Qualcosa è cambiato

Role rilevante

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    LA STORIA FIN ORA
    Missione incompiuta
    I tre assassini giungono a Sintad, alla ricerca del vero obiettivo della missione che ancora non erano riusciti a compiere.
    Una volta lì, decidono di separarsi e cercare informazioni separatamente, per poi incontrarsi al tramonto alle porte della città.
    Shikaku scopre in un'indagine dall'alto il luogo dove Marcus si stava nascondendo e, dopo aver eliminato i suoi uomini, se ne sbarazza, portando a temine la loro missione.
    Intanto Älya, che voleva passare del tempo da sola, incontra per caso un uomo con lo stesso nome dell'obiettivo e senza pensarci lo uccide, scatenando la reazione di un suo compagno, che la ferisce prima di morire per mano dell'assassina.
    Älya sviene e, una volta svegliata, scopre di essere stata aiutata dalla moglie dell'uomo che ha ucciso, che piange la morte del marito e si chiede chi possa essere stato l'assalitore.
    A quel punto la ragazza capisce di aver commesso un errore e pentendosi delle sue azioni fugge via; incontra Shikaku alle porte della città e insieme decidono di dirigersi a Tenar, la città più vicina per poter curare la ferita della ragazza.
    Se ne vanno senza sapere dove sia finito il loro compagno Zak

    CITAZIONE (evil-naraku @ 5/7/2014, 13:21) 
    shikaku
    Shikaku;
    Il cammino intrapreso dall'assassina fu relativamente breve ma il senso di fame cominciava davvero a farsi sentire anche a causa di certe catene costantemente indossate dall'asssino.
    Shikaku l'avrebbe nascosto più a lungo che poteva dato che i problemi di Alya era ben più gravi di uno stomaco vuoto.

    Con il tempo arrivarono a Tenar che sembrava, all'apparenza, un posto come un altro ma si notava la mancanza dele altre razze o quantomeno era raro vedere un individuo che non fosse umano.
    Buttandosi a indovinare si doveva trattare di un insediamente prettamente umano e, considerato la mancanza di sguardi diretti nella loro direzione, sicuramente ogni abitate di quel luogo doveva avere la sua buona dose di problemi.
    Crescere in un luogo del genere deve davvero influenzare molto la tua infanzia
    Pensò Shikaku riflettendo sull'ambiente che lo circondava e seguendo Alya al tempo stesso.
    In quello stato dubitava fosse capace di rispondere ad un assalto improvviso senza contare che era disarmata, si era preso una responsabilità enorme accompagnandola ma abbandonandola.
    D'altro canto abbandonandola non sarebbe stato tanto diverso dagli infami che erano soliti abbandonarlo appena la situazione diventava leggermente pericolosa, quell'idea lo ripugnava profondamente.

    Alla risposta della collega Shikaku dovette rispondere con un rifiuto
    In questo caso non posso esserti utile ma se vuoi posso renderti completamente insensibile al dolore. Se è per poco dovrebbe autarti a sentirti meglio prima di andare da un dottore tuttavia lo sconsiglio per lunghi periodi di tempo
    In attesa di una risposta diede un ulteriore occhiata alla città osservandone le strutture e altri dettagli che però non soddisfavano completamente il suo gusto estetico.
    Oltre a questo motivo stava anche controllando che la zona fosse libera da ladri o pericoli di alcun tipo, almeno fino alla ripresa di Alya doveva fare in modo che niente e nessuno li bersagliasse.

    Il mio suggerimento è di andare dal medico prima di qualsiasi altra cosa, non conosco la città ma non mi sembra il caso di sfidare la fortuna girando feriti per le strade
    Disse Shikaku tornando con lo sguardo su Alya solo dopo essersi assicurato che la zona fosse sgombra da pericoli.
    L'assassino inoltre non lo avrebbe mai detto apertamente ma si era predso anche l'impegno di proteggere la sua compagna di viaggio ferita, sia che Alya lo capisse o meno cambiava poco per lui.

    Älya
    Älya;
    L'aria di Tenar fece sentire subito meglio la ragazza, che dopo tanto tempo riusciva a tornare a casa.
    Erano arrivati la mattina del giorno dopo essersene andati da Sintad e la ferita di Älya faceva sempre più male, ma per fortuna non si era infettata.
    Con l'adrenalina non si era resa conto di quanto male le facesse.
    In ogni caso, con l'aiuto di Shikaku, aveva cambiato la benda, ma questa andava cambiata nuovamente.

    Già. Assentì, quando il compagno le consigliò di cercare un medico Ne conosco uno che vive non molto lontano da qui.
    Ricordò il naso adunco del dottor Fills, il quale non si era mai lamentato di vederla spuntare alla porta con qualche ferita sanguinante e non aveva mai fatto domande.
    Fortuna che c'è lui. Pensò: non tutti i medici agivano senza aver prima posto una serie infinita di domande, soprattutto per una ferita come quella della ragazza.
    Il problema era che probabilmente si sarebbe lamentato dell'orario, ma di questo Älya non si preoccupava granché.

