Quest Primaria: Messaggeri verso Maj'krat

Fazione Regno

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    Tichondrius;
    Il pranzo preparato dall'uoma non era esattamente ciò che si poteva definire un capolavoro di culinaria, molti parametri che erano importanti per molte razze, per i cultori dell'uo non avevano il ben che minimo senso ed erano cose come: il sapore, che non poteva mai avere l'utilità che aveva la capacità di nutrire e di rendere sazi; aggiungere ingredienti o spezie per rendere più saporiti i cibi, al massimo gli uoma lavoravano il cibo e lo cuocevano non per incidere sul loro sapore ma per renderli teneri, per uccidere eventuali parassiti, per renderlo più facilmente digeribile e infatti non riuscivano a capire il senso che aveva per le altre razze andare ad incidere sul cibo in quel modo. Nessuno della loro razza aveva mai avuto a che fare con problemi del genere e per loro un brutto sapore non aveva un gran senso specialmente perché le loro credenze, la loro cultura e la loro disciplina portava il loro pensiero a concentrarsi su un'unica cosa: che serviva al loro corpo per recuperare energie.
    Per questo motivo non c'erano uoma carnivori o vegetariani. Il contenuto energetico che gli amanti della natura trovavano nelle bacche nei funghi e in qualsiasi altro cibo non animale, lo potevano assimilare mangiando un cervo poiché lui l'aveva già assimilato con la sua alimentazione. Gli stessi predatori naturali come lupi, tigri, leoni...seguivano lo stesso ordine che l'uo dettava. Il loro destino gli aveva resi cacciatori e lo stesso destino aveva reso prede le bestie di cui si cibarono, l'uo stabiliva che il predatore aveva il compito di affinare le sue capacità di caccia, di come si fa un agguato, di come ci si muove tra gli ostacoli visivi senza far rumore, da ghermire una preda da dietro, a correre più della preda e a comprendere ed imparare a sostenere tutte le prove fisiche e tecniche che creano l'eterno conflitto tra cacciatore e cacciato.
    Le prede avevano lo stesso identico problema: dovevano imparare ad aguzzare i sensi, a sviluppare tecniche di sopravvivenza, a correre più del predatore, a riconoscere la loro presenza tra la vegetazione, a mettere in all'erta il gruppo familiare di cui fanno parte, ad avere particolare attenzione e cura degli elementi più deboli e, qualora fosse possibile, anche a combattere alla pari il predatore.
    L'uo aveva un suo grande disegno al quale aveva assegnato un ruolo e un obiettivo a ciascun essere vivente. Persino l'uo stesso aveva un suo obiettivo ed era quello di portare l'ordine e la disciplina ovunque. Chiunque inseguiva il proprio obiettivo per ciò che era nato, poteva rivelarsi un "uoma qunari", un uoma non per razza, ma per scelta e che aveva abbracciato gli insegnamenti dell'uo.
    Seguendo quegli stessi insegnamenti e senza soffermarsi sulle cose futili, Tichondrius aveva cucinato per tutti dando una porzione ciascuno di ciò che le due donne avevano procurato. Non c'era niente a controllarne e migliorarne il gusto ma il fatto di essere cucinate sul fuoco e su una lama calda spingevano molti piccolissimi organismi di tipo parassitario a morire per causa del calore, rendeva anche i funghi più facili da masticare e più facili da digerire, inoltre la maggior parte dei colpi irradiati dal calore aumentavano le dimensioni, le varie parti anatomiche delle razze senzienti ed animali, sviluppano mezzi per riscaldare ciò che viene ingerito freddo, come l'acqua o l'aria, ma non producono nulla per poter maneggiare ed assorbire qualcosa di caldo, ciò porta lo stomaco a lavorare di meno e a ritirarsi quando riceve qualcosa di caldo, senza un adeguato lavoro di smantellamento intestinale, il cibo arriva quasi compatto mettendoci più tempo per essere demolito ed assorbito rilasciando lentamente le energie e rallentando il processo di stanchezza.
    Nei disegni degli uoma, che erano in pratica piccoli ritagli del disegno dell'uo, c'era attenzione per ogni particolare e la loro forza, la loro preparazione, la loro stazza, la loro organizzazione, la loro capacità di affrontare la magia anche quando loro sono refrattari ad usarla, era tutto una conseguenza dell'addestramento a cui si sottoponevano per tutta la vita e che li temprava ad essere ciò che erano: esseri che sapevano il fatto loro.
    Appena la mezz'elfa ebbe il suo piatto chiese, per curiosità e per avviare una conversazione, come erano stati contattati dal re e come aveva fatto il signore degli elfi a scegliere tra tutti i guerrieri del regno, quattro uomini per quella missione. Il primo a rispondere fu Tichondrius che ebbe la facilità di far emergere qualcosa di ovvio:
    La comunità dei miei fratelli vive in accampamenti nomadi sulle montagne dei Khaza - termine uoma per definire i nani - loro ci hanno dato ospitalità e asilo anche se la nostra presenza li disturba e in cambio noi portiamo l'ordine dell'uo nelle loro faccende combattendo e servendo alcune delle loro cause. L'intento di far giungere il messaggio è stato annunciato al re dei Khaza per via magica ed ha inviato me dal re degli elfi per scortare il messaggero sano e salvo al suo cospetto
    Mentre Tichondrius parlava, le altre mangiavano. Il timbro di voce profondo e saggio dell'uoma sembrava parlare con una sorta di alter ego di se stesso poiché era così preciso calmo e ben educato che sembrava non essere il tipo di conversazione che si poteva avere con chi aveva una voce così forte, ci si aspettava infatti rabbia, rudezza e potenza. Invece la disciplina degli uoma consentiva di poter far emergere proprio la conoscenza, la correttezza del lessico, tra l'altro di una lingua che non era la loro originale, bastava vedere quanto fosse facile per loro dare i nomi a cui erano abituati alle razze di Eirydia.
    Poco dopo, sempre la mezz'elfa, si era resa conto che mentre le due donne si erano presentate e avevano iniziato a fare conoscenza non avevano fatto lo stesso nei confronti dell'uoma. Non che a lui importasse sinceramente, ma poteva essere utile dover chiamare una di loro due nello specifico per nome e non come "umana" o "serah" e "messaggera". Il suo nome era Elen Cross. Dopo pochi
    Tra gli uoma tutto ciò che non è utile è assimilabile al chaos poiché allontana l'attenzione che andrebbe posta verso cose davvero importanti. Il nome nella nostra cultura rappresenta qualcosa di inutile, siamo soliti chiamarci con i gradi militari, con i ruoli ricoperti, o con i titoli conquistati in battaglia. A causa del mio modo di combattere ho ricevuto il titolo di "Apocalisse infernale" che nella nostra lingua si pronuncia "Tichondrius Hellfalas"
    Terminate le presentazioni con Elen, c'era da dire che era stato detto anche più volte una cosa molto importante della concezione degli uoma. Il guerriero non avrebbe chiesto all'umana come si chiamava, per lui non era sufficientemente utile, specialmente ora che poteva chiamare Elen per nome e l'altra "serah" poteva essere solo la restante. Inoltre non avrebbe mai chiesto nemmeno quale fosse stato il modo in cui Elen e la ragazza erano state contattate dal re degli elfi, come mai erano state scelte e altre domande del genere. Tutte queste chiacchiere rientravano nel concetto di inutile. Per tanto avrebbero dovuto dirlo loro di loro spontanea volontà. Magari per farlo sapere tra di loro.

    CITAZIONE
    • Siamo fermi per il pranzo
    • I cavalli sono stati abbeverati e si stanno riposando
    • Abbiamo fatto provviste e stiamo mangiando
    • Tichondrius ed Elen stanno facendo conoscenza facendo emergere come e per quale motivo sono stati incaricati dal re degli elfi di svolgere la missione
    • Se vuole Rosalinda può presentarsi a Tichondrius e far sapere al gruppo com'è stata contattata dal re degli elfi e per quale motivo

     
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    Elen;
    L'uoma spiegò alla mezz'elfa come era stato chiamato dal re per quella spedizione:a quanto pare la razza del loro enorme protettore vieva insieme ai nani aiutandoli nelle loro faccende in cambio di un posto dove vivere.
    Considerato che le due razze potevano avere qualcosa in comune non fu tanto difficile da capire e accettare, l'unica cosa che incuriosiva Elen era come gli uoma gestissero l'esuberanza nanica.
    Era risaputo che i nani avevano un carattere allegro e molti di loro non amavano le persone eccessivamente alte, che fosse perchè non volevano essere guardati dall'alto in basso o per il semplice fatto di essere bassi di natura.
    Qualunque fosse delle due cause Elen non avrebbe mai avuto il coraggiodi chiederlo poichè era un argomento molto delicato anche da trattare con il più affabile dei nani.

