrambi i guerrieri avevano cercato di mettere in chiaro che non avevano nessun tipo di intenzione bellicosa. Tuttavia l'addestramento del giovane era stato pensato appositamente per essere controllato in quanto il suo potere, se non circoscritto e tenuto sott'occhio poteva costargli anche la vita.
    Proveniva da una famiglia di antichi guerrieri e non voleva far estinguere generazioni e generazioni di susseguirsi di forti e valorosi combattenti, per questo cercava di preservare se stesso e le particolarità di questo suo potere segreto. Malin lo percepiva, lo aveva visto mentre si muoveva agilmente tra i piani ripidi e scoscesi della montagna che riusciva a muoversi con una facilità e una disinvoltura un po sopra il normale, anche per un guerriero ben addestrato e con il fisico ben prestante.
    La loro brillante conversazione però, dovette essere rimandata a tempi più idonei, dietro alle spalle di Malin, uno spostamento di terra tradì la presenza di un nutrito gruppo di esseri misteriosi avvolti in mantelli neri impenetrabili che li nascondevano il corpo dalla testa ai piedi eccezion fatta per gli occhi.
    Erano davvero tanti, una ventina e sembravano distinti in due gruppi diversi. Tra loro svettavano alcuni tizi alti, ma davvero alti. Potevano essere uoma. Ogni nano ne aveva sicuramente visto uno. Avevano l'accampamento tra le montagne proprio sopra le gallerie e le miniere che da innumerevole lune, era la dimora della gente bassa.
    Akechi chiese se il nano aveva già pensato a come dividersi gli avversari, ma pareva che loro si fossero divisi per primi. Un nutrito gruppo era rimasto nelle retrovie, cinque erano coperti e nascosti dietro una grossa roccia, era improbabile attaccarli a meno che non sarebbero riusciti a disfarsi di tutti gli altri. Tra i colossi dei loro avversari. Due si erano parati dinanzi al nano e due dinanzi al suo improbabile compagno.
    Pare che a loro non piaccia l'idea di lasciar scegliere a noi chi affrontare. Devono avere degli schemi di lotta ben precisi. Sicuramente questa formazioni è stata pensata per non lasciarci possibilità di scampo. Quando ti ho proposto di guardarci le spalle a vicenda sembravi sicuro di te ed indifferente. Sicuramente ti sentivi in grado di affrontare chiunque...dimmi se ora non sei contento che ci sia io al tuo fianco ragazzo mio!?
    Benché Malin cercava di essere scherzoso, dentro di se era preoccupato, anche se nulla di ciò che aveva fatto, tono di voce compre lo avrebbe potuto tradire. La formazione era particolare. I colossi che si erano parati davanti a loro era sicuramente pensati per tenerli occupati. Due a testa di quelle dimensioni bastavano per tenere a bada anche un guerriero capace di spazzare via un avversario facilmente. La loro stazza suggeriva che fossero estremamente resistenti e duri da mandare al tappeto. E mentre i due sfortunati si occupavano di quei bestioni, gli altri li avrebbero inceneriti, ne era sicuro!
    Tutto d'un tratto cominciò l'attacco con violenza inaudita. Uno dei probabili uoma con uno scudo enorme aveva cominciato a caricarlo frontalmente, l'alto guerriero della sua stessa stazza si era mosso con una rapidità sconvolgente. Malin non riusciva a credere come potesse essere così veloce. Per di più, uno degli incappucciati restati in seconda fila aveva alzato un polverone magicamente. Malin vedeva il sopraggiungere della nuvola di terra e polvere che mirava ad occultare la sua vista. I due bestioni lo avevano preso davanti e da dietro, chiudendolo tra incudine e martello. Benché la forza dei nani era ben elevata non poteva competere con qualcuno di così grosso e muscoloso. In più se quella terra finiva nei suoi occhi sarebbe stata la fine.
    Malin dovette decidere ed agire in fretta, non era così veloce da evitare un colpo, per tanto dovette prendere il suo archiburgo e sparare un proiettile esplosivo al suolo nella speranza che la detonazione tenesse lontano il polverone. Lascio cadere il fucile sul suo stivale alzandolo per incastrare la sua arma tra piede e stinco. Subito dopo afferrò scudo e la sua ascia martello. Parando il colpo di scudo del guerriero che aveva di fronte si lasciò investire dalla sua potenza spostandosi appena appena lateralmente per sfruttare quell'urto in modo da lasciarsi scaraventare all'indietro fuori dal raggio d'azione di quella spada troppo cresciuta. Se tutto sarebbe andato a buon fine, sarebbe riuscito ad evitare gli attacchi senza nessun danno ma con difficoltà e per un pelo.
    Avrebbe quindi provato a contrattaccare con un proiettile a frammentazione. Evitare e parare tutti i frammenti era impossibile, di sicuro almeno i due giganti si sarebbero feriti.
    Decise di provarci.
    Con uno strattone verso l'alto del piede, fece giungere il fucile tra le sue mani. Lo afferrò mirando con precisione nello spazio tra i due avversari. Fece scorrere il cilindro della sua arma cambiando il settore in asse con la canna da fuoco, sparò quindi il proiettile a frammentazione e lasciò che detonasse tra di loro.
    Ripeté l'operazione spostando il cilindro su un nuovo setto e sparò un colpo elementale di ghiaccio verso le gambe di quello con lo spadone, sperando di riuscire ad immobilizzarlo almeno per un po.
    Erano passati solo pochi secondo e pochi rapidi scambi di attacchi e il nano già sentiva di essere incappati in avversari a rischio veramente serio.
     
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    Akechi;
    IL nano non perdeva mai il suo spirito e continuava a emettere sentenza che facevano sembrare la situazione meno seria di quanto in realtà non fosse, erano nei guai poichè in una battaglia di resistenza anche Akechi avrebbe avuto la peggio.
    è sicuramente un bene, dubito di poterli affrontare tutti da solo
    Ammise il guerriero per poi materializzare istantaneamente Sakuramai.
    Le due falci erano avvolte da una nube di miasma molto sottile dall'aria maligna e le loro lame, dispensatrici di morte, rilucevano di una luce viola come a sottolineare la volontà dell'arma di fare a pezzi i nemici che aveva di fronte.
    Il guerriero non fu immune dagli effetti dell'arma poichè i suoi occhi diventarono molto più accesi assumendo una luce di follia e istinto omicida allo stato puro, tanto da far dubitare ad un osservatore esterno della stabilità mentale del guerriero.
    Il suo volto però era freddo e calmo mentre il suo corpo era avvoltò da un leggero velo di miasma come la lama:essendo divetato una sola cosa con Sakuramai era normale per Akechi quella condizione ma chiunque altro avrebbe pensato che un deomne avesse posseduto il guerriero.

