Posts written by Edgard Strolgher

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    CITAZIONE
    Dove hai trovato queste informazioni? xD
    Sono andata a ricontrollare i regolamenti sulle razze per sicurezza, ma non ho riscontrato nulla del genere nella descrizione da noi fornita. Gli unici che dipendono da qualcuno sono i Lotav, i maghi, che non sono liberi.
    I guerrieri, a meno che non siano soldati dell'esercito, non dipendono obbligatoriamente da un capo militare. ^^

    Visto che gli uoma sono creati sulla base dei Qunari in teoria quella è la loro tradizione. A meno che non si vuole differenziarli, a quel punto nelle mie role ho scritto una marea di cose senza alcun riscontro, perché dato che so moltissimo sui qunari, per condire il testo ho parlato spesso di tradizioni, regole, modi di pensare, dettagli sul loro addestramento, usi, costumi abitudini, classificazione gerarchica e molto altro.

    CITAZIONE
    Gli uoma non sono scrocconi, ma i nani non li accettano lo stesso. Nonostante adesso Duinhir sia più clemente nei loro confronti non vuol dire che li abbia accettati. Per lui sono soltanto gente troppo alta che sta sulla cima delle sue montagne. A lui sta bene che stiano lì fintanto che non causino problemi.
    E per di più, i due popoli non collaborano tra loro. (:
    Date le spiegazioni precedenti, il discorso decade. Il re dei nani non ha niente a che vedere con gli Uoma e costoro stanno bene facendosi i fatti propri anche perché ritengono abbastanza inferiori tutte le altre razze.
    L'unico legame che Duinhir ha con loro è la clemenza di lasciarli sulle loro montagne fintanto che non diano fastidio. A dirla tutta è il Consiglio che lo ha convinto ad accoglierli, perciò il re dei nani non ne è affatto contento. xD

    Non parlo di accettazione, parlo del fatto che gli uoma anche se ritengono inferiori le altre razze offrono il loro aiuto spontaneamente per avere il diritto di occupare un suolo che di fatto appartiene ai nani.

    CITAZIONE
    Non credo sia chiaro che il re non ha ordinato l'arresto di Tichondrius per il simbolo magico, ma per la reazione del sigillo del patto magico. ^^

    Invece è chiaro. Le mie parole si riferivano a quello che hanno scritto elen e alya nella loro role. Loro hanno visto il marchio magico sul pavimento e hanno subito collegato alla spada. Ma non si vede nessun marchio e non ha con se la spada quindi non vedo come nasce il collegamento.

    CITAZIONE
    Ed, io ho solo supposto che dato che si tratta di magia, deve essere rimasto qualcosa disegnato. Non puoi tracciare invisibili segni nel nulla e poi evocare qualcosa se non si vede la runa o qualsiasi cosa sia. Mi sembra un po' illogico.
    Non so se hai mai visto Full Metal Alchemist, ma lì avevano bisogno di tracciare nettamente i cerchi alchemici per evocare le cose, altrimenti non funzionava.

    Non ho mai visto full metal alchemist ma lo immaginavo più che altro come una traccia magica. Esistono ovviamente incantesimi per renderla visibile ma altrimenti sul pavimento non c'è nulla. Se il sigillo si completa allora si vede qualcosa, altrimenti no!

    Ora...sulla base di quello che è successo e se Duinhir non conosce e non sa nulla di Tichondrius e nemmeno Alya, Elen e Rosalinda possono garantire per lui, come dovrebbe uscire da questa situazione?
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    ma perché tutti vedono il sigillo magico??? non ho il dito ricoperto di gesso...come fate a vederlo? T.T
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    Capisco perfettamente ma secondo la tradizione degli uoma, ogni guerriero è sotto la responsabilità e gli ordini del capo militare finché non adempie pienamente ai suoi doveri bellici diventando un guerriero conosciuto e rispettabile, in grado cioè di rispondere alla propria giurisdizione matura e alla propria coscienza, una decisione che il capo militare non prende a cuor leggero per evitare di lasciare liberi guerrieri di alto potenziale ma di cattive inclinazioni.
    Poi è vero tra uoma e nani non corre buon sangue ma sono entrambe razze d'onore e gli uoma non sono scrocconi. Si guadagnano costantemente il diritto di asilo sulle montagne supportando militarmente e logisticamente i nani. Tenendo conto di queste due cose, Tichondrius non dovrebbe essere sconosciuto al re...per guadagnare la sua libertà le sue gesta dovrebbero essere arrivate all'orecchio di Duinhir. L'unica cosa passabile è che non sappia che viso abbia e quindi abbia messo in dubbio le azione di un uoma qualunque, altrimenti di sicuro si sarebbe preoccupato ma non fino a quel punto, arresto e tradimento...al massimo sblocchiamo la situazione facendo in modo che il prossimo a commentare (credo Elen) metta al corrente il re sulla sua identità. Dopotutto se non c'è nessun segno a terra è chiaro che nessuno sospetta della spada visto che l'uoma non ce l'ha neppure con se.
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    Scusate...ma io non ho disegnato sul pavimento...ho tracciato un simbolo sul pavimento con il dito se l'avessi completato si sarebbe creato una specie di portale che mi avrebbe consentito di recuperare la spada, ma non essendo completato sul pavimento non c'è nulla. Ho anche scritto e specificato che, a parte il comportamento del sigillo del patto magico nulla poteva notarsi poiché nulla era successo. Inoltre il re non può pensare che Tichondrius sia un traditore, il patto avrebbe dovuto reagire molto prima, davanti allo stesso re Eledhwen, non soltanto ora. Inoltre se è svenuto (e non morto) vuol dire che nemmeno ora è completamente dall'altra parte!
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    Tichondrius;
    Quando furono davanti a Re Duinhir, Elen fu impeccabile nel tipo di procedura e di circostanze che avrebbe dovuto seguire al cospetto regale. Sebbene si percepisse ancora distintamente un elevato senso di nervosismo nella giovane elfa, le parole, il tono, la postura e la dizione erano corrette. Se fosse stata anche un po' più tranquilla sarebbe stata perfetta.
    Il prezioso carico era quindi finalmente nelle mani del re e la loro missione era completa. Era chiaro che non potevano voltarsi e andarsene almeno fino a che il re non avrebbe concesso loro di essere liberi di andare e ciò probabilmente stava a significare che la compagnia avrebbe dovuto aspettare che la lettera venisse aperta e magari anche letta. Non sapevano il contenuto, ne tanto meno l'entità del messaggio benché comprendessero che aveva un'importanza di ripercussioni globali, visto ciò che era significato per tutti loro. Da questo però non si riusciva ad evincere se sarebbero stati messi al corrente del suo contenuto, questo era una faccenda che dipendeva, non solo dal messaggio contenuto nel pacchetto, ma anche alle personali discrezioni del re.
    Tichondrius poteva riuscire a scorgere nei volti delle tre donne che lo avevano accompagnato sino a li, l'enorme curiosità che avevano. Era chiaro che dopo tanti pericoli e peripezie, uno volesse sapere per cosa si aveva rischiato la pelle.
    L'uoma, naturalmente, era fatto di un'altra pasta e non aveva la ben che minima curiosità di sapere cosa ci fosse nella lettera. Per lui la cosa più importante era che la sua missione era conclusa con il migliore dei risultati. Nessun morto e nessun ferito sotto il suo comando, nessun oggetto smarrito, rubato o andato distrutto, obbiettivo principale portato a termine, insubordinazioni e mancanze di rispetto assenti... era stato un pieno successo. L'uniche cose che premevano sul suo senso di soddisfazione erano domande a cui non aveva e a cui non riusciva a trovare alcuna risposta.
    Chi era esattamente il golem di lava?
    I golem di lava sono creature artificiali che non si trovano in natura nel nostro mondo. Sono esseri generati dalla magia, dalla magia oscura e spesso evocati da un mago di enorme potere. Tichondrius non credeva affatto che qualcuno sapesse della lettera che trasportavano ne tanto meno il suo contenuto, visto che non lo sapevano nemmeno loro. Quindi come poteva il nemico, chiunque esso sia, ad avere interesse ad ostacolare il cammino della compagnia e la consegna della lettera? Tutte le difficoltà che aveva incontrato avevano perfettamente senso: gli aguzzini al ponte, i grulf che attaccano un bambino indifeso, una preda facile insomma...tutto appariva regolare, tranne il golem.
    Inoltre non convinceva neanche la spada. Benché il marchio che era stato applicato loro spingeva magicamente ogni componente a portare a termine la loro missione con qualunque mezzo, la spada non pareva essere comune. In qualche modo il marchio non vedeva in quell'arma un pericolo, o almeno, non lo vedeva ai fini della missione. In realtà poteva essere pericolosissima fuori dallo scopo per cui il marchio era stato applicato.
    Un'altro dilemma era la strana sensazione avvertita dall'uoma, il cambio del suo destriero, la reazione insolita degli altri cavalli e per ultimo, ma forse più importante di tutti, come mai l'uoma che avversava tanto la magia non fosse riuscito a liberarsi di un oggetto dai poteri magici enormi quanto sconosciuti e misteriosi.
    Chi c'era dietro a tutto questo rimaneva un mistero, anche perché la mente acuta dell'Hellfalas non riusciva a credere che fosse tutto avvenuto per caso. Secondo lui ogni singolo tassello di quel puzzle era un pezzo di qualcosa più grande...solo che ancora non riuscivano a decifrarne i pezzi e ancora non capivano come andavano ad incastrarsi tra di loro.
    La cosa, comunque, che maggiormente impensieriva il guerriero era cosa o chi aveva provato ad attaccarlo mentalmente da quando erano arrivati li. E per quale motivo lo aveva fatto. Era sicuramente un attacco potentissimo, di una magia portentosa e nessun nano aveva poteri magici tanto grandi, specialmente per una razza che da sempre ha sviluppato una naturale resistenza, oltre che repulsione per gli interventi magici.
    L'uoma si sentiva ancora perfettamente se stesso anche se c'era il dubbio. Quando un nemico smette di lottare, è per due motivi: o ha vinto; o si è arreso. Ma nel suo caso, quale delle due?
    In ogni caso non aveva importanza per il momento. Il messaggio era nelle mani del re, in una sala ghermita di gente e di guardie armate. Le sue compagne non aveva una forza tanto elevata da resistere ad un attacco come quello senza mostrare nessun segno. Quindi doveva essere un attacco singolo mirato esclusivamente a lui. Avrebbero dovuto uccidere Elen se volevano evitare che il messaggio giungesse a destinazione, non lui. Forse qualcuno aveva seguito il gruppo da lontano, o magari celato dalla magia, e avevano pensato che un membro potente come Tichondrius fosse il candidato perfetto per custodire la lettera. In tal caso avevano fatto male i conti. La lettera ce l'aveva Elen per tutto il viaggio, nonostante questo l'attacco contro l'uoma per ucciderlo era fallito e il messaggio era nelle mani del re. Anche la morte del guerriero non avrebbe cambiato nulla.
