Quest Primaria: Messaggeri verso Maj'krat

Fazione Regno

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    Elen;
    Elen apprese che la famiglia del ragazzo doveva aver salvato, chissà dove e quando, la vita ad Alya anche se quest'ultima sembrava alquanto scioccata nel riverderlo.
    Se la sua famiglia l'aveva salvata perchè un semplice bambino aveva quell'effetto sulla ragazza?Elen attribuì la cosa al fatto che era preoccupata per lui dal momento che si trovavano in un luogo estremamente pericoloso.
    Il ragazzo continuò dicendo di voler vendicare il padre mentre Alya, assumendo un tono gelido che Elen non gli aveva mai visto usare, rifiutò ogni proposta del ragazzo dicendogli, se non imponendogli, di tornare a casa
    Considerando quanto è determinato dubito che verrà fermato dalle parole di Alya
    Pensò la mezz'elfa abitutata ad essere ignorata dalla persone e a svolgere ordini di ogni tipo anche se questa era una cosa abbastanza triste da ammettere.
    Motivo per cui non aggiunse altro,era stata esclusa da quel discorso e qualsiasi cosa avrebbe detto sarebbe stata ignorata o contestata e non avrebbe sopportato nessuna delle due cose sopratutto la seconda.

    In un secondo momento Tichondrius chiamò il gruppo facendolo riunire intorno alla spada del golem di magma, momento in cui la mezz'elfa annullò la barriera e i potenziamenti di Alya non essendo più necessari.
    Gaia rimaneva tuttavia di guardia mentre loro decideva cosa fare sull' artefatto magico in torno a cui si erano riuniti:l'uoma disse che, per quanto pericoloso fosse, i sigilli avrebbero favorito soltanto atte al compimento della missione e il fatto che il patto non dicesse all'uoma di liberarsi dell'arma era una cosa buona.
    Confessò anche che il possesso di quell'arma poteva rappresentare una grave macchia sulla sua reputazione fra gli uoma tanto da fargli perdere tutto ciò per cui aveva combattuto fino a quel momento.
    Ciò fece riflettere Elen
    Sta rischiando tutto questo soltanto perchè è il sigillo magico a imporglielo anche se c'e da ammettere che il modo in cui ha ottenuto la spada è sospetto.
    Potrebbe essere il mio lato timoroso a parlare in questo momento.....forse è meglio farla controllare una volta arrivati dai nani. A seconda del risultato delle analisi si decidera il da farsi

    Non era da Elen riflettere tanto su un argomento ma in quel momento era importante che ogni fibra del suo essere avesse un unico obiettivo:valutare se quella lama era pericolosa come sembrava oppure era soltanto una sua impressione.
    Concordo ma per sicurezza potresti farla controllare da qualcuno una volta arrivati dai nani per essere sicuri che non sia pericoloso tenerla con te, potrebbero aver già visto qualcosa di simile e conoscerne gli effetti
    Rispose Elen cercando di apparire decisa, se fosse riuscita ad avere anche solo una minima parte della sicurezza dell'uoma sicuramente avrebbe potuto affrotnare il viaggio e il suo futuro senza doversi nascondere o fuggire in continuazione.

    Un altro discorso era accompagnare, o meglio lasciare, il ragazzino in un villaggio lunga la strada.
    Elen non aveva problemi a soddisfare quella richiesta dal momento che erano di passaggio ma Tichondrius come avrebbe reagito? la presenza di un ospite di quel tipo poteva rallentare la missione e rendere le battaglia più periclose che mai.
    Razionalmente parlando non era saggio portare con se quel ragazzino ma Ele sperava che l'uoma avesse dentro di se una gande dose di pietà che gli permettesse di non lasciare in lande tanto pericolose un bambino indifeso.
    Ad essere onesta sono curiosa di sapere di cosa parlava prima, se a te fa piacere durante il passaggio potresti raccontarmi la storia completa?
    Chiese Elen ad Alya con un timido sorriso.
    Le ci voleva un pò ma viaggi come quello potevano operare dei miracoli come far aprire una persona timida come Elen in tempi relativamente brevi, forse dipendeva dal fatto che la stavano proteggendo e ciò dava alla mezz'elfa la sensazione che sarebbero stati legati anche dopo la missione da chissà quale filo invisibile.
     