    Akechi si vide arrivare addosso i due colossi ma sapeva di poterli schivare, quello che lo preoccupava era la scomparsa di uno dei soldati nemici:sicuramente puntava ad un attaccoa sorpresa ma non sapeva con chi aveva a che fare se sperava veramente di prenderlo impreparato.
    Indietreggiò schivando i colpi dei colossi, che causarono un impatto non indifferente, per poi spostarsi lateralmente così da evitare la raffica di frecce che, seppur non letali, potevano causargli dei problemi.
    Nell'eseguire queste operazioni non fu necessario usare i riflessi derivanti dal suo stato di ourtgal ma sicuramente con i soldati piccoli avrebbe dovuto sfruttarli per poterli uccidere velocemente e in modo che non potessero essere curati
    Adesso devo solo decapitare l'altro piccolo ospite quando uscirà allo scoperto
    Riflettè il guerriero mentre buttò un occhio alla situazione di malin:sembrava che anche lui non avesse vita facile ma probabilmente una votla preso il ritmo giusto, insieme sarebbero stati capaci di abbattere quel nutrito gruppo di mercenari.
    Vi avverto, dal momento che mi avete rovinato la giornata non ci andrò leggero con voi
    Lo disse con il sorriso più sadico che potè che, mischiato al suo sguardo e ai capelli che lo amplificavano, aveva lo scopo di incutere terrore ai loro nemici e renderele loro reazioni più lente:Akechi era una persona inquietante e in combattimento sfruttava questa sua caratteristica al massimo il che talvolta aveva effetti negativi anche sugli alleati.
    Di solito funzionava e nel migliore dei casi portava anche alla fuga degli assalitori ma di tanto in tanto capitava qualcuno con un coraggio da leoni che combatteva senza farsi intimorire da quel chiaro segnale di pericolo.


    Edited by evil-naraku - 17/5/2014, 22:48
     
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    Giusto per chiarire a tutti i lettori!
    Per ridurre al minimo l'autoconclusione e per evitare i doppi post, da questo momento in avanti, evil-naraku muoverà sia Akechi che il battaglione beta mentre io, Edgard Strolgher, muoverò Malin e il battaglione alfa.

    I turni saranno i seguenti:
    Battaglione alfa (Edgard)
    Akechi (evil-naraku)
    Malin (Edgard - Piccola autoconclusione)
    Battaglione beta (evil-naraku)
    Battaglione alfa (Edgard)
    Akechi (evil-naraku)
    ...e così via!


    NARRATORE:
    Cacciatori di taglie - Battaglione ALFA;
    Il motivo per cui sulla taglia dell'Ourthugal c'era una taglia maggiore, si palesò davanti agli occhi dei criminali non appena lo videro in azione. Evocò dal nulla due falci con un'aura tetra attorno, il mago dello spirito della salamandra, riuscì a percepire la malvagità delle armi e l'aura mortifera che emanavano.
    Mosse pigramente un dito facendo volteggiare una fiammella minuscola attorno alle due falci. Era sicuramente uno dei loro segnali. Erano davvero ben organizzati. Probabilmente per impedire a chiunque di riconoscerli dalla voce o da altri dettagli, non emettevano alcun suono servendosi di taciti segnali per mandare informazioni agli altri.
    Non appena il gruppo notò la fiamma fatua attorno alle falci, tutti verterono la loro attenzione su di loro, comprendendo che erano pericolose e che dovevano ragguagliarsi e stare attenti.
    Un'altro particolare che confermò la taglia sullo spirito del serpente fu dato dal vederlo muoversi con sorprendente agilità ed evitare senza sforzo i due guerrieri e le loro armi da impatto, persino le frecce non sembrarono impensierirlo particolarmente, l'unica cosa che sembrava aver attirato la sua attenzione era la scomparsa di uno dei membri del gruppo.
    Elargì pesanti minacce di non andare piano con i membri dell'organizzazione poiché gli avevano rovinato la giornata.
    Nessuno sembrò impensierito da quelle parole ma qualcosa nello sguardo dell'Ourthugal del Cobra sembrò smuovere qualcosa nell'animo dei guerrieri in prima linea. Fu l'Ourthugal cervo, allora, a muoversi. Impose alcuni segno con le mani finendo per compiere un arco con il braccio che puntava uno ad uno a tutti i loro compagni. Non fu possibile capire esattamente cosa avesse fatto ma lo si poteva immaginare dal fatto che tutti quelli che avevano tentennato o avuto un fremito nel vedere lo strano atteggiamento e la particolarità inquietante del loro avversario si erano improvvisamente rilassati tornando acuti e freddi, come se nulla fosse mai successo. Forse era una specie di cura per i danni della mente, come lo è appunto la paura.
    Come contrattacco, i due guerrieri circondarono Akechi per ridurre la possibilità di scansare gli attacchi. La salamandra mutò il suo aspetto diventando un'inquietante figura incappucciata con ali di fuoco e con spine roventi che gli uscivano al posto delle spalle, persino la sua uniforme sembrò seguire la mutazione, eccezione fatta per il cappuccio che continuava a celarlo per intero. Mosse una mano tracciando un anello di fuoco intorno al loro avversario bloccandolo al suo interno. Gli arcieri scoccarono frecce in rapida successione per farvi piovere una pioggia di dardi velenosi in quell'area circoscritta. Con l'agilità mostrata fin ora non doveva essere in grado di evitarli.
     
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    Akechi;
    Akechi notò delle fiammelle intorno alla lame delle due falci e uno strano segnale da parte di uno del gruppo avvesario ma non capì bene il loro significato:il primo poteva essere un segnale di pericolo mentre il secondo non era molto chiaro cosa fosse.
    Sapeva solo che aveva annullato l'effetto psicologico che si era tanto impegnato ad ottenere sul gruppo e capì che i primi a dover morire erano quei tipi lontani dalla battaglia:per annullare in pochi secondi qualcosa che Akechi riteneva una certezza dovevano essere individui molto più utili al gruppo di un paio di soldati con martelli e archi.
    Si vide circondato dai due colossi e da un anello di fiamme, sicuramente non satrebbe riuscito a superarle quindi non era nemmeno il caso di tentare, e a peggiorare la situazione una pioggia di frecce che minacciavano di trafiggerlo a morte:nulla di cui preoccuparsi per ora e forse poteva anche portare la situazione a suo vantaggio.

    La prima cosa di cui liberarsi era la pioggia di frecce ma schivarla era impossibile, rimaneva solo l'uso della magia che la sua famiglia si tramandava da generazioni.
    Roteo la falce destra sopra la sua testa ottenendo, almeno in apparenza, nessun risultato. Tale mossa gli permise di creare un portale che avrebbe portato quella pioggia di frecce, una volta attraversato, sopra il gruppo che era rimasto in disparte decimandolo se tutto andava secondo i piani del guerriero.
    Una volta che la scarica di frecce fu deviata il guerriero febdette l'ria creando un portale, invisibile agli occhi, che l'avrebbe trasportato direttamente dietro il mago dalle vesti infuocate:sembrava il più pericolos del gruppo escludendo l'effetto benefico che quei tipi incappucciati in disparte avevano sui compagni.
    Comparve alle spalle del mago pregustando il momento in cui avrebbe fatto volare via la sua testa mentre con i riflessi fulminei del cobra, circa un millesimo di secondo, esegui un fendente diretto al collo del nemico.
    Se la mossa fosse fallita Akechi avrebbe seguito il mago così colpirlo da diversi fendenti che avrebbero causato ferite lievi e gravi iniettando veleno nel corpo della vittima ad ogni colpo subito.
    Lo spettacolo sarebbe stato spaventoso da vedere e subirlo in ogni caso:avrebbe causato un enorme dolore fisico oltre al terrore psicologico di essere fatti a pezzi poco alla volta da una decina di fendenti nel'arco di pochi secondi oppure i compagni avrebbero visto volare la testa del loro mago come se nulla fosse.
    Akechi li sfidava a riprendersi anche da questo anche se solo mentalmente.
    Un tempo troppo breve per permettere cure o interventi da parte dei giganti senza contare che la serie di colpi poteva essere ridiretta contro qualsiasi pazzo avesse tentato di fermare la furia omicida del guerriero.
     