    Camminò lentamente tra i vicoli che conosceva a menadito, finchè non arrivò ad un portone di legno chiaro, decorato con semplicità e sopra il quale era infissa un'insegna col nome del medico.
    Älya guardò Shikaku, che ancora la seguiva come le ombre che sapeva creare e poi notò la sua stanchezza.
    Si chiese perché stesse facendo tutto quello per lei e poi decise di dargli del tempo libero.
    Aspettami fuori, ci vorrà un po'.

    Poi si voltò verso la porta di legno e bussò insistentemente.
    Attese un po', prima che qualcuno venisse ad aprire, ma poi la figura minuta del medico fece capolino dall'uscio.
    Ma sapete che ore sono?! La città sta ancora dorm... Oh, sei tu.
     
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    Shikaku;
    Alla fine dei conti l'assassino aveva dovuto assistere Alya con il cambio della benda ma la fortuna era dalla loro poichè la ferita non si era infettata e la stessa Alya sembrava in condizioni buone considerato il tipo di ferita ricevuta.
    Alya disse di conoscere un medico e da come ne parlava sembrava essere una persona che doveva averla visitata molte volte se azzardava una visita così improvvisa nel cuore della notte.

    Shikaku annuì ignorando fame e stanchezza, avrebbe pensato a mangiare una volta che la collega avesse cominciato la visita o raggiunto un luogo sicuro così da poter stare tranquillo.
    Nel momento in cui arrivarono al luogo in questione Alya espresse chiaramente a Shikaku un concetto:non avrebbe dovuto seguirla dentro.
    Sicuramente aveva notato una certa stanchezza e probabilmente era il suo modo di dargli il tempo di rifocillarsi durante la visita.
    D'accordo, nel frattempo cerco qualcosa da mettere sotto i denti
    Disse l'assassino assicurandosi, prima di partire, che Alya fosse entrata nell'edificio così da non doversi preoccupare di nulla e di nessuno mentre cercava un luogo che avesse del buon cibo.

    Se non ricordo male c'era una carretto a poca distanza da qui che vendeva del cibo, mi sembra fosse della carne arrostita
    Una cosa abbastanza singolare dal suo punto di vista ma forse in Eirydia quel tipo di negozi erano molto diffusi e l'assassino poteva acneh comprenderne il motivo.
    Passando per quella zona aveva sentito chiaramente l'odore della carne e il sapore non era sicuramente da meno.
    Si incamminò per testare quel pasto così invitante fino a trovare il carretto in questione:era piccolo e aveva 5 spiedi metallici messi ortogonalmente al fuoco con dei pezzi di carne appesi sopra di essi.
    Shikaku si avvicinò al venditore preparando una moneta d'argento, non voleva mostrare a nessuno il sacchetto di denaro, già era certo che la zona fosse piena di ladri e non voleva certo diventare un bersaglio di quei teppistelli.

    Il proprietario del carretto sembrò intuire subito quantofosse profonda la fame di Shikaku così che preparò subito 3 pezzi di carne e li mise in una busta così da permettere al cliente di mangiare ovunque quel lauto pasto.
    L'assassino pagò l'uomo, una persona cordiale e gentile, e decise di fare un giro nella zona immediatamente circostante la casa di quel dottore.
    Nel frattempo aveva già cominciato a divorare il primo pezzo di carne sentendosi come rinato:sia sapore che odore erano ottimi ed una gioia per il suo stomaco vuoto.

    Durante il giro non abbasò quasi mai la guardia ma potè rilassarsi un pò di più rispetto a quando era con Alya poichè ora doveva solo pensare a proteggere se stesso e poteva ben dire di essere un bersaglio un pò più tosto da mettere fuori combattimento.
     
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    Älya;
    La ragazza annuì e lasciò che il compagno si allontanasse, mentre il medico guardava la scena senza emettere alcun suono.
    Era abituato a vedere comparire Älya alla sua porta ad orari assurdi, ma dopo tanto tempo aveva finito per pensare che non abitasse più a Tenar.
    Più di una volta si era chiesto il perché delle sue ferite, che sembravano essere state procurate intenzionalmente da qualcuno, soprattutto con armi da taglio, ma proprio per questo motivo non aveva mai voluto chiedere di più.
    Sarebbe stato meglio non immischiarsi in situazioni più grandi di lui.

    Dal canto suo, ad Älya faceva piacere che non si dicessero in giro chiacchiere sul suo conto e quello era il medico ideale, ma si chiese per quanto ancora avrebbe sopportato le sue visite inattese.
    Certo, non si fidava di lui, come non si fidava di nessuno, però sapeva che non avrebbe mai fatto domande e quello le bastava.

    Allora, vieni dentro e fammi vedere. Disse Fills, aprendo di più la porta e lasciando lo spazio per farla entrare.
    Älya lo seguì tra le stanze che aveva finito per dimenticare, fino ad arrivare al suo piccolo studio, ancora poco illuminato per via della luce soffusa del primo mattino.
    Lo vide accendere una candela e poi la invitò ad avvicinarsi alla luce, per guardare meglio la ferita.
    Lei rimase in silenzio e lasciò che l'uomo le togliesse le garze e controllasse la ferita.
    Sei fortunata che non si sia infettata e che abbia avuto la prontezza di anticipare le cure. Non mi sembra lavoro tuo, però, sei sempre arrivata in peggior condizioni.
    Lei lo guardò e ripensò alla donna in lacrime che aveva lasciato a Sintad e che le aveva curato la ferita, senza sapere di star salvando l'assassina di suo marito.
    No infatti. Rispose in tono duro Non è stata opera mia.

