Chi non muore si rivede

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  1. Lilithan
     
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    Era stanca.
    I suoi piedi si muovevano da soli, insensibili al caldo ormai che dominava le giornate sul regno di Eirydia.
    Non sentiva neanche più il peso della spada riposta nel suo fodero che le pendeva dietro le gambe e sbatteva con ritmicità sul retro delle sue ginocchia mentre camminava.
    Era sicura che se si fosse fermata avrebbe corso il rischio di sciogliersi come il ghiaccio al sole, e perciò procedeva. Non poteva fermarsi. La sua meta era vicina, per quanto il viaggio pareva infinito.
    Viaggiava da settimane, forse mesi... aveva perso il conto ormai dei giorni che erano passati da quando era riuscita a fuggire da Knagwar.

    Nalen, allontanati dalle Montagne!
    Combatteva con tutte le sue forze per contrastare quegli incantesimi oscuri che la circondavano da ogni parte. Un laccio di quella materia somigliante a fumo nero, già tentava di immobilizzarla mentre i Sette Maestri della Gilda chiamavano il loro incantesimo.
    Sapeva che in quel momento il suo Drago stava sentendo quell'agitazione che la riempiva come sua.
    Loro, Lilithan e Nalen, Cavaliere e Drago, erano come una cosa sola. Il dorole dell'uno era dell'altro, ma anche l'amore dell'uno era quello dell'altro.
    Se adesso si fosse fatta uccidere, anche per lui sarebbe stata la fine. Non poteva permetterlo!

    "Non morire, Lilithan, figlia mia. Diventa forte, e proteggi quelli che ami."
    Sì, padre. Non morirò, non ora. Lo farò per te. Per Nalen. Per Eirydia. Per Lys.
    Lilithan aprì gli occhi e diede uno strattone per divincolarsi dai lacci oscuri. Partì all'attacco con forza rinnovata.
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    Il suo viso era ricoperto di graffi e le sue braccia di lividi, ma non sentiva dolore. Non doveva sentirlo, altrimenti anche Nalen l'avrebbe fatto.
    Corse incontro al primo Maestro con la spada sguainata e lo colpì con un fendente dal basso verso l'altro.
    Quello indietreggiò ma non diede segno di desistere.

    La Magia Oscura di questi maghi è così forte che persino i danni fisici hanno poco effetto.
    Con un salto si portò alle spalle del nemico e lo trafisse all'altezza del petto.
    La ragazza sentì una scossa percorrerle il braccio e subito ritrasse la spada. Il mago cadde inerme al suolo.
    Per fortuna c'era riuscita. Uno dei Sette Maestri della Gilda di Knog era stato sconfitto, ma ben altri Sei continuavano a cantare le loro nenie spettrali mentre la raggiungevano e lanciavano potenti incantesimi.
    Lilithan decise che quello era il momento di battere in ritirata.
    Girò sui tacchi e fuggì verso l'entrata della sala alla base della Torre Maestra, uscendo sul chiostro che dava sul cortile anteriore della Fortezza.
    Per fortuna in tre anni aveva imparato a muoversi in quel labirinto di torri e camminamenti.
    Nel cielo scuro si stagliava la figura del suo drago.

    No, Nalen, non venire! Ti uccideranno!
    Il drago non rispose e atterrò a qualche metro da Lilithan alzando un grande vento. Spalancò le sue fauci e sputò una forte fiamma che tagliò il passaggio ai Maestri.
    Uno dei Maghi scagliò un globo oscuro tentando di contrastare la barriera con scarsi risultati.

    Nalen, vieni! Dobbiamo scappare!
    Questa volta il drago si voltò e corse alle calcagna del suo Cavaliere. Era strano vedere un Drago correre, ma ora come ora era comprensibile perché spiccare il volo sarebbe significato rischiare di venire colpiti da frecce non accese.
    Skulblaka's Ven! l'incantesimo permise a Lilithan di controllare le porte della fortezza apparentemente insorvegliate. Sicuramente c'era qualche trucco.
    Non fece in tempo a muovere un altro passo che i due fuggiaschi si ritrovarono accerchiati da una schiera di Lupi Mannari e Vampiri.