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    Malin;
    Malin riuscì ad ottenere un buon effetto con le azioni che aveva congegnato. Il proiettile esplosivo centrò in pieno il suolo e l'onda d'urto allontanò il polverone tenendo al sicuro i suoi occhi. Subito dopo l'uoma colpì in pieno il nano con il suo scudo facendolo balzare indietro e tenendolo fuori dalla portata del taglio dello spadone del secondo.
    Il proiettile a frammentazione fu anche meglio.
    Quando la munizione esplose proprio al centro dei due guerrieri lo scudo non proteggeva un di essi perché lo teneva lateralmente per avere lo sguardo fisso sul suo nemico, l'altro invece non aveva difese e i vari frammenti ferirono in molteplici punti due uoma. Come se non bastasse il suo proiettile elementale del ghiaccio riuscì a congelare le gambe di entrambi tenendoli ben bloccati nel preciso punto in cui erano.
    Malin esclamò con un grido di giubilo ma dovette rimangiarselo subito. L'ourthugal dello spirito del coniglio li curò in un batter d'occhio. Sui vari buchi che si intravedevano dal loro mantello nero, gli squarci sanguinosi si richiusero subito in una perfetta e liscia pelle bronzea. L'elfo mago utilizzò la sia magia del fuoco per sciogliere il ghiaccio e furono liberi subito dopo. L'ourthugal scimmia usò la sua magia del vento per allargare la portata della magia del fuoco facendo dilaniare delle immense lingue di fuoco contro il nano che si riparò accucciandosi dietro al suo scudo. Nell'arco di pochi secondi divenne rovente e si scottò leggermente il dorso e il palmo della mano che lo brandiva. Ma grazie al guanto che portava riuscì a resistere e non ebbe effettivi danni. Quando si riaffacciò dallo scudo entrambi i guerrieri gli erano addosso. Dovette deviare lo spadone con la sua krevask piantandola al suolo e colpì il suo scudo contro quello del suo avversario. La sua forza era notevolmente inferiore e venne spinto indietro lasciando dei solchi sulla polvere sulla roccia. Quando il contrasto dei due scudi terminò, Malin vide una freccia sulla sua testa, non ne fu affatto spaventato, ma nel giro di pochissimi secondi era oscurato da un'ombra imponente che era formata da una moltitudine di frecce. Le aveva moltiplicate utilizzando la sua magia. Malin si posizionò proprio sotto lo scudo, lasciando che tutte quelle frecce vi rimbalzassero contro.
    Avendo la visuale dei piedi dell'uoma con lo spadone fece roteare la sua arma dalla parte del martello per spezzargli le gambe. La testa dell'arma si fermò ad una certa distanza tornando indietro, un attimo prima di questo curioso effetto aveva visto dei simboli magici gialli, era stata evocata una protezione e alzando lo sguardo vide un'altra volta che era stato l'effetto di uno dei supportatori.
    Alzatosi dalla sua posizione, il nano aveva di fronte il gruppo nemico. Erano tutti impegnati ad usare le proprie abilità a turno per completarsi e rendersi praticamente inattaccabili. Ma una cosa aveva colto la sua attenzione, una cosa che anche Akechi, che aveva usato un portale per far piovere frecce sui maghi dietro la roccia, sembrava aver notato. Quelli che erano in posizione più protetta erano quelli che rendevano inattaccabili e invincibili quelli davvero pericolosi. Mentre gli stolti avventurieri cercavano di togliersi di mezzo gli avversari peggiori, cure e protezioni rendevano vano ogni attacco.
    Doveva escogitare una soluzione, ma non poteva aspettare tranquillo che il suo cervello macchinasse una strategia. Doveva tenere i suoi avversari impegnati. Sparò un proiettile perforante sull'uoma con lo scudo, se quel baluardo non era temprato lo avrebbe colpito ferendo anche lui, fece slittare i proiettili sino alla posizione dei proiettili sierovettori per lasciare un proiettile soporifero all'uoma con lo spadone. Forse così facendo avrebbe potuto vertere la sua attenzione sugli avversari nelle retrovie.
     
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    L'uoma con lo scudo vedendosi arrivare contro un proiettile alzò istintivamente lo scudo per proteggersi dall'impatto e con usa grande sfortuna lo non scudo resse l'impatto che comunque lo prese di striscio poichè si era assicurato di non venire colpito in punti vitali.
    Il graffio causato dal proittile venne subito curato da uno dei maghi mentre gli altri due supporti combinavano la magia di vento e di fuoco trasformando l'ernome lama del secondo uoma in una enorme lama di fuoco infernale.
    Il colosso non si preoccupò di scansare il prioettile, sapeva di non avere quel tipo diagilità, ma contava sul fatto che il loro mago di fiducia annullasse qualsiasi tipo di ferita o condizione che quel proiettile poteva causare.

    Il momento di sonnolenza fu breve, circa mezzo secondo, a cui seguì l'azione del supporto dell'elfa chiara che potenziò la velocità del guerriero rendendolo non solo veloce ma anche letale.
    L'uoma si abbatte sul nano brandendo la spada infernale con una velocità non normale per un odella sua taglia mentre l'altro uoma lo teneva occupato con fendenti potenti e precisi.
    L'assassino in tutto questo, silenzioso come un ombra, si era mosso alle spalle di Malin puntando alle gambe e alla vita con fendenti veloci e precisi diretti a debilitare l'avversario così da far dare il colpo di grazia allo spadone infuocato o ai potenti colpi dell'altro uoma che incalzavano Malin così da distrarlo dai colpi dell'assassino.

    Gli arcieri erano invece pronti a scaglaire una raffica di frecce nel caso Malin fosse riuscito a respingere i suoi assalitori così da puntare ad un apertura fra un attacco del nano e l'altro.
     