    Ad un tratto, nella sua mente proruppe una risata chiassosa.
    Tichondrius si guardò in giro...le orecchie non avevano percepito la vibrazione acustica nonostante fossero estremamente sviluppate. Quindi il suono non era venuto da fuori. Inoltre nessuno pareva turbato o che avesse mosso ciglio. L'aveva sentita solo lui!
    "Davvero sei così sciocco da pensare che era un attacco mosso a toglierti la vita? No! Per prenderla!"
    Di nuovo ci fu un attacco mentale ma questa volta non fu una stretta che cercava di assumerne il controllo. Sembrava qualcosa di molto diverso. Sentiva che qualcosa era messo in dubbio e cominciò a domandarsi che cosa ci fosse di così poco sicuro. L'insicurezza non era qualcosa che faceva parte di lui ne del credo che serbava nel suo cuore. Ognuno era nato per un motivo e per tracciare una linea nel mondo sulla guida di un disegno più grande e l'uoma stava seguendo quella linea in modo impeccabile. Il dubbio cominciò ad essere palpabile.
    Che disegno c'era davanti a ciò a cui non riusciva a dare un senso?
    Il golem, la spada, il suo cavallo, il fatto che la spada sembrava destinata a lui in un modo che nemmeno lui stesso riusciva a contrastare o allontanare. Che fosse il disegno dell'uo? Ma allora qual'era lo scopo di quella spada. Anzi, no...qual'era lo scopo di Tichondrius, cosa doveva compiere con quella spada?
    Fu allora che dentro di lui qualcosa cambiò...superata quella soglia una potente energia cominciò a crescere. Gli occhi dell'uoma si tinsero di un rosso acceso e dentro la sua mente, riusciva a sentire un contatto doppio con una mente estranea. Non era ostile ed era anche semplice. Era beatamente ferma a riposare, conscia del contatto che si stava creando. Quando fu completo, l'Hellfalas lo vide, era il destriero che gli era stato donato. Era nelle stalle, attendeva il suo padrone...Tichondrius. L'energia stava montando dentro di lui e, quasi come se lo avesse sempre saputo fare, tracciò con il dito dei segni sul terreno. Un cerchio con una stella a dodici punte concentrica e una runa diversa dentro ciascuno degli spazi presenti tra una punta e l'altra. Nessuno si era accorto di nulla, dato che nulla era ancora successo e l'uoma era perfettamente capace e addestrato in moltissimi anni di disciplina a non dare nell'occhio. Prima che poté terminare quel marchio magico, e prima che qualsiasi cosa avesse in mente poté palesarsi, il patto che gli era stato impresso sul braccio dal re degli elfi cominciò a bruciare con un vigore incommensurabile. Qualcosa che non aveva nulla a che vedere con ciò che avevano visto fare nel corso della missione. Da verde smeraldo, il marchio era diventato color cremisi e dall'inchiostro magico usato per tracciarlo uscivano fiamme altissime che gli stavano ustionando il braccio e lo stavano anche facendo urlare di dolore, visto il violento impatto che avevano avuto nell'infrangere la più tenace delle sue barriere, quella che impediva a chiunque di mostrare vulnerabilità o debolezza. Eppure, quel bruciore era talmente forte da vincere persino Tichondrius. Non riuscì a premersi una mano sul braccio per cercare di tamponare il bruciore perché, non appena la posò, si scottò anche quella. Al culmine della sofferenza, i sensi dell'uoma collassarono svenendo sul posto e sotto lo sguardo incredulo dei presenti. Nessuno avrebbe mai potuto capire cosa fosse successo, solo che era passato.
    Per impedire che l'incidente e la presenza del colosso, che giaceva a terra svenuto, ostacolavano le fasi conclusive e il decreto da parte del re di missione compiuta, oltre che un brutto spettacolo da vedere. Un gruppo di inservienti nani, senza aspettare nessun ordine e mossi direttamente dal buon senso, trasportarono l'uoma sino alle sue stanze. Sarebbe ripartito insieme alla squadra alla conclusione della vicenda.


    Da questo momento non rispondo fino a quando la transazione con il re non sarà terminata e tornerete anche voi nelle vostre stanze, ma questo non per impossibilità a rispondere ma solo perché, essendo svenuto, il mio personaggio non può interagire in alcun modo
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    Tichondrius;
    Nonostante il guerriero avesse fatto del suo meglio per sfuggire alla tempesta, tracciando con cura la rotta e dando fondo alle sue scorte per rendere il viaggio dei cavalli sufficiente e privo di stanchezza, oltre per consentire loro una velocità adeguata da poterla aggirare, il vento cambiò la sia traiettoria, probabilmente a causa dell'innalzarsi della temperatura della valle ad est che creava delle correnti ascensionali e una migrazione d'aria a partire dai monti, molto più freddi, per questo motivo furono investiti frontalmente dalla tempesta che li colpì duramente abbassando la possibilità di vedere a buona distanza dinanzi a loro mentre il vento sferzava nelle orecchie e rendeva impossibile comunicare.
    Ad un certo punto, le goccioline d'acqua battente cominciarono a fermarsi ad una certa distanza davanti al suo volto e a formare un percorso sferico davanti a Tichondrius fino a volare via nell'aria dietro a lui. Elen o Rosalinda dovevano aver creato una magia protettiva per ripararsi dalla tempesta. L'uoma si voltò guardando l'una, poi l'altra per comunicare tacitamente con lo sguardo gratitudine e approvazione per quel gesto, per quanto magico, e la sua indiscutibile utilità. La luce, tuttavia, era scarsa come se fosse notte fonda a causa dei densi e numerosi nembi temporaleschi che non lasciavano filtrare i raggi del soli. Così fu impossibile per l'imponente guerriero vedere adeguatamente i loro volti, ne distingueva le sagome ed era capace di riconoscere i cavalli o i vestiti ma non potendo vederli con maggiore precisione, dovette ammettere che sarebbe stato impossibile per loro vedere l'espressione di Tichondrius e comprendere il messaggio facciale che voleva dare. Non riteneva saggio gridare contro la tempesta la sua approvazione quindi fece scivolare via la cosa, esattamente come le gocce d'acqua stavano facendo su quella protezione invisibile.
    Man mano che il giorno si avviava verso la sua fine e cominciava a sopraggiungere la sera, la pioggia cominciò ad essere sempre più gelida sino a trasformarsi definitamente in neve, segno che erano giunti a destinazione. Il progresso del giorno non fu facilmente distinguibile, le nuvole non permettevano alla compagnia di distinguere lo stato di luce e nemmeno la posizione degli astri, quindi, determinare l'orario era impossibile. Sono Tichondrius ne serbava un approssimativo segno tenendo mentalmente conto dello scandire del tempo. Era un compito snervante e difficilissimo, soprattutto perché imponeva una concentrazione continua e costante, senza concedere il lusso di nessuna distrazione, oppure si mandava all'aria l'intero conteggio. Nonostante la tediosità del compito, era di vitale importanza per poter avere un idea dei tempi e degli spazi percorsi e per il tracciare un eventuale cambio di rotta, soprattutto perché le montagne avevano un solo ingresso all'interno di una gola e condotta poi all'immenso guardia cancello, la maestosa porta di Maj'Krat e non potevano lasciarsi andare ad errori troppo grossolani.
    Le fatiche mentali di Tichondrius erano sempre più pressanti, un presagio strano, poiché l'uoma non aveva mai avuto tanta difficoltà di concentrazione. Sentiva sempre che la sua mente era sfuggevole, distratta da qualcosa che incombeva su di lei. Forse era la stanchezza del viaggio o la fatica fisica che si provava a resistere ai venti della tempesta...tuttavia la tempra dell'uoma non aveva mai ceduto a questo, nemmeno a pressioni molto maggiori, per tanto non riusciva a capire cosa stesse pesando su di lui a quel modo. I suoi sforzi, tuttavia, non furono vani e la neve, che aveva lasciato un manto di tappeto bianco ad accoglierli, aveva lasciato due incombenze di grigia e nuda roccia su due alti versanti della gola, mostrando loro l'ingresso.
    Ci volle un'altro giro di clessidra buono prima di giungere all'ingresso della fortezza nella montagna. In sua prossimità, la compagnia scese ognuno dal proprio destriero procedendo a piedi. L'uoma era già stato al cospetto di quel cancello e, anche se non era facile per lui essere colpito dalle cose futili, la prima volta che lo vide ebbe una strana sensazione di impotenza verso quell'incredibile lavoro di maestria architettonica, come lo era anche creare un'intera città sotterranea in una montagna. Avendo già goduto delle meraviglie della maestria nanica, Tichondrius non degnò la sua attenzione all'ingresso ma si avviò lentamente verso i guardiani che la sorvegliavano. Come era consuetudine del loro ruolo, i due nani a guarda della porta sbarrarono le lance invitando la compagnia a rivelare identità ed intenzioni. Tichondrius mantenne il silenzio, sapeva che era consuetudine dei nani che i messaggeri parlassero per conto anche dei superiori, stava per parlare lo stesso, sapendo che Elen non era a conoscenza di queste usanze ma fu anticipato da Alya che presentò se stessa e il resto del gruppo. Il marchio elfico del re, poi, terminò il proprio ruolo spazzando via ogni ulteriore traccia di dubbio dai guardiani, convincendoli che avevano realmente di fronte la compagnia di guerrieri che stavano aspettando. Furono aperti così i battenti e ricevettero una scorta che li avrebbe accompagnati dentro la fortezza. Tichondrius, come tutti gli uoma, conosceva la lingua dei nani e fu accolto da una serie di apprezzamenti poco piacevoli sulla sua stazza, sulla diffidenza del popolo dagli esseri a cui avevano dato asilo, fino anche ad apprezzamenti strani verso la compagnia per intero, ritenevano che un messaggio urgente dagli elfi significasse pericolo assoluto e per tanto consideravano i guerrieri come portatori di sventura.