    Nalen, vola via. Io me la caverò.
    Neanche per idea, rimarrò con te fino alla fine.
    Il viso di Lilithan si piegò in un espressione di disaccordo mentre si preparava a combattere. Stupido.
    Dopodiché si mosse all'attaco. In un duello è bene aspettare una mossa nemica, ma in uno scontro impari conviene puntare uno e usare attacchi che possano coinvolgere anche altri avversari.
    Questa era la teoria. Avanti, Farron, fa' vedere di cosa sei capace!
    Era nel mezzo della battaglia quando quel grido e quel dolore la presero da dentro.
    Subitò mosse gli occhi per localizzare la posizione di Nalen. Parò un'atro attacco e corse da Nalen.
    Il tempo si fermò.
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    Era accasciato al suolo e respirava a fatica. Il collo ricoperto di sangue scuro.
    No, Nalen... sussurrò con voce rotta. Non capiva come potesse essere accaduto. Per quanto fossero circondati da una grande quantità di nemici, nessuno di loro era un nemico temibile per un drago della stazza di Nalen.

    ...gere. Scusami...
    Il drago le stava dicendo qualcosa che però non aveva capito.
    Cosa? chiese mentre un'unica grande lacrima calda le rigava una guancia.
    Non... piangere. Scusami...
    Lilithan ingoiò i singhiozzi.
    Ssst. Non è il momento delle scuse. gli disse lei mentre le sue labbra si piegavano in un sorriso triste.
    Quel sorriso... è prezioso. Solo ciò che è raro è valutato tanto... Questo è il mio miglior ricordo... Lo serberò per sempre...
    No, Nalen, non morire. Tu sei forte, ce la farai!
    Un soltato sa quando è... il momento di ritirarsi.
    Gli occhi scuri di Nalen si chiusero lentamente mentre Lilithan continuava a chiamare il suo nome. La percezione del drago si faceva sempre più lieve finché l'elfa non riuscì più a sentirla.
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    Strinse gli occhi, amareggiata.
    Riprese la Balze Edge e si rialzò in piedi.
    I nemici si erano fatti vicinissimi in quegli istanti per lei durati ore. Portò l'arma all'altezza degli occhi e lesse l'inscrizione che vi era incisa.
    Vide l'assassino di Nalen: un Ra'zac a capo dei nemici.
    Assunse la sua tipica posizione di offensiva e scattò in avanti.

    Scintilla bianca, invoca il mio nome.

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    Lilithan si fermò nell'aria infuocata. Abbassò il capo e strinse gli occhi.
    Anche Nalen l'aveva lasciata.

    Edited by Lilithan - 28/7/2010, 15:47
     
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  2. .:Eris:.
     
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    Una figura di bassa statura intanto procedeva a forza di lamenti attraverso il bosco, finchè finalmente uno spiazzo di mare si intravide tra il fitto dei rami.
    Con una faccia cadaverica El fece un ultimo sforzo per raggiungere la spiaggia e si buttò a peso morto con il viso nella sabbia.
    -Oooouh! Sia maledetto chi ha inventato il caldo! Qual'è l'utilità di una stagione come l'estate se non quella di far soffrire la povera gente indifesa come me? Odio il soleee! Voglio una limonataa!! Se non bevo succo di limone e zucchero entro venti minuti morirò per mancanza di forza di volontà!-
    Decidendo che era meglio smettere di parlare ai granelli di sabbia prima di riempirsene i polmoni, la ragazzina si girò sulla schiena e si guardò intorno, seccata di trovarsi in un posto tanto isolato.
    Uhh, forse separarmi da quel maniaco di un contatore non è stata proprio una buona idea... qui non c'è neanche un granchio da derubare ed io vo- uh?
    Inclinò la testa di un lato come si accorse della presenza di qualcuno. Scattando a sedere si guardò intorno finchè non notò la sagoma di una giovane elfa immobile vicino la riva.
    Muovendosi verso di lei, El fece piano capolino nella sua visuale con un'espressione curiosa.
    -Ehilaaaaa!!- fece allegra, sventolando una mano davanti agli occhi dell'elfa.
     
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  3. Lilithan
     
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    Lilithan aprì gli occhi, catapultata nella realtà.
    D'istinto portò la mano all'elsa della spada, quando davanti ai suoi occhi si presentò una figura magrolina e di bassa statura, con capelli scuri a caschetto.
    Subitò l'elfa si rilassò, capendo che la stava salutando.
    Si ritrovò quasi spiazzata: dopo tre anni di fuggi fuggi e irrequietezza, si era quasi dimenticata come si faceva ad essere carini con qualcuno.
    Sbatté le palpebre più volte, pensando alla reazione da assumere.
    Sì?
    La via più semplice.
     