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    Cacciatori di taglie - Battaglione ALFA;
    La preda dal nome Akechi, si rivelò ostica, sfoderò delle abilità che l'organizzazione non aveva tra i loro dati, infatti studiavano le loro prede prima di affrontarle sapendo appunto di poter finire in uno scontro diretto. Inoltre spesso i membri venivano assemblati appositamente in base alle capacità del nemico.
    Il portale evocato dallo spirito del cobra creò un ingresso invisibile per le frecce proprio sopra di lui e un'uscita sopra le teste dei curatori. Intervenne ad aiutarli lo spirito della salamandra evocando ondate di fuoco che incenerirono letteralmente le frecce impedendo ai curatori di subire qualsiasi danno. In quanto maga di altissimo livello si era resa conto delle potenzialità che avevano quei portali e si era preparata a dovere.
    Quando il portale di Akechi si aprì alle sue spalle sul volto dell'essere di fuoco si dipinse uno sguardo di sorpresa e preoccupazione reso possibile da un minuscolo spiraglio di luce che riuscì a penetrare dal cappuccio. Il fendente di Akechi taglio persino l'aria stessa mentre muoveva inesorabile verso il collo. Affilata come non mai non incontrò nessuna difficoltà staccando la testa dal resto del corpo. Per l'ourthugal del cobra poteva essere un momento di fervente felicità. Con una testa fuori dal corpo nessuno sarebbe stato in grado di curarlo. Era una di quelle ferite dove la magia curativa restava impotente.
    La cosa strana fu che nessuno dei presenti, intesi i compagni del mago fecero la minima piega alla vita di ciò che doveva essere una compagna morta. Il corpo esanime del piromante, ma non la sua testa, esplose in un tornado di fuoco di cinque metri di raggio, tutti gli alleati erano fuori da quel raggio, vi era solo Akechi dentro. Era infatti una trappola, uno specchio per le allodole creato appositamente nel momento in cui aveva notato l'uso dei portali. Estinto il turbinio di fiamme, la vera maga uscì da una sorta di illusione creata dall'ourthugal della specie del camaleonte.
    Con la testa volutamente lasciata intatta, il mago evocò una specie di draghetto fiammeggiante che volando a media altezza, circa quindici piedi, sparava una raffica di palle di fuoco velocissime contro il loro avversario. In tutta combinazione, la maga evocò una ulteriore pioggia di grandi palle di fuoco intrisa di una tale quantità di energia primordiale che un portale avrebbe potuto teletrasportare solo una alla volta. Per tanto se si serviva di quella mossa mentre una veniva trasportata si sarebbe trovato tutte le altre addosso, per non parlare del draghetto che, essendo un corpo mobile poteva anche volare e sparare in punti dove non era protetto dai portali. Anche i due guerrieri accalcarono la mano. Lo spirito dell'orso e il mannaro si trasformarono. Per l'orso ad aumentare non era solo la resistenza ma anche la pericolosità con zanne e artigli. Il mannaro era anche peggio. Ora era resistente, forte, agile ed era persino mortale con denti e artigli ben taglienti.
    La ninfa che era sparita da quasi l'inizio dello scontro braccò Akechi alle spalle cercando di infilargli le lame nella schiena mirate ad entrambe le scapole con l'intento di perforare le pleure polmonari e mettere fine alla sua esistenza.
     
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    Akechi;
    L'attacco del guerriero sembrò andare a segno anche se solo per metà, i curatori erano ancora vivi e vegeti e la cosa non era piacevole da constatare ma almeno il bersaglio principale era stato abbattuto.
    Questo diceva la testa del guerriero ma la situazione suggeriva che quello che appariva fosse diverso dalla realtà dei fatti.
    Realtà che si mostrò nella forma di un tornado di fuoco che il guerriero schivo spostandosi rapidamente indietro, c'era mancato davvero poco ma un senso di rabbia cominciava a montarlo dentro e questo era pericoloso mentre si maneggiava Sakuramai.
    Meglio calmarsi, se do di matto adesso è certo che mi faranno secco
    Ci volle una dose non indifferente di concentrazione per riprendere il pieno controllo sul desiderio di vendicarsi di quel gruppo così ostico ma il guerriero riuscì nel suo intento e riprese ad osservare la realtà con una mente fredda e calcolatrice:la testa era ancora al suo posto quindi sicuramente era meglio aspettarsi di tutto da quel gruppo di morti viventi, così apparivano nel futuro previsto dallo spirito del cobra che dimorava dentro Akechi.
    La testa divenne un piccolo drago intento a sparare palle di fuoco contro il guerriero insieme al suo creatore che ripetè la stessa operazione, schivarle tutte era impossibile e i portali non poteva sprecarli per ogni piccolo problema che sorgeva in battaglia così decise di provare a imitare i proiettili di Malin con quel poco di magia che conosceva.
    Puntò l'estremità appuntita della falce verso le palle di fuoco visualizzando una pioggia di spilli di veleno condensato pieni di miasma, piccole bombe se venivano a contatto col fuoco, e tali spilli essere sparati dalla punta della sua arma.
    Sakuramai espulse quindi a ritmo regolare spilli di veleno dalla forma allungata verso le palle di fuoco che, venendo a contatto con il loro bersaglio, esplodevano annullando la pioggia creata dalla salamandra e permettendo al guerriero di schivare i colossi, che nel frattempo avevano mostrato una natura a dir poco bestiale, tempestandoli con quegli stessi spilli.
    Quella tattica però non salvò il guerriero dall'impatto di alcune piccole sfere rosse che gli causarono delle bruciature sul petto e altre parte dell'armatura che furono abbastanza resistenti da non causare danni troppo gravi al guerriero.
    La quantità di veleno iniettata dagli spilli nel bersaglio era letale vista la quantità di colpi sparati al secondo contro bersagli fra l'altro così grossi.
    Il risultato di quella tattica fu l'annullamento della pioggia di fuoco che stava piovendo su di lui che esplose come fuochi d'artificio e due nemici imbottiti di veleno nel giro di pochi secondi se la seconda parte del piano andava come doveva andare.

    Quello che non aveva previsto era la comparsa dell'assassino dietro le sue spalle ma con un colpo di genio riusci in qualche modo a schivarlo: saltò sopra e di spalle all'esile avversario mentre teneva sotto tiro i colossi e con la falce sinistra cominciò a colpirlo con fendenti fulminei, guidati dai riflessi del cobra, che avrebbero fatto a pezzi il corpo del bersaglio tagliando pressoche ogni parte del corpo con la seria possibilità che un arto o due volassero via per sbaglio.
    In fin dei conti Sakuramai era una arma dotata di volotnà propria in un certo senso e cose del genere potevano capitare mentre la si usava.

    Ti devo un favore Malin, quella tua strana arma mi ha fatto scoprire una tecnica molto interessante
    Disse Akechi mentre operava tecniche evasive e offensive per schivare ed attaccare quel gruppo così ostico da eliminare.