    L'uoma era stato richiamato dal re dei nani per quel compito, sempre meglio di come era stata contattata Elen:se ci ripensava le venivano ancora i brividi al pensiero del suo incontro con gli uomini del re.
    Nel mio caso le cose sono state un pò più movimentate:sono stata prelevata da due guardie elfiche in casa.
    La cosa ha causato alcuni problemi poichè la mia famiglia ha tentato in tutti i modi di impedire alle guardie di portarmi con loro ma li hanno prima immobilizzati e poi hanno spiegato la situazione in modo tale da non dargli la possibilità di rifiutare.

    Disse la mezz'elfa con un sorriso vagamente triste, ricordarlo non le faceva troppo bene ma voleva provare ad aprirsi un pò anche con l'uoma.
    Dal suo tono di voce non sembrava poi una così cattiva persona con cui parlare come l'aspetto suggeriva senza contare Rosalinda, con lei non voleva avere segreti di quel tipo.
    Cosa era accaduto in que momenti brevemente descritti era stata un esperienza da manicomio poichè l'intera famiglia si era opposta dicendo che non potevano portare via a quel modo la loro sorella.
    Elen aveva il sospetto che volessero intendere un altra cosa:non potete portare via la persona che fa i lavori di casa, trovate qualcun altro.
    In fondo anche da quando era riuscita a rendersi utile aveva continuato a venire trattata come al solito anche se sembrava che di tanto in tanto le dessero qualche minuto per riposare:che fosse il loro modo di essere grate per ciò che aveva fatto?.
    Piuttosto triste a dirsi sopratutto considerata la confusione generatasi dopo, confusione che finì con l'immobilizzazione del nucleo familiare in pochi secondi e la spiegazione del perchè fosse richiesta la presenza della mezz'elfa.
    A quel punto si arreserò tutti lasciando Elen nelle mani delle guardie che avevano dovuto anche mostrare il mandato del re, se la sua famiglia elfica fino a quel momento non aveva saputo il suo stile di vita dopo il trasferimento adesso lo conosceva.
    Era quest'ultimo punto a preoccupare la mezz'elfa, non voleva causare problemi alla famiglia di suo padre ma quell'incidente poteva avere ripercussioni negative a lungo termine.

    La ragazza cercò di allontanare quei pensieri, rischiava di finire con la testa fra le nuvole senza volerlo, e ascoltò il nome dell'uoma:Tichondrius Hellfalas.
    Il sighificato del nome la diceva lunga sulla sua esperienza in battaglia ma almeno ora sapeva come chiamarlo se ne avesse avuto bisogno.

    Quello che la incuriosiva adesso era sapere come era stata contattata Rosalinda, all'appello mancava solo lei e il giovane elfo che li aveva lasciati all'inizio del viaggio.
    Un pò le dispiaceva per quell'evento, magari in uno dei suoi viaggi l'avrebbe trovato e avrebbe potuto farci conoscenza.
     
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  3. #The Mad Hatter#
     
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    si ma aspettatemi !!! nn sono mica passati 3 giorni !!!

    Vabbeh faccio che togliermi tanto oramai


    Edited by X a riel` - 7/7/2014, 00:34
     
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    Mad ti ho mandato un mp a riguardo, e gradirei una risposta. Non puoi chiedere che ti aspettino se prima non decidi con me cosa fare e come regolare questa storia (:
     
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    Tichondrius;
    Il tempo scorreva e di certo i tre avventurieri non aspettavano semplicemente che i minuti passassero. Il banchetto improvvisato di funghi e ritrovati vegetali veniva ciclicamente messo sulla lama della grande spada per essere cucinato. Per l'uoma non contava che ciò migliorasse il sapore per lui l'unica vera cosa fondamentale e che i parassiti e molti organismi invisibili che potevano risultare nocivi perissero durante le fasi della cottura. Ciò, tuttavia, doveva in qualche modo rallegrare le sue compagne di missione visto che comunque il loro gusto veniva migliorato dopo essere state passate sulla lama rovente.
    Ogni volta che i funghi che vi erano sopra venivano serviti, Tichondrius, ne metteva altri sopra per ricominciare un nuovo ciclo e questo si ripeté sino a quando ognuno di loro tre non si sentì sazio.
    Naturalmente ciò voleva dire che mentre le due donne erano già piene e soddisfatte della pausa a scopo nutritivo, l'uoma dovette continuare impiegando due volte il tempo che era stato sufficiente per loro. Non si poteva certo dire che fosse un mangione visto che non c'era nemmeno il minimo strato di massa grassa sul suo corpo ma a causa della sua mole aveva uno stomaco più grande e si consumavano più energie per muovere un corpo colossale come il suo.
    Quando ogni pancia fu piena era il turno dei cavalli.
    L'Hellfalas recuperò da una sacca che era stata fissata al suo cavallo delle erbe speciali. Molte altre razze le consideravano erbacce poiché rubavano nutrimento ai raccolti o alle piante che crescevano nelle prossimità...ma il punto era proprio questo! Tutto ciò che rubavano a livello nutritivo poteva essere trasmesso agli animali che si nutrivano di erbe conferendo un alimento che, anche in piccole quantità, consentiva di fornire enormi quantità di prodotti necessari per il lavoro e la fatica fisica e nel caso dei cavalli ne avrebbero avuto un serio bisogno.
    Se solo la cultura e la disciplina degli uoma, se solo l'uo venisse abbracciato dal mondo intero, ogni essere senziente avrebbe acquisito e riconosciuto le semplici e necessarie dottrine per portare ordine in ogni sistema politico, militare e sociale di tutte le razze. L'uo non era conoscenza, era verità...e aveva la facoltà di fornire e far comprendere lo scopo di ogni tassello dell'universo, proprio come quelle che tutti consideravano erbacce, e così si poteva fornire un senso a tutto e migliorare il tenore di vita di tutte le razze.
    L'unico serio problema di quell'erba era il suo sapore, gli animali in genere non lo mangiavano facilmente e anche quando glielo si somministrava, potevano anche far capricci. Ma anche in questo frangente agli uoma veniva in contro l'uo. Da centinaia di anni, gli uoma che avevano il compito di occuparsi degli animali, si tramandavano una litannia, una sorta di filastrocca o canzone che si sussurrava agli animali. Era in una lingua antica probabilmente un rozzo distacco della lingua originale dei draghi trasmessa ai primi elfi, gli alti elfi. Questa canzone faceva capire all'animale che chi gli stava di fronte era un amico e che doveva fidarsi di lui perché il mondo era basato su un delicato sistema di collaborazione, l'animale con la sua monta o la sua soma rappresenta una necessità per chi canta la litannia e, per tanto, verrà ripagato del suo supporto attraverso cura e dedizione.
    Non si sa come mai, forse l'anti lingua degli alti elfi aveva già proprietà magiche visto che derivavano dai draghi, gli esseri con maggior saturazione magica fra tutti, ma gli animali sembravano comprendere quelle parole e collaboravano.
    Per questo, Tichondrius cominciò a cantare a voce molto bassa, quasi come se stesse confidando un segreto ai cavalli e così, senza difficoltà e senza problemi, dava loro da mangiare. Con quella ai cavalli non serviva altro dal punto di vista della prestazione.
    Qualcosa però era strana. E ancora più strana era la frequenza con cui stavano capitando eventi insoliti. I cavalli avevano ascoltato la litannia e avevano mangiato senza opporsi e senza capricci. Ma l'uoma, addestratissimo nel cogliere negli occhi del nemico e di chi gli sta di fronte tutto ciò che serviva, riusciva a notare che i due cavalli delle donne lo temevano e diffidavano di lui. Si erano fidati solo ed esclusivamente poiché le parole della canzone erano intrise di un antico potere. Al contrario il frisone modificato con la magia sembrava che stesse entrando in una strana sintonia di risonanza con lui.
    I cavalli non potevano comprendere di magia! Quindi forse il cavallo mastodontico lo vedeva come un normale uomo considerando le sue attuali dimensioni, mentre gli altri lo vedevano come un mostro gigante.
    Magnifico ed incoraggiante, non c'è che dire!
    Non sono aveva difficoltà a trattare con le sue compagne a causa della diversità della sua razza, dei suoi modi e delle sue dimensioni...ora anche con i cavalli.
    Chissà se almeno la magia potenziatrice del frisone era permanente. Visto che si stava creando un certo rapporto di stima e fiducia gli sarebbe piaciuto poterlo avere con se anche al termine della missione. Tichondrius stava accarezzando il cavallo che ora era grande quasi quanto lui, anche se era un cambiamento magicamente indotto. Decisamente era un magnifico cavallo e sembrava reagire positivamente al suo tocco, diversamente dagli altri.
    Terminato di dare da mangiare a tutti e tre i cavalli andò a recuperare la sua spada. Era molto calda ed era pericoloso per la forza della spada lasciarla con quelle temperature. Quindi poteva essere una buona idea tornare al punto d'acqua dove aveva fatto abbeverare i cavalli ed immergerla per poter far tornare la temperatura rapidamente a valori accettabili.
    La strada per tornarvi se la ricordava e la percorse con sicurezza. Quando vi fu arrivato immerse la lama nell'acqua cacciando una cerca quantità di vapore a causa dello scambio termico tra l'acciaio caldo e il liquido freddo. Quando l'equilibrio tra le due superfici fu restaurato, Tichondrius diede un'occhiata generale per verificare che non vi fossero danni. Fece anche qualche fendente a vuoto per verificarle la linea, il taglio e l'aerodinamicità. Era tutto in regola.
    Così tornò al campo dove trovò le due ragazze e disse:
    Secondo i miei programmi abbiamo un'altro giro di clessidra di tempo. Poi ci rimetteremo in marcia. Cercate di approfittare di questo tempo nel modo che più ritenete utile!
    L'uoma si mise a guardare la strada verso sud. Gli alberi si andavano diradando sempre più man mano che lo sguardo mirava in lontananza. In un ora di cavalcata o forse anche più sarebbero stato in pianura aperta e priva di alberi. Li sarebbero stati esposti. Senza nessun corpo a coprire la loro corsa potevano essere visti facilmente. Da li in poi avrebbero dovuto sperare in un po' di fortuna per non incappare in attacchi o imboscate.
    La possibilità maggiore era nell'attraversare il fiume Enduin. Un corso d'acqua relativamente piccolo per questo non compariva sulle mappe, tuttavia aveva un corso d'acqua veloce visto che scendeva direttamente dalla collina orientale. Per questo non poteva essere guadato e avrebbero dovuto deviare la loro strada verso il ponticello. Li era da sciocchi pensare di attraversarlo senza problemi. Gli aguzzini chiedevano un pedaggio a chiunque. Si poteva evitare di pagare allungando verso occidente e prendendo il giro largo e attraversando un guado...ma per il bene della loro missione era sconsigliabile. Maggiore era il tempo in pianura libera e maggiore erano le possibilità di pericolo oltre al fatto che aumentavano anche i tempi di viaggio creando problemi nei rapporti tra elfi e nani e sull'urgenza del messaggio da recapitare. Dovevano attraversare il ponte diretto e se qualcuno sbarrava loro la strada avrebbero dovuto rispondere con le spade, e nel caso delle due donne, con la magia. Se l'uo continuava ad assisterli, la stazza di Tichondrius avrebbe potuto indurre eventuali aguzzini a lasciarli passare senza peggiorare le cose, in tal caso l'uoma avrebbe potuto provare a fare la voce grossa, a mostrare lo spadone, e ad elargire qualche minaccia. Se ciò non sarebbe bastato avrebbero fatto una brutta fine. L'uo insegna a perseguire un obbiettivo ordinato, disciplinato e pesare sulle spalle degli altri come chiedere il pedaggio su un ponte va contro gli insegnamenti dell'uo. Se l'avrebbero reso necessario, avrebbero spinto Tichondrius ad eliminarli. In questo l'uoma non si faceva mai troppi scrupoli. Tanta gente non incline alla guerra e al combattimento era stata ingiustamente sfruttata da loro e da gente come loro. L'epurazione era un bene non solo per la missione, ma anche per la molte altre persone.
    Che l'uo continui a brillare su questa impresa!