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    Tichondrius;
    Il consiglio aveva espresso unanime la loro piena accettazione della spada anche se, pur non essendo stati tutti espliciti, sembravano tutti ansiosi di liberarsi di quell'arma dai poteri ed effetti tanto misteriosi.
    Elen espresse il parere di farla controllare dai nani pensando che forse avevano visto qualcosa di simile.
    Non servirebbe! Dimentichi che noi uoma abbiamo ricevuto asilo dal popolo di bassa statura e, per quanto le loro tecniche di forgiatura siano estremamente segrete, comunque sapremmo riconoscerne lo stile...
    La spada era ancora piantata al suolo, ben al centro del cerchio umano di gente che si era radunata attorno ad essa. Tichondrius non l'aveva ancora ripresa da quando l'aveva scagliata per fermare i due grulf e per tanto la potevano vedere tutti.
    Le armi forgiate dai nani non hanno dimensioni simili, nemmeno quelle che creano per altre razze, a causa del divario di proporzioni, inoltre le loro armi vengono arricchite con il loro metallo più prezioso, il mithrill, per rendere le loro armi immuni agli effetti della magia. Se anche fosse stata creata dai nani per mantenere le sue doti magiche dovrebbe avere la lama incisa di rune magiche, molto diverse da quelle che sono state incise su questa spada, inoltre, mai e poi mai i nani utilizzerebbero una gemma in un arma. Le armi degli elfi invece sono molto diverse nella forma, sono raffinate e molto leggere e solitamente le gemme vengono incastonate sul pomolo e non sull'elsa. Se proprio dovremmo far controllare quest'arma dovremmo sottoporla all'analisi degli umani. Solo loro potrebbero aver creato un'arma come quella che abbiamo davanti ma non abbiamo la possibilità di sottoporla al loro esame prima di arrivare a destinazione, e una volta li, mi libererò della spada a prescindere dall'esame di chiunque!
    Un'altra volta la disciplina dell'uo che Tichondrius venerava, lo rendevano una miniera inesauribile, o quasi, di informazioni. Sapeva infatti distinguere i tratti caratteristici dei fabbricanti d'armi delle sole tre razze abbastanza esperte e potenti nel legare insieme magia e forgiatura per creare un'arma di quel calibro. Se doveva essere sincero, non poteva nemmeno garantire che qualsiasi armaiolo umano o qualsiasi mago umano poteva creare uno strumento così potente. Si parlava probabilmente di un'impresa che avrebbero potuto compiere pochissimi esseri sul suolo di Eirydia e, solo coloro che sarebbero stati in grado di crearla avrebbero potuto identificarla. Se i nani l'avrebbero analizzata l'avrebbero trovata troppo grande e troppo leggera, non sarebbero stati in grado di riconoscere le rune e per tanto non avrebbero potuto decifrare il tipo di potere che vi era stato impresso. Se l'avrebbero analizzata gli elfi, l'avrebbero trovata scarsamente bilanciata, anch'essi eccessivamente grande, non adatta al loro combattimento leggiadro e fluido, avrebbero subito sondato magicamente la spada e forse avrebbero potuto dire solo i poteri più ovvi come la sua affinità col fuoco, i suoi poteri curativi e di potenziamento per il possessore ma non ne avrebbero potuto conoscere la natura ne eventuali doti nascoste. Se l'avessero analizzata gli uomini l'avrebbero trovata un'ottima spada per un gigante o per un uoma, la maggior parte di loro non aveva il dono aureo della magia, nella loro razza era una vera rarità, come d'altro canto lo era anche per gli uoma, e per tanto, pochissimi uomini possedevano un potere sufficiente per poter comprendere i segreti di quella spada. Tuttavia, alcuni dei rituali meno rassicuranti degli umani, o una seduta magica congiunta, avrebbero potuto svelare l'arcano che si celava dietro il filo della lama.
    L'unico problema era che non avevano il tempo e la possibilità di deviare dalla loro rotta così tanto da poter completare quell'inutile analisi. Inutile perché l'uoma l'avrebbe abbandonata in ogni caso e, a meno che non avrebbero avuto modo di farla analizzare prima di raggiungere le catene montuose, portarla con loro fino al termine del viaggio non avrebbe fatto nessuna differenza.
    Terminata la questione della spada e, dato che tutti avevano dato la loro adesione per portarla con loro per il bene della missione, Tichondrius la estrasse dal suolo e la andò a bendare in una coperta che aveva legato al suo cavallo, era meglio evitare altri influssi. Restava il problema del ragazzo. All'uoma, sinceramente, non interessava la storia del ragazzo e i motivi per cui Alya potesse conoscerlo, ogni persona ha i suoi precedenti e le sue storie e non era possibile per nessuno a parte l'uo, avere l'onniscenza e conoscere ogni cosa. Inoltre la stessa cultura dell'uo rinnegava il fatto di perdersi in chiacchiere inutili, e sapere del ragazzo era esattamente una di quelle chiacchiere che non avrebbe cambiato l'esito della missione dalla differenza alla sconfitta, per tanto, saperlo o non saperlo non avrebbe fatto differenza, e questo per Tichondrius era più che sufficiente per non generare il minimo interesse per la cosa e per le conversazioni che l'avrebbero dovuto ragguagliare sulla faccenda.
    In ogni caso, non poteva certo dire che non gli interessava la sua salvezza. L'uo venerava la santità della vita, poiché anche gli eretici che non credevano nel suo sapere superiore erano esseri che seguivano l'uo a loro insaputa, senza conoscerne l'ordine e i meccanismi che lo spingevano. Ogni essere veniva destinato dall'uo a compiere un obiettivo nel mondo e nella vita, ed era compito di ogni essere e ogni vita fare del proprio meglio per compierla. Spesso, gli infedeli confondevano questa dottrina con il destino, cioè qualcosa di prestabilito e già deciso in partenza, ma era un errore comune. Il destino se dice che il ragazzo sarebbe morto per mano dei grulf si sarebbe avverato e ne l'uoma ne nessun'altro avrebbero potuto far niente per cambiare i fatti. Diversamente, se l'uo diceva che il ragazzo era destinato a diventare un guerriero poteva succedere che lo diventava, che non lo diventava per una morte prematura, che venisse ucciso dai grulf senza poter raggiungere l'età per imbracciare le armi (almeno secondo la cultura degli umani, per gli uoma, all'età del ragazzino cominciavano già il loro addestramento marziale e la costruzione della loro ferrea disciplina) o che si infatuasse di una femmina di serah e che si allontanasse dal percorso che l'uo aveva segnato per lui.
    Per questo gli uoma, nonostante i loro rapporti complicati verso le altre razze, in quanto ingoiate nel gorgo da loro stessi creato a causa della mancanza di ordine e fagocitati nel caos delle loro vite non scandagliate da un'adeguata disciplina, finivano spesso per aiutare e far conoscere gli effetti benefici dell'uo.
    Spinto quindi, dal suo stesso credo, Tichondrius disse:
    Sarà problematico mantenere la massima efficienza della nostra squadra con un fardello di questo tipo. Ognuno di noi, bene o male, è in grado di contribuire alla propria difesa. Questo ragazzo no! E l'implicare a qualcuno di badare alla sua protezione ci renderà maggiormente distratti dal perseguimento del nostro obbiettivo ultimo. Per ridurre questo inconveniente, sarà meglio che lo tenga sott'occhio io! Cavalcando con me sarà facile proteggerlo e controllarlo, inoltre grazie alla rinnovata mole del frisone da guerra, potrà reggere il suo peso relativamente inconsistente senza avvertirne la differenza e la nostra marcia non subirebbe rallentamenti. Quanto alla partenza immediata mi sembra una cattiva idea! Ho scelto quel punto di incontro delle mura, affinché con le dovute precauzioni, fosse possibile difendere il campo senza bisogno di fare la ronda di guardia. Alya ha voluto comunque fare il suo turno, ed è stata una fortuna visto che senza tale decisione non avremmo potuto salvare questo giovane ma Alya ed Elen non hanno chiuso occhio e non intendo fare nemmeno un miglio senza un riposo adeguato, l'intorpidimento dei nostri sensi ci potrebbe essere più fatale di un branco di grulf. Posso darlo come ordine se necessario...ma convengo nel vostro buon giudizio!
     
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    Älya;
    D'accordo. Rispose, sospirando alla controproposta dell'uoma: avrebbe preferito evitare la battaglia, ma d'altra parte viaggiando anche di notte si sarebbero stancati.
    Non che la ragazza non ne fosse capace, ma con lei viaggiavano anche Elen e quel ragazzino, che non avevano dormito affatto.
    Almeno per quanto riguardava Elen, dato che il bambino continuava a girare intorno a tutti, soprattutto a Tichondrius, ammirando la sua immensa mole: sembrava il più sveglio di tutti, nonostante pochi minuti prima fosse stato attaccato da due Grulf.

    Älya si sistemò per terra, dove poi avrebbe voluto addormentarsi e dormire quel poco che bastava a ricaricare le forze, ma sapeva già che con i pensieri che le vagavano per la mente non avrebbe chiuso occhio: il destino continuava a farle brutti scherzi.
    Ragazzino, va a dormire adesso e non infastidire Tichondrius. Richiamò: se riusciva ad infastidire lei, figurarsi un guerriero come l'uoma.
    Hei! Io sono grande ormai! Ed il mio nome è Zack, non chiamarmi ragazzino! Sentì rispondere, poi, dall'offeso nuovo arrivato, che nonostante la curiosità, la raggiunse e si stese accanto a lei.
    Älya si irrigidì, ma lo lasciò fare: non le andava proprio a genio che la trattasse come la sua balia, ma dato che era l'unica a conoscerlo, sarebbe stata sua responsabilità quella di proteggerlo.

    Zack si addormentò quasi improvvisamente e la ragazza fu grata che non parlasse più, data l'ora tanto tarda; si rivolse alla mezz'elfa, che prima aveva ignorato e che ora le poneva un'ulteriore domanda.
    Non era distratta, come in precedenza, ma non le faceva tanto piacere spiegare il suo primo incontro con il piccolo Tenhal.
    Zack è di Sintad. Cominciò, con un tono basso, per evitare di dare fastidio al resto del gruppo. L'ho incontrato a casa sua. Sua madre mi stava medicando perché ero stata pugnalata... fece una pausa, incapace di dire la verità ...da un assalitore, che ha ucciso suo padre. Per quello cerca vendetta.

    Non poteva fare altro che mentire, nonostante la domanda di Elen fosse delle più innocenti: non aveva mai fatto pace con se stessa per quello che aveva fatto, tanto da aver rinunciato completamente ai contratti di assassinio che precedentemente era solita compiere.
    Non credo sarò più in grado di uccidere un uomo, non dopo aver commesso quell'errore.
    Sospirò e si distese supina, ponendo fine alla conversazione.
    Non avrebbe dormito affatto quella notte.
     
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    Elen;
    Tichondrius rispose ad Elen che i nani non potevano svolgere quel tipo di compito dal momento che lui, esperto di tecniche di forgiatura, non riconoscieva in quella lama il tocco di alcuna razza nota.
    A favore della sua tesi descrisse come ogni razza forgiava un arma nel dettaglio comprendendo la posizione di preziosi, composizione dei metalli, dimensioni e peso della stessa rendendo chiaro a tutti che una lama di quelle dimesioni con caratteristiche magiche non poteva essere opera di una razza specifica.
    Se era questo il caso si poteva dire che era il risultato di un nuovo tipo di forgiatura? forse diverse razze di erano riunite e creato un arma nuova ma a quale scopo? tutte quelle domande cominciavano a far venire un gran mal di testa ad Elen che non conosceva nulla di armi, guerra e politica.
    Chiunque sia stato spero che l'abbia creata con buone intenzioni, un oggetto tanto potente nelle mani sbagliate potrebbe essere davvero pericoloso
    Pensò la mezz'elfa deviando il suo pensiero dalla lama alla questione del bambino che, ringranziando il cielo, avrebbe viaggiato con loro almeno fino al prossimo villaggio.
    Tichondrius aggiunse inoltre che si sarebbero fermati per riposare onde evitare di essere troppo stanchi in caso di attacco nemico il giorno dopo.
    Elen, che non si sentiva sicura sapendo di essere in una foresta potenzialmente piena di pericoli, annullò l'evocazione facendo tornare Gaia in forma di spirito.
    Era evidente che non avrebbero subito altri attacchi ma in caso di pericolo la mezz'elfa avrebbe prontamente evocato una barriera intorno alla zona occupata dal gruppo.