    Il medico la fece sedere e poi cominciò a fare il suo lavoro, mentre la ragazza guardava fuori dalla finestra in modo distaccato, sussultando di tanto in tanto.
    Pensavo che non abitassi più a Tenar. Commentò, senza guardarla.
    Lo sai che sono sempre in giro. Mi trovavo da queste parti, allora ho deciso di passare.
    Finiva sempre così: conversazioni piatte, frasi dette per perdere tempo e per non far sentire troppo la pesantezza del silenzio.
    In quel momento, però, la tensione era ancora più alta, dato che Älya si trovava in uno stato emotivo del tutto differente dal solito: non riusciva più così a bene a trattenere il proprio turbamento.
    La fortuna era che Fills rimaneva in silenzio a riguardo.

    Una volta terminato, il medico le diede consigli su come comportarsi per non far aprire la ferita, le consigliò soprattutto di non fare sforzi inutili e lei rimpianse subito di non potersi arrampicare da nessuna parte.
    In quel momento le ci voleva proprio.
    Lasciò al medico una moneta d'oro e lo ringraziò per il lavoro, congedandosi da lui ed uscendo per cercare Shikaku.
     
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    Shikaku;
    Finì abbastanza in fretta il primo pezzo di carne per poi passare al secondo, nonostante fossero piccoli davano una grande quantità di energia e la cosa stupì non poco l'assassino.
    Sicuramente dipendeva da come erano stati cucinati, il lato positivo è che bastava poco per riempire uno stomaco con manicaretti di quel livello e di ciò Shikaku era grato.

    La passeggita continuò finchè non si trovò a passare per puro caso di nuovo nei pressi della casa del medico e aveva finito anche il secondo pezzo di carne ma, data la natura estremamente nutriente del pasto, si sentiva a posto.
    Vide Alya in lontananza così si avvicinò e le porse il pezzo di carne ancora leggermente fumante dicendole
    Quanto tempo ci fermeremo in questa città?per me non fa differenza, dipende tutto da quello che deciderai
    Era in attesa di una risposta o dell'accettazione o meno del pasto, in fondo ormai Shikaku era a posto per un pò anche se con un pasto così avrebbe dovuto per forza mangiare qualcosa quella sera onde evitare di sentire di nuovo le lamentele del suo stomaco.

    Durante l'attesa Shikaku riflette anche su un altra cosa:se la collega avesse deciso di abbandonare la professione dopo quell'incidente?non credeva fosse successo ma se ciò si fosse verificato avrebbe dovuto ideare un nuovo piano durante la sua permanenza in quel luogo.
    Per ora aspetterò che possa prendere una decisione appena si sarà ripresa psicologicamente e fisicamente
    Si disse ricodando a se stesso che fino a quel momento la sua capacità di giudizio poteva essere seriamente compromessa dagli eventi recenti.
     
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    Älya;
    Appena uscita, la ragazza sospirò e si guardò un po' intorno: il sole era ormai sorto e la gente aveva cominciato ad uscire di casa e a dirigersi verso i posti di lavoro, o semplicemente per passeggiare.

    Dopo aver viaggiato per un giorno intero con pause brevi e una ferita al fianco e con il cervello in perenne movimento su come risolvere la situazione, Älya cominciava a sentire la stanchezza; ora che il dolore era attenuato dagli antidolorifici e che si trovava lontano e al sicuro, riusciva ad avvertire finalmente a concentrarsi sulla sua situzione.
    Non aveva idea su cosa fare, soprattutto come fare a dire a Shikaku quello che le era successo.
    Era abbastanza evidente che fosse cambiato qualcosa in lei.

    Per il momento sarebbe tornata a casa e poi lì avrebbe messo a posto i pensieri e trovato un modo per ragionare, senza affidarsi all'istinto che le remava sempre contro.

    Alzò lo sguardo e vide che il ragazzo l'aveva raggiunta: a volta sapeva essere provvidenziale.
    Lo vide offrirle del cibo e chiederle direttive.
    Non aveva mangiato molto, in realtà, quindi accettò quello che le stava offrendo, ringraziandolo.
    Non so nemmeno io quanto resteremo. Disse, voltando lo sguardo e puntandolo in direzione di casa sua.
    Non so nemmeno cosa fare. Continuò col pensiero.

    Per ora seguimi, ti porto a casa mia, lì penserò cosa fare.
    Detto ciò si incamminò sulla via principale, guardando le botteghe che a poco a poco aprivano i battenti e i primi clienti che si dirigevano a fare compere.
    Passò davanti al fabbro e ripensò ancora di non avere con sé il suo pugnale; poteva difendersi con la piccola lama che portava al collo, ma non era assolutamente come maneggiare la sua arma.
    Eppure, dentro di sé, aveva ancora la convinzione che l'aveva mossa qualche anno prima a viaggiare per Eirydia: eliminare delinquenti ed assassini.
    Era diventata una specie di cacciatrice di taglie, alla fine.