    Una delle cose più strane e particolari che segnarono il loro attraversamento delle sale verso le stanze che gli sarebbero state assegnate in attesa dell'udienza al re, oltre che le reazioni dei nani all'innaturale destriero che il guerriero conduceva per le redini era che sul collo dell'animale erano comparse dei segni, che i suoi occhi avevano un colore strano che non sapeva spiegarsi se era il suo solito colore, se era per via della luce delle lanterne delle immense sale o se gli stesse succedendo qualcosa, persino il suo manto sembrava diverso, più scuro e non più il bianco candido che aveva da quando erano partiti. Era anche vero che quando si alzava il vento dalle montagne, portava sempre polvere di roccia e terra con se e che la tempesta glielo aveva soffiato proprio addosso e, per tanto, credeva che fosse solo sporco. In fine, la pressione e il peso che sentiva nella sua testa era diventato improvvisamente più acuto nel momento in cui aveva varcato la porta della fortezza.
    Percepiva una sorta di presenza dentro di lui una presenza che stava facendo qualcosa di grosso. Anni di esperienza lo avevano reso capace di dissimulare conflitti interiori, quindi da fuori sembrava solo in solenne serietà, calma e rispetto reverenziale ma dentro di se era appena iniziata ad imperversare una battaglia cruenta e violentissima che stava scuotendo l'intero suo essere tanto che fu costretto a muoversi per inerzia, assente a tutto ciò che gli stava succedendo impegnato com'era a capire cosa stesse avvenendo.
    La sua esperienza servì davvero, poiché nessuno si accorse di nulla!
    Il gruppo venne condotto ai loro alloggi per la notte. Ad ognuno venne concessa una camera personale in modo che potevano stare tranquilli per conto proprio e avere ciascuno la propria privacy ed intimità, così ben presto l'uoma si ritrovò da solo nella sua stanza. Si chiuse la porta alle spalle e subito sentì la presa diventare ancora più stretta, quasi volesse ghermirlo e averlo in pugno. Non riusciva a pensare o a darsi nessuna spiegazione di ciò che stava succedendo, nemmeno una larga ipotesi, tutte le sue energie si stavano concentrando nel tentativo di resistergli. Quando la potenza di quella stretta riusciva a guadagnare abbastanza terreno dentro di lui si sentiva quasi annullare per finire sostituito da qualcos'altro, qualcosa di non suo, qualcosa di oscuro, di estraneo...di nemico. Tichondrius era un essere forte e quel sortilegio non riusciva a sconfiggerlo. La lotta interiore fu talmente lunga e intensa che non rispose e non andò ad aprire la porta quando gli fu servito il pranzo. Il rumore di passi lo aveva distratto per un tempo estremamente piccolo, ma diede al suo nemico interiore il tempo necessario a riuscire ad assestare un affondo dentro di lui guadagnando terreno.
    Il servitore che gli aveva portato il cibo, non avendo risposta e non sentendo il minimo rumore e la minima avvisaglia di ciò che stava succedendo, doveva aver interpretato la cosa come il segno che dimostrava che l'occupante della stanza si era addormentato per le fatiche del viaggio, quindi ben intento a non disturbare il suo riposo, si allontanò portando il cibo con se.
    La lotta ardua tra Tichondrius e il sortilegio durò per ore e non sembrò cessare o perdere colpi da nessuna delle due parti. L'uoma era estremamente temprato e resisteva alla grande. Il burattinaio che muoveva i fili di quella cosa sembrò percepirlo e quindi si riscosse arretrando sempre di più sino a scomparire del tutto.
    Quando Tichondrius fu libero dalla stretta mentale era talmente esausto e provato che cadde a terra li dov'era, poco più avanti della porta d'ingresso, cadendo in un sonno profondo che reclamava a gran voce di riprendere un po' delle forze perdute, non dal viaggio naturalmente, ma da ciò che aveva appena passato.
    Il mattino arrivò presto. Tichondrius balzò in piedi terrorizzato, forse per la prima volta nella sua vita! Sapeva di essere stato attaccato mentalmente da una qualche sorta di magia, sapeva di aver lottato con tutte le sue forze un nemico invisibile che non aveva avuto modo di affrontare ma solo di arginare, controllare e resistergli. Non si era accorto neppure di aver ceduto a sonno e stanchezza e non poteva sapere se nel sonno aveva portato a termine l'attacco fallito durante l'assalto diretto.
    Riusciva a muoversi e a pensare lucidamente, non avvertiva nessun influsso dentro di se, ogni pensiero ogni convinzione ogni sensazione gli sembrava plausibile e reale, oltre che a riconoscerle come fondamentalmente proprie.
    L'esame di se stesso durò quasi due giri di clessidra, reso possibile solo dalla sua abitudine di alzarsi molto presto. Tutto sembrava normale e regolare. Probabilmente l'attacco era fallito del tutto e lui ne era emerso vincitore. Comunque, il suo profondo addestramento e la sua disciplina, gli imponevano un'attenzione ferrea ed estrema. Non sapeva se l'incantesimo aveva avuto il suo effetto e lui non riusciva a percepirlo oppure se era ancora del tutto e per tutto se stesso.
    Le sue riflessioni furono rotte dal sopraggiungere dei servi che il re era pronto a riceverli. L'uoma quindi uscì e incontrò il resto della compagnia. Il sonno aveva contribuito alla ritempra del suo fisico e sembrava aver giovato anche agli altri, sembravano tutti freschi e riposati oltre che rimessi a nuovo per essere presentabili all'udienza con il re. L'uoma non badava a queste cose, ma dopotutto era presentabile anche lui. La sua corazza era ben tenuta e non presentava sporco o elementi che avrebbero potuto tradire una scarsa cura dell'aspetto necessario ad un udienza reale. La compagnia si diresse dunque verso il cospetto del re con una scorta armata. Sentiva che gli altri non erano a loro agio da quel tipo di accompagnamento ma era la loro usanza per un colloquio formale con un membro della casata reale.
    L'uoma si rivolse alla piccola mezz'elfa. Il suo fu un consiglio, come gliene aveva dati tanti durante la missione, sia a lei che al resto del gruppo.
    Tra i nani è consuetudine che il portatore del messaggio parli personalmente, la scorta dovrebbe restare in silenzio. Quando ti presenterai al re dovrai inchinarti per pochi secondi e tornare subito dritta, porta una mano stretta a pugno sul petto ed enuncia 'Thorak sinduin Re Duinhir'. Ti guadagnerai il suo favore e il permesso di parlare. Lui è pur sempre un elemento di punta della politica del regno, quindi sa parlare molte lingue e potrai proseguire nella lingua che preferisci. Cerca di assumere un tono autoritario, i nani credono di essere i figli della roccia e oltre che alla gente alta hanno scarsa simpatia per le persone che non dimostrano la stessa durezza della pietra. Ricordati che sono alleati e non avere paura e vedrai che andrà tutto liscio. Se può darti maggior coraggio ricordati che ci siamo anche noi con te.
    Tichondrius sapeva che un sorriso rassicurante era ciò che maggiormente ci voleva in una situazione come quella ma non era il tipo e non era certo neppure di riuscirci, era più ovvio pensare che ne sarebbe uscita una smorfia quindi terminò il discorso annuendo con determinazione per farle sapere e sentire emotivamente tutto il suo sostegno. Quindi proseguirono in silenzio sino alla sala magna dove re Duinhir sedeva sul suo trono con il martello cerimoniale stretto tra le mani e posato dinanzi a lui.


    Vi chiedo scusa dal profondo del cuore per la mia assenza prolungata! Sto curando un progetto molto importante per la ristrutturazione del palazzo del volontariato, mi sta portando via molto tempo!
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    Tichondrius;
    In definitiva, Alya optò per seguire il programma così com'era stato deciso, cioè di lasciare il giovane dalle beretrici. Il ragazzo sembrava particolarmente collaborativo e sebbene regnasse nello stesso silenzio che lo aveva contraddistinto dal momento in cui aveva saputo di non poter perseguire nella sua missione di vendetta personale, non sembrava animato dallo stesso stato di sconforto. Dovevano aver parlato in camera la sera prima e, qualunque fossero stati i discorsi effettuati, dovevano aver soddisfatto almeno in parte il ragazzo.
    Alla luce di questa decisione, la compagnia fece a cavallo il breve tratto che lo separava dalla sede della comunità. Il passaggio di Tichondrius con il suo mastodontico destriero colpiva le persone che se lo vedevano a poca distanza e aveva anche il vantaggio di dissipare la folla sul loro cammino lasciando libera la strada davanti a loro. Dalle beretrici l'uoma entrò e scambiò una breve conversazione con la direttrice spiegandole la situazione, se non dovevano accompagnarlo ma tenerlo solo con loro per un periodo di pochi giorni non avrebbero dovuto pagare. Quando lui e la donna uscirono per accogliere il ragazzo, quest'ultimo e Alya si scambiarono poche semplici parole che diedero fondo alle supposizioni del guerriero...c'era stato una promessa, una promessa a cui il ragazzo teneva particolarmente e si stava assicurando che venisse mantenuta. Perfino le esalazioni chimiche che emanavano dalla pelle della donna erano cambiate, quando entrava in vigore un istinto di protezione che colpiva il lato materno di una donna, il cervello tendeva sempre a smuovere diversamente gli ormoni. Ciò dimostrava che non era solo il ragazzo ad aver cambiato atteggiamento, l'insofferenza della donna si era trasformata in un affetto molto particolare.
    La direttrice accolse il giovane con una mano sulla spalla in segno di un semi abbraccio e lo accompagno dentro, Alya a quel punto confermò all'uoma di dover partire.
    Molto bene! Usciremo dalla porta sud-est del villaggio di Yel così da allinearci già verso la nostra destinazione, la deviazione ci è costata mezza giornata a galoppo, quindi... - Tichondrius lanciò a ciascuna di loro un sacchetto contenente delle erbe aromatizzate con alcune scaglie secche di fiori di paracelso. - ...date questa mistura ai vostri cavalli ogni due giri di clessidra, ho dato ordine allo stalliere di riempire al massimo le borracce e di aggiungerne una per ogni cavallo aggiuntivamente. Con questo accorgimento i cavalli dovranno bere il doppio perché la mistura farà venire loro sete ma correranno più veloce e avvertiranno di meno la fatica... - Assicurandosi che nessuna di loro sospettasse che fosse un maltrattamento si affrettò a precisare - ...i cavalli soffrirebbero di più con una cavalcata normale che con questo metodo. Non si usa spesso perché alcuni degli ingredienti di questo composto sono estremamente rari, ma abbiamo seria necessità di recuperare il ritardo accumulato. Con la mistura presa agli intervalli che vi ho detto, arriveremo prima della sera inoltrata dinanzi al re. In mancia!