    CITAZIONE
    • Il pranzo è terminato
    • I cavalli sono stati nutriti
    • In questo giro di turni si può approfittare per esplicare i preparativi per il viaggio, per riposare o per qualche dialogo
    • Al prossimo turno di Tichondrius ripartiremo
     
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    Elen;
    La mezz'elfa mangiò fino a che non fu piena, era meglio trarre il massimo da quella pausa poichè ne avrebbero avuto poche se dovevano rispettare il programma stabilito a inizio viaggio.

    Se il pranzo era stato soddisfacente il dialogo faceva fatica a partire intorno a quell'accampamento temporaneao organizzado da Tichondrius poichè l'uoma era un tipo di poche parole e anche Rosalinda sembrava silenziosa.
    Forse era ancora un pò intimorita dalla stazza del loro protettore oppure anche lei non amava le due lame che l'uoma aveva con se ma quel silenzio rischiava di far impazzire la mezz'elfa che, anche se rimaneva sempre in silenzio, amava trovarsi in luoghi che trasmettessero tranquillità e non quell'atmosfera leggermente tesa che avvertiva.
    Si sforzò di pensare ad un buon argomento da introdurre che potesse mettere tutti d'accordo ma non trovò nulla poichè se lei. e forse anche Rosalinda, rifiutava tutto ciò che era collegato alla violenza l'uoma sembrava il tipo che non andava tanto sul sottile per raggiungere i suoi obiettivi.
    Ciò non era un male ma, essendo in contrasto con la metnalità di Elen, avrebbe potuto generare inutili incomprensioni che era meglio evitare.

    A pranzo finito Elen osservò l'uoma andare vicino ai cavalli e sussurrargli qualcosa mentre gli dava delle erbe dall'aspetto poco appetitoso:conoscendo il modo di fare del loro colossale compagno doveva essere una specie di erba dall'alto contenuto nutritivo o un modo di rinforzare i cavalli per il viaggio se non entrambi.
    Il fatto che questi ultimi mangiarono senza opporsi tranquillizzò Elen:nessun animale, specie uno intelligente come un cavallo, avrebbe accettato qualcosa che gli avrebbe arrecato danno.

    Questa breve parentesi durò poco lasciando Elen immersa nel silenzio della tenda poichè Rosalinda sembrava assorta in chissà quali pensieri e non voleva disturbare sapendo di poter interrompere un ragionamento molto complesso.
    A salvare la piccola mezz'elfa furono degli scoiattoli che si avvicinarono, forse data la presenza dell'uoma si era trattenuti fino a quel momento, per giocare un pò con Elen.
    La mezz'elfa passò un pò di tempo con loro rilassandosi mentre li osservava correre ovunque e talvolta anche nascondersi sotto i suoi capelli causandole un pò di solletico, quanto tempo era che non si rilassava a quel modo?.
    Si godette quella pausa finchè pote poichè sapeva che a breve il viaggio sarebbe ripreso e lei avrebbe dovuto di nuovo fare i conti con il silenzio che si creava quando il gruppo tornava compatto.
    L'uoma sicuramente aveva le sue ragioni per non parlare troppo, era insito nella sua cultura quindi non lo trovava troppo strano ma Rosalinda non aveva avuto quel genere di condotta all'inizio del viaggio quindi cosa poteva indurla in uno stato di silenzio così lungo?.
    Queste domande riempivano la testa della mezz'elfa senza una risposta concreta con l'unico scopo di far passare il tempo ancora più velocemente e far perdere la sua mente facendola estraniare dal mondo intero come spesso accadeva quando si trovava immersa nella natura.
    Di solito erano gli animali a svegliarla quando si accorgevano che la loro amica era con la testa fra le nuvole da troppo tempo e così sarebbe accaduto anche stavolta se non ci avesse pensato l'uoma con la sua possente voce.
     