    Dopo un po' di cammino silenzioso, fu davanti alla piccola porta del suo appartamento, nascosta dietro ad una rientranza e coperta di edera, un po' meno rigogliosa di quello che ricordava.
    Aprì la porta e fece entrare Shikaku, chiudendola subito dopo e guardando la piccola stanza in cui erano entrati insieme.
    La polvere aveva coperto quasi tutta la scarsa mobilia, ma ad Älya sembrava sempre la stessa stanza che aveva comprato quando era arrivata su Aluan.
    Soprattutto la grande finestra che dava al sottotetto e che la ragazza aveva sempre adorato catturò la sua attenzione.

    Nonostante il medico le avesse consigliato di non sforzarsi, sentiva di dover raggiungere quel sottotetto: l'avrebbe aiutata a pensare.
     
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    Shikaku;
    LA risposta, seppur non inattesa o imprevista, fece intuire all'assassino che la sua vacanza sarebbe durata più del previsto poichè quel genere di cose prendevano il loro tempo ed era giusto che fosse così.
    Decise che in quel periodo di tempo, oltre a cercare d aiutare la collega, si sarebbe dedicato alla ricerca di nuovi veleni e al miglioramento del suo equipaggiamento.

    Appena avrebbe avuto un pò di tempo libero avrebbe riflettuto sull'argomento ma per ora seguiva l'assassina assicurandosi che nessuno nei dintorni fosse pericoloso, anche se era giorno non si poteva mai sapere quali pericoli quella città nascondeva.
    Il percoso non fu particolarmente lungo e la casa della collega era modesta come Shikaku l'aveva immaginata, per vivere da sola era un bel posticino ma il pensiero di farci coabitare due persone preoccupava il ragazzo.
    Sicuramente non c'era l'occorrente per sostenere le esigenze di due individui ma forse si sbagliava e in quel caso avrebbe potuto godersi meglio il soggiorno a Tenar.

    Entrò nella casa da una porta aggredita dall'edera e ne osservò gli interni:era un luogo spoglio e assolutamente privo di stile ma rifletteva bene il modo di vivere di un assassino o di una spia.
    In caso di fuga c'era ben poco da portarsi dietro e ben poco che gli inseguitori potevano usare come indizio circa i luoghi frequentati o la famiglia del proprietario dell'abitazione.
    L'ultima cosa ad attirare fu la grande finestra, un luogo ideale per farsi una bella dormita in quel periodo dell'anno, sicuramente avrebbe sfruttato quell'angolo se Alya non avesse dato segno di usarlo.

    Si guardò intorno ancora una volta cercando e trovando con lo sguardo una sedia, una volta trovata si sedette su di essa rimanendo in silenzio.
    In parte si stava assicurando che la collega non facesse sforzi improvvisi ma stava anche riflettendo su come migliorare il suo equipaggiamento.
    Avrebbe messo a frutto quel periodo di riposo così da tornare in pista ancora più efficiente di quando il periodo di riposo era cominciato.
     
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    Älya;
    Älya ignorò il compagno, appoggiata alla balaustra della finestra, mentre un leggero vento cominciava a soffiare.
    La tentazione di scavalcarla era davvero troppo forte: si era ritrovata tante di quelle volte a passare il tempo su quel sottotetto, che alla fine viveva più lì che in casa.
    In effetti, non passava tanto di quel tempo a Tenar, dato che subito ripartiva alla ricerca di nuovi luoghi da visitare e nuove vittime da eliminare.

    Abbassò lo sguardo sulle tegole rossastre e sospirò.
    Doveva andare fuori, sentiva di doverlo fare ed una stupida ferita non l'avrebbe fermata di certo.
    Scavalcò la balaustra e subito sentì il dolore farsi più insistente, ma non ci fece caso: non si sarebbe di certo messa a saltare sui tetti, dato che stava solamente scavalcando una finestra.
    Una volta fuori si sedette e rivolse lo sguardo ai tetti che si susseguivano oltre la sua vista; Tenar era una città davvero grande, sebbene fosse così lontana dall'arcipelago e dalla capitale di Jairtas.
    La devo smettere di pensare ad altro. Si rimproverò.

    Rimanere senza uno scopo la faceva solamente innervosire: aveva voglia di fare qualcosa, magari viaggiare ancora, dato che ne aveva ancora di posti da vedere, ma finché la ferita non fosse guarita del tutto, non si sarebbe potuta muovere da lì.
    Se non avesse compiuto quello stupido errore, il giorno prima, non sarebbe cambiato nulla nel suo modo di fare e in quel momento non sarebbe stata lì seduta col rimorso ed il senso di colpa, ma a viaggiare da qualche parte.

    Non voleva commettere ancora l'errore, ma come aveva pensato prima, uccidere era l'unica cosa che era capace di fare e di cercarsi un lavoro non se ne sarebbe parlato.
    Fortuna che in quel momento ci fosse la calma giusta per pensare e decidere sul da farsi.
    Proprio per questo arrivò ad un compromesso con se stessa: non appena ne sarebbe stata in grado, se ne sarebbe andata da Tenar e avrebbe viaggiato, dopotutto le era sempre piaciuto farlo, e solo il tempo le avrebbe detto se ritrovare in sé la voglia di terminare quella che era la sua missione.