    Edited by evil-naraku - 19/5/2014, 23:08
     
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    Malin;
    Malin stava riuscendo a tenere testa con estrema difficoltà ai suoi aggressori i cui attacchi tendevano a diventare più pesanti e pericolosi per ogni secondo che passava. Inoltre tutti i suoi attacchi venivano vanificati dai membri che stavano nelle retrovie. Con tutte le cure e le barriere elargiti da quelli che stavano nascosti dietro le rocce, i due guerrieri non si preoccupavano molto neppure di scansare i colpi o di fare seriamente fede al concetto di sopravvivenza.
    Il suo proiettile perforante aveva preso lo scudo lasciandovi un buco e passandovi attraverso, ma il colpo non colpì un punto vitale, ma anche un graffio che sia, venne subito curato, più o meno la stessa cosa avvenne al suo compagno con lo spadone. Il proiettile sierovettore immise nel suo organismo una sostanza soporifera che fu però debellata dalla magia di uno dei tizi dietro le rocce, era stato uno di loro a muoversi quando lo stato di sonnolenza abbandono l'uoma.
    Malin strinse l'arma e lo scudo dal nervosismo. Se non trovavano un modo di mettere fuori gioco i supportatori, prima o poi le energie gli sarebbero esaurite, a lui e ad Akechi.
    Il suo compagno di circostanza sembrò aver trovato ispirazione dalla sua strana arma. Malin ne fu fiero ma a lui le cose non andavano così bene. La cosa che lo tormentava di più era come mai le sue rune anti-magiche non stavano funzionando. Guardò sulla sua spalliera e notò che il liryum della runa non brillava, al suo posto vi era imposto uno strano segno da sopra.
    Maledizione! - disse Malin a denti stretti, uno di quei maghi da strapazzo doveva aver applicato un sigillo runico. La rabbia del nano crebbe ulteriormente.
    I suoi avversari passarono all'attacco. L'uoma con lo scudo lo teneva impegnato con potenti stilettate e fendenti della sua spada. Malin fu così impegnato a tenerlo a bada che non riuscì a staccargli gli occhi di dosso e a volgere la sua attenzione sui movimenti dell'altro per parare colpo dopo colpo. Avvertì una vampata di calore dietro di se e si costrinse a balzare indietro e avere un attimo di tregua per vedere cosa stava succedendo. Si vide addosso l'uoma con lo spadone era lontanissimo un attimo prima ma se lo ritrovò praticamente ad un palmo dalla barba. Si riscosse all'ultimo momento piazzando lo scudo dietro per eventuali colpi dell'avversario che aveva alle spalle e tentò di parare il colpo con la krevask.
    Il fendente l'aveva parato ma nell'impatto le fiamme e il vento che lo pervadevano esplosero. Malin riuscì a salvare solo gli occhi chiudendo le palpebre appena in tempo. Rotolo dieci iarde indietro boccheggiante e reggendosi lo stomaco dal dolore, si vide arrivare persino alle spalle l'assassino ma aveva il suo scudo reale dietro le spalle, che aveva dimensioni sufficienti da garantire una protezione ma per maggiore sicurezza puntò addosso il fucile con sguardo infuriato.
    La sua barba era bruciata in molti punti e il suo volto era pieno di scottature, gli occhi stavano bene ma, l'esplosione e il contraccolpo ricevuto dalla botta contro la nuda roccia lo rendeva dolorante.
    Aveva il fiatone e non sapeva nemmeno che cosa fare, qualsiasi attacco sarebbe andato a vuoto contro chiunque se i supporti non andavano all'altro mondo. Nemmeno i suoi proiettili speciali potevano fare niente, i proiettili elementali potevano essere curati, i perforanti, gli esplosivi, quelli a frammentazione, gli anti-magia forse potevano impedire le cure ma lui stava già cominciando a perdere i colpi e anche senza magie curative, Malin avrebbe scommesso il naso che avevano anche delle pozioni. L'unica cosa che gli restava era il suo asso nella manica. Un proiettile che occupava tutto lo spazio destinato al suo slot. Lo poteva usare solo una volta. Ma come poteva servirsene?
    Forse se uno di loro veniva schiacciato mortalmente non poteva essere curato. Malin non ne era affatto sicuro. Era una strategia che non presentava sicurezze e in più poteva anche essere un buco nell'acqua e sprecare una risorsa tanto potente alla cieca era una cosa da evitare, ne potrebbe aver avuto maggior bisogno in futuro. Se solo non ci fossero stati quei curatori lui...
    Un momento! I curatori erano nascosti dietro un grosso blocco di roccia. Malin aveva già il fucile imbracciato, gli bastò una pressione del dito per spostare lo spazio dei proiettili sierovettori a quello del proiettile guardiano. Puntò quindi l'archiburgo contro la grossa formazione rocciosa che difendeva i curatori e diede la pressione fatidica sul grilletto. Il dardo perforo l'aria sino a colpire la roccia e infuse la sua magia lungo tutto il masso.
    La roccia stessa si alzò formando un grosso leone gigante dell'altezza di circa dieci iarde e lungo quindici. Con una sola zampata poteva falciare tutti e cinque i curatori, tre suoi e due di Akechi. Doveva farlo per risollevare le sorti a se stesso e al suo compagno improvvisato. Il leone diede molteplici sferzate con gli artigli e avrebbe usato anche le sue possenti fauci con il preciso intento di dilaniare fermare e uccidere ciascuno dei membri in nero che aveva davanti. Tutti e cinque i curatori. Se ciò sarebbe riuscito, le sorti dello scontro sarebbero cambiate.
     
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    I due guerrieri continuavano il loro assalto forti delle loro dimensioni e forza oltre alla sicurezza di venir curato qualsiasi cosa accadesse mentre l'assassino, più fragile degli altri due, faceva più attenzione a non farsi beccare dal nano poichè sapeva di poter ricevere ferite mortali molto più facilmente dei compagni uoma.

    La battaglia prese una brutta piega quando lo squadrone vide il nano spare un proiettile contro il masso che nascondeva i maghi:quella roccia si tramutò in un leone e cominciò a graffiare e cibarsi di quei maghi che avevano tenuto in vita la squadra fino a quel momento.
    Fu uno spettacolo orribile vedere i propri compagni morire in un modo tanto ingiusto, loro che avevanon fornito loro protezione in tante battaglie.
    La loro morte scatenò qualcosa nell'animo di quegli uomini che tutti insieme sembrarono posseduti da uno spirito vendicativo il cui unico scopo era fare a pezzi quei pazzi che avevano osato fare del male ai loro fidati compagni.
    I due uoma persero del tutto il controllo, restando comunque freddi e razionali, e si abbatterono sul nano come una furia aumentando la frequenza dei colpi e la loro precisione:ora puntavano entrambi alla testa sperando di rompere l'erlmo del nemico insieme al suo cervello.
    Nei loro occhi non c'era più un birciolo di umanità, non per coloro che avevano osato fare un affronto simile ad una squadra così ben addestrata, dovevano pagarla e cara anche.
    Il fuoco dello spadone sulla spada dell'uoma a quel punto era sparito sostituito dal bruciante desiderio di fare a pezzi il nemico.

    L'assassino invece non aumento la forza dei colpi ma puntava all'equipaggiamento del nano tentando di tagliare i legacci che tenevano insieme l'armatura nanica, lo scudo e le armi addosso al nano:una volta liberatosi di tutti gli impedimenti il loro nemico non avrebbe avuto più nulla con cui difendersi e sarebbe diventato una poltiglia non ben definita dopo il trattamento che gli avrebbero risevato.

    I maghi invece furono più sadici sia dei guerrieri che dell'assassino:il primo generò un vertice con venti ad alte velocità intorno a Malin e l'altro incendiò tale vertice così da intrapolare il nano in uno stettissimo cono di venti di fuoco.
    Lo scopo era quello di dare una riserva d'aria scarsissima al nano mentre il fuoco, e la repsirazione della vittima, la consumava facendolo morire asfissiato.
    Si curamente uno come Mailn sarebbe uscito anche costo di venire bruciato parzialmente dalle fiamme e tagliuzzato dal vento e in quell'evenienza gli arcieri gli avrebero dato il colpo di grazia scagliando frecce molto più veloci di quela usate fin'ora,.
    I due guerrieri avevano pensato che senza i supporti le cose sarebbero andate meglio ma così avevano svegliato una bestia che avrebbe fatto loro rimpiangere quella mossa.
     