    Prese le dovute decisioni il grupposembrava pronto per dormire ma il nuovo arrivato era fin troppo allegro per qualcuno che aveva da poco rischiato la vita, era irresponsabilità o semplicemente inguaribile ottimismo? quale delle due che fosse rinfrancava lo spirito preoccupato della mezz'elfa.
    Il bambino stava tormentando Tichondrius facendolo diventare un idolo, l'uoma aveva di certo una smisurata pazienza ma avrebbe retto il confronto con l'entusiamo di quel ragazzo?.
    La domanda non ebbe mai una risposta poichè Alya richiamò a se il bambino riuscendo a farlo addormentare in modo simile ad una madre con il proprio figlio ma Elen ebbe l'impressione che un simile commento non sarebbe stato appropriato vista la situazione.
    Alla sua domanda invece rispose spiegandole che la famiglia del bambino l'aveva salvata e il bambino stava cercando l'assassino di suo padre per vendicarsi.
    Potrò non saperne molto ma credo che la vendetta non sia mai la soluzione ad un problema, non è n questo modo che otterremo la pace. Sarebbe molto più costruttivo comunicare pacificamente con i nemici e giungere ad un accordo
    rispose con una punta di tristezza Elen che dal suo, idealistico, punto di vista la guerra non avrebbe risolto il vero problema ma si sarebbe limitata a seppellirlo sotto una mantagna di cadaveri per poi venire vedere lo stesso problema ricomparire in un modo o in un altro.

    Detto questo chiuse gli occhi sperando di riuscire a combattere il timore di venire assaliti nuovamente da quelle bestie, se era vero che c'e n'erano altre e che la magia della spada poteva attirarle cosa le impediva di farsi avanti di nuovo con un gruppo più grande?.
    Se ciò dovesse accadere potremmo sempre volare via ma spero di non incontrare altri ostacoli durante il viaggio,specialmente non mentre portiamo il bambino al prossimo villaggio
    Si disse la mezz'elfa per poi cadere nel dolce mondo dei sogni vuoto, come al solito, di ogni tipo di fantasia.
     
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    Tichondrius;
    Sfruttando il vantaggio strategico della zona scelta da Tichondrius, l'intero gruppo poté riposare senza il pressante obbligo di dover montare i turni di guardia. Era chiaro che per rendere la cosa possibile, l'uoma doveva tenere il suo giaciglio perpendicolare a quello delle sue compagne reggendo la antistante del campo, mentre Alya, Elen e Rosalinda dormivano nella parte più vicina alle mura. Il potente udito dell'Hellfalas e il suo addestramento nel diventare immediatamente operativo e pronto al combattimento anche negli immediati attimi successivi ad un brusco risveglio gli consentivano di poter essere l'unico di loro in grado di poter prevedere un attacco con sufficiente anticipo allertando in tempo il resto del gruppo dando anche a loro la possibilità di entrare a pieno regime mentre con la sua stazza e la sua preparazione li difendeva da un eventuale attacco a sorpresa. Questo sempre se un attacco si sarebbe verificato. L'esperienza di Tichondrius diceva diversamente...
    Le carcasse senza vita dei due grulf erano una costante olfattiva per tutte le bestie nel vicinato. Già il loro odore teneva lontani tutti i predatori minori, persino dei veri e propri mannari non osavano attaccare un grulf a meno che non fossero un branco di almeno tre individui, data la loro grande resistenza, quindi figuriamoci se altri pericoli potevano impensierire la compagnia. L'unica probabilità residua di attacco era che l'odore del sangue dei due mostri abbattuti, attirasse altri della loro specie o del loro branco con l'unico proposito di avere la loro vendetta.
    Ma anche in quel caso le possibilità erano scarse. I grulf si trovano in uno stato di perdita cognitiva molto più avanzata rispetto ai comuni mannari e per tanto sono mossi da un senso istintivo molto marcato e che, in un certo qual senso, supera persino gli animali normali. Questa loro situazione intrinseca è legata da uno spiccato istinto di preservazione e di sopravvivenza che è reso particolarmente acuto dal fatto che, in quanto creature maledette, sono spesso vittime delle folle inferocite che cercano di allontanarli dai centri abitati. L'odore dei loro corpi privi di scintilla vitale, era per gli altri della loro specie tanto più un repellente quanto un richiamo e questo permise a Tichondrius di lasciarsi alle spalle le preoccupazioni, specialmente dopo che la questione della spada era stata risolta. Il parere del consiglio era un dato importante solo per gli uoma veramente ferrati ed esperti. La maggior parte di loro diveniva arrogante con il potere concesso dalla carica di leader e spesso pensieri errati divenivano legge senza tener conto del parere degli altri. Ma Tichondrius non si era certo guadagnato un nome o il grado di uoma libero con l'arroganza e per tanto, anche se none era ancora in grado di decifrare a pieno lo scopo della magia della spada, era almeno in grado di dire che ora doveva solo preoccuparsi di non lasciarsi incidere eccessivamente dai suoi influssi. L'avrebbe usata solo in caso di bisogno e forse la macchia magica non sarebbe stata visibile da occhio esterno, anche perché lui stesso non era ancora in grado di usarla in nessun modo. Non aveva ancora preso sonno quando aguzzò le orecchie verso il resto del gruppo. Erano tutte sveglie, c'era da aspettarselo. L'arrivo del ragazzino l'aveva scosse. Pareva che l'unico a dormire profondamente, e sonoramente, era proprio il giovane. Era strano per l'uoma credere che umani ed elfi fossero talmente indisciplinati e divorati dal caos delle loro culture prive di ordine da permettere alle loro emozioni di offuscarle il giudizio a tal punto da renderle incapaci di domare una forza che le stava impedendo di dormire adeguatamente e di dare così maggiori possibilità di esito positivo alla loro missione. Era ovvio che da sveglio l'uoma avrebbe potuto perfettamente vegliare su di lui, ma probabilmente, loro non si fidavano dei sensi strascicati dall'oblio delle ombre.
    Di certo se non avrebbero chiuso occhio la loro pausa prolungata non avrebbe avuto alcun senso. In fondo si erano fermati nonostante la proposta di partire proprio perché i sensi dovevano essere ancora più attenti per proteggere una persona che non aveva alcuna adeguata dote difensiva. Ma in fondo doveva ammettere che non solo umani ed elfi erano razze emotive ma che le femmine di tali razze lo erano ancora di più. Certo non aveva avuto modo di guardare dentro l'animo di Alya, la ragazza serbava un solido scudo dietro cui nascondeva le parti più profonde dei suoi pensieri, spesso chi sosteneva uno stile di combattimento come il suo lo sviluppava per natura ma all'uoma sembrava anche che ci nascondesse qualcosa si e qualcosa no, e ciò lasciava presagire soltanto una risposta, fantasmi del passato che di tanto in tanto emergevano a tormentarla, e anche se la cultura e l'ordine dell'uoma gli imponevano discrezione e una mancanza di interesse verso il futile che lo resero l'unico del gruppo che non aveva interesse a conoscere la storia del ragazzo, era anche l'unico a sospettare che con lui fosse giunto uno dei fantasmi che suscitavano in Alya quell'atteggiamento.
    Ancora peggio si poteva dire di Elen, l'elfa era probabilmente la più emotiva di tutti. Era molto insicura e anche se la sua prontezza nell'esporsi stava crescendo a vista d'occhio durante il viaggio, il guerriero era pronto a giurare che si sarebbe preoccupata per la giovane vita del ragazzo e se ne sarebbe presa cura come una versione più giovane, più indifesa e più impreparata di se stessa, vedendosi e riscoprendosi in esso.
    Rosalinda aveva dimostrato anch'ella una spiccata sensibilità, durante il combattimento contro il magma si era molto preoccupata di garantire l'incolumità di Elen e, per tanto, Tichondrius giunse alla conclusione che, a meno che non fossero sopraffatte dalla stanchezza, quella notte nessuna di loro avrebbe dormito. L'uoma era l'unico che aveva comunque dormito un po' e tra questo e la sua preparazione militare, era l'unico davvero in grado di partire seduta stante senza future ripercussioni negative e, purtroppo, era anche l'unico di potersi mettere a dormire ancora, volendo. Si teneva in piedi solo analizzando questi pensieri per valutare lo stato della sua truppa, come era suo dovere.
    Se con un riposo adeguato avesse potuto sopperire ad eventuali mancanze del resto del gruppo, Tichondrius l'avrebbe sfruttato a pieno, perciò lasciò vagare la sua mente in uno stato di annebbiamento per consentire al suo corpo di sprofondare nel sonno.
    I sogni di poco prima tornarono nel suo subconscio. In questo nuovo sogno, la spada gli era amica, lo avrebbe protetto da pericoli e nemici molto più gravi di quelli che era in grado di affrontare con le sue normali e consuete abilità. Nel suo sogno la magia non scorreva dentro di lui in modo naturale ma partiva dalla spada e, per tanto, se non attingeva al suo potere, restava l'uoma senza magia di sempre e non avrebbe rischiato di scongiurare il suo credo e neppure la sua tribù. Inoltre l'uo aveva sempre insegnato che ogni arma possiede un anima e per ognuna di essa lo scopo per il quale viene creata e forgiata rappresenta l'uo stesso dell'arma e che tale uo si rafforza maggiormente quanto più forte e il legame tra essa e il guerriero che l'impugna, un'arma vinta in un combattimento serve con rinnovato e potenziato ardore il nuovo proprietario poiché l'uo delle armi è la lotta, e un vincitore lotta meglio di un perdente, per tanto, Tichondrius con quella lama avrebbe asservito l'uo meglio del golem o del suo evocatore, in ogni caso, meglio del suo predecessore. L'uoma avrebbe dovuto riscrivere l'uo dell'arma con ciò che era stato tracciato come destino dell'Hellfalas dando all'anima della spada la possibilità di redimersi. Inoltre continuava ad avere una visione affascinante e seducente di se stesso come cavaliere nero in sella ad un destriero mastodontico dal manto scuro, l'esatto contrario di quello che era adesso, con occhi di brace e rune fiammeggianti sul collo, con vampe guizzanti e fumo che uscivano dalle narici, coda e criniera fiammeggianti. Una visione circondata di una tale aura di potenza da incutere timore reverenziale a chi lo guardava. L'elmo era completamente oscurato però, e ciò lasciava il dubbio su chi fosse il cavaliere, se stesso o qualcun'altro?
    D'un tratto il sogno si allargò e cadaveri senza volto giacevano ai suoi piedi e una consapevolezza insita dentro di lui e non confermata da nessun'altro elemento lo convinsero che il volto di quei corpi come quello del cavaliere oscuro erano ancora da decidersi, se la persona sbagliata avrebbe avuto quell'arma tra i cadaveri poteva esserci lo stesso Tichondrius, come Elen, Rosalinda, Alya e il ragazzo! Se invece l'uoma avesse piegato l'anima della spada al suo uo, i cadaveri potevano essere i loro nemici, ma perché diventare il cavaliere nero?
    La coscienza del suo sogno cominciò a scemare e a sfuggirgli come acqua attraverso le dita e si svegliò fresco e riposato. Era mattino molto presto e il bagliore tenue dell'alba non ancora completa rischiarava il cielo.
    Tichondrius, come sempre, era il primo ad alzarsi, anche se il respiro delle altre erano lungo ma regolare, il che impedivo all'uoma di capire con estrema sicurezza se il resto della truppa era riuscita a dormire o no. La risposta comunque contava poco visto che per tacito accordo si era fatto carico del destino degli altri e aveva dormito per sopperire alla loro mancanza, come era solito fare l'uo nei confronti delle mancanze delle altre razze.
    Destò l'intero gruppo quindi esortandoli a preparare le loro cose per rimettersi in cammino.
    Dovremo fare una buona cavalcata per tutta la giornata per raggiungere Yel in tempo da non avere seccature per entrare in città e consegnare il giovane. Quindi prima partiamo e meno dovremo spronare i cavalli!
    Nei suoi preparativi, tenne conto del fatto che il suo cavallo e le sue preparazioni avrebbero dovuto essere per due, forse uno e un pochetto in più, considerando l'enorme differenza di mole tra l'uoma e il giovane. Quando tutto fu pronto, sia per quanto riguardava lui sia per le altre, l'uoma caricò in spalla il ragazzino con estrema facilità, neanche fosse una bisaccia e lo aiutò a montare in sella al mastodontico cavallo, che non avrebbe potuto montare da solo nemmeno con una scala. Il ragazzino non stava zitto e fermo un attimo tempestandolo di domande. Probabilmente qualcuno della sua stessa razza si sarebbe spazientito, ma per sopportare quella straziante situazione, come si faceva anche in battaglia, l'uo tramutò la sua mente in una pozza d'acqua che accoglieva qualunque sasso lanciato nei suoi fondali assorbendo qualsiasi colpo deformandosi con cerchi concentrici, per tanto si issò anche lui sul frisone gigante senza dire una parola e senza avvertire il minimo segno di fastidio. Con un colpo di talloni, per non indispettire il ragazzo concedendo al gruppo parole che non riversava a lui, fece partire al galoppo il suo mastodontico destriero e ripartirono così alla volta di Yel.
     