    Con un colpo di redini, incitò il suo cavallo e presa una adeguata porzione della mistura gliela fece mangiare, il cavallo pulì la mano di ogni briciola servendosi della lingua. Intanto la compagnia raggiunse i cancelli sud-orientali, gli effetti del composto si fecero sentire e la respirazione del cavallo si fece molto regolare, come un trotto tranquillo, mentre la velocità ebbe una percettibile impennata. Il fatto di arrivare dal re prima della sera inoltrata non era l'unico motivo. I nani, se non potevano ricevere l'autorizzazione del guardia cancello per lasciar entrare qualcuno, sbarravano i cancelli e avrebbero dovuto incontrare il re l'indomani mattina, una cosa che voleva evitare soprattutto considerando il fatto che si stavano addensando pesanti nuvoloni all'orizzonte e il vento spirava violentemente verso ovest, il che significava che se non sarebbero riusciti a trovarsi entro la congiungente del fiume Led prima del pomeriggio di quello stesso giorno avrebbero dovuto cavalcare dentro la tempesta per due miglio fino ad incontrare il cuore dell'intemperia ed essere costretti a fermarsi. Un'altra cosa che lo preoccupava, era che una volta guadato il fiume avrebbero trovato sicuramente banditi e ogni genere di spiacevole incontro e avrebbero potuto evitarli solo se si sarebbero trovati a percorrere il fianco della montagna quando la tempesta stava già imperversando. Per tanto Tichondrius sperava di riuscire ad essere estremamente precisi nei tempi, se tutto andava bene non avrebbero avuto nessun intoppo, se sbagliavano i tempi di anche una sola tappa, si sarebbero trovati la tempesta o i banditi ad aspettarli.
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    Tichondrius;
    Per quanto Tichondrius fu onesto ed esaudiente non poté fare a meno di generare una certa quantità di delusione nella giovane Elen ma non bastò a scoraggiarla, il che era una buona cosa e significava che stava cominciando a prendere coraggio e consapevolezza. Sarebbe stato sciocco pensare che ciò che stava ottenendo non era in parte dovuto alla sicurezza che le dava stare con una persona come Tichondrius che era pienamente dalla sua parte, era anche chiaro che eventuali cose che potevano intimidirla, come ad esempio pericoli o fonti di incertezza erano ora fuori portata, in pratica, era per una serie di fattori che la giovane elfa stava uscendo dal suo guscio e, a contatto con persone diverse avrebbe dovuto compiere nuovi sforzi per mantenere quello stesso stato, ma almeno il lavoro non sarebbe stato da zero, poiché ciò che stava conquistando ora sarebbe rimasto dentro di lei e in futuro avrebbe solo dovuto tirarlo fuori nuovamente. A questo proposito, l'uoma doveva infonderle anche una certa dose di supporto con la sua sicurezza ed esperienza, il che la aiutava nel vincere le sue debolezze.
    Chiese quindi un parere all'uoma su quale potesse essere un mezzo di trasporto adeguato che potesse anche renderla sicura. Tichondrius restò a riflettere per qualche momento, e sebbene non fosse un periodo particolarmente lungo, fu anche abbastanza da far trepidare nell'attesa. Quando tornò a parlare cominciò chiarendo una cosa:
    Noi uoma non amiamo la magia, ma visto che molti dei nostri nemici la usano dobbiamo conoscerla per poterne comprendere gli effetti, i punti deboli e le contromisure necessarie. Da questi studi, è emerso che i maghi che usano la magia bianca, come te, e che possiedono la facoltà di potenziare le doti degli alleati sono in grado di incantare magicamente delle specie per adattarle alle proprie esigenze. Se hai bisogno di un compagno fedele adatto sia per viaggiare sia per supportarti in battaglia potresti selezionare un animale adatto al viaggio e adeguato per essere cavalcato o comunque a trasportarti e poi lo puoi potenziare esattamente nello stesso medesimo modo con cui potenzi gli alleati in battaglia. L'unica differenza e che dovrai studiare preventivamente un sistema magico che gli consenta un cambiamento permanente, ad esempio potresti legare l'effetto dell'incantesimo a qualche oggetto con una elevata capacita conservativa dell'energia, oppure potresti eseguire un rituale di trasfigurazione, di metamorfosi o di potenziamento in modo che il cambiamento sia fisico e che le doti che gli offri vengano legate al cambio della forma. Esattamente come è successo per il frisone da guerra che mi hanno dato gli elfi. Dovrebbe essere la soluzione più idonea e che ti garantirà il minimo pericolo e al contempo il massimo rendimento nel risultato. Ciò che non conosco sono i processi di stipulazione del patto di evocazione. Per un guerriero è meglio saper valutare e studiare ogni singolo essere evocato che comprendere gli ingranaggi che si nascondono dietro alla magia di richiamo. Una volta che avrai reso adeguata la creatura da te scelta dovrai vedere tu se è possibile legarla a te per evocazione e, naturalmente, dovrai scoprire anche come farlo eventualmente!
    La risposta doveva rispondere perfettamente alle esigenze della giovane mezz'elfa, per tanto, raggiunto l'obbiettivo di quella conversazione, dopo essersi scambiati pochi altri convenevoli si misero a dormire. Tichondrius dormiva diagonalmente su due letti messi vicini e, anche in quel modo, aveva le gambe che fuoriuscivano all'altezza della coscia e che scendevano sino al pavimento della camera. Elen invece, dormiva comodamente e negli spazi previsti sul letto rimasto. La nottata fu tranquilla e Tichondrius non si preoccupò di rimanere particolarmente vigile. Sia perché si fidava di Volund e delle guardia di stazione nella locanda, sia perché aveva appoggiato lo scranno della porta sui cardini, se qualcuno avrebbe provato ad entrare di soppiatto evitando di far rumore avrebbe fatto cadere i cardini di nuovo nella loro cerniera provocando un rumore sufficientemente grande da destare chiunque e avrebbe messo subito l'Hellfalas in allarme. Inoltre il suo spadone era come sempre al suo fianco, nascosto sotto la coperta mentre dormiva e, per ciò, sarebbe bastato pochissimo per essere perfettamente operativo e in grado di difendersi dagli assalitori.
    Con una notte tanto serena quanto segnata da un sonno privo di vigilanza, il mattino arrivò molto presto e, naturalmente, le abitudini dell'uoma lo fecero saltare giù dal letto prima degli altri. Lasciò che Elen dormisse e recuperasse il sonno mancato nella notte precedente, quindi si mise a sistemare la roba per riprendere il viaggio concedendole altri minuti preziosi di riposo. Nonostante la sua determinazione a svegliarla se si fosse fatto troppo tardi, ella si destò spontaneamente quando il sonno l'aveva completamente ridestata quindi non ci furono ritardi degni di nota. Il resto del tempo fu impiegato nei preparativi e nella rigenerazione delle loro scorte. Restava solo da aspettare il verdetto di Alya sulle sue intenzioni definitive riguardo al ragazzo. Sebbene si fosse deciso ad accompagnarlo dalle beretrici, l'emotività e l'attaccamento tra i due poteva spingerla a cambiare piano. Tichondrius non se la sentiva di mettere a rischio la missione e se il ragazzo doveva continuare a stare con loro avrebbe almeno potuto pensare a qualcosa di adeguato per proseguire la loro missione in sicurezza, sia per quanto riguarda le informazioni riservate che riguardavano l'intero regno, sia per quanto riguardava la ragguardevole possibilità di incappare in pericoli che avrebbero preteso dal gruppo una attenzione per se stessi, per la missione, per i loro nemici e anche per un giovane inesperto da difendere, il che poteva anche essere troppo per uno di loro e spingere l'intera missione verso un destino fatale. Tuttavia restava comunque una decisione di Alya e bisognava interfacciarsi con lei prima di qualsiasi altra cosa. Per tanto, recuperati i cavalli dalle stalle, prima di dirigersi verso il centro della comunità attese di sentire da Alya quale fossero le sue intenzioni più prossime.
  9. .
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    Tichondrius;
    All'interno della locanda, nessuno dei compagni si unì a lui per la bevuta gratuita, probabilmente per Elen e Rosalinda non era minimamente di interesse il bere mentre Alya aveva sicuramente pensieri diversi. Era alquanto ovvio che era emotivamente presa dal ragazzo, non erano consanguinei e Tichondrius era quello che meno di tutti quanti si era interessato alla storia che si celava dietro quello strano comportamento ma, proprio per questo, non sarebbe stato in grado di decifrare a pieno ciò che si celava dietro quel bizzarro quanto significativo cambio di atteggiamenti nella ragazza. Era stata alquanto indomita e risoluta prima che il giovane facesse la sua comparsa, ora sembrava sprofondata in un gorgo interiore che l'aveva assorta in uno specchio di pensieri che la rendeva irraggiungibile, ma per quanto riguardava l'uoma, fino a che la conoscenza di quei dettagli personali non si sarebbe resa necessaria ai fini della missione o ai fini di dovere, avrebbe continuato a non importarsene e a non immischiarsi. Ognuno ha le sue storie e i suoi segreti ed è naturale nonché frequente che le intrusioni vengano scarsamente gradite.
    Comunque rimise in conto i sei boccali gratis non riscossi, potevano essere utili in altri momenti e l'uoma voleva evitare di bere tutto da solo per mantenere la mente lucida. Reggeva perfettamente l'alcool, specialmente perché due boccali per lui erano due bicchieri di media dimensione ma la prudenza, specialmente per i cultori dell'uo non è mai troppa. Terminata in breve la sua bevuta, si diresse verso la sua stanza assieme ad Elen. La lasciò entrare per prima aspettando fuori per circa mezzo giro di clessidra, in modo da lasciarle il tempo di sistemarsi in comodità e per lasciarle la sua privacy. Era in un certo senso seccante essere l'unico uomo con tre donne ma aveva tutto l'autocontrollo necessario a permettere a questa disparità di sesso di serpeggiare tra loro in piena autonomia e senza il minimo disagio per nessuno. Quando il tempo fu passato, bussò per sicurezza, poi si accinse ad entrare anche lui e ad eseguire a sua volta la preparazione per la notte. Nel frattempo Elen sollevò una questione per conversare, ma era ovvio che voleva sapere qualcosa che le sarebbe stato utile in futuro.