    Ora che ci pensava, però, si chiese cosa ci facesse Shikaku ad Eirydia: ricordava che le avesse raccontato di venire da un'isola più a nord di Aluan, ma non le aveva mai detto perché se ne fosse andato.
    Perché hai deciso di venire qui ad Eirydia? Chiese, senza voltarsi a guardarlo.
    Era sicura che lui la stesse osservando dall'interno.
     
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    Shikaku;
    Non passò molto tempo che Alya si arrese all'impulso di godersi il tetto dell'abitazione:Shikaku si chiese quanto profondo fosse il desiderio della collega di avere sempre sotto controllo ciò che gli accadeva intorno.
    Lui non poteva certo criticare visto che aveva lo stesso difetto in un certo senso, se possibile il suo era ancora più radicato nel suo essere tanto da rappresentare una seconda natura a cui era impossibile sfuggire.

    Ad ogni modo continuava a controllarla approfittando del posto vuoto lasciato dall'assassina, già l'arrampicata era stata un eccezione e lui non ne avrebbe permesse altre.
    Rimase in silenzio permettendole di riflettere bene su cosa fare o che decisioni prendere da quel momento in poi mentre lui pensava a come migliorare i pungiglioni.
    Al momento era dotato di un pulsante per l'espulsione dell'aculeo ma forse poteva rendere più complesso il meccanismo e fornire un pulsante per l'espulsione del pungiglione e un altro per l'immissione del veleno così da sopperire ad un limitazione non da poco.
    In quel modo avrebbe potuto iniettare il veleno senza dover per forza far uscire e entrare il pungiglione ogni volta e ciò rappresentava un enorme vantaggio senza contare che durante la trasformazione il ricambio poteva essere istantaneo.

    Arrivato a questa brillante conclusione si godette il sole che entrava in casa dalla finestra, non amava la luce ma in quel momento si sentiva bene e per nulla infastidito da quel tipo di illuminazione.
    Fu allora che Alya gli chiese come mai era venuto in Eirydia
    Il motivo principale è quello di creare un sorta di base per poter trasferire l'attività di famiglia in questo posto, una volta fatto questo sarò libero dalle mie responsabilità.
    Se riuscirò nel mio intento allo scadere del tempo datomi avrò la libertà di decidere per conto mio probabilmente

    Spiegò l'assassino ad Alya rivelando anche quella che era una sua speranza:una volta fondata una gilda i suoi genitori,insieme alla sorella, l'avrebbero sicuramente raggiunto e allora forse avrebbe avuto molta più libertà.
    Da tempo sospettava che una volta adempiuto il suo compito non avrebbe avuto più alcun senso continuare a svolgere un lavoro che non gli piaceva e sapeva ceh i genitori gli avrebbero accordato la cosa se avesse giocato bene le sue carte.

    Quando sarò libero conto di stabilirmi in un posto isolato dove poter trascorrere le giornate immerso nella tranquillità, hai qualche buon luogo da suggerirmi?
    Chiese ad Alya sperando che lei, avendo sicuramente viaggiato molto o quantomeno più di lui, potesse aver visto o abitato dei luoghi immersi nel nulla in accordo con il desiderio di Shikaku.
    Se ci riusciva contava di portare con se la sorella dandole una vita lontana e diversa da quella di un assassino costretto ad affrontare ogni giorno la morte per sopravvivere.
     
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    Älya;
    Non è che ci sia un posto più tranquillo di un altro, secondo me, dovresti rimanere nelle periferie di una qualunque delle isole, lontano dal caos delle città. Commentò, guardando un fruttivendolo in basso che contrattava il prezzo con una signora grassoccia.
    Ma evita Saudra, è disabitata ed in rovina.

    Rimase in silenzio a valutare le parole che lui le aveva appena detto: da quello che aveva capito, era stato costretto a creare una gilda di assassini su Eirydia, così che la sua famiglia potesse essere fiera di lui.
    Ma pareva proprio che lui non fosse contento di quella missione e ricordava bene che avesse la fobia del sangue, particolare alquanto strano per una persona che di professione uccideva la gente.

    Si voltò finalmente verso di lui e lo vide seduto su una sedia, completamente nero nella penombra dell'interno, eccetto il luminoso occhio dorato.
    Sembra che tu sia costretto a compiere questa missione. Disse, guardando la catena che continuava a portare come un capo di abbigliamento, una specie di simbolo della sua situazione.
    Ma la tua famiglia è lontana. Perché non fai semplicemente quello che ti va? Chiese, senza variare di una virgola la sua espressione.

    Era sicura che essere costretti a fare qualcosa fosse anche peggio di non sapere cosa fare.
    Ma almeno Shikaku poteva sempre ribellarsi e decidere di agire di testa propria, o almeno questo era quello che pensava.
     
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    Shikaku;
    Il consiglio della collega era ottimo e considerando che l'assassino era cresciuto in un ambiente pieno di pescatori non avrebbe avuto problemi ad avviare un attività.
    Conosceva le basi della navigazione e alcuni metodi di pesca quindi in teoria era possibile senza contare che ciò avrebbe dato alla sua vita quella tranquillità che tanto desiderava.
    Potrei addirittura farmi assumere da qualcuno che è già sul campo, il resto lo imparerei lavorando
    Riflettè Shikaku per poi tornare alla realtà dei fatti:se passato il limite di tempo datogli non avesse raggiunto il suo obiettivo e la sua famiglia si fosse presentata ad Eirydia avrebbe avuto seri problemi ad uscirne vivo o anche solo vagamente sano.