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  4. .:Eris:.
     
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    El sorrise. -Doh, hai ripreso contatto col mondo! Bene, ricominciamo. Buongiorno! Hai dei bellissimi capelli! Non è che sai dov'è una città vicina? Muoio di sete. E..... ooooh! Che figa la tua spada! Hai percaso degli spiccioli con te? Tranquilla, non rubo alle donne: questione di solidarietà. Ma, ehy! Non mi cono presentata! Piacere, Elhoir, ladra vagabonda. La migliore ladra. E vagabonda con stile.-
    Le porse la mano, allegra di aver trovato qualcuno con cui chiacchierare.
    -Allora, qual'è il tuo nome? E che ci fai in un posto come questo?-
     
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  5. Lilithan
     
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    Lilithan la gardò senza espressione per tutto il tempo che avevaparlato.
    Lilithan Farron. rispose alla fine del monologo, stringendole la mano.
    Ladra vagabonda, eh? Non ne avevano incontrati tanti che lo adavano sbandierando.
    Poteva davvero portarla in città? Una ladra era l'ultima cosa di cui la città aveva bisogno.
    Però, stava morendo di sete, e si vedeva. Non era solo una scusa, era evidente dal respiro pesante e i capelli umidi di sudore.
    E va bene, la responsabilità me la prendo io... si autoconvinse.
    Anch'io sono diretta in città. Ti ci posso portare. rispose allora distaccata.

    Edited by Lilithan - 28/7/2010, 14:56
     
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  6. .:Eris:.
     
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    El rimase un attimo di stucco. Ma perchè tutti quelli che incontrava erano così distaccati?
    Beh, non che ci si debba aprire con la prima straniera che capita a tiro, però.... voglio dire, mia madre non ha sfornato un faccino tanto simpatico per attirare gli uccelli, no?

    L'essere giovane e dall'aria simpatica (più o meno...), infatti, era uno dei vantaggi migliori che si ritrovava. La gente le avvicinava più facilmente (neanche i guai, però, se la lasciavano sfuggire) e per lei era piuttosto facile allungare la mano verso le ricchezze della gente.
    Ignorando il più possibile la riluttanza dell'altra, si cancellò dal viso l'aria confusa e, spinta dalla stanchezza (e voglia di limonata), sfornò l'espressione più cordiale che riuscì a trovare.
    -Okay, Lily! Andiamo in città!-
     
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  7. Lilithan
     
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    Lilithan, che si era girata per partire alla volta di Ferrins, si fermò all'ultima frase della ragazza.
    Piazzò una mano sul fianco.
    Non mi sembra di averti detto di portermi chiamare con diminutivi. sentenziò seria.

    Edited by Lilithan - 28/7/2010, 16:37
     
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  8. .:Eris:.
     
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    El rimase pietrificata per un secondo. Lei amava i diminutivi. Dal primo all'ultimo. Erano la sua politica di vita.
    -Ohh, okay, okay, Lilithan Farron. La prossima volta chiederò il permesso a vostra signoria. Adesso rinfresca il tuo animo bollente, che fa già abbastanza caldo di persè.-
    La scrutò attentamente, piuttosto sospettosa. Non si aveva una reazione del genere per niente: doveva essere successo qualcosa.
     
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  9. Lilithan
     
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    Lilithan, non rispose ubito ad Elhoir. Abbassò lo sguardo: sapeva bene che la ragazza aveva ragione.
    Maledetto orgoglio...
    Tsk. Cammina.
    Proseguì la marcia senza voltarsi.
     
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  10. .:Eris:.
     
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    -Uh. Ehy, aspetta!-
    Sorpresa che la ragazza avesse ceduto così facilmente, El allungò il passo per raggiungerla.
    Camminò in silenzio per un po', divertendosi a guardare le orme che lasciavano sulla sabbia, finchè non ruppe il silenzio, stanca del gioco.
    -Allora, Lilithan- sottolineò il nome con fare sarcastico. -che mi dici della città? E' un bel posto?- un tentativo come l'altro di fare conversazione.
     