    Non in natura! I cavalli di fuoco sono esseri creati dalla magia o magari cavalli naturali corrotti dalla magia. Parliamo comunque di magia oscura. Prima del consiglio dei regnanti, indetto dai draghi, gli stregoni di Knog stavano cercando di creare una creatura artificiale creata direttamente dalla magia e che traesse forza dall'energia stessa provocata dalla sua esistenza. L'unica energia capace di alimentare e di disperderne un eccesso è il fuoco, e in queste creature, provarono a servirsi di questa caratteristica elementale per fare in modo che le creature generate attingessero all'energia stessa in eccesso per il costo magico al mantenimento del loro stato materiale. E' per questo che il golem di magia oscura che abbiamo affrontato aveva, guarda caso affinità con il fuoco. Quanto alla tua domanda...i cavalli di fuoco si chiamano "castighi". Non sono mansueti e collaborativi, anzi sono notoriamente pericolosi e sono imbrigliati nelle fucine Morgoth dell'isola di Knog e sono subito sotto la landa di Morquaith. Se vuoi un consiglio che ha a cuore la tua incolumità: non cercare di stipulare un contratto con un castigo! Se vuoi una cavalcatura da evocare e che possa gestire temperature elevate ci sono scelte molto migliori!
    Come al solito Tichondrius era andato molto oltre le parole che venivano espresse. Era un suo compito come generale e stratega elaborare e trovare ciò che non veniva espressamente detto. E naturalmente, anche se non era necessario dare tutte quelle spiegazioni, l'uo preservava la santità della vita per chi segue il proprio uo interiore, che veniva scritto tanto per gli uoma e per i cultori della vera saggezza che per gli infedeli. Elen era una donna che faceva del suo meglio con le qualità che gli erano state donate, anche se non apprezzava a sufficienza se stessa, e l'uo proteggeva coloro che erano come lei. Quindi anche se ne mancava l'utilità, Tichondrius si sentì in dovere di informare più che esaustivamente la giovane per evitarle, così, di cacciarsi in pericoli inappropriati e inutili. Se avrebbe voluto sapere di più o magari consigli su cavalcature più affidabili avrebbe potuto chiedere. Tichondrius era pronto a mettere le sue conoscenze a sua disposizione, se era necessario e se poteva servire a preservare la sua incolumità, se invece avesse voluto sapere qualcosa che non aveva alcuna utilità o a scopo di semplice curiosità o conoscenza, non avrebbe potuto estrarre parola dall'uoma, e ormai doveva sapere bene che era perfettamente in grado di tenere la bocca sigillata, se lo riteneva necessario o anche semplicemente utile.
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    Tichondrius;
    Il gruppo espresse la preferenza di andare al complesso di accoglienza militare. Alya lasciò che fosse l'uoma a guidarli verso l'ubicazione di quel posto, quindi, tutti insieme con Tichondrius in testa alla fila cominciarono a muoversi verso la loro destinazione. Il villaggio era in pieno fermento a quell'ora, le botteghe iniziavano a chiudere e c'erano sempre i clienti dell'ultima ora che si affaccendavano cercando di completare gli acquisti prima della chiusura serale. La struttura schematica della disposizione degli edifici nel villaggio era pessima, gli edifici erano molto vicini, quasi accavallati e in caso di incendio il disastro era inevitabile, ma l'uoma sapeva bene che quella soluzione era pensata per poter rallentare le incursioni nemiche e impilare gli assalitori in stretti vicoli che permettevano di essere affrontati pochi alla volta anche in inferiorità numerica e permetteva ai residenti di ciascuna abitazione di lanciare dalla finestra acqua o olio bollente sui nemici, o magari vasi di piante, pietre o altri oggetti contundenti.
    Naturalmente Tichondrius, forte della sua disciplina e del suo addestramento con la saggezza dell'uo, sapeva che pozzi ad intervalli più frequenti e una copertura esterna delle abitazioni fatte mischiando alla normale copertura del pietrame con polvere di argilla essiccata avrebbe permesso una certa resistenza al fuoco almeno per il tempo necessario a recuperare l'acqua dal pozzo più vicino e ad usarla direttamente sulla fonte del rogo. Se tutto il mondo abbracciasse la filosofia dell'uo avrebbe potuto vivere in modo migliore. Più organizzati, più preparati, più protetti, più pronti...
    Mentre si spostavano per raggiungere il complesso militare, Tichondrius si ricordò di un particolare e ne parlò subito al gruppo:
    Badate ad una cosa...dove stiamo andando ora le regole sono un po' diverse a quelli a cui siamo abituati. Tra avventori le armi non sono mai in vista, proprio per celare intenzioni ostili. Tra i soldati di leva le cose sono diverse! Le armi devono essere in buona vista, perché nessuno è tanto incosciente da viaggiare disarmato e celare le proprie armi o le proprie intenzioni, equivale a dire di non averne di buone. Quindi tenete l'arma principale in bella vista - poi sottolineò con foga - ...solo l'arma principale! Dobbiamo rendere chiare le nostre intenzioni, ma questo non vuol dire che dobbiamo scoprirci!
    A tal proposito si sfilò dalla cintura il suo coltello da caccia e lo diede ad Alya.
    Non puoi andartene in giro con le lame celate sguainate, sarebbe pericoloso e probabilmente una minaccia di attacco. Legatela alla cintura e fingeremo che sia la tua arma!
    La dimensione del coltello da caccia di Tichondrius era proporzionata alla sua mole, come tutto il suo equipaggiamento. Nelle mani di Alya, il coltello sembrava una spada ad una mano e mezza.
    Giunti a destinazione, aggirarono il locale per lasciare le loro cavalcature nella stalla. L'uoma pagò una guardia e stalliere per porre attenzione ai loro cavalli che avevano anche importanti equipaggiamenti e provviste per il viaggio e che non potevano portarsi nella locanda a causa della loro mole, e parlando di mole, lo stalliere per poco non ebbe un colpo nel vedere il mastodontico destriero che cavalcava la guida del gruppo. Quando l'uoma varcò la soglia, vennero accolti da una chiassosa combriccola di guardie e qualche avventore che avevano avuto la loro stessa idea. L'aria era difficilmente respirabile, a causa dell'olezzo di birra e alcool, presente nell'aria. Tutto sommato era un'atmosfera incoraggiante, chiasso e risate sottolineavano uno stato di serenità generale anche se non mancarono sguardi allarmati e preoccupati all'ingresso di Tichondrius che dovette letteralmente farsi piccolo per entrare nell'uscio su misura umana.
    Il resto del gruppo aveva seguito il suo consiglio. Spade, aste e bacchette magiche erano tutte in vista. L'uoma aveva lasciato lo spadone del golem con le bisacce sul cavallo. Era molto meglio che nessuno vedesse quella spada, non potevano correre rischi inutili. L'Hellfalas trattò personalmente con l'oste, un ex miliziano di nome Volund, dalla barba ispida e bianca. I due avevano combattuto insieme diversi anni prima, quando l'uoma non era ancora stato messo a capo di un battaglione e in quel frangente era stato mandato in un manipolo di guerrieri umani per difendere una città di interesse dei nani che offrivano asilo alla tribù uoma di stazione sulle montagne. Grazie ai loro precedenti contatti, Tichondrius e Volund non ebbero problemi a contrattare e la compagnia ottenne anche un piccolo sconto, che marcò sensibilmente il vantaggio che avrebbero avuto nel scegliere quel posto come sistemazione notturna. Il gruppo avrebbe consumato da bere gratuitamente, massimo due boccali a testa comunque, il resto l'avrebbero dovuto pagare e avevano due camere al secondo piano (non c'era una camera abbastanza grande per tutti e quattro, soprattutto considerando la dimensione del guerriero). Una tripla in cui avrebbero dimorato Tichondrius ed Elen, e un'altra in cui sarebbero state Alya e Rosalinda. L'uoma aveva calcolato tutto in modo che le due maghe avessero una scorta di un membro fisico, che avrebbe potuto tenere lontani i nemici dai membri magici per il tempo necessario a formulare i dovuti incantesimi. Anche se li erano al sicuro, relativamente, era sempre meglio prendere buone precauzioni. Tichondrius non aveva alcuna scelta se non trovarsi almeno con una donna, a meno che non voleva lasciare le tre donne nella tripla e dormire lui da solo nella doppia, ma non riusciva a zittire il suo senso di dovere e dell'onore, mancando di sorvegliare il messaggero elfico, membro chiave della loro missione.
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    Tichondrius;
    Giunti al villaggio di Yel, il gruppo si diresse subito verso il nido della comunità delle Beretrici per poterne valutare l'attendibilità e la sicurezza. Naturalmente, Tichondrius era ben informato sul posto e non aveva bisogno di ulteriori sicurezze. Il centro era garantito dai proventi di guerra del Tenar e per poter garantire la collaborazione di ogni uomo o donna capace di sostenere una guerra doveva essere in grado di sostenere il peso dei loro figli in modo da ottenerne la piena collaborazione. Tuttavia la vista del luogo e del coro ridente di un gruppo di ragazzini servì a convincere anche le donne che accompagnavano l'uoma. Tuttavia Alya non sembrava pienamente a suo agio nel vedere il dolore emotivo del ragazzo che veniva costretto da emeriti sconosciuti ad essere rilegato in una prigione, seppur lieta e accogliente, ma pur sempre in una prigione che gli avrebbe impedito di perpetrare i suoi obiettivi. Fu forse a causa della sua inquietudine che propose di passare li la notte e di accompagnare il giovane al nido l'indomani. L'uoma osservò il cielo...lasciandolo al nido e partendo subito avrebbero potuto guadagnare circa tre ore di marcia prima di un buio completo che li avrebbe costretti a fermarsi. Tuttavia non se la sentiva di forzare una situazione tanto delicata allora si fece avanti dicendo:
    Abbiamo due alternative per dormire qui. La prima è l'osteria centrale. Un discreto posto, molto economico, ma frequentato da ogni genere di persone, anche le meno raccomandabili. Se vogliamo sfruttare a pieno l'opportunità che ci si presenta dinanzi sarebbe il caso di ricaricare le energie per bene! A tal proposito potremmo optare per la seconda alternativa: il complesso di accoglienza della legione. In origine era una caserma di leva del Tenar quando ancora non avevano il controllo di Yel, e li un manipolo di soldati, provvedeva a tenere sotto controllo la popolazione locale, quando il villaggio si unì volontariamente, divenne una sorta di rifugio per le truppe armate poste a difesa del villaggio. E' un po' più costoso per i viandanti e non sempre è facile trovare delle camere libere, ma ieri notte non avete dormito a sufficienza e abbiamo cavalcato senza sosta. Per il bene dell'impresa ci conviene provare li!