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    Sebbene sicura di non riuscire a chiudere occhio per tutta la notte, Älya fu sopraffatta dalla stanchezza e riuscì a dormire per almeno un'oretta fino all'alba.
    Allo svegliarsi di Tichondrius, decise di alzarsi, notando con fastidio quanto Zack le si fosse avvicinato nel sonno.
    Non sono io la tua mamma. Pensò innervosita, mentre lo svegliava: prima sarebbero arrivati a Yel, meno problemi avrebbero avuto.
    Fortunatamente, durante la notte, non ci erano stati ulteriori attacchi, ma la ragazza sapeva che i cadaveri dei due grulf sarebbero stati raggiunti presto da qualche altra bestia e rimanere lì ad accoglierli era semplicemente un'idea malsana.

    Raccolse i propri effetti e li ripose nelle borse del proprio cavallo, mente uno Zack assonnato le si avvicinava, incuriosito dal simbolo del Patto Magico che la ragazza aveva sulla spalla.
    Cos'è quello? Non lo avevi a Sintad. Le chiese, sfiorandole il braccio.
    Non ti è dato saperlo. Rispose lei, lanciandogli un'occhiata di sbieco, infastidita dal suo tocco: non sopportava quando qualcuno la toccava senza il suo consenso.
    In realtà non sopportava molte cose ed il comportamento di Zack era uno di quelli.

    Quando tutti furono pronti per partire e sistemati sulle cavalcature, Älya tirò un sospiro di sollievo ignorando completamente le occhiatacce che il ragazzino le stava lanciando: sembrava offeso dal fatto che non ricevesse alcuna risposta.
    Era felice di non doverlo sopportare ancora per molto, eppure sentiva una specie di senso di colpa nel lasciarlo solo a Yel: si sentiva responsabile.
    Tornerò a prenderlo una volta consegnato il messaggio.

    Ma dov'è che state andando voi? Sentì chiedere ancora dalla sua voce acuta.
    Si voltò verso di lui, che cavalcava il cavallo di Tichondrius alla sua destra, e si rese conto che Zack si stava rivolgendo ad Elen: probabilmente dava per scontato che Älya non gli avrebbe risposto.
    Non che nessuno di loro avrebbe potuto: alla domanda del ragazzino, la ragazza avrebbe giurato di sentire il simbolo sulla spalla bruciarle, come se la stesse avvisando di non fare un passo falso.
     
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    Elen;
    Al loro risveglio Elen si sentì leggermente stanca ma era dovuto al fatto che non era abituata a quei lunghi viaggi e un cambiamento così improvviso si stava facendo sentire man mano che i giorni passavano.
    A migliorare le cose il ragazzo salvato la sera prima, sempre pieno di energie, stava causando non pochi problemi ai membri del gruppo che non potevano assecondare quel suo comportamento o rispondere ad alcune domande poichè il sigillo la stava avvertendo di non fare o dire nulla di stupido.
    Sembrava bruciare la sua delicata pelle tanto che la mezz'elfa talvota aveva la tentazione di controllare per assicurarsi che il simbolo non stesse davvero andando a fuoco, sapeva che era un dubbio stupido ma la sensazione era continua e poco piacevole
    C'e da sperare che il villaggio non sia lontano, con questa continua sensazione di bruciore non riesco a concentrarmi come dovrei su quello che mi circonda inoltre Alya sembra parecchio irritata dalla sua presenza
    Pensò Elen non dando la colpa, nemmeno per un secondo, alla mancanza di sonno dovuta all'essere rimasta sveglia troppo a lungo la sera prima.
    Quanto ad Alya sperava che avrebbe resistito fino al villaggio senza alcun tipo di incidente, non la conosceva bene e non sapeva se era il tipo di persona che una volta esaurita la pazienza esplodeva perdendo del tutto il controllo.