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    Benché la taglia della preda dal nome Akechi fosse molto alta, non poteva sfuggire ai loro attacchi per sempre. Il mago era riuscito infatti a ferirlo e a bruciarlo con quella sua pioggia di meteore combinata alla mobilità del draghetto. Tuttavia la difesa che era riuscito a formulare era pressoché notevole. Quando il capo battaglione incontrava guerrieri di quel calibro provava sempre una certa pena per loro, colto maggiormente dalla voglia di averli nella loro organizzazione che vederli morti sotto i loro colpi.
    Per difendersi, lo spirito del cobra, aveva evocato una pioggia di spilli di veleno dalla punta di una della sua falce, il draghetto però che poteva muoversi liberamente e aggirare degli attacchi a schema fisso, riuscì a colpirlo con le palle di fuoco che crearono danni sia al guerrieri che alla sua armatura.
    A quel punto, Akechi direzionò quella sua pioggia di spilli di miasma contro i due guerrieri, l'ourthugal dell'orso e il mannaro, tuttavia vennero spazzati via da delle raffiche di vento generate dal draghetto mentre agitava con vigore le sue ali. In questo modo i due guerrieri rimasero incolumi, persino l'assassina del gruppo se la vide brutta. Il suo attacco fu facilmente evitato, trovandosi il cobra dietro le spalle, il draghetto si parò tra lui e l'assassino finendo per diventare un tagliere su cui le falci si abbatterono con una furia incredibile. Tuttavia, essendo solo un'evocazione, risparmiò la vita della ninfa oscura.
    Stavano quasi per tentare un nuovo attacco quando un'evento catastrofico e assolutamente imprevisto scosse l'intero battaglione mutando seriamente le sorti della battaglia. Il nano, quell'essere minuscolo ed inutile, se paragonato all'agilità e all'evasione di Akechi aveva fatto qualcosa che mai nessun guerriero aveva fatto nella storia dell'organizzazione. Era successo, raramente, che una delle prede degli assassini riuscisse ad uccidere un membro o un curatore, specialmente quando si accorgevano che non potevano uscire vivi dallo scontro se i supporti in grado di guarire le ferite continuavano a nullificare tutti gli attacchi, però dopo la fine dello scontro, con rituali lunghi e faticosi, potevano riportare in vita i compagni caduti. Quando succedeva, la furia degli attacchi aumentava e le difese ai maghi diventavano serratissime, questo aveva impedito, da sempre, di perdere tutti i curatori.
    Ma...un proiettile partito dal fucile di quel lurido nano, sparato verso le rocce, non aveva impensierito nessuno. Qualcuno aveva pensato che avesse una pessima mira, visto che stava colpendo una protezione e non i loro preziosi curatori. Quello che nessuno si aspettava e che lasciò tutti impietriti impedendo ogni possibile operazione di protezione o salvataggio, era il fatto che quel proiettile infernale infuse una magia sconosciuta alla roccia facendola prendere vita e dandole la forma di un leone gigante. Con tutta la buona volontà del mondo non poterono far altro che guardare impotenti la belva che dilaniava i loro compagni rendendoli rapidamente alla stregua di cinque corpi esanimi ed inutilizzabili. La cosa peggiore era che, al nuovo stato delle cose, nessuno poteva essere curato e nessuno poteva essere riportato in vita, almeno non li. Avrebbero dovuto trasportare i corpi all'organizzazione per farli resuscitare e ciò comportava comunque un rischio imminente...cioè quello che la loro catena circolare che rendeva il gruppo invincibile, quando tutti erano uniti, era stata spezzata. Se i guerrieri o altri membri meno resistenti avessero subito dei danni da quel momento in avanti, non ci sarebbe stato nessun modo possibile per essere rianimati o curati. Erano diventati vulnerabili.
    Tale consapevolezza, accese gli animi più vendicativi che fosse mai possibile per i superstiti. Benché l'intero squadrone alfa voleva avventarsi in maniera omicida contro il nano, ciò li avrebbe resi esposti agli attacchi dell'ourthugal. Per tanto dovevano continuare a seguire il protocollo e continuare ad infierire su Akechi. Ogni membro della squadra, nessuno escluso, si lanciò ferocemente all'assalto. Il mannaro e l'orso si fronteggiarono l'uno contro l'altro con la mazza e il martello, in un primo momento sembrava che si fossero schierati per due cause diverse attaccandosi a vicenda, invece le loro forze congiunte, e per di più spinte in direzioni diverse fecero roteare le due mazze ad una velocità pazzesca contro il loro avversario, una velocità che avrebbe fatto fatica ad evitare a meno che di non servirsi di qualche strana difesa. Ciò gli sarebbe stato comunque difficile visto che, nello stesso istante, si sarebbe trovato addosso l'urthugal nel tentativo di artigliarlo a morte, il mannaro che avrebbe tentato di morderlo e bloccarlo, facendogli subire tutti gli altri attacchi e l'assassino con le due lame. Sarebbe stato un ottimo momento per gli arcieri di colpire una salva di una moltitudine di frecce rese fiammeggianti dalla maga della salamandra. L'assassino umano, che aveva la capacità di rendersi quasi impossibile da individuare, avrebbe tentato una ferita superficiale sul tendine della gamba sinistra per debilitarne i movimenti. Doveva davvero succedere un miracolo per salvarsi da quel colpo.
    Dovevano vendicare i compagni caduti ad ogni costo e portarli alla base per ridare loro la vita!
     
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    Akechi;
    Akechi osservò la mossa del nano stupito della diversità degli effetti di quei proiettili,imitare quel tipo di fucile?non scherziamo.
    Il guerriero al più poteva riprodurre effetti simili a quelli di un cannone in termini di forma ma non poteva coprire tutta la varietà di differenti munizioni possedute dal suo alleato.
    Si erano liberati dei maghi quindi ora niente e nessuno poteva curare più la squadra ma ciò, inaspettatamente, sembrò accendere un fuoco nell'animo dei loro avversari che calcarono la mano come se non avessero un domani:era rabbia o semplicemente disperazione ben mascherata? qualunque fosse la risposta adesso erano entrambi nei guai se non trovavano una soluzione.

    Gli spilli del guerriero vennero annullati dal vento prodotto dai due colossi annullando di fatto una tattica che sembrava perfetta e imbattibile ma almeno aveva imparato qualcosa di nuovo:dosare meglio l'energia dei colpi, almeno usando quella tecnica, e la possibilità che un forte vento potesse defletterli.
    Si vide addosso tutti incluso l'umano che era comparso dal nulla con un qualche piano poco piacevole per l'ourtgal ma la soluzione venne spontanea al guerriero che non ptoeva competere con la forza di quell'attacco e non aveva la velocità di schivarlo dopo quella raffica di spilli velenosi.
    I martelli che si dirigevano verso di lui potevano essere anche la sua salvezza ma ciò avrebbe esposto probabilmente la sua debolezza a quel gruppo così ben organizzato, non che avesse importanza se poi veniva fatto secco da quell'assalto apparentemente senza aperture.
    Saltò abbastanza in alto da poter essere colpito dal martello e dalla mazza parando il colpo con sakuramai ma, ovviamente, ciò lo mando volando nella direzione in cui i due guerrieri avevano colpito rendendo ineffettivi qualsiasi colpo da terra e le frecce vennero respinte con dei fendenti.
    Akechi si limitò tuttavia solo a quelle che potevano colpire punti vitali lasciando passare quelle che causavano solo piccoli graffi e danni di minore entità:doveva dare la priorità a quelle più pericolose non avendo le energie di respignerle tutte.