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    Tichondrius;
    Il tempo che Tichondrius aveva concesso alla squadra era ormai quasi scaduto. Osservando le sue compagne di missione aveva notato quanto la discostanza dalla disciplina e dalla preparazione dell'uo sia visibile e rilevante in quelle donne. Era vero che le sue ultime parole erano state "cercate di approfittare di questo tempo nel modo che più ritenete utile" ma gli pareva molto strano che per Elen il modo più utile fosse giocare con gli scoiattoli e per la serah fosse starsene li immersa in chissà quali taciti pensieri. L'uoma avrebbe voluto impartire loro la disciplina che l'uo infondeva in ogni credente e i portentosi risultati che faceva emergere anche nelle altre razze che la seguivano. Riteneva che fosse un dono importantissimo per chiunque. Ma sapeva anche che non poteva imporre qualcosa se non erano loro stesse a richiederlo o a desiderarlo quindi avrebbe dovuto continuare la sua missione convivendo con queste problematiche. Comunque, dato che bighellonavano sostanzialmente, era il caso che interrompesse la pausa incitandoli a usare il tempo che li separava da la ripresa del viaggio nel tentativo di prepararsi.
    Il tempo è quasi scaduto, vi consiglierei di prepararvi per riprendere il viaggio!
    Anche Tichondrius fece lo stesso e utilizzò alcune fasciature mediche cercando di fare economia nel senso di utilizzarne il meno possibile poiché potevano sempre essere utili. Così facendo si avvicinò ad un albero e, posando una mano su di esso, sussurrò la stessa canzone che aveva fatto ai cavalli con parole però diverse. Chiedeva perdono per quello che avrebbe fatto di li a qualche momento dicendogli che non sarebbe stato mortale per la pianta che non sarebbe stato doloroso o sofferente poiché la corteccia è solo un rivestimento ma lo avrebbe costretto ad essere scoperto ad altri pericoli, gli diceva inoltre che gli era assolutamente necessario per impedire alle bende di tagliarsi con la lama. Terminò le ultime strofe esprimendo il suo dispiacere nei suoi confronti...poi taglio con attenzione solo la corteccia dell'albero ottenendone due lembi. Piego delicatamente le due cortecce perpendicolarmente ai verso delle striature lignee dove era facile che si spezzasse. In questo modo le avrebbe rese più elastiche e resistenti. Sul lato corto della striatura lavorò la corteccia sino ad ottenere una sagoma adeguata per ciò che voleva fare. Con le bende e la corteccia realizzò una rudimentale fodera per la sua nuova spada e se la assicurò dietro la schiena a formare una X gigante con l'altra sua spada. Così facendo avrebbero potuto accompagnarlo entrambe nella sua missione.
    Dopo di ciò andò ad assicurare la stabilità della sella e delle briglie del suo cavallo. Il suo frisone barocco reso gigante dalla magia sembrava più in linea con l'uoma degli altri cavalli. Al suo tocco sembrò sentire una certa influenza che stava interessando contemporaneamente sia Tichondrius sia lo stesso cavallo. Forse come ogni buona squadra si stava formando un certo legame tra il guerriero e il suo animale da monta. Ciò spingeva il colosso a chiedersi se mai avrebbe potuto tenerlo con se anche dopo il termine della missione, specialmente considerando che gli uoma non avevano mai potuto avere delle adeguate cavalcature.
    Quando tutti i preparativi per il viaggio imminente fossero stati ultimati, l'uoma controllò che anche le due ragazze avessero finito e quindi disse loro:
    E' giunta l'ora! In mancia!
    E balzando in sella al suo colossale destriero lo spronò con un colpo di talloni a galoppare in direzione sud.
    Il sentiero era ormai praticamente inesistente. Gli alberi erano sufficientemente radi da poter spingere il gruppo a muoversi agevolmente tra loro ma rendeva necessario fare qualche slalom tra di essi, per l'uoma e il suo cavallo, vista la loro stazza era quasi tutto uno zig zag alla ricerca degli spazi sufficientemente ampi a lasciarli passare. In un giro di clessidra gli alberi erano diventati sufficientemente radi da consentire a tutti un tracciato quasi rettilineo.
    La distesa pianeggiante si riusciva a scrutare dinanzi a loro e presto sarebbero stati in aperta pianura lasciandosi i boschi alle loro spalle.
    Stando alle conoscenze geografiche maturate dall'uoma nel corso di innumerevoli missioni nel continente di Eirydia, mancavano circa una cinquantina di miglia a sud per giungere al fiume e di li avrebbero dovuto andare verso occidente per poter raggiungere il ponte. Tichondrius si aspettava benissimo di incontrare una qualche difficoltà per il suo attraversamento e probabilmente avrebbero dovuto combattere di nuovo. Certamente in confronto alla difficoltà riscontrata nello scontro con il golem di magma, un gruppo anche numeroso di aguzzini doveva essere una bazzecola per l'intero gruppo ma sarebbe stato meglio essere prudenti. Poteva esserci qualche mago o comunque qualche potente avversario per assicurarsi un guadagno privo di rischi. Meglio stare all'erta e confidare nella benevolenza dell'uo.


    CITAZIONE
    • La pausa è finita
    • Il viaggio è ripreso
    • Gli alberi si stanno diradando presto raggiungeremo la pianura
     
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    Elen;
    Elen ebbe l'impressione di essere osservata mentre gli scoiattoli facevano di tutto per sfuggire alle sue esili mani ma si disse che era solo una sua impressione:chi poteva avere interesse ad osservarla mentre giocava con quegli esseri così piccoli?.
    Il tempo era perfetto per quel tipo di attività senza contare che la mezz'elfa non aveva bosogno di preparare nulla:con la magia poteva soddisfare pressochè ogni bisogno del gruppo quindi gli bastava tenere d'occhio di avere sempre vicino a se la sua asta magica.
    Alle parole dell'uoma si chiese se non fosse stato proprio la loro guida a osservarla, in fondo si era praticamente messa a giocare dopo che lui aveva consigliato di prepararsi per la ripartenza.
    Sicuramente non l'ha presa bene ma dimostrerò che posso rendermi utile, finchè avrò la mia asta non dovrei avere problemi a evitare incidenti gravi
    Pensò non essendo molto sicura su incidenti di più piccola entità, prima se l'era cavata bene perchè si era trattato di un solo avvesario da tenere d'occhio ma contro un gruppo dubitava di essere altrettanto efficiente.

    Raccolse tutto il suo equipaggiamento, equivale a dire l'asta magica dal colore tanto chiaro da riflettere il sole, e si diresse verso il suo cavallo rilassandolo prima della partenza.
    Non voleva partenze brusche o troppo lente poichè sapeva di essere leggera come una piuma e un nonnulla poteva farle fare voli notevoli anche in normali circostanze.
    Sali sul cavallo e finalmente partirono nuovamente per raggiungere il luogo in cui la messaggera, ovvero Elen, avrebbe racpitato quel così importante messaggio.

    Durante la strada ci fu poco dialogo così la mezz'elfa ne approfittò per osservare l'ambiente circostante:gli alberi erano quasi spariti e ciò rendeva molto più facile viaggiare anche se così erano bersagli facili.
    La mancanza di ostacoli rendeva Elen inquieta poichè l'idea che un gruppodi banditi potesse uscire allo scoperto in qualsiasi momento le metteva ansia, sapeva che il loro protettore era molto forte ma se il numero dei nemici era troppo elevato anche lui avrebbe potuto non farcela a proteggere le due.
    Se ci troveremo in questa situazione posso evocare qualcuno per aiutarlo
    Pensò sapendo che avevano a disposizione anche una potente maga quale era Rosalinda:era riuscita a disctruggere il golem con una combinazione di attacchi stupenda.
    Lo stesso golem dopo si era ricomposto poco dopo ma ciò non rendeva meno importante il contributo dato in quella battaglia.

    Con il passare del tempo Elen cominciava a vedere un ponte in lontananza anche se i suoi grandi occhi rossi riuscivano a distinguere solo quello, una volta superato quel ponte il gruppo poteva dire di aver fatto metà del percorso deciso se i calcoli dell' mezz'elfa erano corretti.
    L'idea che i viaggio fosse già a metà un pò la rattristava così decise che prima della fine del viaggio avrebbe chiesto a Rosalinda, che ormai considerava un amica, dove abitava e se poteva farle visita ogni tanto.
    IN quel modo avrebbe potuto anche apprendere qualcosa di nuovo sulla magia e se era fortunata, insegnare nel limite delle sua scarse possibilità, qualcosa alla maga.
    Fino a quel momento non aveva ancora visto come se la cavava con le magie di cura e forse poteva sperare di spiegarle bene le basi, non aveva molta fiducia neolle sue capacità di spiegare le cose agli altri anche non avendole mai testate prima d'ora.
     