    Aiutò a sistemare i cavalli dal momento che L'uoma, ancora in qualche modo influenzato dalla spada del golem, avrebbe sicuramente spaventato quei poveri animali.
    La mezz'elfa pensò che era triste dal momento che il loro capo non era una cattiva persona, tutt'altro dal momento che rispettava le loro opinioni e sembrava non desiderare alcuna forma di magia compresa quella oscura.
    Elen ebbe anche l'impressione, fra l'altro, che si stesse affezionando al suo destriero ma forse era soltanto un idea nata dalla sua troppo fantasiosa e giovane mente.
    Se aveva ragione alla fine del viaggio avrebbe potuto chiedere di tenere il destriero e ciò le avrebbe fornito un risposta soddisfacente alla domanda che era nata osservando l'uoma interagire con la sua cavalcatura, possente e spaventosa al tempo stesso.

    Al momento della della partenza Elen montò in sella al suo cavallo e cercò di godersi il panorama controllando, incosciamente, che non ci fossero altri pericoli pronti a uscire da chissà quale anfratto:i braganti, i grulf e il magma di lava l'avevano incosciamente spaventata molto di più di quanto lei stessa non volesse ammettere.
    Il ragazzino d'altro canto, con tutte le sue domande, diede alla mezz'elfa un modo per distrarsi facendo in modo che la sua preoccupazione si spostasse da -saremo attaccati un altra volta?- a -spero che ne Alya ne Tichondrius perdano la pazienza- e ciò in un certo senso fu molto d'aiuto.
    La domanda del ragazzino fece aumentare il bruciore ed Elen capì che doveva trovare un modo di sviare l'attenzione di quella giovane mente dalla loro destinazione se non voleva sperimentare la sensazione di venir bruciata viva
    Non abbiamo una meta precisa, ci piace viaggiare in lungo e in largo
    Rispose Elen cercando di sorridere, non voleva mentire ad un ragazzino ma sapeva che da quella missione dipendevano molte vite di conseguenza nessuno doveva sapere dove erano diretti o perchè.
    Dopo quella risposta il simbolo del patto magico sembrò bruciare un pò di meno, era la risposta giusta? probabilmente si se adesso stava bene anche se a bruciare ora era la sua coscienza dal momento che aveva dovuto mentire ad una persona innocua come quel bambino.

    Non mi hai ancora spiegato come hai fatto a raggiungere quella foresta da solo, devi essere pieno di risorse se sei riuscito a viaggiare da solo
    Osservò Elen cercando di fare leva sul suo orgoglio, la speranza era che invogliato da quei complimenti il ragazzino cominciasse a narrare la sua personale avventura.
    Se Alya era riuscita ad afferrare il messaggio avrebbe assistito la mezz'elfa nutrendo l'autostima del ragazzino con commenti adatti in modo tale da fargli abbellire la storia con dettagli falsi che gli avrebbero fatto guagnare tempo prezioso.
    Elen si sentì di nuovo in colpa per aver fatto uso di una così vile strategia ma lo faceva per proteggere il ragazzino da informazioni che potevano costargli la vita.
    Questo servì ad alleviare quella voce interiore che la stava rimproverando in modo analogo ad una madre nei confronti della figlia, nella sua mente era sua madre a rimproverarla di aver detto una bugia sottolineando il fatto di non aver cresciuto una bugiarda ne una manipolatrice.
     
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    Tichondrius;
    Il viaggio procedeva consueto, e benché il ragazzino si sentì presto offeso dalla mancanza di conversazione nei confronti di Tichondrius e di Alya per la quale vi era un certo baratro che si stanziava tra i due in modo palpabile, ma del quale il giovane non sembrava accorgersi, per l'uoma non vi era l'ombra di alcun problema. Per poter raggiungere nel minor tempo possibile Yel, il gruppo dovette aggirare il castello da ovest diversamente da quanto erano le previsioni originali del guerriero. Era risaputo dai membri del regno che il modo più facile per raggiungere le sommità delle catene montuose per raggiungere il passo necessario ad entrare a Maj'Krat bisognava seguire la perpendicolare del fiume Led tracciandola verso oriente. Quindi dalla loro ultima posizione, dal punto di congiunzione delle mura delle rovine di Hollet sarebbe stato facile andare verso est fino a raggiungere la foresta Alisan, da li si poteva godere di un ottimo riparo visivo e dal sole, per il gruppo sarebbe stato più facile seguire quel percorso, soprattutto per la vicinanza con il fiume che scorre nel cuore della foresta. Avrebbero potuto riempire le bisacce e le riserve di acqua a piacimento.
    Per Yel invece dovevano tracciare un piccolo arco a ovest fino ad incontrare l'affluente che porta sino a Tenar. Non proprio la stessa comodità della prima ipotesi visto che sebbene avessero il corso d'acqua per un brevissimo tratto avrebbero dovuto guadarlo facendo una lunga deviazione a meno che non avrebbero deciso di aggirarlo, allungando di qualche ora di marcia. Il vero problema era che per quella direzione continuavano per gli spazi aperti con il pericolo di essere visti e per le montagne avrebbero dovuto tracciare una diagonale sino all'ingresso della fortezza dei nani.
    In ogni caso, al momento, il patto magico non sembrava segnalare con i suoi misteriosi influssi che la decisioni di accollarsi un fardello e la conseguente deviazione per lasciarlo al villaggio potesse rappresentare una minaccia per la loro missione. In quanto agli effetti del patto, sembravano davvero funzionare. Ogni volta che il ragazzino faceva domande inappropriate, Alya, Elen e Rosalinda parevano dare piccolissimi ed appena percettibili segni di fastidio. La cosa curiosa era che Tichondrius non avvertiva nulla. Forse perché ignorava sistematicamente tutte le domande del giovane, indistintamente...e per tanto con correva alcun rischio. Eppure, ora che cominciava a familiarizzare con i flussi che si muovevano dentro di lui, aveva quasi l'impressione che la magia imposta dal patto magico inciso sulla sua pelle avesse un'intensità minore e, stranamente, sembrava che il motivo di tale anomalia era che il patto magico stesse continuamente lavorando per contrastare qualcosa. Era appunto l'utilizzo del potere per questo scopo che ne stava riducendo l'intensità...proprio come se la portata di un fiume venisse ridotta a causa di un rigagnolo minore che andava a staccarsi dal letto principale del corso d'acqua.
    Il paesaggio davanti a loro era prevalentemente statico. Si poteva scambiare per deserto da un'occhio poco esperto. In effetti c'era pochissima erba e una quasi assoluta mancanza di alberi, tuttavia vi scorrevano falde sotterranee, una cosa che si riusciva a percepire solo dalla consistenza dei granuli del terreno che presentavano una modesta porosità per via delle infiltrazioni meteoriche che andavano a raccogliersi in profondità sino agli strati più saldi. Quel tipo di vita risultava alquanto inospitale per la fioritura di superficie ed era anche uno dei motivi principali della sua diversità da un vero deserto, niente dune, niente sabbia e, naturalmente, niente venti sostenuti dalle correnti di discrepanza per le differenti temperature di due zone sulla stessa congiungente.
    L'uoma doveva ammettere che era una condizione di viaggio ideale, se fosse solo un viaggio di piacere. Quel tipo di clima e quel tipo di strada erano magnifiche, l'unico reale problema era la facilità di perdersi. Ma ciò accadeva solo agli stolti viaggiatori che continuavano ad orientarsi con fiumi, alberi, valli, colli, monti o qualsiasi altro punto di riferimento sulla terra. Quelli esperti abbastanza da lasciarsi guidare dagli elementi immutabili del mondo, come ad esempio la posizione del sole di giorno o degli astri nel firmamento di notte, non si perdevano mai. Il fatto era che il loro non era un viaggio di piacere ed una tale esposizione non faceva altro che renderli facili bersagli per chiunque. Poi con un'aria così tersa come quella odierna, si poteva vedere chiaramente a diverse miglia di distanza. Una posizione sicuramente "non incoraggiante".
    Per tutto il viaggio, Tichondrius non aveva detto nemmeno una parola, e ad essere sincero si era persino estraniato dall'ascoltare. Non poteva certo dire che il viaggio fosse tranquillo come al solito e ogni volta che il ragazzo vedeva che le tre donne non conversavano con lui tornava a cercare disperatamente di ottenere risposte dall'uoma, qualche volta aveva cercato persino di prenderlo a pugni per ottenere la sua attenzione, ma non è che quei pugnetti si facessero sentire, quindi l'Hellfalas poté ignorarli con una relativa facilità. Ciò che lo impensieriva era la dannata esposizione. Odiava sentirsi una preda in mezzo al nulla e la possibilità di poter essere visto nell'arco di un imponente raggio d'area. Portare il ragazzo a Yel era una seccatura maggiore di quella che aveva osato sperare, una leggerezza che non si sarebbe lasciato sfuggire in futuro.
     