    Il risultato fu l'atterraggio del guerriero in un punto non definito del terreno molto lontano dai suoi assalitori, che l'avevano aiutato con la loro stessa forza, e il corpo pieno di graffi di piccola entità e bruciature superficiali che, seppur fastidiose, non causavano il dolore lancinante che avrebbero procurato una ferità a bersagli più sensibili.
    La mente del guerriero elaborò una tattica e qualcosa nacque subito da quell'intelletto così sviluppato ma per attuare il piano doveva farsi attaccare dal gruppo nemico e approfittare del caos che l'attacco stesso avrebbe generato.
    Questi pensieri turbinavano nella mente del demone bianco mentre si dirigeva verso i suoi assalitori, voleva fargli credere di avere un piano per stenderli tutti anche con le loro forze combinate, ciò avrebbe aiutato il suo reale piano a realizzarsi.
    Nel fare ciò sorrideva sicuro di se mentre si avvicinava, aggirando abilmente le rocce che impedivano il suo passaggio, al gruppo pronto comunque a schivare attacchi troppo pericolosi da subire.
     
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    Malin;
    Malin stava cominciando a perdere la pazienza. I suoi colpi erano stati vanificati più volte dai curatori. Ferite che si chiudevano davanti ai suoi occhi, rune anti-magiche rese inutili, barriere magiche nei pochi momenti in cui si riusciva a trovare l'apertura per un attacco sufficientemente efficace. Tutto questo stava facendo pendere lo scontro troppo a favore di quegli uomini in nero che, chissà per quale motivo, ce l'avevano davvero a morte con loro.
    Come diceva un vecchio nano saggio:
    "Un nano arrabbiato è un nemico mortale"
    E Malin era stato fatto arrabbiare davvero. Incalzando l'archiburgo sullo slot per il proiettile guardiano. Sparò una pallottola contro la barriera rocciosa dietro la quale si erano posizionati in difesa tutti i curatori e i membri di supporto. L'attacco fu un vero successo. La roccia prese vita con una scarica magica, le pietre si aggregavano con la terra formando un corpo distinto dalle sembianze di un grosso leone. La scultura semovente, attaccò con furia e ferocia il gruppo senza risparmiarne neanche uno. Con l'intero gruppo di supporto al tappeto, finalmente, sia Malin che Akechi avevano la possibilità di infliggere dei colpi effettivi e duraturi ai loro nemici. Da quel momento in avanti, le ferite che avrebbero subito sarebbero rimaste incise sui loro corpi senza possibilità di essere richiusi così, dal nulla. Ciò voleva dire che un colpo mortifero o ferite debilitanti avrebbero realmente messo in ginocchio i loro avversari. Se giocavano bene le loro carte, un po' alla volta, potevano radere al suolo i nemici che erano rimasti in vita. Anche se attualmente rappresentavano ancora la maggior parte.
    Quella piccola vittoria, però, ebbe degli effetti collaterali. Malin li aveva previsti, era sicuro che, o a causa della morte di compagni, o per restituire il torto, oppure per garantirsi la sopravvivenza in mancanza dei curatori, i nemici restanti avrebbero combattuto con molta più ferocia di prima. Se fino ad ora stavano rischiando grosso, da quel momento in avanti sarebbe stata tutta un'altra storia. Malin aveva una grandissima esperienza alle spalle e sapeva bene che in casi simili con avversari numerosi ed enormemente pericolosi, non ci si poteva chiudere in difesa ma bisognava rischiare ed esporsi in attacco.
    Ciò rappresentava un pericolo, ovviamente, si era più scoperti e un colpo particolarmente potente andato a segno poteva costare la vita se non si badava alla difesa. Ma sette avversari desiderosi di uccidere che martellavano continuamente con attacchi coordinati e pesanti, avrebbero debilitato nel tempo qualsiasi difesa. Per assicurarsi la vittoria, bisognava essere determinati e fare del loro meglio per essere precisi come cecchini o come chirurgi. Bisognava fare in modo di buttarne giù quanti più se ne poteva, nel minor tempo possibile, meglio se si iniziava dai più fragili e pericolosi.
    Se si riusciva a sfoltire il gruppo nemico, le loro possibilità di sopravvivenza aumentavano gradualmente. Il problema è che erano già debilitati fisicamente per i colpi subiti e dal punti di vista energetico. Malin per fortuna era meno affetto da questo tipo di problema. Lui fin ora non aveva usato la magia per i propri attacchi o per le proprie difese. I suoi proiettili non attingevano dalle sue risorse ma venivano caricati di una energia latente che si liberava all'impatto. Grazie a ciò poteva ancora combattere quasi al pieno delle sue forze, piegato solamente dal peso dei colpi subiti.
    Ora, però, era il momento di reggere all'ondata di attacchi che i nemici stavano per elargirgli.
    I due uoma si lanciarono contro di lui con violenza inaudita, erano letteralmente disumani, uno stato probabilmente reso reale dalla rabbia e dall'angoscia per la perdita subita. Contemporaneamente, anche l'assassino si stava dirigendo contro di lui con una furia che lasciava presagire intenti poco buoni. Il nano fece scorrere le cartucce sino ai proiettili elementali. Sparò quindi un proiettile di ghiaccio al suolo con lo scolo di farlo esplodere in una formazione gelida a "riccio" con una massa interna e affilatissimi spuntoni mortali verso l'esterno. Aveva calcolato la velocità di avanzamento dei nemici e sparato quasi ai loro piedi creando, di fatto il problema di dover frenare e, nello stesso istante, balzare indietro. Con un simile provvedimento c'erano solo due possibili ipotesi: ferirsi o morire e, in entrambi i casi, non sarebbero arrivati sufficientemente vicino al nano.
    I maghi non persero tempo ad attendere l'attacco dei loro compagni. Attorno al vecchio Danderfluff cominciò a vorticare dell'aria e a formarsi delle fiamme.
    Se non aspettano loro non lo farò neanch'io!
    E con queste parole, prima ancora che l'incanto combinato potesse assumere le forme e le efficienze che i suoi nemici avevano considerato, Malin fece scorrere i proiettili sino a quello anti-magico. Lo sparò nell'aria, sopra le loro teste. Una sorta di onda d'urto bianca, attraversò senza arrecare nessun danno, tutti i presenti, comprese le magie dei maghi e le frecce degli arcieri, che fendevano l'aria a velocità troppo elevata per essere normale. Quando furono investiti da quell'effetto, il vento e le fiamme si estinsero e persino le frecce ridussero enormemente la loro velocità. Probabilmente l'attacco era stato pensato per cogliere di sorpresa il nano mentre cercava di evitare la magia perché incontrarono volutamente la roccia in una posizione più avanzata rispetto a quella in cui Malin si trovava in quel preciso momento.
    Malin fece scorrere nuovamente le cartucce del suo fucile sino a quelle in cui contenevano delle normalissime rocce levigate a formare un piccolo cono. Erano i proiettili di bassa fattura, quelli utilizzati per gli attacchi comuni. La forma appuntita però li rendeva adeguati ad uccidere, senza troppi complimenti. Prese la mira con assoluta precisione, come aveva già pianificato, doveva fare in modo di dosare e non sprecare gli attacchi.
    Un morto per ogni colpo!
    Le parole gli uscirono con una ferrea determinazione mentre il dito premeva sul grilletto, facendo scattare la molla che sparò il proiettile mirando al centro del cranio dell'arciere umano, quello che aveva la capacità di manipolare le frecce. Se il colpo fosse riuscito avrebbe ucciso un'altro nemico salendo a quota quattro su dieci, contando solo il suo gruppo, e sei su venti contando l'intero ammontare nemico. Allo stesso tempo, le magie non sarebbero state un problema ancora per un paio di scambi di colpi. Senza magia, quei due maghi non avrebbero potuto attaccare, per tanto era come se si dovesse preoccupare solo della metà dei nemici che realmente gli erano di fronte.
    Era il momento di far pendere il favore della sorte in vantaggio alla maestria delle forgiatori nanici.
     