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    Tichondrius;
    Il viaggio procedeva sostanzialmente senza intoppi anche se in circostanze simili rappresentava un eufenismo bello e buono. L'uo da sempre metteva in guardia ogni guerriero uoma dalla stoltezza delle altre creature. Un uoma avrebbe saputo valutare se presidiare un ponte per guadagnare qualcosa, o meglio "rubarla" fosse peggio che passare una giornata senza recuperare un soldo, cosa che per stolti aguzzini poteva essere trovarsi un colosso davanti di più di tre metri di altezza. Il frisone barocco che attualmente aveva la dimensione di un grosso rinoceronte galoppava con estremo vigore e sembrava che avesse appena cominciato il viaggio fresco come una rosa. Tichondrius si guardò alle spalle per vedere come andava agli altri due cavalli e anche loro se la cavano perfettamente, gli effetti della speciale somministrazione che aveva fatto l'uoma stava dando i suoi frutti evitando ogni sorta di mancata aspettativa.
    Ormai la foresta era alle loro spalle, gli alberi erano troppo radi per parlare di boscaglia e, se loro riuscivano a scrutare l'intero panorama, di sicuro anche gli altri poteva vedere tre cavalli nel bel mezzo di una piana radura. Tichondrius si guardò attentamente attorno. Non vi erano altorilievi degni di nota dai quali ci si potesse aspettare un'imboscata, questo gli dava comunque un'adeguata copertura dal punto di vista della missione ma, basandosi sulla tempistica dovevano accuratamente evitare di fare il giro largo per evitare il fiume ma avrebbero dovuto virare ad occidente per intercettare un ponte che avrebbe permesso alla compagnia di passare all'altra sponda senza alcun problema. Tuttavia nessuno era tanto sciocco da pensare che in tempi caldi come quelli con simili livelli di attrito tra regno e ribelli non ci fossero gruppi di sbandati che cercavano di emergere dalla miseria con la forza e con la disonestà. Ciò non sarebbe mai stato se Eirydia fosse governata sotto l'ordine e la disciplina dell'uo. Due poteri contrastanti generano due gruppi di idee differenti e ogni idea, specialmente quelle logistiche e decisionali cercano di prevalere e l'aspirazione alla prevalsa genera il conflitto e il conflitto genera caos. Ma nessun singolo è immune da errori, per questo un triumvirato di eletti è la soluzione ad ogni problema. Non esiste decisione civile che non abbia effetti militari, per questo, ogni elemento del terzetto regole e gestisce una delle tre perle dello scibile e due voti a uno risolve qualsiasi conflitto. Tutti gli uoma si attengono al volere dell'uo per loro scelta, per essere semplicemente ciò a cui l'uo gli ha destinati, non c'è asservimento o schiavitù o disonore in questo, chiunque lo pensa è solo il risultato di una visione cieca e ingannata dalla distorta visione del vero concetto di libertà, senza contrasti non vi sono attriti, senza attriti non vi sono conflitti, senza conflitti vi è l'ordine...con l'incontrastata presenza dell'ordine, tutto il tempo e l'energia dei cultori dell'uo viene impiegata alla disciplina e all'addestramento marziale e in questo modo si sarebbe sempre pronti a qualsiasi imprevisto o evenienza, proprio come gli uoma lo sono da sempre.
    Lo stesso uo aveva istruito bene gli uoma dalla maniera migliore con cui estirpare quella gramigna dalla loro strada...con il filo della spada.
    La compagnia deviò leggermente verso destra lungo il loro percorso puntando dritto in direzione del ponte. Attualmente sembrava completamente abbandonato e privo vi ogni presenza, ma erano sicuramente nascosti. Per ciò era meglio restare in guardia ed aspettarsi qualsiasi cosa.
    Man mano che il tempo passava, la velocità dei cavalli scelti appositamente dagli elfi per essere adeguatamente veloci ai fini della loro missione, li portava in fretta verso il ponte, quando furono ad una ventina di iarde dal suo raggiungimento, l'uoma fece segno al resto del gruppo di rallentare. Con circospezione e guardandosi intorno si avvicinava a passo d'uomo sul suo mastodontico destriero. Tutto sembrava davvero tranquillo...forse un po' troppo.
    Quando gli zoccoli del frisone gigante toccarono il legno dell'opera di attraversamento, le corde che stringevano i bordi della struttura si rivelarono essere qualcosa di più di legacci per tenere le assi insieme. Da sotto l'arco di sostegno, emersero degli uomini che usavano le corde proprio per risalire e raggiungere il ponte. Tutti loro, una dozzina in totale, si ersero con tenacia verso la compagnia sbarrando loro la strada. Erano tutti umani, ben messi fisicamente e muscolarmente, nessuno di loro pareva avere le fattezze di un mago, ciò doveva rappresentare un qualche vantaggio per l'intero contingente sull'orlo dello scontro. L'uo mette in guardia i suoi fedeli dalla magia, una pratica senza fondamento fisico che rappresenta un pericolo per chi la possiede e per chi vi sta intorno.
    L'uomo che stava avanti a tutti gli alti, era molto più muscoloso e sembrava essere il capo, aveva una cicatrice sull'occhio e pareva non essere affatto superficiale visto che teneva l'occhio chiuso, probabilmente l'organo sensoriale responsabile della vista era andato assieme al taglio, tra gli uoma sarebbe una ferita degna di orgoglio, segno di uno scontro dal quale si è usciti vittoriosi, ma di solito gli umana la coprivano con una benda, se non l'aveva fatto era sicuramente con lo scopo di incutere terrore, una pratica di cui avrà sicuramente abusato per riscuotere il pedaggio.
    Sono ottanta pezzi d'argento per attraversare il ponte illesi
    Sono tre secondi per togliervi di mezzo per poterci provare ancora domani
    Disse l'uoma facendo a sua volta del suo meglio per incutere la sua dose di terrore. Diversi volti dietro il capo furono scossi dall'insicurezza di trovarsi di fronte una preda tanto pericolosa. Forse poteva essere una potentissima scorta alle due donne che aveva alle spalle, e senz'altro il suo mastodonte la diceva lunga sul pericolo che correvano. Ma il capo non sembrava voler mollare l'osso.
    Non fa alcuna differenza la vostra vana resistenza, i vostri averi potranno avere un valore per voi da vivi, vestiti, armi e anche i cavalli, ma da morti varranno molto di più che ottanta miseri pezzi per noi
    Avete avuto la vostra occasione...il tempo per le trattative è finito!
    Con un balzo vigoroso quanto incredibile da vedere ad un uoma di quella stazza, il guerriero smontò dal suo cavallo e si trovò faccia a faccia con i malviventi. Molti di loro estrassero le armi pronti a combattere, qualcuno fu velocissimo, forse proprio per la paura, qualcuno si mosse normalmente con evidente controllo, qualcun'altro invece, molto lentamente, quasi domandandosi se non era meglio salvare la vita scappando.
    Tichondrius non fece altra mossa, non estrasse nemmeno le spade. Sia perché aspettava che le due donne lo affiancassero per la battaglia e sia perché sapeva di poter battere quegli smidollati a mani nude...anche se lo avrebbe evitato, nella sua mente, sapeva che avrebbe usato la sua nuova spada, i cui poteri pieni restavano ancora da scoprire ed era più che naturale l'esigenza di testarla a sufficienza prima di saggiarne le possibilità.


    CITAZIONE
    • Siamo fuori dalla foresta
    • Abbiamo deviato ad ovest verso il ponte
    • Dodici aguzzini sono emersi chiedendo 80 pezzi d'argento per il pedaggio
    • Prepararsi a combattere
     
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    Elen;
    Il viaggio era diventato stranamente silenzioso:l'uoma era normale che si comportasse a quel modo ma Rosalinda era un umana ed era dstrano quel suo comportamento.
    Senza nessuno con cui parlare e con l'uscita dal bosco, ricco di animali che tenevano compagnia alla mezz'elfa, Elen cominciava a sentirsi un pò sola ma fece del suo meglio per non farlocapire troppo.
    Sapeva che non era un viaggio di piacere e forse quel silenzio era studiato apposta per passare inosservati, sopratutto ora che si trovavano su quella piana così vasta:chiunque avrebbe potuto vederli e sentirli per tendergli un agguato.