    L'idea mi piace, se le isole non andranno bene potrei provare anche le montagne abitate dai nani. Durante i viaggi in barca ho sentito diverse storie sul loro carattere e mi stanno simpatici
    Rispose Shikaku mentre si assicurava che Alya non facesse movimenti avventati, era pur sempre su un tetto e un passo sbagliato poteva rivelarsi molto pericoloso.
    A quelle parole seguì un silenzio che Shikaku non seppe bene come interpretare, forse senza volerlo aveva detto più del dovuto lasciando trasparire il suo vero pensiero.
    Era raro che capitasse ma, quando succedeva, voleva dire che era nato un senso di fiducia nei confronti del suo interlocutore altrimenti un apertura del genere sarebbe stata impensabile sotto molti punti di vista.

    Scoprire che si stava aprendo di nuovo con qualcuno non era una cattiva cosa ma rendeva Shikaku inquieto tanto da costringerlo a riflettere sull'argomento lasciato in sospeso prima della domanda di Alya.
    Durante quella pausa si sarebbe allenato per rendere la materializzazione e il trasporto di oggetti e persone nel mondo delle ombre senza rimuovere lla benda e liberare i poteri del demone.
    Una volta compiuto quel passo sarebbe stato ancora più vicino ad un obiettivo abbastanza importante per lui:compiere missioni senza dover vedere una goccia di sangue o uccidere nessuno.
    Nel mondo delle ombre prima o poi si moriva di fame: l'unica cosa da fare era trasportare in quella realtà il bersaglio per non doversi preoccupare troppo dell'esecusione in se.

    Alya successivamente a quel silenzio, che aveva dato il tempo all'assassino di stabilire un altro obiettivo da raggiungere, centrò il punto che più era evidente dalle parole dell'assassino.
    Lui non aveva voglia di compiere quella missione ma era costretto da qualcosa, che fosse il terrore di essere rinnegato dai suoi, senso di responsabilità o altro ancora non sapeva ben definirlo.
    Sapeva che, se avesse ignorato la missione come suggerito da Alya, sarebbe stato scoperto una volta che la famiglia lo avesse raggiunto ad Eirydia.
    La madre poteva leggergli il pensiero e vedere i ricordi di tutto ciò che aveva fatto in quel periodo di tempo, il padre poteva tranquillamente immobilizzarlo e fargli patire le pene dell'inferno ed infine la sorella ne sarebbe stata oltremodo delusa.
    La madre sicuramente avrebbe accettato il suo desiderio, era un donna gentile e sapeva fin troppo bene quanto il figlio odiasse la violenza.
    Il padre l'avrebbe presa malissimo e ciò avrebbe significato chissà quali conseguenze sia fisiche che psicologiche sull'assassino.
    La sorella infine lo vedeva come una specie di eroe che avrebbe donato nuova vita all'intera famiglia e deluderla avrebbe fatto a pezzi,più del padre, la psiche dell'assassino.

    Le catene non erano solo fisiche ma anche psicologiche in quanto non compiere quella missione avrebbe significato deludere più di un mebro della famiglia ed era l'ultima cosa che l'assassino desiderava.
    Per ora, quando il mio tempo scadrà si trasferiranno qui ad Eirydia sapranno che non ho combinato nulla.
    Disse l'assassino alla collega cercando le parole giuste per esprimere il vero motivo dietro la decisione di compiere un impresa così ardua anche odiandola a quel modo.
    Le parole uscirono naturali dalle labbra dell'assassino che riusci in qualche modo a riflettere perfettamente il suo pensiero
    Non voglio distruggere le loro speranze, una volta che il loro sogno si sarà avverato potrò anche smettere di fare l'assassino ma fino a quel momento non posso smettere.

    Finita la frase Shikaku quasi non si riconosceva in quelle parole, Alya avrebbe sicuramente pensato di avere a che fare con una persona alquanto strana per accettare una cosa del genere e portarla avanti solo per amore della famiglia.
    Quell'idea tuttavia, l'idea di rendere fiera la sua famiglia, aveva anche i suoi lati positivi e all'assassino sfuggi un sorriso pensando che se ciò toglieva un peso dalle spalle della sorella allora valeva la pena di soffrire un pò.
     
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    Capisco. Disse, alla spiegazione che l'assassino le diede.
    Doveva essere molto legato alla sua famiglia, tanto da non volerli deludere, sebbene questi gli avessero affidato un compito che andava contro la sua natura.
    Era obbligato a creare una gilda di assassini su Eirydia, sebbene avesse la fobia del sangue, solamente per rendere la propria famiglia soddisfatta.
    Sì, deve esserci proprio legato.