    Tichondrius lasciò che la scelta andasse ad Alya, era quella emotivamente e anche fisicamente più coinvolta nella situazione e probabilmente tra il gruppo era quella che più di tutte necessitava di recuperare il sonno mancato, ma l'intera faccenda era di una delicatezza notevole e sarebbe stato ingiusto nei confronti dell'uoma, e soprattutto nei confronti di un leader, non lasciare che la decisione fosse sbrogliata e presa dalla persona che più era interessata al suo svolgimento. Personalmente, l'uoma, che aveva dormito saggiamente e in tranquillità avrebbe senz'altro proposto la locanda economica, era certamente e perfettamente in grado di opporsi a qualsiasi tipo di assalto, agguato, aggressione o attentato...ma se voleva rinvigorire le sue compagne doveva concedere loro di dormire senza alcuna preoccupazione. La soluzione migliore per l'intero gruppo era senza dubbio l'ex stazione dei soldati.
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    Tichondrius;
    Col progredire del giorno, il gruppo dovette affrontare per intero le lande aperte e Tichondrius continuava a scrutare la posizione del sole rispetto alla lunghezza delle ombre per riuscire ad orientarsi adeguatamente. Più di una volta dovettero virare leggermente verso ovest per allinearsi meglio al villaggio a causa del percorso solare. I pensieri dell'uoma non poterono essere molto lineari, riflettere sulle strategie di battaglia contando la presenza del ragazzino lo distraeva dal seguire la rotta in una piana così vasta con punti di riferimento inesistenti.
    Ormai il fiume era lontano e le borracce non potevano essere riempite regolarmente e ciò rese necessario un maggior controllo sul desiderio e la relativa concessione di dissetarsi. Fortunatamente era una giornata con una quasi assoluta assenza di vento. In posti con una piattezza nelle escursioni termiche e nelle correnti d'aria non era raro imbattersi in mulinelli di sabbia e un simile espediente avrebbe accelerato molto il processo di inaridimento della gola e avrebbe obbligato tutti a patire maggiormente la sete.
    Le donne e il ragazzino, anche se si poteva dire che era quasi unicamente Elen, si intrattenevano in chiacchiere con il giovane. Fortunatamente da distrazione della mezz'elfa lo esorto a non tempestare Tichondrius di domande. Per lui era facilissimo ignorarlo, rispondergli o parlargli non era necessario ne per lui, ne per la sua incolumità, ne per il bene della missione. E non era difficile ignorare nemmeno i suoi eccessi di violenza quando cercava di sfogare la sua frustrazione nel fatto che l'uoma non accennava a rispondergli o parlargli. Più volte gli aveva parlato con i segni pensando che il colossale guerriero fosse sordo. L'uoma non trovò nei suoi ricordi niente di più stupido, ulteriore conferma dell'inadeguatezza del'educazione umana, che in quel caso, si palesava in una mancanza di osservazione ed introspezione. Il giovane aveva assistito al consiglio che il gruppo aveva tenuto, e come poteva essere sordo se aveva parlato con i membri di squadra? Senza considerare che i pargoli in fasce non sono in grado di imparare a parlare se non riescono a sentire i suoni e per tanto non possono tentare di riprodurli.
    Ciò suscitò nell'Hellfalas il desiderio di riempire la sua giovane mente con i giusti addestramenti e un adempimento alla vera completezza di un giovane umano cercando di capire se una comunità di umani, o in alternativa qualsiasi altra razza, che seguiva con dedizione l'uo, fosse in grado di destarsi dal loro torpore.
    Tra le fantasticherie su come avrebbe istruito e addestrato il ragazzo, in lontananza, cominciò a scorgersi un puntino. Elen domandò se potesse trattarsi del villaggio con un'insolito nervosismo e insicurezza nella voce. La frequenza del tremito era breve e rapidamente ritmico. Non era imbarazzo o timidezza o riservatezza, era timore. Elen era stata la prima a vincere la sua avversione nell'uoma, ne era fuori ormai. Cercò di catturare il significato di quel dettaglio. Se non era lui, e si era occupata dei cavalli, compreso il suo mastodontico destriero, c'era una sola spiegazione: Elen temeva la spada e il suo potere. Non che fosse l'unica, comunque. Anche l'uoma non vedeva l'ora di liberarsene. In ogni caso sapeva che non poteva semplicemente buttarla o nasconderla. Una delle rune sembrava vagamente la runa di Thurizas. Poteva sbagliarsi ma il glifo Thurizas veniva usato per applicare alle spade un incantesimo di localizzazione in caso di mancato adempimento dello scopo della spada. Se volevano trattare l'arma in modo adeguato e senza correre rischi dovevano trovare qualcuno che potesse analizzarla e capirne qualcosa, e se dovevano disfarsene dovevano annullare una per una tutti i poteri delle rune e poi fonderla.
    Ecco un'altro problema che nasceva dalla magia. Le rune erano semplici simboli incisi su una superficie. Ma diverse razze, prima i nani, poi gli elfi, poi gli uomini...avevano tutti imparato ad infondere alcune magie nelle rune, creando le cosiddette rune magiche. Che conferivano particolari doti ai materiali con cui erano incise. L'arishock degli uoma aveva analizzato la cosa ed era giunto alla conclusione che era una grave macchia per il mondo. Si poteva rendere indistruttibile un muro di pietra, si poteva applicare ad un'arma il potere di scatenare un effetto elementale, si poteva rendere un'arma immune alle difese magiche, si poteva rendere uno scudo impenetrabile o dei sandali capaci di aumentare vertiginosamente la velocità di chi li indossava. Le rune, come anche ogni altra fonte di magia rappresentavano un veleno che, lentamente, infettava e ammorbava il mondo, conducendolo verso la rovina. Peccato che fosse una forza che non si poteva estirpare. La magia, proviene dalla terra stessa e, le razze più sensibili o a stretto contatto con essa ne assorbono una certa quantità e la magia finisce per scorrere in essi. Alcune razze sarebbero morte se la magia cessasse completamente di esistere, e persino l'uo non accettava un simile massacro.
    Per rispondere alla domanda di Elen, Tichondrius disse:
    Esatto! Il villaggio di Yel è abitato da una rudimentale comunità di uomini. Sopravvive in queste terre scarsamente ospitali grazie al commercio. Attorno alle sue mura è impossibile coltivare o allevare bestiame, per tanto ci troveremo un fitto assortimento e concentrazione di botteghe di produzione e trasformazione di utensili. Niente che ci serva comunque, il Tenar pone la leva sui virgulti maschi in caso di necessità e se ne assume gli oneri. Suggerirei di lasciare il giovane serah alla comunità delle beretici, al margine occidentale del villaggio. E' un gruppo di donne che si occupa dei giovani per un periodo limitato, ad esempio quando i genitori vengono arruolati in guerra. Sarà al sicuro e con il giusto peso in monete d'oro potrebbero anche rimandarlo a casa. Una spesa che non credo possiamo permetterci in questi tempi tumultuosi...i prezzi saranno sicuramente cresciuti proporzionalmente ai pericoli!
    Il ragazzo si indispettì enormemente del fatto che l'uoma aveva risposto ad Elen quando non aveva accennato ad una sola risposta a tutte le domande e i tentativi di comunicazione che aveva fatto lui. Ma Tichondrius non se ne curò e continuò a cavalcare.
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    Tichondrius;
    Il viaggio procedeva consueto, e benché il ragazzino si sentì presto offeso dalla mancanza di conversazione nei confronti di Tichondrius e di Alya per la quale vi era un certo baratro che si stanziava tra i due in modo palpabile, ma del quale il giovane non sembrava accorgersi, per l'uoma non vi era l'ombra di alcun problema. Per poter raggiungere nel minor tempo possibile Yel, il gruppo dovette aggirare il castello da ovest diversamente da quanto erano le previsioni originali del guerriero. Era risaputo dai membri del regno che il modo più facile per raggiungere le sommità delle catene montuose per raggiungere il passo necessario ad entrare a Maj'Krat bisognava seguire la perpendicolare del fiume Led tracciandola verso oriente. Quindi dalla loro ultima posizione, dal punto di congiunzione delle mura delle rovine di Hollet sarebbe stato facile andare verso est fino a raggiungere la foresta Alisan, da li si poteva godere di un ottimo riparo visivo e dal sole, per il gruppo sarebbe stato più facile seguire quel percorso, soprattutto per la vicinanza con il fiume che scorre nel cuore della foresta. Avrebbero potuto riempire le bisacce e le riserve di acqua a piacimento.
    Per Yel invece dovevano tracciare un piccolo arco a ovest fino ad incontrare l'affluente che porta sino a Tenar. Non proprio la stessa comodità della prima ipotesi visto che sebbene avessero il corso d'acqua per un brevissimo tratto avrebbero dovuto guadarlo facendo una lunga deviazione a meno che non avrebbero deciso di aggirarlo, allungando di qualche ora di marcia. Il vero problema era che per quella direzione continuavano per gli spazi aperti con il pericolo di essere visti e per le montagne avrebbero dovuto tracciare una diagonale sino all'ingresso della fortezza dei nani.
    In ogni caso, al momento, il patto magico non sembrava segnalare con i suoi misteriosi influssi che la decisioni di accollarsi un fardello e la conseguente deviazione per lasciarlo al villaggio potesse rappresentare una minaccia per la loro missione. In quanto agli effetti del patto, sembravano davvero funzionare. Ogni volta che il ragazzino faceva domande inappropriate, Alya, Elen e Rosalinda parevano dare piccolissimi ed appena percettibili segni di fastidio. La cosa curiosa era che Tichondrius non avvertiva nulla. Forse perché ignorava sistematicamente tutte le domande del giovane, indistintamente...e per tanto con correva alcun rischio. Eppure, ora che cominciava a familiarizzare con i flussi che si muovevano dentro di lui, aveva quasi l'impressione che la magia imposta dal patto magico inciso sulla sua pelle avesse un'intensità minore e, stranamente, sembrava che il motivo di tale anomalia era che il patto magico stesse continuamente lavorando per contrastare qualcosa. Era appunto l'utilizzo del potere per questo scopo che ne stava riducendo l'intensità...proprio come se la portata di un fiume venisse ridotta a causa di un rigagnolo minore che andava a staccarsi dal letto principale del corso d'acqua.
    Il paesaggio davanti a loro era prevalentemente statico. Si poteva scambiare per deserto da un'occhio poco esperto. In effetti c'era pochissima erba e una quasi assoluta mancanza di alberi, tuttavia vi scorrevano falde sotterranee, una cosa che si riusciva a percepire solo dalla consistenza dei granuli del terreno che presentavano una modesta porosità per via delle infiltrazioni meteoriche che andavano a raccogliersi in profondità sino agli strati più saldi. Quel tipo di vita risultava alquanto inospitale per la fioritura di superficie ed era anche uno dei motivi principali della sua diversità da un vero deserto, niente dune, niente sabbia e, naturalmente, niente venti sostenuti dalle correnti di discrepanza per le differenti temperature di due zone sulla stessa congiungente.