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    Älya;
    Il fatto che Elen rispondesse alle sue domande, rese Zack soddisfatto, tanto da ignorare gli altri due che non si preoccupavano delle sue chiacchiere.
    Non sembrava essere contento, però, della risposta che le aveva fornito la mezz'elfa: gli sembrava strano che un gruppo così errasse senza una meta.
    Aveva deciso, comunque, di lasciar perdere, come aveva deciso di ignorare le strane espressioni delle ragazze, non appena domandava qualcosa, per questo alzò le spalle e si limitò ad osservare l'immensa spada dell'uoma, conversando con la maga.

    Io sono grande, ormai. Rispose. Sono andato via da casa di notte, perché la mamma era sempre triste. Ho deciso che se avessi vendicato la morte di mio padre, lei sarebbe tornata felice.
    Lanciò un'occhiata ad Älya, che intanto lo guardava contrariata: sebbene fosse rimasta in silenzio tutto il tempo, aveva ascoltato tutto.
    Quel ragazzino ha avuto una fortuna sfacciata.

    Comunque ho un pugnale con me, quindi posso difendermi da solo. Continuò il ragazzino, rivolgendosi ad Elen, ma guardando Älya, come a voler affermare la propria indipendenza.
    Hey! Io non so nemmeno il tuo nome! Esclamò poi, come se se lo fosse improvvisamente ricordato.
    I bambini ci mettevano davvero poco a cambiare argomento.
    Älya. Rispose lei, in tono piatto.

    Insoddisfatto dalla poca loquacità, Zack si voltò verso Elen, felice che almeno lei gli desse corda: sembrava quasi che avesse deciso che fosse sua amica.
    Vi conoscete da tanto? Älya è sempre così antipatica? Le chiese, senza rendersi conto dell'occhiata innervosita che l'altra gli stava rivolgendo.
     
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    Elen;
    Il bambino non rispose direttamente asserendo al fatto che era adulto ma la mezz'elfa poteva dire, senza alcun dubbio, che il loro ospite era stato incredibilmente fortunato a non incontrare alcun animale selvatico o nessun malintezionato.
    Di buono c'era che sviando l'argomento su un altro fronte il sigillo bruciava di meno, segno che a quelle domande si poteva rispondere con più calma anche se il rischio era sempre presente e bisognava pesare ogni parola pronunciata.
    Elen sorriso al ragazzo e rispose con un tono gentile
    é solo preoccupata per te, hai fatto da solo un viaggio davvero pericoloso e credo di non sbagliarmi quando dico che haiavuto molta fortuna
    Spiegò Elen al bambino per poi osservare l'ambinet e circostante cambiare man mano che il tempo passava:erano passati di un ambiente pieno di ostacoli ad un altra pianutra da cui era prede facili oltre che facilmente individuabili e ciò preoccupava molto la mezz'elfa.
    Ebbe inoltre l'impressione che Tichondrius stesse pensando la stessa cosa, era un capo esperto e sicuramente una simile eventualità era già stata considerata ma allora perchè era così calmo? la mezz'elfa diede il merito al suo autocontrollo e alla sua forza.

    La silenziosa mezz'elfa si ritrovò a sperare di raggiungere presto il villaggio onde evitare che il bambino ricadesse su domande legate al loro viaggio o altre questioni delicate che riguardavano il gruppo tuttavia non vedeva alcun villaggio in lontananza finchè non notò un punto scuro all'orizzonte.
    Poteva distinguere delle mura anche se non avrebbe saputo dire nient'altro e anche questo era soltanto opera della sua fantasiosa mente ma decise di chiedere al capo della spedizione cosa fosse quella macchia visibile in lontananza
    In lontananza vedo qualcosa, potrebbe trattarsi del villaggio?
    La voce si sforzava di essere decisa e non timorosa ma l'obiettivo non fu completamente raggiunto e un piccoll tremolio era più che evidente ma non a causa della stazza dell'uoma, a quella si era abituata.
    La causa del tremolio era legata alla presenza della spada magica che la inquietava sin dall'inizio del viaggio e in quel momento Elen pensò che forse avrebbero fatto meglio a seppellirla nel bosco così da impedire che qualcuno la ritrovasse:quale pazzo andava in un bosco, in quel bosco, a scavare buche alla cieca in cerca di tesori?.
    Pensieri stupidi e senza un filo logico nati dal timore che quell'arma li avrebbe portati ad una fine lenta e dolorosa, fine che Elen avrebbe fatto di tutto per impedire anche se aveva ben poche speranze se la spada era potente come il gruppo sospettava.

    In questo modo passò un altra ora e la distanza coperta permise alla mezz'elfa di distinguere alcuni tetti delle case più grandi che sembravano trovarsi ai quattro punti cardinali del villaggio con mura perimetrali che formavano un cerchio perfetto visto da lontano.
    I colori erano poco chiari da quella distanza ma di sicuro non erano chiari escludendo dalle possibilità ogni tinta di rosso,giallo o verde.
    Con tutta probabilità erano tetti di roccia poichè sforzandosi la mezz'elfa riusci a distinguere un nero o un grigio molto scuro e, sebbene non fossero colori accoglienti, si poteva sperare che fosse un posto sicuro in cui il bambino poteva rifugiarsi e trovare un passaggio verso la sua casa.
    La sua presenza rende questo viaggio vivace se non altro ma non credo che questa sua energia possa venire sopportata a lungo da Alya e Tichondrius si limiterebbe comunque a ignorarlo tutto il tempo quanto a me non avrei problemi se solo non avessimo una missione così importante.
    Pensò riflettendo sul fatto che forse al ritorno l'avrebbero riaccompagnato a casa lei e Alya, la ragazza non sopportava il modo di fare del bambino ma non era nemmeno il tipo di persona che lasciava un indifeso da solo in un villaggio.
    Almeno di questo Elen era certa e una volta ripartiti senza il loro piccolo ospite si sarebbe informata con la diretta interessata al riguardo e sicuramente avrebbe chiesto di essere presente nel caso servisse il suo aiuto.
     