    Mi auguro non accada nulla
    Pensò l'elfa che era contro l'uso della violenza e dell'idea di togliere la vita ad un altro essere vivente, non importa quanto questo fosse stato malvagio.
    Nela sua mente tutti avevano la possibilità di redimersi e ucciderli prima di dargli questa occasione era sbagliato ma pochissime persone la pensavano come lei e sicuramente la loro guida non era tra quelle pochissime persone.
    Poteva dire che la disciplina dell'uo non escludeva l'uso della violenza per raggiungere i propri obiettivi anche senza essere un esperta in materia e ciò significava che l'uoma non si sarebbe fatto troppi problemi ad uccidere eventuali nemici.
    A parte queste riflessioni il paesaggio era monotono e si poteva vedere solo un ponte deserto, magari riuscivano ad attraversarlo senza incontrare nessuno.

    Arrivati al ponte deserto Elen si convinse che non ci sarebbero stati intoppi ma, ancora una volta, si sbagliava:un gruppo uomini, ladri probabilmente, salirono da sotto il ponte con delle corde.
    Erano tutti molto muscolosi e quello che sembrava il loro capo aveva una vistosa ferita all'occhio che fece venire voglia all'elfa di curarla:magari a quel modo li avrebbero lasciati passare senza problemi.
    Ancora una volta si sbagliava poichè chiesero un pagamento e Tichondrius, come Elen si aspettava, si rifiutò di scendere a patti prendendo la strada meno piacevole per quello sfortunato gruppo di umani.
    La mezz'elfa scese da cavallo e si posizionò dietro l'uoma così da poter fornire cure e supporto sotto forma di barriere o il miglioramento di prestazioni fisiche, all'occasione avrebbe anche applicato dei malus sul gruppo di uomini così magari si sarebbero arresi senza combattere.
    So che è chiedere tanto ma puoi cercare di non ucciderli? basterebbe anche solo tramortirli così da darci il tempo di passare
    La voce della mezz'elfa era bassa come al solito inoltre aveva paura di scatenare nell'uoma una qualche reazione negativa ma voleva almeno sperare di poter risparmiare la vita a quel gruppo di uomini:farli svenire e poi passare non era poi un idea così cattiva.

    L'uoma l'avrebbe certamente pensata in modo diverso ma confidava nella sua bont d'animo che, seppur nascosta dai suoi modi e dal suo addestramento di tipo militare, c'era ancora e veniva a galla di tanto in tanto in diversi modi.
     
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    Tichondrius;
    Quando finalmente il terzetto fu pronto all'azione, Tichondrius fu quasi pronto a scatenare la sua furia sui malcapitati, ma la giovane elfa, che aveva già mostrato una sensibilità elevata, cercò di persuadere l'uoma a non uccidere gli aguzzini ma limitarsi a tramortirli, sottolineava il fatto che ucciderli non fosse necessario. L'Hellfalas fu molto combattuto internamente, sembrava che due schieramenti di forze avevano cominciato a combattere gli uni contro gli altri. Da una parte c'era l'uo e il suo credo, esso non condannava chi lottava per sopravvivere, ma in questo caso era un furto sulle spalle degli altri e quindi suggeriva di annientarli, dall'altra parte c'era Elen, un buon leader deve decidere seguendo le proposte dei suoi uomini e del consiglio in modo da essere il caposaldo che tiene unite le truppe e non solo il marionettista che muove dei ciechi burattini, per questo avrebbe voluto risparmiarli, ma c'era una terza forza, non riusciva a comprendere quale, una sorta di oscura presenza...dentro di se sentiva questa coscienza assieme ad un forte calore e ad una grande energia, sembrava la stessa situazione che aveva provato quando aveva impugnato la prima volta la spada, ma le spade non hanno volontà, e di certo non possono insinuarsi nella testa di un guerriero.
    Ignorò la sensazione e cercò di parteggiare per la sua giovane compagna. Si voltò appena emettendo un sotteso grugnito di approvazione, anche se celava una certa seccatura.
    Erano dodici uomini in tutto, la maga umana sembrava molto strana ultimamente e la sua esperienza di condottiero suggeriva di fare del suo meglio per compensarla, in caso di mancato supporto, ma non era il caso di fare tutto da solo. Avrebbe quindi celato la sua furia contro sette aguzzini, gli altri cinque invece li avrebbe lasciati alla messaggera. Sapeva che ci sapeva fare con la sua magia bianca, ma voleva essere sicuro che non le capitasse niente e per questo le alleggerì il carico.
    Si ripeté un'ultima volta nella testa le parole "Non uccidere", poi come una palla di cannone, venne sparato contro i suoi nemici.
    Era meglio non estrarre le spade o la tentazione di affondare la lama nelle loro carni sarebbe stata troppo forte, inoltre aveva la forza necessaria a metterli a nanna con un pugno ciascuno, quindi le sole mani nude erano più che sufficienti. Il capo sarebbe stato suo, non ammetteva repliche, ma se lo voleva serbare comunque per ultimo, quindi terminò la sua corsa su un arciere togliendogli di mano l'arco e afferrandolo dalla testa con una mano per scagliarlo contro un'altro arciere che provò a scoccare una delle sue frecce ma si fermò quando si rese conto che avrebbe rischiato di colpire il suo compagno e quando realizzò che gli sarebbe arrivato addosso e che quindi doveva attutire il colpo, la corda dell'arco servì da mezzo per strangolare un uomo barbuto con flagello e scudo che si avvicinò verso di lui, con uno strattone più forte o trattenendo la stretta più a lungo l'avrebbe ucciso, quindi strattonò piano una sola volta, per lasciarlo privo di sensi al suolo fermo in una smorfia e freddato nella posa in cui cercava di liberarsi dalla stretta della corda. Tre erano già fuori gioco quando un uomo indietreggiò spaventato, Tichondrius sperò di far contenta Elen se non avrebbe dovuto ne ucciderlo ne fargli del male, ma la paura ebbe l'effetto meno sperato, colto dall'istinto di preservazione, cercò di guadagnarsi la salvezza nel modo sbagliato, cioè caricando con furia cieca il colossale guerriero, bastò un ceffone per farlo rotolare al suolo.
    Da quel momento il seme del dubbio toccò il volto del capo e degli altri uomini.
    Lo sfregiato che li comandava gridò loro: Prendetelo ai fianchi, idioti, non cercate il confronto diretto!
    Inspirati dalla loro guida, i restanti due, si lanciarono contro Tichondrius da due fianchi opposti, colto dall'istinto, l'uoma mise una semplice mano sull'elsa della spada del golem, ciò bastò a fargli sentire di nuovo quella presenza che lo istigava a mettere fine alle loro vite, per la prima volta riuscì a distinguerla più a fondo, sentiva rabbia, sadismo, collera, insofferenza verso la loro sorte. In qualche modo quella sensazione trovò accoglienza nel profondo del guerriero, ma insospettito da un'altra presenza, lasciò la spada e continuò la sua lotta con il preciso scopo di non fare danni irreversibili, quindi per difendersi dall'attacco a tenaglia colpì prima il lanciere alla sua destra con una carica con spallata che lo fiondò giù dal ponte, sotto scorreva il fiume che, per quanto impetuoso, non era colmo di pericoli, bastava saper nuotare per cavarsela, quindi per sistemare l'altro basto un manrovescio.
    Giunti a quel punto, il capo di quei buoni a nulla aveva finalmente realizzato l'onta che aveva scatenato e l'entità del suo errore, ma aveva avuto anche il buon occhio di notare che tutti gli attacchi non erano stati mortali, per ciò ebbe la sfrontatezza di osare il peggio!
    Dal suo mantello estrasse un'ampolla di vetro colpa di uno strano materiale, lo lanciò ai piedi dell'uoma e, quando il vetro si ruppe, la sostanza prese fuoco a contatto con l'aria invadendo il suo corpo con le fiamme. Nei primi istanti, Tichondrius provò il dolore e la puzza della morte, la sua morte, il liquido, schizzando aveva aderito sulla sua pelle, e per tanto non avrebbe potuto separarsi dalle fiamme, ma ancora una volta la presenza dentro di lui si fece sentire con una nuova sensazione...fame. Hellfalas sguainò la spada e dentro la sua lama vennero risucchiate le fiamme. Tutte le sensazioni provate poco prima si scatenarono in lui tranne quella della fame che si placò di colpo. Non aveva una volontà tanto forte da resistere ad un impeto tanto potente, ma ebbe comunque l'onestà di lanciare uno sguardo ad Elen aspettando un suo cenno, quasi a chiedere il permesso di poter trattare lui diversamente.