    L'uoma doveva ammettere che era una condizione di viaggio ideale, se fosse solo un viaggio di piacere. Quel tipo di clima e quel tipo di strada erano magnifiche, l'unico reale problema era la facilità di perdersi. Ma ciò accadeva solo agli stolti viaggiatori che continuavano ad orientarsi con fiumi, alberi, valli, colli, monti o qualsiasi altro punto di riferimento sulla terra. Quelli esperti abbastanza da lasciarsi guidare dagli elementi immutabili del mondo, come ad esempio la posizione del sole di giorno o degli astri nel firmamento di notte, non si perdevano mai. Il fatto era che il loro non era un viaggio di piacere ed una tale esposizione non faceva altro che renderli facili bersagli per chiunque. Poi con un'aria così tersa come quella odierna, si poteva vedere chiaramente a diverse miglia di distanza. Una posizione sicuramente "non incoraggiante".
    Per tutto il viaggio, Tichondrius non aveva detto nemmeno una parola, e ad essere sincero si era persino estraniato dall'ascoltare. Non poteva certo dire che il viaggio fosse tranquillo come al solito e ogni volta che il ragazzo vedeva che le tre donne non conversavano con lui tornava a cercare disperatamente di ottenere risposte dall'uoma, qualche volta aveva cercato persino di prenderlo a pugni per ottenere la sua attenzione, ma non è che quei pugnetti si facessero sentire, quindi l'Hellfalas poté ignorarli con una relativa facilità. Ciò che lo impensieriva era la dannata esposizione. Odiava sentirsi una preda in mezzo al nulla e la possibilità di poter essere visto nell'arco di un imponente raggio d'area. Portare il ragazzo a Yel era una seccatura maggiore di quella che aveva osato sperare, una leggerezza che non si sarebbe lasciato sfuggire in futuro.
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    Tichondrius;
    Sfruttando il vantaggio strategico della zona scelta da Tichondrius, l'intero gruppo poté riposare senza il pressante obbligo di dover montare i turni di guardia. Era chiaro che per rendere la cosa possibile, l'uoma doveva tenere il suo giaciglio perpendicolare a quello delle sue compagne reggendo la antistante del campo, mentre Alya, Elen e Rosalinda dormivano nella parte più vicina alle mura. Il potente udito dell'Hellfalas e il suo addestramento nel diventare immediatamente operativo e pronto al combattimento anche negli immediati attimi successivi ad un brusco risveglio gli consentivano di poter essere l'unico di loro in grado di poter prevedere un attacco con sufficiente anticipo allertando in tempo il resto del gruppo dando anche a loro la possibilità di entrare a pieno regime mentre con la sua stazza e la sua preparazione li difendeva da un eventuale attacco a sorpresa. Questo sempre se un attacco si sarebbe verificato. L'esperienza di Tichondrius diceva diversamente...
    Le carcasse senza vita dei due grulf erano una costante olfattiva per tutte le bestie nel vicinato. Già il loro odore teneva lontani tutti i predatori minori, persino dei veri e propri mannari non osavano attaccare un grulf a meno che non fossero un branco di almeno tre individui, data la loro grande resistenza, quindi figuriamoci se altri pericoli potevano impensierire la compagnia. L'unica probabilità residua di attacco era che l'odore del sangue dei due mostri abbattuti, attirasse altri della loro specie o del loro branco con l'unico proposito di avere la loro vendetta.
    Ma anche in quel caso le possibilità erano scarse. I grulf si trovano in uno stato di perdita cognitiva molto più avanzata rispetto ai comuni mannari e per tanto sono mossi da un senso istintivo molto marcato e che, in un certo qual senso, supera persino gli animali normali. Questa loro situazione intrinseca è legata da uno spiccato istinto di preservazione e di sopravvivenza che è reso particolarmente acuto dal fatto che, in quanto creature maledette, sono spesso vittime delle folle inferocite che cercano di allontanarli dai centri abitati. L'odore dei loro corpi privi di scintilla vitale, era per gli altri della loro specie tanto più un repellente quanto un richiamo e questo permise a Tichondrius di lasciarsi alle spalle le preoccupazioni, specialmente dopo che la questione della spada era stata risolta. Il parere del consiglio era un dato importante solo per gli uoma veramente ferrati ed esperti. La maggior parte di loro diveniva arrogante con il potere concesso dalla carica di leader e spesso pensieri errati divenivano legge senza tener conto del parere degli altri. Ma Tichondrius non si era certo guadagnato un nome o il grado di uoma libero con l'arroganza e per tanto, anche se none era ancora in grado di decifrare a pieno lo scopo della magia della spada, era almeno in grado di dire che ora doveva solo preoccuparsi di non lasciarsi incidere eccessivamente dai suoi influssi. L'avrebbe usata solo in caso di bisogno e forse la macchia magica non sarebbe stata visibile da occhio esterno, anche perché lui stesso non era ancora in grado di usarla in nessun modo. Non aveva ancora preso sonno quando aguzzò le orecchie verso il resto del gruppo. Erano tutte sveglie, c'era da aspettarselo. L'arrivo del ragazzino l'aveva scosse. Pareva che l'unico a dormire profondamente, e sonoramente, era proprio il giovane. Era strano per l'uoma credere che umani ed elfi fossero talmente indisciplinati e divorati dal caos delle loro culture prive di ordine da permettere alle loro emozioni di offuscarle il giudizio a tal punto da renderle incapaci di domare una forza che le stava impedendo di dormire adeguatamente e di dare così maggiori possibilità di esito positivo alla loro missione. Era ovvio che da sveglio l'uoma avrebbe potuto perfettamente vegliare su di lui, ma probabilmente, loro non si fidavano dei sensi strascicati dall'oblio delle ombre.
    Di certo se non avrebbero chiuso occhio la loro pausa prolungata non avrebbe avuto alcun senso. In fondo si erano fermati nonostante la proposta di partire proprio perché i sensi dovevano essere ancora più attenti per proteggere una persona che non aveva alcuna adeguata dote difensiva. Ma in fondo doveva ammettere che non solo umani ed elfi erano razze emotive ma che le femmine di tali razze lo erano ancora di più. Certo non aveva avuto modo di guardare dentro l'animo di Alya, la ragazza serbava un solido scudo dietro cui nascondeva le parti più profonde dei suoi pensieri, spesso chi sosteneva uno stile di combattimento come il suo lo sviluppava per natura ma all'uoma sembrava anche che ci nascondesse qualcosa si e qualcosa no, e ciò lasciava presagire soltanto una risposta, fantasmi del passato che di tanto in tanto emergevano a tormentarla, e anche se la cultura e l'ordine dell'uoma gli imponevano discrezione e una mancanza di interesse verso il futile che lo resero l'unico del gruppo che non aveva interesse a conoscere la storia del ragazzo, era anche l'unico a sospettare che con lui fosse giunto uno dei fantasmi che suscitavano in Alya quell'atteggiamento.
    Ancora peggio si poteva dire di Elen, l'elfa era probabilmente la più emotiva di tutti. Era molto insicura e anche se la sua prontezza nell'esporsi stava crescendo a vista d'occhio durante il viaggio, il guerriero era pronto a giurare che si sarebbe preoccupata per la giovane vita del ragazzo e se ne sarebbe presa cura come una versione più giovane, più indifesa e più impreparata di se stessa, vedendosi e riscoprendosi in esso.
    Rosalinda aveva dimostrato anch'ella una spiccata sensibilità, durante il combattimento contro il magma si era molto preoccupata di garantire l'incolumità di Elen e, per tanto, Tichondrius giunse alla conclusione che, a meno che non fossero sopraffatte dalla stanchezza, quella notte nessuna di loro avrebbe dormito. L'uoma era l'unico che aveva comunque dormito un po' e tra questo e la sua preparazione militare, era l'unico davvero in grado di partire seduta stante senza future ripercussioni negative e, purtroppo, era anche l'unico di potersi mettere a dormire ancora, volendo. Si teneva in piedi solo analizzando questi pensieri per valutare lo stato della sua truppa, come era suo dovere.
    Se con un riposo adeguato avesse potuto sopperire ad eventuali mancanze del resto del gruppo, Tichondrius l'avrebbe sfruttato a pieno, perciò lasciò vagare la sua mente in uno stato di annebbiamento per consentire al suo corpo di sprofondare nel sonno.
    I sogni di poco prima tornarono nel suo subconscio. In questo nuovo sogno, la spada gli era amica, lo avrebbe protetto da pericoli e nemici molto più gravi di quelli che era in grado di affrontare con le sue normali e consuete abilità. Nel suo sogno la magia non scorreva dentro di lui in modo naturale ma partiva dalla spada e, per tanto, se non attingeva al suo potere, restava l'uoma senza magia di sempre e non avrebbe rischiato di scongiurare il suo credo e neppure la sua tribù. Inoltre l'uo aveva sempre insegnato che ogni arma possiede un anima e per ognuna di essa lo scopo per il quale viene creata e forgiata rappresenta l'uo stesso dell'arma e che tale uo si rafforza maggiormente quanto più forte e il legame tra essa e il guerriero che l'impugna, un'arma vinta in un combattimento serve con rinnovato e potenziato ardore il nuovo proprietario poiché l'uo delle armi è la lotta, e un vincitore lotta meglio di un perdente, per tanto, Tichondrius con quella lama avrebbe asservito l'uo meglio del golem o del suo evocatore, in ogni caso, meglio del suo predecessore. L'uoma avrebbe dovuto riscrivere l'uo dell'arma con ciò che era stato tracciato come destino dell'Hellfalas dando all'anima della spada la possibilità di redimersi. Inoltre continuava ad avere una visione affascinante e seducente di se stesso come cavaliere nero in sella ad un destriero mastodontico dal manto scuro, l'esatto contrario di quello che era adesso, con occhi di brace e rune fiammeggianti sul collo, con vampe guizzanti e fumo che uscivano dalle narici, coda e criniera fiammeggianti. Una visione circondata di una tale aura di potenza da incutere timore reverenziale a chi lo guardava. L'elmo era completamente oscurato però, e ciò lasciava il dubbio su chi fosse il cavaliere, se stesso o qualcun'altro?
    D'un tratto il sogno si allargò e cadaveri senza volto giacevano ai suoi piedi e una consapevolezza insita dentro di lui e non confermata da nessun'altro elemento lo convinsero che il volto di quei corpi come quello del cavaliere oscuro erano ancora da decidersi, se la persona sbagliata avrebbe avuto quell'arma tra i cadaveri poteva esserci lo stesso Tichondrius, come Elen, Rosalinda, Alya e il ragazzo! Se invece l'uoma avesse piegato l'anima della spada al suo uo, i cadaveri potevano essere i loro nemici, ma perché diventare il cavaliere nero?