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    Tichondrius;
    Col progredire del giorno, il gruppo dovette affrontare per intero le lande aperte e Tichondrius continuava a scrutare la posizione del sole rispetto alla lunghezza delle ombre per riuscire ad orientarsi adeguatamente. Più di una volta dovettero virare leggermente verso ovest per allinearsi meglio al villaggio a causa del percorso solare. I pensieri dell'uoma non poterono essere molto lineari, riflettere sulle strategie di battaglia contando la presenza del ragazzino lo distraeva dal seguire la rotta in una piana così vasta con punti di riferimento inesistenti.
    Ormai il fiume era lontano e le borracce non potevano essere riempite regolarmente e ciò rese necessario un maggior controllo sul desiderio e la relativa concessione di dissetarsi. Fortunatamente era una giornata con una quasi assoluta assenza di vento. In posti con una piattezza nelle escursioni termiche e nelle correnti d'aria non era raro imbattersi in mulinelli di sabbia e un simile espediente avrebbe accelerato molto il processo di inaridimento della gola e avrebbe obbligato tutti a patire maggiormente la sete.
    Le donne e il ragazzino, anche se si poteva dire che era quasi unicamente Elen, si intrattenevano in chiacchiere con il giovane. Fortunatamente da distrazione della mezz'elfa lo esorto a non tempestare Tichondrius di domande. Per lui era facilissimo ignorarlo, rispondergli o parlargli non era necessario ne per lui, ne per la sua incolumità, ne per il bene della missione. E non era difficile ignorare nemmeno i suoi eccessi di violenza quando cercava di sfogare la sua frustrazione nel fatto che l'uoma non accennava a rispondergli o parlargli. Più volte gli aveva parlato con i segni pensando che il colossale guerriero fosse sordo. L'uoma non trovò nei suoi ricordi niente di più stupido, ulteriore conferma dell'inadeguatezza del'educazione umana, che in quel caso, si palesava in una mancanza di osservazione ed introspezione. Il giovane aveva assistito al consiglio che il gruppo aveva tenuto, e come poteva essere sordo se aveva parlato con i membri di squadra? Senza considerare che i pargoli in fasce non sono in grado di imparare a parlare se non riescono a sentire i suoni e per tanto non possono tentare di riprodurli.
    Ciò suscitò nell'Hellfalas il desiderio di riempire la sua giovane mente con i giusti addestramenti e un adempimento alla vera completezza di un giovane umano cercando di capire se una comunità di umani, o in alternativa qualsiasi altra razza, che seguiva con dedizione l'uo, fosse in grado di destarsi dal loro torpore.
    Tra le fantasticherie su come avrebbe istruito e addestrato il ragazzo, in lontananza, cominciò a scorgersi un puntino. Elen domandò se potesse trattarsi del villaggio con un'insolito nervosismo e insicurezza nella voce. La frequenza del tremito era breve e rapidamente ritmico. Non era imbarazzo o timidezza o riservatezza, era timore. Elen era stata la prima a vincere la sua avversione nell'uoma, ne era fuori ormai. Cercò di catturare il significato di quel dettaglio. Se non era lui, e si era occupata dei cavalli, compreso il suo mastodontico destriero, c'era una sola spiegazione: Elen temeva la spada e il suo potere. Non che fosse l'unica, comunque. Anche l'uoma non vedeva l'ora di liberarsene. In ogni caso sapeva che non poteva semplicemente buttarla o nasconderla. Una delle rune sembrava vagamente la runa di Thurizas. Poteva sbagliarsi ma il glifo Thurizas veniva usato per applicare alle spade un incantesimo di localizzazione in caso di mancato adempimento dello scopo della spada. Se volevano trattare l'arma in modo adeguato e senza correre rischi dovevano trovare qualcuno che potesse analizzarla e capirne qualcosa, e se dovevano disfarsene dovevano annullare una per una tutti i poteri delle rune e poi fonderla.
    Ecco un'altro problema che nasceva dalla magia. Le rune erano semplici simboli incisi su una superficie. Ma diverse razze, prima i nani, poi gli elfi, poi gli uomini...avevano tutti imparato ad infondere alcune magie nelle rune, creando le cosiddette rune magiche. Che conferivano particolari doti ai materiali con cui erano incise. L'arishock degli uoma aveva analizzato la cosa ed era giunto alla conclusione che era una grave macchia per il mondo. Si poteva rendere indistruttibile un muro di pietra, si poteva applicare ad un'arma il potere di scatenare un effetto elementale, si poteva rendere un'arma immune alle difese magiche, si poteva rendere uno scudo impenetrabile o dei sandali capaci di aumentare vertiginosamente la velocità di chi li indossava. Le rune, come anche ogni altra fonte di magia rappresentavano un veleno che, lentamente, infettava e ammorbava il mondo, conducendolo verso la rovina. Peccato che fosse una forza che non si poteva estirpare. La magia, proviene dalla terra stessa e, le razze più sensibili o a stretto contatto con essa ne assorbono una certa quantità e la magia finisce per scorrere in essi. Alcune razze sarebbero morte se la magia cessasse completamente di esistere, e persino l'uo non accettava un simile massacro.
    Per rispondere alla domanda di Elen, Tichondrius disse:
    Esatto! Il villaggio di Yel è abitato da una rudimentale comunità di uomini. Sopravvive in queste terre scarsamente ospitali grazie al commercio. Attorno alle sue mura è impossibile coltivare o allevare bestiame, per tanto ci troveremo un fitto assortimento e concentrazione di botteghe di produzione e trasformazione di utensili. Niente che ci serva comunque, il Tenar pone la leva sui virgulti maschi in caso di necessità e se ne assume gli oneri. Suggerirei di lasciare il giovane serah alla comunità delle beretici, al margine occidentale del villaggio. E' un gruppo di donne che si occupa dei giovani per un periodo limitato, ad esempio quando i genitori vengono arruolati in guerra. Sarà al sicuro e con il giusto peso in monete d'oro potrebbero anche rimandarlo a casa. Una spesa che non credo possiamo permetterci in questi tempi tumultuosi...i prezzi saranno sicuramente cresciuti proporzionalmente ai pericoli!
    Il ragazzo si indispettì enormemente del fatto che l'uoma aveva risposto ad Elen quando non aveva accennato ad una sola risposta a tutte le domande e i tentativi di comunicazione che aveva fatto lui. Ma Tichondrius non se ne curò e continuò a cavalcare.
     
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    Non appena Elen annunciò la vista di Yel, l'entusiasmo di Zack si spense completamente ed Älya se ne accorse dalla sua improvvisa immobilità e dallo sguardo quasi corrucciato che rivolgeva all'orizzonte di tetti.
    La ragazza sapeva cosa voleva dire rinunciare ad un obiettivo e sapeva bene che non era così facile da accettare, soprattutto dopo averci messo così tanto entusiasmo.
    Le dispiaceva bloccarlo, ma sarebbe stato meglio ritornare a Sintad per evitare che sua madre potesse completamente impazzire.
    Era piccolo, ma la stessa Älya aveva dovuto cavarsela da sola da bambina, per questo si rivedeva in lui a volte.

    Una volta nei pressi della piccola città, la ragazza scese da cavallo e continuò trascinandolo dalle briglie.
    Era stata tanto tempo prima a Yel, solamente per una sosta veloce, prima di partire per un incarico e non aveva avuto modo di osservarla attentamente, sebbene fosse di ridotte dimensioni.
    Eppure ricordava l'edificio dove aveva visto ospitare i ragazzini senza genitori e ciò l'aveva incuriosita, ai tempi: le era parso strano che i ragazzi potessero avere bisogno di qualcuno che si prendesse cura di loro, abituata com'era a non avere avuto cure.
    Non voglio che Zack viva il mio stesso destino.

    Proseguì fino alle porte della città, continuando a tirare dietro il proprio destriero, solamente prima di aver aiutato il ragazzino a scendere dal mastodontico cavallo.
    Continuava a lanciarle occhiate offese, sapeva che era colpa di Älya se si trovava lì.
    La ragazza sospirò e poi affiancò Tichondrius, proseguendo verso la zona ovest della città, dove si trovava la comunità di cui l'uoma aveva parlato.
    Lasciò Zack dietro assieme a Rosalinda ed Elen.

    Guardò in altro, mentre camminava in silenzio nella strada poco trafficata: le poche nuvole cominciavano a colorarsi di arancione.
    Dato che siamo qui, propongo di rimanere per la notte. Lasceremo Zack domani mattina. Domandò, rivolgendosi all'uoma.
     
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    Elen;
    Elen ascoltò con interesse la spiegazione dell'uoma assorbendo quante più informazioni poteva nel minor arco di tempo possibile, doveva essere bello conoscere così tante cose del mondo esterno.
    Elen un pò lo invidiava ma sapeva che tutto quello che l'uoma diceva era il frutto di esperienze dirette o incontri fatti nei suoi lunghi viaggi, la piccola mezz'elfa desiderò anch'essa viaggiare così da diventare forte come la loro guida.
    Non pensava alla forza fisica, anche se le avrebbe dato un pò di scurezza in più, ma a quella mentale che sembrava essere senza limiti ma forse era uno dei vantaggi di è cresciuto con la cultura dell'uo.
    Lei d'altro canto sin da piccola era cresciuta in una casa in cui era stata sfruttata e questo non aveva certo faavorito il suo sviluppo psicologico, non si potevano certo confrontare due stili di vita così diversi.