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    I due uoma istintivamente si fermarono davanti a riccio di ghiaccio, senza però riuscire a evitare alcuni graffi alle gambe, intuendo che sarebbe stato molto stupido ignorare la sua presenza e continuare la loro marcia come se nulla fosse.
    I due guerrieri si osservarono e l'uoma con lo spadone fece un segno con la mano all'altro, segnale che se ne sarebbe occupato lui facendogli strada:dei due era il più forte e l'estensione della sua arma lo rendeva perfetto per la demolizione di ostacoli.
    L'uoma con lo spadone scagliò un poderoso fendente al blocco di ghiaccio mentre i suoi muscolisi tendevano per lo sforzo a cui l'uoma stava sottoponendo ilsuo fisico:quel colpo era carico di tutta la forza di cui era capace ma la ferita alla gamba influenzò probabilmente la forza del colpo.
    Tale sforzo fu inutile quindi decisero entrambi di aggirare il ghiaccio e caricare il nano anhce se probabilmente sarebbero arrivati troppo tardi per coprire l'assassino che, fino a quel momento, doveva cercare di resistere all'ascia del nemico e a quel suo strano marchingegno capace di chissà quali altre prodezze.

    L'assassino invece fu agile e veloce abbastanza da aggirare l'ostacolo ma sapeva di non avere speranze senza i due geurrieri a coprirlo quindi si servì dei coltelli da lancio in dotazione per distrarre il nano dagli arcieri mentre sperava nell'arrivo dei suoi due colleghi deviati dal ghiaccio generato da quello strano proiettile.
    I maghi dal canto loro si videro inutili non potendo più usare alcuna magia, cosa aveva fatto prima con quella esplosione bianca?un qualche tipo di sigillo?in ogni caso potevano solo aspettare che quella fastidiosa condizione sparisse.

    L'arciere a cui era stato indirizzato il proiettile lo vide arrivare ma non ebbe i riflessi di schivare il colpo che trapassò la sua testa mentre il suo collega, guardando con uno sguardo pieno d'odio il nano, cominciò a muoversi mentre tempestava il nano di frecce perforanti tentanto di distrarlo dai pugnali lanciati dall'assassino sperando che gli uoma arrivassero presto per vendicare l'ennesimo compagno caduto.
     
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    Akechi dimostrò di avere un genio non indifferente. Benché qualunque persona al suo posto avrebbe cercato di evitare un attacco diretto contro se stesso, o quanto meno, di nascondere le proprie debolezze, lui si era fatto colpire in pieno dimostrando che era un guerriero molto agile e veloce ma con una scarsissima difesa. Con attacchi di un livello adeguato, lo si poteva uccidere senza difficoltà.

    Gli occhi degli assalitori, tuttavia, non erano solo per lui, preoccupati per la mancanza della squadra di supporto, lanciavano i loro sguardi anche all'altra parte del campo dove il nano, quello con la taglia minore e quello che aveva impensierito di meno la squadra da caccia, era quello che era riuscito a fare il danno più grande, più grande in tutta la storia dell'organizzazione. Mai nessuno era riuscito a far fuori tutti i curatori, se ne moriva uno, la squadra difendeva i restanti a scosto della vita, che diventava un costo davvero spropositato se si teneva conto con con le dovute cure, ogni membro era virtualmente immortale. Lui, tuttavia, era riuscito a creare un attacco di una portata e di una imprevedibilità tale da lasciare spiazzati tutti. Nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere un leone di roccia da un misero proiettile, da un minuscolo frammento di roccia. Eppure era accaduto, eppure la squadra di cura non c'era più. Come se non bastasse, uno degli arcieri della squadra beta era caduto sotto un'altro dei suoi proiettili infernali guadagnandosi un buco in fronte.
    Avevano iniziato quello scontro sapendo che Akechi e Malin non avevano speranza!
    Avevano iniziato quello scontro con una combinazione perfetta!
    Avevano visto negli occhi dei loro avversari la disperazione crescente di vedere le loro possibilità al minino a causa della raffinata e precisa organizzazione del gruppo!
    Avevano inflitto danni considerevoli portando la loro situazione in vantaggio!
    Avevano creduto che il grosso del problema sarebbe stato causato dal cobra!
    Avevano creduto che il nano sarebbe stato roba da poco!
    Avevano creduto che al di fuori di una tempra comune a qualsiasi nano, sotto quella barba non ci fosse altro!
    Invece...

    Ritornando al loro scontro, vertendo l'attenzione sul nemico Akechi, poterono notare che, dipinta sul suo volto la risata della sicurezza, si muoveva rapido e veloce contro di loro. Considerando la distanza che si era venuta a creare da i due opposti del combattimento, il cobra non aveva la possibilità e il tempo necessario a giungere a tiro per attaccare, allora l'organizzazione riprese a martellare nell'intento di spezzare il metallo.
    La salamandra fece far diventare di fuoco gli artigli dell'orso e del mannaro che si lanciarono rapidi e feroci contro di lui per artigliarlo ripetutamente, uno davanti e uno di dietro, per impedirgli di cavarsela evitando semplicemente gli attacchi. Gli arcieri si spostarono agilmente fra le rocce, conquistando posizioni elevate e di buona traiettoria per mirare ai polsi che brandivano le falci e alle gambe per azzopparlo. L'assassino con il potere della mimesi scomparve nel tentativo di colpirlo con uno sgambetto o con qualche mossa debilitante dal punto di vista del movimento, così facendo sarebbe stato più facile attaccarlo.
    L'ultima rimasta, l'assassina con le lame gemelle cercò di saltare da una roccia facendosi aiutare dalla forza di gravità che la attirava verso il basso per portare sul cobra una sequenza rapidissima di fendenti combinati. Prima sistemavano Akechi e prima potevano dare la pace eterna al maledetto nano!
     
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