    CITAZIONE
    • Il combattimento è iniziato
    • 12 avversari da sconfiggere
    • Sei al tappeto
    • Con uno sguardo Tichondrius chiede ad Elen di uccidere il capo
     
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  12. Eirydia
     
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    NARRATORE:
    Introduzione di Älya Kane;
    Mentre la messaggera del re Eledhwen era in viaggio, assieme alla sua scorta, alla corte della regina Rori il messaggero proveniente dal regno di Honorth era già arrivato ed aveva avvisato la regina della mancanza di uno dei componenti della scorta, richiamato per altri compiti.
    La regina sapeva che era di vitale importanza che il messaggio venisse consegnato il più velocemente possibile e che, ovviamente, non andasse perduto; per questo motivo sentiva l’esigenza di mandare lei stessa un uomo a completare il numero della scorta: sapeva già a chi rivolgersi.

    Nelle ultime settimane, una ragazza che aveva scoperto provenire da Knagwar aveva aiutato molto la città di Dwyn, contribuendo alla sua protezione e Rori era stata grata del suo aiuto, tanto da volerla premiare.
    Non si sarebbe mai aspettata che una ragazza nata nelle terre dei nemici del suo Regno potesse esserle utile in una questione così delicata, ma preferì non pensare al fatto che potesse essere una spia: aveva dimostrato la sua fedeltà al Regno in modo eccellente.

    La regina Rori decise, quindi, di mandare Älya Kane, l’assassina che aveva cacciato un mannaro dalla città, a raggiungere la scorta del Re degli Elfi, in viaggio verso Maj’krat.
    I suoi informatori le avevano confermato la posizione del gruppo: poco più lontano dai boschi di Withifield, quindi se Älya si fosse mossa in tempo, li avrebbe raggiunti nei domini del castello di Hollet, l’antica scuola del Regno, ormai in rovina.

    Chiamò ad udienza la ragazza, spiegandole l’importanza della missione che stava per compiere e le fece marchiare sulla pelle il simbolo del Patto Magico: con quello sarebbe stata obbligata a portare a termine la missione e a mantenerla segreta agli estranei.
    La ragazza partì in fretta dalla corte di Dwyn, consapevole del peso che stava portando, come testimoniava il segno che aveva sulla spalla.
     
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    Älya;
    Quando Älya fu convocata a corte, non poteva nemmeno immaginare cosa sarebbe stata chiamata a fare, dato che anche solo stare al cospetto della regina Rori era per lei l’onore più grande che le sarebbe mai stato concesso.
    Era stata chiamata a corte solamente una volta, prima di quel giorno, per il semplice fatto di aver ucciso un mannaro che si apprestava ad entrare in città e che aveva ferito una delle guardie di posta: non riusciva a capacitarsi di quanto la sua vita fosse cambiata, dopo aver ucciso un innocente a Sintad.

    Una volta a conoscenza della missione e una volta compito il giuramento di fedeltà, per mezzo del Patto Magico, la ragazza partì alla volta di Aluan senza battere ciglio, determinata a raggiungere il più velocemente possibile il gruppo e portare a destinazione il messaggio a Maj’krat, assieme ai suoi futuri compagni di viaggio.
    Fu imbarcata in una nave diretta a Tenar, assieme ad un cavallo fornitole direttamente dalle guardie della regina e dopo due giorni di viaggio arrivò al porto.
    Cercò di fare meno soste possibile, riducendole al minimo per quello che poteva, dato che non voleva sfiancare il cavallo.

    Quando, tre giorni dopo, raggiunse il gruppo, riconoscendolo dallo stemma del re Eledhwen sulle tenute dei cavalli, lo trovò a combattere contro un gruppo di aguzzini, per la metà già al tappeto.
    Li raggiunse al galoppo e scese con un balzo da cavallo, estraendo le due lame celate che portava ai polsi e parandosi davanti alla mezz’elfa, colei che le era stata indicata come messaggera e che, quindi, avrebbe dovuto difendere.
    Lanciò un’occhiata all’uoma che aveva davanti e che era stato appena colpito dal nemico ed un’altra occhiata alla maga che aveva accanto, assicurandosi che stessero bene.

    Sono stata mandata dalla Regina Rori per fornire supporto. Disse in fretta alla mezz’elfa, per farle capire di essere dalla loro parte.
    Avrebbe spiegato meglio una volta sconfitti i nemici, quando la situazione sarebbe stata più tranquilla: per il momento avrebbe difeso la messaggera, come le era stato ordinato di fare.

    Notò che nessuno degli aguzzini che era stato messo al tappeto era stato ucciso e capì che non avrebbe dovuto fare lo stesso: probabilmente si erano accordati in precedenza, decidendo di non ucciderli.
    Älya non si fermò a riflettere, come suo solito, e volse subito lo sguardo verso uno degli uomini che si stava avvicinando di corsa verso la mezz’elfa, con la spada a mezz’aria: doveva aver capito che sarebbe stato meglio eliminare lei, prima del possente uoma.
    L’assassina parò il suo fendente con gli avambracci coperti dagli scudi e fece pressione sulla sua lama per allontanarlo il più possibile, facendogli magari perdere l’equilibrio.

    Quello si sbilanciò all’indietro ma non cadde, fornendo alla ragazza il tempo necessario per attaccare a sua volta: con una delle lame colpì la mano armata del nemico, facendogli cadere la spada per il dolore.
    Il nemico non ebbe abbastanza tempo per rendersi conto della sua spiacevole situazione, che Älya gli spinse la testa verso il basso, per sferrargli una forte ginocchiata sulla fronte e fargli perdere conoscenza.

    Non ben addestrato questo qui. Commentò nella sua testa, mentre alzava lo sguardo verso i suoi compagni.
    Restavano ancora cinque nemici da sconfiggere.
     
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    Elen;
    Tichondrius sembrò accogliere la richiesta di Elen senza troppe riserve, in fondo era un bravo guerriero e a quel punto aveva capito che il suo modo di fare silenzioso era soltanto parte del suo carattere.
    Quegli uomini venivano abbattuti uno dopo l'altro con pugni, spallate e altri attacchi non letali così avrebbero potuto riprendersi con calma dopo che il gruppo avesse attraversato il ponte e, magari, avrebbero riflettuto meglio su ciò che facevano pentendosi.
    Adesso che c'era una cosa in meno di cui preoccuparsi Elen decise di aiutare il suo protettore, si sarebbe occupata di una parte dei nemici così da ridurre le possibilità che quel gruppo potesse anche solo sfiorare il possente guerriero.

    A terra comparve un cerchio di evocazione con numersoe lettere elfiche di colore marrone chiaro, simile al colore degli alberi, e dal suo interno emerse un guerriero alto e snello vestito con una lunga tunica nera priva di qualsivoglia decorazione.
    Le mani erano munite di artigli, mentre le gambe erano più simili a zoccoli dotati di tre dita ciascuno.
    La testa era cilindrica ed era sormontata da un aureola nera con tre fasce, decorate con le stesse lettere elfiche del circolo da evocazione usato, che scendevano fino al suo torso.
    La sua arma era una spada composta di roccia solidissima:molto lunga, spessa e pesante ma non era un problema vista l'elevata forza fisica e velocità di quell'abile combattente.