    Quando il gruppo arrivò davanti alla città il bambino sembrò perdere la sua energia e assunse un espressione corrucciata, doveva aver capito che lo stavano davvero lasciando in quel luogo per poi ripartire.
    Elen si trovò quindi in compagnia del bambino, ora non più tanto allegro, e di Rosalinda taciturna e immersa nei suoi pensieri come al solito ma non era una situazione così spiacevole rispetto a quella di Tichondrius che stava attirando gli sguardo dei passanti come una calamita.
    La sua enorme mole e il suo cavallo di dimensioni colossali attirvano la curiosità di ogni passante ma se era riuscito a ignorare il bambino per tutto il viaggio anche quello sarebbe stato una passeggiata per lui.
    Un lato positivo era che l'enorme stazza del loro capo sviava l'attenzione dai membri più piccoli del gruppo rendendoli quasi invisibili agli occhi dei passanti
    é come se non esistessimo, può dirsi un bene come un male
    Pensò Elen che riflettè anche sul fatto che un cavallo tanto grosso era una cosa talmente insolita da rappresentare una traccia facile da seguire ma sicuramente l'uoma aveva ocnsiderato anche questo.

    Elen non sapeva dove era l'edificio che interessava al gruppo ma ricordò perfettamente che svoltarono due volte a destra e una a sinistra per poi proseguire lungo una strada dritta da cui si intravedeva una piccola costruzione con un tetto riparato molto male.
    Le finestre, come il tetto, avevano visto giorni migliori ma il fronte era pitturato con un bianco purissimo tanto da riflettere la luce del sole rendendo impossibile capire cosa vi fosse all'interno dell'area delimitata da un recinto li vicino.
    Più il gruppo si avvicinava più i dettagli si facecano nitidi ed Elen riuscì a distinguere perfettamente una stradina che separava il recinto in due zone, piene di attrezzature con cui i bambini giocavano.
    La casa più importante era che c'era un gruppo di bambini, aventi circa l'eta del loro ospite, e l'aria si riempì presto di risa e sorrisi dando a quel luogo un aria talmente allegra da farla sembrare una grande famiglia.
    Vedendo un ambiente così ospitale la mezz'elfa si consolò pensando che stavano lasciando il bambino in luogo sicuro in cui sarebbe stato felice nel breve periodo di tempo in cui sarebbero stati via.
    Diede un occhiata al resto del gruppo per capire cosa pensassero loro di quel luogo e capire se l'avrebbero riaccompagnato a casa oppure affidato i lcompito a qualcun altro.

    POchisecondi dopo il loro arrivò dalla porta di quel bianco edificio uscì una donna sulla sessantina d'anni, o almeno erano quelli gli anni che dimostrava, con qualche ruga evidente sul viso e uno sguardo gentile e al tempo stesso severo.
    Prendersi cura di tanti bambini doveva necessitare anche di una buona dose di severità utile a tenerli in in riga e risolvere i problemi
    Pensò Elen che non era tanto ottimista da capire che niente era apparentemente perfetto, nemmeno un luogo come quello.
     
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    Impero delle tenebre

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    Tichondrius;
    Giunti al villaggio di Yel, il gruppo si diresse subito verso il nido della comunità delle Beretrici per poterne valutare l'attendibilità e la sicurezza. Naturalmente, Tichondrius era ben informato sul posto e non aveva bisogno di ulteriori sicurezze. Il centro era garantito dai proventi di guerra del Tenar e per poter garantire la collaborazione di ogni uomo o donna capace di sostenere una guerra doveva essere in grado di sostenere il peso dei loro figli in modo da ottenerne la piena collaborazione. Tuttavia la vista del luogo e del coro ridente di un gruppo di ragazzini servì a convincere anche le donne che accompagnavano l'uoma. Tuttavia Alya non sembrava pienamente a suo agio nel vedere il dolore emotivo del ragazzo che veniva costretto da emeriti sconosciuti ad essere rilegato in una prigione, seppur lieta e accogliente, ma pur sempre in una prigione che gli avrebbe impedito di perpetrare i suoi obiettivi. Fu forse a causa della sua inquietudine che propose di passare li la notte e di accompagnare il giovane al nido l'indomani. L'uoma osservò il cielo...lasciandolo al nido e partendo subito avrebbero potuto guadagnare circa tre ore di marcia prima di un buio completo che li avrebbe costretti a fermarsi. Tuttavia non se la sentiva di forzare una situazione tanto delicata allora si fece avanti dicendo:
    Abbiamo due alternative per dormire qui. La prima è l'osteria centrale. Un discreto posto, molto economico, ma frequentato da ogni genere di persone, anche le meno raccomandabili. Se vogliamo sfruttare a pieno l'opportunità che ci si presenta dinanzi sarebbe il caso di ricaricare le energie per bene! A tal proposito potremmo optare per la seconda alternativa: il complesso di accoglienza della legione. In origine era una caserma di leva del Tenar quando ancora non avevano il controllo di Yel, e li un manipolo di soldati, provvedeva a tenere sotto controllo la popolazione locale, quando il villaggio si unì volontariamente, divenne una sorta di rifugio per le truppe armate poste a difesa del villaggio. E' un po' più costoso per i viandanti e non sempre è facile trovare delle camere libere, ma ieri notte non avete dormito a sufficienza e abbiamo cavalcato senza sosta. Per il bene dell'impresa ci conviene provare li!
    Tichondrius lasciò che la scelta andasse ad Alya, era quella emotivamente e anche fisicamente più coinvolta nella situazione e probabilmente tra il gruppo era quella che più di tutte necessitava di recuperare il sonno mancato, ma l'intera faccenda era di una delicatezza notevole e sarebbe stato ingiusto nei confronti dell'uoma, e soprattutto nei confronti di un leader, non lasciare che la decisione fosse sbrogliata e presa dalla persona che più era interessata al suo svolgimento. Personalmente, l'uoma, che aveva dormito saggiamente e in tranquillità avrebbe senz'altro proposto la locanda economica, era certamente e perfettamente in grado di opporsi a qualsiasi tipo di assalto, agguato, aggressione o attentato...ma se voleva rinvigorire le sue compagne doveva concedere loro di dormire senza alcuna preoccupazione. La soluzione migliore per l'intero gruppo era senza dubbio l'ex stazione dei soldati.
     
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    Älya
    Älya;
    Il complesso di accoglienza va bene. Rispose, lasciando che l'uoma guidasse tutti verso il luogo da lui proposto per passare la notte.
    Era stanca, quello era certo, ma si rifiutava di ammetterlo, per quel motivo scelse di evitare di mettersi a riflettere su quale potesse essere il luogo migliore per passare la notte, dato che non ricordava assolutamente dove avesse passato la notte la prima volta che era stata a Yel, e fidarsi della scelta del compagno.

    Non sentiva Zack chiacchierare con Elen e Rosalinda, per questo si girò appena per controllare che andasse tutto bene.
    Sembrava davvero che avesse capito di non avere altra opportunità se non quella di rimanere in quella piccola città: camminava a testa bassa e con le mani in tasca, scalciando un sassolino che si portava avanti da un bel po'.
    Älya non riusciva ancora a capire perché si fosse affezionata a lui.
    Odiava pensarlo: non si era mai affezionata a nessuno, eppure quel ragazzino che le era parso estremamente fastidioso, avrebbe voluto portarselo fino a Maj'krat.
    Peccato che il sigillo me lo impedisca.
    Si voltò verso la strada che aveva avanti, sospirando, e proseguì in silenzio.

    Quando arrivarono tutti a destinazione, le luci del giorno erano ormai calate oltre l'orizzonte ed uno spicchio di luna era apparso nel cielo ancora chiaro.
    Nell'assenza di calore solare, un'aria fredda cominciò ad aleggiare nella piccola città, facendo richiudere in casa la gente e stringere nei mantelli chi ancora rimaneva fuori.
    Presto ad occupare le strade ci sarebbe stato solamente qualche sporadico ubriaco o qualche viaggiatore appena arrivato.
    Älya ricordava bene quanto nella sua vita avesse atteso il calare delle ombre per entrare in azione: la sua vecchia occupazione le imponeva di agire silenziosa e non vista.
    Era, assieme ad altri, una di quelli che abitavano la notte, ma in quel momento sentiva di non appartenere più a quella categoria di gente.

    Guardò la porta della casa di accoglienza e le finestre illuminate all'interno da lampade ad olio.
    Andiamo? Chiese ai compagni.
     
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