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  11. Lilithan
     
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    Lilithan continuò la sua marcia guardando dianzi a sé.
    Ferrins è una città con... un bel po' di problemi. rispose, ricordando l'ultima volta che c'era stata.

    Camminava tra una bacarella e l'altra per la piazza del mercato, mentre un commerciante strillava di là la qualità del proprio prodotto e l'altro mostrava a una piccola folla come funzionava un nuovo congegno.
    Una bella collana per la signora! esclamò uno dei tanti, cercando di attirare la sua attenzione.

    A chi hai detto signora...? pensò fra sé irritata, ma si finse disinteressata e tirò dritto.
    Non passò molto che un tipo losco le si parò davanti e aprì il mantello che si avvolgeva attorno.
    Ehi compare lo sentì dire, mentre notava tanti oggetti attaccati alla parte interna dell'indumento. Vuoi comprare una meridiana?
    Non mi interessa, grazie. rispose oltrepassandolo.

    Qui o sono dei morti di fame oppure...
    Sta arrivando la fine! Non ve neaccorgete?! gridò uno tizio tra la folla cercando i coinvolgere chi gli capitava a tiro.
    ...Oppure sono schiroccati.

    Immagino sia un posto che ti possa piacere. concluse.
     
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  12. .:Eris:.
     
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    -Ah sì?- fece El, non tanto sicura a cosa si riferisse. -Vedremo. Magari ne uscirà qualcosa di buono...- fece indifferente. -E se proprio va male, si aggiungerà alla coda.-
    In effetti, ne aveva passate tante, ma mai, nei suoi viaggi, si era pentita delle destinazioni.
    Rivolse nuovamente l'attenzione sulla sua temporanea e misteriosa compagna di viaggio.
    -Quindi! Si prospetta un pomeriggio interessante!- camminando lungo una linea immagginaria, El si fermò un attimo a raccogliere un sasso dalla sabbia arida. -Perchè una tipa del tuo genere va in un posto problematico?- rigirandosi il sasso tra le mani, riggiunse l'altra. -Voglio dire, i posti problematici sono per i criminali, per chi vuole fare l'eroe, o, al massimo, per i malati mentali.- si voltò verso la distesa infinita di blu che iniziava a tirare a sè il sole, e considerò la distanza che li separava. -Insomma, io di certo non voglio fare l'eroe, ma sono, nel mio piccolo (e non mi riferisco all'altezza) una criminale (diciamo pure ladra di galline nda), ed in molti scommetterebbero che sono pazza.- scoppiò a ridere sarcastica. -Ahahah! Che idioti! Se si guardassero dal mio punto di vista... la maggior parte sono vecchi sgorbutici che- oh, ma insomma! stavo dicendo che, in un modo o nell'altro, che io raggiunga Fe-come si chiama, può sembrare naturale. Ma tu?- lanciò finalmente il sasso in mare, vedendolo rimbalzare più volte sulla superficie fino a che non colpì un piccolo scoglio, restandoci giusto al centro. El si lasciò andare ad un gridolino di gioia (uno di quei versi che solo lei sapeva fare) per poi fare una giravolta e guardare l'altra. -C'è qualcuno che conosci, lì?-
     
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  13. Lilithan
     
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    Lilithan guardò Elhoir con occhi nuovi. Avvertiva qualcosa di diverso dalla ragazzina estroversa di prima. Qualcosa di più profondo. Nei suoi gesti c'era qualcosa simile a punte di malinconia.
    Forse. rispose l'elfa all'ultima domanda di El, incrociando le braccia sul petto. Ma io vado a Ferrins solo di passaggio. La mia destinazione è un'altra.
    Guardò le onde del mare infrangersi sullo scoglio dove si trovava il sasso lanciato da Elhoir. Un'onda più alta delle altre trascinò la pietra in fondo al mare.
    E tu... ladra vagabonda. riprese come pensando ad alta voce. Sei ancora giovane. Non hai una famiglia da cui tornare?
     
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  14. .:Eris:.
     