    In definitiva anche se aveva una forma vagamente umana ci si accorgeva subito che non lo era ma era la più ragionevole delle evocazioni a disposizione della maga, insieme a Morwen, chiunque altro avrebbe fatto di testa sua in quella situazione uccidendo l'intero gruppo.
    La mezz'elfa dovette subito tornare a preoccuparsi quando vide Tichondrius circondato dal fuoco, fuoco successivamente assorbito dalla spada.
    Che tipo di arma poteva divorare un elemento?Elen scarto subito la domanda trovando le lame in generale spaventose senza contare che in quel momento aveva ben altro di cui preoccuparsi.
    La mezz'elfa scosse la testa ma fece capire a Tichondrius che non ci sarebbe stato nulla di male a calcare un pò la mano se quegli aguzzini passavano certi limiti.
    Tale decisione fu molto difficile da prendere ma non poteva pretendere che un guerriero come lui restasse indifferente se qualcuno attentava alla sua vita in quel modo:una piccola vendetta per scaricare un pò di rabbia doveva esserci.
    In quel momento Gaia, il guerriero di roccia, si scagliò contro alcuni avversari rimasti, due uomini tentarono di affettarlo con fendenti al braccio ma il duro corpo di roccia del guerriero non subì alcun danno.
    IN risposta a questa provocazione Gaia li stese entrambi con poderosi pugni sul petto, avrebbe potuto rompere le casse toraciche di entrambi ma si trattenne dal farlo visto che la sua padrona voleva soltanto metterli a dormire per un pò.
    Si scagliò poi contro un gruppo di tre uomini che, sapendo di non avere speranze, tentarono la fuga ma erano troppo lenti per Gaia:il primo fu messo al tappeto con un calcio alle spalle mentre gli altri due vennero presi per la testa per poi testare una testata dalla forza non indifferente.
    Quei cinque ci avrebbero messo un pò a svegliarsi ma Gaia in quel modo si era allontanato troppo da Elen per arrivare in tempo a proteggerla dall'assalto di altri uomini, il pensiero di aver fallito il suo compito era peggio della sconfitta per lui, un evocazione fatta unicamente per proteggere.

    La mezz'elfa come vide arrivare gli uomini armati contro di lei alzò una barriera per proteggersi ma non era necessari:qualcun altro l'aveva protetta ed era una ragazza dalle lunghe trecce castane e con delle armi molto strane.
    Disse solo che doveva proteggerla ma Elen ci tenne comunque a ringraziarla poichè era per lei una novita tutta questa cura nei suoi confronti
    Grazie
    Disse abbozzando un piccolo sorriso mentre, facendo uso di quei pochi incantesimi che conosceva, potenziava la velocità e la forza della ragazza:al contrario dell'uoma che era possente e imbattibile lei sembrava più vunlerabile agli attacchi ed era sicuramente meno prestante del suo protettore.

    Facendo i conti restavano circa 4 soldati nemici rimasti, a meno che qualcun altro non si stesse nascondendo da qualche parte nel caso di fallimento del gruppo principale, finchè Elen era in zona avrebbe protetto tutti con barriere e cure questo era poco ma sicuro.
     
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    Impero delle tenebre

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    Tichondrius;
    Tichondrius attendeva impaziente di avere il permesso da Elen di abbattere la sua ira contro il capo degli aguzzini che aveva cercato di colpirlo mortalmente con quella strana boccetta di liquido infiammabile, a rendere ancore meno facile sopportare l'attesa c'era una sorta di rabbia bruciante che avvampava dentro il cuore dell'uoma, una sorta di emozione che non gli apparteneva fino in fondo e che non aveva mai provato prima. Doveva anche ammettere che non era mai stato così vicino a subire una seria ferita e delle ustioni come quelle che avrebbero provocato quelle fiamme erano proprio il genere di cose che aprivano la strada a nuove possibilità.
    Quando la mossa del capo dei banditi fu resa vana dal potere della spada sul volto dell'uomo di dipinse una maschera di terrore, colto dallo conforto cadde a terra tremante e senza riuscire ad emettere fiato se non un leggero sibilo di terrore. Lo sguardo dell'uoma lampeggiava verso la mezz'elfa in attesa di un consenso mentre la spada famelica era brandita dalle possenti mani del guerriero, il pover'uomo parve capire che la sua vita era appesa al filo delle scelte della messaggera e prese a guardarla con nera apprensione. Quando il decreto della messaggero segnò la possibile fine del capo dei banditi e che ormai ogni possibilità di salvezza derivava solo dal fallimento delle azioni dell'uoma, fu chiaro al malcapitato che la sua ora era giunta. Stringendo la spada gigantesca, il possente guerriero si avvicinava con una rabbia che gli montava feroce dentro il petto, gli occhi, o meglio, l'unico occhio funzionante dell'aguzzino era spalancato dal terrore e gorgogliava con la gola nel tentativo di dire qualcosa per salvarsi la vita ma la stretta pungente della paura gli attanagliava le viscere impedendogli qualsiasi appello disperato.
    La lama del golem di lava fece un unica poderosissima discesa sul corpo dell'uomo, la forza bruta con cui si abbatté il corpo stupì persino lo stesso Tichondrius che era certo di essere forte, ma non fino a quel punto. Infatti il colpo fu tanto violento da trapassare il petto del suo avversario e di spaccare il legno del ponte sotto di lui lasciando una vistosa crepa che, pur non rappresentando un pericolo, nemmeno per i carri, rappresentava comunque un punto di cedimento.
    Con quell'uccisione, l'unica del gruppo, l'Hellfalas aveva terminato gli avversari che gli spettavano ed era pronto a prendere le difese della messaggera, anche se non sembrava di averne bisogno data l'evocazione di un essere che stava combattendo per lei e che resisteva perfettamente ai colpi che gli aguzzini riuscivano miracolosamente a sferrare. Uno dei banditi, però riuscì a superare la creatura evocata e stava puntando pericolosamente verso Elen. Tichondrius era lontano e non sarebbe riuscito a raggiungerla, stava per correre verso di lei, anche se sarebbe stato inutile, ma per fortuna una figura nuova, che non apparteneva a nessuno dei banditi, sbucò dalla parte opposta. Era dotata di una grande velocità e si parò subito a difesa della mezz'elfa. Era una donna umana, abbastanza esile ma non molto. Quel tipo di fisico lasciava il dubbio che fosse una maga ma poteva anche essere non vocata alla magia sostenendo comunque un tipo di combattimento destinato ad attacchi singoli e letali. Specialmente tra gli elfi erano soliti esserci esemplari armati di doppie lame che pur non usando la magia e prediligendo combattimenti fisici, finivamo per mantenere il fisico esile per poter puntare sulla velocità e l'evasione per prevalere sui loro nemici. A Tichondrius, come qualsiasi altro uoma, era preferibile prevalere fisicamente per non lasciare nulla al caso. Sei soldati erano stati messi al tappeto da Tichondrius, uno era stato ucciso sempre da lui, uno era stato messo al tappeto da una ginocchiata della nuova arrivata e gli altri quattro dall'evocazione di Elen.
    Pare che qui abbiamo terminato!
    Rinfoderò la spada sulla sua schiena accanto alla sua lama e spostò il cadavere del capo per controllare il danno al ponte. Era riparabile, ma con ciò che avevano a disposizione non potevano far nulla e di certo non avevano il tempo di mettersi a riparare un ponte data l'entità della loro missione. Comunque, qualche ulteriore minuto doveva essere speso per capire chi fosse la donna appena giunta. L'uoma pensò che sarebbe stato scortese cominciare chiedendo chi fosse, era meglio presentarsi. Al guerriero seccava parecchio di dover andare contro i suoi insegnamenti così tanto in una sola missione...era la seconda volta che si presentava per tanto il suo tono sarebbe suonato un po' brusco. Stava quasi per cominciare a parlare quando notò il patto magico che era stato impresso sulla spalla della donna. Il suo vestito lo copriva quasi tutto ma se ne poteva vedere una parte sufficiente a riconoscerlo. Questa scoperta cambiava le cose, tanto che suonò formale e competente, come il rango di leader imponeva.
    Sono Tichondrius Hellfalas, guida di questa squadra per scortare il messaggero alla corte dei nani. Siete il rimpiazzo del membro che è stato richiamato?
    L'uoma attese con pazienza ed educazione, il patto garantiva che la donna era dalla loro parte, senza considerare che aveva protetto Elen, anche se era riuscita ad alzare uno scudo appena in tempo e quindi che non aveva corso un vero pericolo. Con la sua presenza stava da valutare se doveva essere lei la nuova leader o se doveva continuare ad esserlo Tichondrius, in tal caso doveva cambiare la formazione e le strategie tenendo conto del nuovo acquisto.


    CITAZIONE
    • Il combattimento è terminato
    • C'è una frattura nel legno del ponte, è ad un terzo della lunghezza e circa 6 piedi a partire dal bordo sinistro
    • Ci fermiamo a conoscere ed accogliere la nuova arrivata
     
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