    La coscienza del suo sogno cominciò a scemare e a sfuggirgli come acqua attraverso le dita e si svegliò fresco e riposato. Era mattino molto presto e il bagliore tenue dell'alba non ancora completa rischiarava il cielo.
    Tichondrius, come sempre, era il primo ad alzarsi, anche se il respiro delle altre erano lungo ma regolare, il che impedivo all'uoma di capire con estrema sicurezza se il resto della truppa era riuscita a dormire o no. La risposta comunque contava poco visto che per tacito accordo si era fatto carico del destino degli altri e aveva dormito per sopperire alla loro mancanza, come era solito fare l'uo nei confronti delle mancanze delle altre razze.
    Destò l'intero gruppo quindi esortandoli a preparare le loro cose per rimettersi in cammino.
    Dovremo fare una buona cavalcata per tutta la giornata per raggiungere Yel in tempo da non avere seccature per entrare in città e consegnare il giovane. Quindi prima partiamo e meno dovremo spronare i cavalli!
    Nei suoi preparativi, tenne conto del fatto che il suo cavallo e le sue preparazioni avrebbero dovuto essere per due, forse uno e un pochetto in più, considerando l'enorme differenza di mole tra l'uoma e il giovane. Quando tutto fu pronto, sia per quanto riguardava lui sia per le altre, l'uoma caricò in spalla il ragazzino con estrema facilità, neanche fosse una bisaccia e lo aiutò a montare in sella al mastodontico cavallo, che non avrebbe potuto montare da solo nemmeno con una scala. Il ragazzino non stava zitto e fermo un attimo tempestandolo di domande. Probabilmente qualcuno della sua stessa razza si sarebbe spazientito, ma per sopportare quella straziante situazione, come si faceva anche in battaglia, l'uo tramutò la sua mente in una pozza d'acqua che accoglieva qualunque sasso lanciato nei suoi fondali assorbendo qualsiasi colpo deformandosi con cerchi concentrici, per tanto si issò anche lui sul frisone gigante senza dire una parola e senza avvertire il minimo segno di fastidio. Con un colpo di talloni, per non indispettire il ragazzo concedendo al gruppo parole che non riversava a lui, fece partire al galoppo il suo mastodontico destriero e ripartirono così alla volta di Yel.
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    Tichondrius;
    Il consiglio aveva espresso unanime la loro piena accettazione della spada anche se, pur non essendo stati tutti espliciti, sembravano tutti ansiosi di liberarsi di quell'arma dai poteri ed effetti tanto misteriosi.
    Elen espresse il parere di farla controllare dai nani pensando che forse avevano visto qualcosa di simile.
    Non servirebbe! Dimentichi che noi uoma abbiamo ricevuto asilo dal popolo di bassa statura e, per quanto le loro tecniche di forgiatura siano estremamente segrete, comunque sapremmo riconoscerne lo stile...
    La spada era ancora piantata al suolo, ben al centro del cerchio umano di gente che si era radunata attorno ad essa. Tichondrius non l'aveva ancora ripresa da quando l'aveva scagliata per fermare i due grulf e per tanto la potevano vedere tutti.
    Le armi forgiate dai nani non hanno dimensioni simili, nemmeno quelle che creano per altre razze, a causa del divario di proporzioni, inoltre le loro armi vengono arricchite con il loro metallo più prezioso, il mithrill, per rendere le loro armi immuni agli effetti della magia. Se anche fosse stata creata dai nani per mantenere le sue doti magiche dovrebbe avere la lama incisa di rune magiche, molto diverse da quelle che sono state incise su questa spada, inoltre, mai e poi mai i nani utilizzerebbero una gemma in un arma. Le armi degli elfi invece sono molto diverse nella forma, sono raffinate e molto leggere e solitamente le gemme vengono incastonate sul pomolo e non sull'elsa. Se proprio dovremmo far controllare quest'arma dovremmo sottoporla all'analisi degli umani. Solo loro potrebbero aver creato un'arma come quella che abbiamo davanti ma non abbiamo la possibilità di sottoporla al loro esame prima di arrivare a destinazione, e una volta li, mi libererò della spada a prescindere dall'esame di chiunque!
    Un'altra volta la disciplina dell'uo che Tichondrius venerava, lo rendevano una miniera inesauribile, o quasi, di informazioni. Sapeva infatti distinguere i tratti caratteristici dei fabbricanti d'armi delle sole tre razze abbastanza esperte e potenti nel legare insieme magia e forgiatura per creare un'arma di quel calibro. Se doveva essere sincero, non poteva nemmeno garantire che qualsiasi armaiolo umano o qualsiasi mago umano poteva creare uno strumento così potente. Si parlava probabilmente di un'impresa che avrebbero potuto compiere pochissimi esseri sul suolo di Eirydia e, solo coloro che sarebbero stati in grado di crearla avrebbero potuto identificarla. Se i nani l'avrebbero analizzata l'avrebbero trovata troppo grande e troppo leggera, non sarebbero stati in grado di riconoscere le rune e per tanto non avrebbero potuto decifrare il tipo di potere che vi era stato impresso. Se l'avrebbero analizzata gli elfi, l'avrebbero trovata scarsamente bilanciata, anch'essi eccessivamente grande, non adatta al loro combattimento leggiadro e fluido, avrebbero subito sondato magicamente la spada e forse avrebbero potuto dire solo i poteri più ovvi come la sua affinità col fuoco, i suoi poteri curativi e di potenziamento per il possessore ma non ne avrebbero potuto conoscere la natura ne eventuali doti nascoste. Se l'avessero analizzata gli uomini l'avrebbero trovata un'ottima spada per un gigante o per un uoma, la maggior parte di loro non aveva il dono aureo della magia, nella loro razza era una vera rarità, come d'altro canto lo era anche per gli uoma, e per tanto, pochissimi uomini possedevano un potere sufficiente per poter comprendere i segreti di quella spada. Tuttavia, alcuni dei rituali meno rassicuranti degli umani, o una seduta magica congiunta, avrebbero potuto svelare l'arcano che si celava dietro il filo della lama.
    L'unico problema era che non avevano il tempo e la possibilità di deviare dalla loro rotta così tanto da poter completare quell'inutile analisi. Inutile perché l'uoma l'avrebbe abbandonata in ogni caso e, a meno che non avrebbero avuto modo di farla analizzare prima di raggiungere le catene montuose, portarla con loro fino al termine del viaggio non avrebbe fatto nessuna differenza.
    Terminata la questione della spada e, dato che tutti avevano dato la loro adesione per portarla con loro per il bene della missione, Tichondrius la estrasse dal suolo e la andò a bendare in una coperta che aveva legato al suo cavallo, era meglio evitare altri influssi. Restava il problema del ragazzo. All'uoma, sinceramente, non interessava la storia del ragazzo e i motivi per cui Alya potesse conoscerlo, ogni persona ha i suoi precedenti e le sue storie e non era possibile per nessuno a parte l'uo, avere l'onniscenza e conoscere ogni cosa. Inoltre la stessa cultura dell'uo rinnegava il fatto di perdersi in chiacchiere inutili, e sapere del ragazzo era esattamente una di quelle chiacchiere che non avrebbe cambiato l'esito della missione dalla differenza alla sconfitta, per tanto, saperlo o non saperlo non avrebbe fatto differenza, e questo per Tichondrius era più che sufficiente per non generare il minimo interesse per la cosa e per le conversazioni che l'avrebbero dovuto ragguagliare sulla faccenda.
    In ogni caso, non poteva certo dire che non gli interessava la sua salvezza. L'uo venerava la santità della vita, poiché anche gli eretici che non credevano nel suo sapere superiore erano esseri che seguivano l'uo a loro insaputa, senza conoscerne l'ordine e i meccanismi che lo spingevano. Ogni essere veniva destinato dall'uo a compiere un obiettivo nel mondo e nella vita, ed era compito di ogni essere e ogni vita fare del proprio meglio per compierla. Spesso, gli infedeli confondevano questa dottrina con il destino, cioè qualcosa di prestabilito e già deciso in partenza, ma era un errore comune. Il destino se dice che il ragazzo sarebbe morto per mano dei grulf si sarebbe avverato e ne l'uoma ne nessun'altro avrebbero potuto far niente per cambiare i fatti. Diversamente, se l'uo diceva che il ragazzo era destinato a diventare un guerriero poteva succedere che lo diventava, che non lo diventava per una morte prematura, che venisse ucciso dai grulf senza poter raggiungere l'età per imbracciare le armi (almeno secondo la cultura degli umani, per gli uoma, all'età del ragazzino cominciavano già il loro addestramento marziale e la costruzione della loro ferrea disciplina) o che si infatuasse di una femmina di serah e che si allontanasse dal percorso che l'uo aveva segnato per lui.
    Per questo gli uoma, nonostante i loro rapporti complicati verso le altre razze, in quanto ingoiate nel gorgo da loro stessi creato a causa della mancanza di ordine e fagocitati nel caos delle loro vite non scandagliate da un'adeguata disciplina, finivano spesso per aiutare e far conoscere gli effetti benefici dell'uo.
    Spinto quindi, dal suo stesso credo, Tichondrius disse:
    Sarà problematico mantenere la massima efficienza della nostra squadra con un fardello di questo tipo. Ognuno di noi, bene o male, è in grado di contribuire alla propria difesa. Questo ragazzo no! E l'implicare a qualcuno di badare alla sua protezione ci renderà maggiormente distratti dal perseguimento del nostro obbiettivo ultimo. Per ridurre questo inconveniente, sarà meglio che lo tenga sott'occhio io! Cavalcando con me sarà facile proteggerlo e controllarlo, inoltre grazie alla rinnovata mole del frisone da guerra, potrà reggere il suo peso relativamente inconsistente senza avvertirne la differenza e la nostra marcia non subirebbe rallentamenti. Quanto alla partenza immediata mi sembra una cattiva idea! Ho scelto quel punto di incontro delle mura, affinché con le dovute precauzioni, fosse possibile difendere il campo senza bisogno di fare la ronda di guardia. Alya ha voluto comunque fare il suo turno, ed è stata una fortuna visto che senza tale decisione non avremmo potuto salvare questo giovane ma Alya ed Elen non hanno chiuso occhio e non intendo fare nemmeno un miglio senza un riposo adeguato, l'intorpidimento dei nostri sensi ci potrebbe essere più fatale di un branco di grulf. Posso darlo come ordine se necessario...ma convengo nel vostro buon giudizio!
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