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    -Ah, la famiglia!- rispose lei. -E' una cosa così bella. Pensare di vivere per il resto della tua vita con delle persone che ti vogliono bene e ti accettano nonostante tutto. Magari seduti sulla terrazza a guardare l'orizzonte: è un pensiero così carino...- Mise le mani nelle tasche, poi sbadigliò rumorosamente. -Sempre le stesse faccie, sempre gli stessi giorni, sempre negli stessi posti... ma no! A chi voglio prendere in giro, la famiglia non è cosa per me.- sorrise, guardando davanti a sè. -L'ho sempre vista come un peso. E non scherzo. Quando mamma scimmia e papà scimmione ti stanno dietro per evitare che non fai questo o quello la cosa si fa seccante. "Non rubare i giocattoli degli altri ragazzi!" "Lavati i denti!" "Alzati presto!" "Vestiti decentemente, non siamo mica barboni!" e blah blah blah- rise, tenendosi la pancia. -Ahahah! Me li ricordo come se fosse ieri.- fece un vago gesto con la mano. -Insomma, arriva il momento in cui la piccola scimmietta decide per conto suo.- ghignò. -Me ne andai di casa parecchi anni fa, e poi venni a sapere che i miei erano morti. Me lo disse un vecchio amico, ti lascio immagginare: "Mi spiace, El, la tua famiglia è morta. Dicono un incendio in casa." ed io: "Dei! Che dispiacere! Fortunatamente non c'ero anche io, è abbastanza per ringraziare la sorte." e lui tutto contento: "Sì ma non preoccuparti, non erano i tuoi veri genitori. Sei stata adottata."- fece spallucce.-Di solito questi momenti dovrebbero essere, chessò, drammatici e pieni di lacrime, ma a quanto pare la dea del Dramma aveva finito le sceneggiature. Nessun contatto, quindi. La mia vera famiglia, quella di sangue, non l'ho mai nemmeno vista. Nessuna casa in cui tornare. O meglio, la mia casa è mobile, tutto il mondo è la mia casa! Ahaha!- fece una piccola pausa. -Deeeeei, sto cadendo davvero in basso! Sono a corto di battute.- quardò Lilithan scompigliandosi i capelli dietro la nuca. -Manca molto, eh? Da qui non vedo niente, probabilmente la città sarà ancora a qualche giorno. E d'accordo! Vorrà dire che continueremo ancora a parlare.-

    __


    Era una dolce mattinata di agosto. Una di quelle giornate in cui il caldo è più sopportabile, quando ti affacci alla finestra e sai che sì, quello è il giorno giusto, tutto filerà liscio e batterai finalmente il tuo migliore amico, per poi consumarti i denti a forza di zucchero e caramelle che ti rimangono sempre appiccicate sulle dita.
    Un bambina di non più di nove anni con lunghi capelli neri legati in una coda e dolci occhioni del colore del ghiaccio corse a perdifiato giù per le scale e filò dritta verso la porta di quell'enorme casa.
    -Mamma, mamma!- cantilenò. -Vado da Roby! Ciao ciao!-
    -Ely! Ferma lì, peste!- una donna dalla faccia gentile fermò la piccola per un braccio e si abbassò al suo livello, sorridendo divertita. -Sei un disastro. - disse, aggiustandole la maglietta. -Mi raccomando, Ely, torna a casa per cena, non parlare agli estranei, e, soprattutto, non spendere tutti i tuoi risparmi in caramelle, come al solito!-
    -Certo che no, mamma!-
    -E non pensare nemmeno di rubarle!-
    -Ma mammmaaa!! Il signore del negozio è così grasso! Ha tanti soldi, che fa se prendo un po' di cose?-
    -Ely, no! Rubare è sbagliato, piuttosto tieni, ti do qualcosa io. -
    cercò nella tasca del vestito e ne tirò fuori degli spiccioli, mettendoglieli in mano.- Ecco, tieni. E non coinvolgere il povero Robert in qualche guaio! -le urlò dietro, ma lei era già uscita dalla porta.
    -No, no!-
    Continuò a correre finchè non fu afferrata da un braccio.
    -Aaaaah!- urlò -I nemici mi hanno presa! Mettimi giù, mettimi giù!-
    Un uomo alto e dallo stile elegante la teneva sospesa in aria, divertendosi della sua reazione.
    -Papaaaaaa'!!-
    -Tesoro, mettila giù, è in ritardo!- arrivò una voce dall'uscio della casa.
    -Ahaha! Chi è il papà più bello del mondo, chi è?-
    -Tu, papà! Ma ora mettimi giù!!-