    Guardò ancora la sua catena e non face a meno di pensare al perché ci tenesse tanto alla propria famiglia: Älya non aveva mai avuto nessun legame affettivo con la propria, passava tutto il suo tempo da sola e se incontrava i suoi genitori era solo per puro caso, dato che vivevano nella stessa casa ma loro erano sempre fuori chissà dove.
    Non avevano mai avuto nessuna considerazione nei suoi confronti e lei non ne aveva avuta per loro.
    Non l'avevano di certo cresciuta.
    Tanto meno aveva fratelli, con i quali, magari, avrebbe potuto avere qualche rapporto.
    Era stata completamente sola nella sua infanzia ed ai tempi era sicura non le sarebbe mai importato niente: aveva conosciuto altri ragazzini che erano cresciuti nelle sue stesse condizioni.
    In quel momento, però, era davvero curiosa di sapere come ci si sentisse a vivere in una famiglia.

    Troppo tardi per pensarci, ormai.
    Si voltò ancora verso la strada e guardò i tetti in fila davanti ai suoi occhi; se si concentrava bene, riusciva anche ad immaginarsi il percorso da fare per passare da un'edificio all'altro.
    Peccato che quella dannata ferita le impedisse di muoversi.

    Forza, ti faccio vedere Tenar. Si alzò in piedi e si voltò di poco verso la finestra, mentre si immaginava scendere direttamente in strada, dal punto in cui si trovava in quel momento.
    L'aveva fatto tante di quelle volte che ormai era come una seconda uscita, ma aveva l'impressione che Shikaku le avrebbe impedito di prendere quella scorciatoia.
    Scavalcò la balaustra e rientrò in casa, superando l'assassino in nero e dirigendosi alla porta, sicura che l'avrebbe seguita comunque.
     
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    Alya non fu particolamente eloquente sulla risposta data da Shikaku ma lui se lo aspettava:dal punto di vista di qualcun altro era sicuramente una di quelle risposte che potevano far pensare di avere a che fare con un masochista o uno stupido.

    Shikaku si alzò alla seconda frase della collega osservandola poichè a quel punto poteva ben dire cosa le passava per la testa:passare per i tetti o calarsi direttamente per strada nonostante la ferita.
    In entrambi i casi era pronta a bloccarla poichè adesso era responsabile della sua salute e avrebbe svolto il suo dovere finchè non fosse del tutto guarita.
    Avvenuto ciò si sarebbe rimesso in viaggio probabilmente e sperava di non partire da solo:aveva bisogno di qualcuno da stuzzicare o qualcuno con cui dialogare anche se per poco.
    D'accordo, prima o poi avrei dovuto imparare come muovermi in città
    Rispose l'assassino osservando che il buon senso aveva avuto la meglio su Alya, aveva deciso di usare la porta per uscire di casa risparmiando a lui di doverla catturare durante la caduta dal tetto.

    Una volta fuori la casa Shikaku fu inondato da una luce tipica di quell'orario:intensa e fastidiosa e fu allora che gli venne un altra idea anche se questa era più legata ad un fattore estetico:avrebbe potuto abbinare un cappuccio al suo attuale abbigliamento e forse un amschera per le missioni così da non doverso preoccupare troppo di essere notato.
    Avrebbe dovuto lavorare sul design di entrambi ma nel processo si sarebbe sicuramente divertito un mondo poichè era il processo creativo che amava sopra ogni altra cosa.
    In un secondo momento riflettè anche su qualcos'altro:con la presenza di un cappuccio rilasciare i poteri del demone non avrebbe significato soffrire le pene dell'inferno durante il giorno e ciò gli dava anche molta più liberta d'azione e la stessa cosa si poteva dire per la maschera che gli proteggeva il viso.

    Una volta abituato alla luce chiese alla sua guida
    quale è la nostra prima meta?
    Il tono era quasi scherzoso segno che, poco alla volta, quel momento di improvvisa, seppur spontanea, gentilezza stava lasciando il posto ad uno Shikaku più incline a scherzi e battute sempre entro certi limiti.
    Alya non era ancora guarita quindi per ora si sarebbe trattenuto più che poteva inoltre magari così riusciva a farle dimenticare la ferita per un breve periodo di tempo.
     
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    Una volta fuori, la ragazza si avviò senza indugio tra la folla che si era creata: si trovavano molto vicini alla piazza del mercato, quindi si cominciavano ad intravedere le prime bancarelle ed un'infinito fiume di gente che andava a comprare.
    Lanciò uno sguardo al tetto su cui era stata seduta poco prima e poi si voltò risentita.
    Dall'alto si sentiva più libera, mentre, quando camminava per strada, non poteva fare a meno di pensare che l'aria fosse soffocante.
    Con tutta quella gente poi.

    Ascoltò la domanda del compagno, dalla quale avvertì un tono scherzoso: Shikaku non si stancava mai di stuzzicarla e con lei funzionava molto bene.
    Più avanti c'è il mercato. Rispose secca, ricordando la grande piazza, sempre così colorata e movimentata.
    E per la cronaca, ti porto in giro solo perché mi sto annoiando a stare ferma senza fare niente. Rispose, con lo stesso tono con cui lui le aveva posto la domanda.
    Anche se si innervosiva facilmente, doveva notare che intrattenere conversazioni del genere la divertiva.

    Proseguì tra la gente, fino alla fine della strada, per arrivare alla grande piazza di cui aveva parlato prima.
    Non le era mai piaciuto il mercato: la folla che si accalcava e i venditori che gridavano non facevano altro che darle fastidio.
    Se per alcuni poteva racchiudere l'anima di un paese, con tutte quelle merci e quella varietà di gente, per Älya era solo una fonte di caos.

    Per quel motivo non rimase poi per così tanto tempo e poi deviò per una traversa, diretta al porto.
    Lì con la brezza marina avrebbe potuto prendere un po' d'aria, almeno.
    Qui dal basso la strada è molto più lunga. Commentò, alludendo all'impossibilità di potersi arrampicare.
    Poteva sembrare che fosse una specie di fissazione, ma la ragazza non sopportava proprio di camminare come tutti gli altri.
     
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    Shikaku;
    Alya ebbe la reazione che Shikaku si aspettava e sperava, non si sarebbe stancato tanto presto di quel tipo di carattere e sperava che anche la collega si stesse abituando poco alla volta al suo modo di fare.
    In tal modo le giornate avrebbero potuto diventare tutto tranne che noiose e l'assassino non poteva chiedere di meglio.

    Seguì Alya tra la folla capendo, in quella particolare situazione, perchè lei odiasse così tanto camminare per strada preferndo invece i tetti:questi ultimi erano tranquilli e si poteva osservare tutto quello che accadeva di sotto.
    Per Shikaku poteva diventare una ghiotta occasione di osservare scene divertenti della vita quotidiana di quelle persone e farsi quattro risate ma sicuramente Alya la pensava in modo diverso.
    Quel fiume di gente tuttavia altre volte era una preziosa fonte di informazioni che chi praticava il loro mestiere doveva imparare a sfruttare e sopportare.
    Talvolta era utile per far perdere le proprie tracce nascondendosi o creando volontariamente il caos per poter fuggire nella confusione generata.

    Ad ogni modo Alya si stanco presto della folla decidendo di optare per un altro luogo dicendo all'assassino che la strada sarebbe stata lunga da quel momento in poi e la cosa non entusiasmava troppo l'assassino poichè rischiavano di trovare un altro luogo pieno di gente.
    Non c'e molta scelta, finchè non sarai guarita del tutto non posso permetterti di fare nulla che possa riaprire la ferita
    Rispose l'assassino facendole segno di guidare quella piccola "spedizione" cercando di far passare inosservato la frase appena pronuniciata:era certo che Alya a quel punto l'avesse capito ma era meglio dirle certe cose.
    Lui non avrebbe ammesso alcuna azione anche solo vagamente pericolosa per la salute della collega poichè, seppur apprezzava quella sosta, non poteva permettersi pause troppo lunghe senza contare che un pò era preoccupato.
    Dal punto di vista fisico sapeva che non c'erano più molti problemi ma la ferita psicologica poteva anche non riuscire a rimarginarsi ed era quella a preoccupare maggiormente l'assassino che sapeva bene quanto quel tipo di traumi fossero duri da affrontare.
    Ci era passato le prime volte che aveva ucciso qualcuno e ancora oggi i loro volti tornavano a fargli visita, segno che quel tipo di esperienza anche se affrontata lasciava delle tracce indelebili.


    Edited by evil-naraku - 9/7/2014, 22:29
     
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    Älya
    Älya;
    La ragazza si voltò appena verso il compagno e lo guardò con una specie di smorfia.
    Non sapeva perché ma avere un tutore che la seguisse sempre le faceva sentire una strana sensazione: era certa che se la sarebbe cavata da sola, come d'altra parte aveva sempre fatto.

    Camminò ancora, evitando quelle poche persone che si avviavano per quella strada, molte di meno rispetto a quelle che affollavano la piazza.
    Sebbene fossero ancora un po' lontani, Älya riusciva a sentire gli strilli dei gabbiani, che di solito volteggiavano sopra le case e le navi ormeggiate.
    Era quasi impossibile non trovarne nel cielo, soprattutto in una giornata di bel tempo come quella.
    Una volta attraversata tutta la stradina i due si trovarono in una grande piazza, dalla quale si vedeva direttamente il lungomare e la zona riservata all'attracco delle navi.
    Come aveva immaginato, i gabbiani volteggiavano sopra le loro teste e sopra i marinai che si avvicendavano per lo scarico oppure il carico delle merci.

    Älya si avviò verso l'ala non occupata dalle navi, quella libera, dove la gente di Tenar era solita passeggiare, osservando il mare ed ascoltando il rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli.
    Si appoggiò con i gomiti all'asta di metallo che separava la strada dagli scogli e poi si mise a fissare il movimento lento dell'acqua sotto ai suoi piedi.
    Sapeva di aver lasciato che il silenzio prendesse il sopravvento, ma non aveva idea su cosa dire: non riusciva a sopportare l'attesa e non riusciva a stare senza fare niente.
    Dovette notare, però, che ancora non aveva capito perché Shikaku si stesse prendendo cura di lei, dato che non erano poi così legati.
    Se fosse stato un altro l'avrebbe lasciata sanguinante a Sintad.

    Ho ancora una domanda per te. Disse, senza voltarsi Come mai hai scelto di seguirmi?
     
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54 replies since 5/7/2014, 17:24   294 views
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