    L'uomo ubbidì, e la piccola gli cacciò la lingua. -Ti ho preso la collana che ti ha dato la mamma! Te la ridò quando torno! Ben ti sta!-
    Sempre ridendo raggiunse il centro della citta, godendosi la pace del mattino. Lei sapeva che quelli non erano i suoi veri genitori, che la mamma e il papà, quelli originali, i primi in assoluto, le volevano bene ma non la potevano tenere. Eppure non le importava. "Io sono felice così." diceva "Però quando sarò grande troverò la mia vera mamma e vivremo tutti insieme! Una grande, graaaaande famiglia!"
    -Ehy, Ely! Ehyyyy!!-
    -Roby!!-

    -Non dovevi rubare tutte queste caramelle. Non ce la faremo mai a mangiarle tutte.-fece il ragazzino crucciato, osservando il sacco enorme che aveva davanti.
    -E' che sei una femminuccia ed hai paura che ci scoprono.-
    -Non è vero! Sei tu che sei sempre esagerata. Lo dirò alla tua mamma.-
    -Vedi? Sei un fifone! Fifone!-
    -Oh, suvvia, Ely, stavo scherzando! E poi, se sono fifone, e non lo sono, è perchè frequento brutte compagnie come te.-
    -Ma smettila, sei tu la brutta compagnia, tra noi due.-
    -Ely, ma dove siamo finiti?-

    -Scemo, non vedi, siamo in campagna! Dietro la casa dei Collins!-
    -Ma no! quella l'abbiamo superata tre ore fa!-
    fece lui, guardandosi crucciato intorno. Campagna campagna e campagna. Non c'era altro.
    -Tutta colpa tua, che ti sei voluto allontanare! Come al solito! Ci siamo persi!-
    -Ehy, Ely, si vede la città!! Wooooow, che bello! Ehy, guarda, quella non è la tua casa? Cos'è tutto quel fumo?-

    Il pacco cadde a terra, sparpagliando le caramelle gommose sull'erba, e ricoprendola di macchie di vari colori.
    -Torniamo indietro, Roby.-
    -Ma...-
    -Torniamo indietro.-

    Sembrava così piccolo, da lassù. Un puntino, un minuscolo puntino rosso. Ma in realtà era così grande. El rimase a bocca aperta. C'era un trambusto infernale, uomini che portavano secchi di acqua, donne che mettevano in salvo i bambini, chi tentava di salvare il salvabile. Grida, fumo, persone. Migliaia di persone. E fiamme. E finalmente Elhoir capì cosa stava succedendo.
    -Mamma, Mamma! Papà!- corse con tutte le sue forze verso quell'ammacchio di ceneri che prima era la sua casa, improvvisamente insensibile della fatica del pomeriggio.
    -Mamma, papà!!-
    Due braccia la afferrarono, così come era successo quella mattina, prima di uscire di casa, provocando delle terribili capriole al suo stomaco. Ma stavolta a tenerla non era suo padre, era la signora gentile della casa vicina.
    -Elhoir, tesoro! Oh, cara, grazie al cielo stai bene!- la abbracciò, piena di sollievo e di lacrime, mentre El guardava inespressiva la casa.
    -Oh, El! Non ti sei fatta male, vero?-
    El guardava ancora le fiamme, un oceano rosso che danzava davanti ai suoi occhi e si prendeva gioco di lei, deridendo la sua stupidità. Non aveva lacrime. Semplicemente non uscivano.
    -Sto bene, signora. Sto bene. Va tutto bene. Non piangerò. Non erano i miei veri genitori, non importa. Non potrei piangere per loro, non avrebbe senso. Non sono triste.-
    -Sei una bugiarda! Sei così dannatamente bugiarda!-




    SPOILER (click to view)
    Piccolo quadro familiare u.u spero non ti spiaccia ^^"
    Questo topic sta diventando leggermente depresso.... xD
     
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  15. Lilithan
     
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    Lilithan si maledisse per la domanda.
    Sapeva che per quanto potesse essere vero che i suoi genitori erano adottivi, alle sue orecchie di elfo suonava strano che una ragazza non avesse sofferto neanche un po' della loro morte.
    Guardò Elhoir che le dava le spalle.
    Come mi somiglia... pensò. Anche se la situazione era diversa, era successo anche a lei.
    Lilithan le si avvicinò e le mise una mano sulla testa scompigliandole i capelli.
    Ferrins ci aspetta. A meno che tu non voglia accamparti, sta notte. le disse dopo.
     
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